ANTICIPAZIONI DEL NUMERO DI AGOSTO-SETTEMBRE DI MISSIONE OGGI



UNA FIRMA PER IL DISARMO DELLA LOMBARDIA


"Una firma per il disarmo della Lombardia". Questo il titolo della
campagna - promossa da singoli cittadini, associazioni laiche e religiose,
sindacati e gruppi locali - che si propone di difendere e rilanciare,
attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare, l'Agenzia regionale
per la riconversione dell'industria bellica. Dal 18 marzo (data in cui è
stata lanciata l'iniziativa) al 15 settembre prossimo, si dovranno dunque
raccogliere 5.000 firme.
Se tale raccolta avra' successo, l'ente lombardo potra' promuovere progetti
di disarmo, riduzione degli armamenti e riconversione; potrà monitorare le
attività di produzione ed esportazione di armi delle aziende, potra'
valorizzare l'impegno della societa' civile e dei centri di ricerca.
Nata con la legge regionale n° 6 del 1994, l'Agenzia ha operato in una
Regione dove, undici anni fa, c'erano 446 aziende belliche con 16mila
addetti. Allora la produzione viveva una crisi profonda, a causa della fine
della guerra fredda e dei vincoli della legge 185/90.
Oggi il quadro e' radicalmente cambiato: la spesa militare italiana e' in
crescita; il mercato bellico e' in espansione e l'Italia è il terzo Paese al
mondo nella classifica dei produttori di armi leggere. L'80 per cento di
questa produzione proviene dalla Lombardia, i cui cittadini chiedono però
politiche orientate al disarmo.



Chi volesse ulteriori informazioni sulla Campagna - promossa tra gli altri
dalla Rete Regionale Disarmo, Pax Christi Nord Italia, Caritas Ambrosiana,
Peacelink, Acli Lombardia, Arci Lombardia, Legambiente Lombardia, Rete
Lilliput Varese, Vita, Guerre & Pace, Missione Oggi - può consultare il sito
www.disarmolombardia.org


Verso la riconversione

"Non vogliamo che la Lombardia primeggi nella produzione di strumenti di
guerra e devastazione. Secondo gli studi dell'Onu, nel decennio 1990-2000 le
sole, cosiddette, armi 'leggere' hanno provocato nel mondo più di 5 milioni
di morti - la metà dei quali bambini - e 2,5 milioni di disabili gravi.
La nostra Regione ha risorse materiali, tecniche e umane sufficienti a
garantire altrimenti la propria economia. Il cammino verso la riconversione
della produzione, dell'economia e della cultura legata alle armi può e deve
essere ripreso con decisione.
Chiamiamo percio' le persone, le associazioni e i movimenti che vogliono la
pace, le forze politiche e i consiglieri regionali della Lombardia a un
forte impegno perché l'Agenzia per la riconversione dell'industria bellica
della Regione Lombardia non chiuda, ma venga rilanciata al più presto e
perché riceva un congruo finanziamento che le permetta di operare
efficacemente per la pace e per il disarmo..".

(dall'appello della primavera scorsa, firmato da oltre 1.500 cittadine/i
lombarde/i)





Le responsabilità di una città

FABIO CORAZZINA


Proporre una legge significa compiere un lavoro dentro le nostre realta'
locali in un cammino con le istituzioni che non e' mai finito. Significa
anche mettere al centro tre questioni: la persona, la citta', il mondo.



La persona. Sono figlio di contadini cattolici che, per arrotondare,
prendevano dalla Valsella del lavoro indotto, che non era costruire
giocattoli, ma armi. Una realta' diffusa in tantissime famiglie. Mi sono
chiesto: perche' i miei genitori, come tanti altri, pur partendo da
esperienze di valori significativi, non si sono accorti di cio' che facevano
le loro mani?
E' necessario riflettere in termini di educazione culturale: provare a
disarmare la testa e il cuore delle persone per arrivare a disarmare le
mani. Credo che in questo spazio si debba lavorare dentro le comunita'
parrocchiali, locali e territoriali, le famiglie stesse. Non e' una
questione di slogan, ma di visioni di uomo, mondo, economia, cultura. Al
lavoratore che fabbrica armi chiedero' di partire da se stesso. Il lavoro
difficile per il sindacato e' che dentro queste fabbriche della morte si
scommetta su questa linea della responsabilità.

La città. Questa proposta di legge e' un piccolo segno di luce dentro il
cammino di una citta', di una regione. Il presidente della Camera di
Commercio di Brescia dice che, per i nostri giovani, una pistola e la tv
sono la stessa cosa, poiche' entrambe generano una cultura di violenza.
Anche se il paragone e' un po' forte, l'affermazione contiene una sua verita
'. Sta passando il ragionamento che l'arma e' un prodotto come tanti; se la
produco, devo usarla. E il problema diventa non il produrla, ma chi, come,
quando e dove usarla. Questa mentalita' determina uno spostamento di
responsabilita' di un territorio. Ad esempio, Brescia non si ritiene
responsabile dell'utilizzo delle armi leggere "Beretta" in Iraq, perche'
sono costruite, se pur con brevetto italiano, negli Usa. Anche su questo una
riflessione dev'essere fatta.
C'e' poi da valutare la fattibilità della legge. E' di questi giorni il
rinnovo contrattuale alla "Beretta", che permette di aumentare i salari,
mentre altre aziende (ad esempio, l'Iveco) licenziano. Si dovra' far capire
che compiere una scelta di valore vuol dire anche essere disposti a pagare
un prezzo. Oggi sembra che faccia la pace chi fa la carità, e non chi prova
a capire le radici di un disastro come la guerra. Helder Camara diceva: "Se
do del pane al povero, mi definiscono uomo di carità, se cerco di capire le
ragioni per cui quel povero chiede la carita', mi chiamano comunista". Una
città cresce non solo perche' fa del bene ai poveri, ma perche' impedisce
che qualcuno venga ucciso, che qualcuno diventi sempre più povero con il
sistema della violenza.
Questa legge mi dice che la città ha una sua forza, che la scelta della
pace, insita nella proposta legislativa, e' quella della prossimità. E'
significativo promuovere una manifestazione per la pace in Iraq; con questa
legge si tratta di dire che devo partire da casa mia, dalla Lombardia.

Il mondo. I progetti, le possibilita' che vengono messe in campo con questa
legge, dovranno scommettere non sull'idea di togliere fascino alla guerra,
ma di dare una bellezza, un fascino nuovo ai gesti che compiremo. Credo che
la politica abbia una sua bellezza: quella di decidere per un territorio,
ascoltandone la realta'.
La politica, in una citta', e' fatta da chi e' eletto, ma anche da chi ha
compiuto una scelta di impegno politico su versanti diversi. Il pianeta ha
optato per la nonviolenza. Mi riferisco al Trattato costituzionale europeo,
che si richiama ai diritti umani, alla nostra Costituzione, ai tanti
riferimenti che possono illuminare le piccole leggi. Occorre ritornare ai
valori. Va ripresa una solidarieta' col mondo in una dimensione di
responsabilita' attraverso una scelta di disarmo e nonviolenza.

DON FABIO CORAZZINA