Convegno di Taranto del 2 giugno, intervento del Co.Ci.S-La Maddalena



Alziamo la testa contro i rischi di depistaggio

In un convegno tenutosi a Pisa a dicembre, dal suggestivo titolo "Mediterraneo para bellum", Manlio Dinucci fece un quadro piuttosto suggestivo del ridispiegamento delle forze militari Usa e Nato sul territorio mondiale. La vecchia divisione fra occidente ed oriente non è crollata assieme alla caduta dell'Urss: è diventata una linea di basi militari che vanno dai Balcani ai paesi del Medioriente (è notizia recente che gli Usa hanno piazzato 5 nuove basi segrete in Israele).
Il 13 giugno sapremo l'esito del progetto di chiudere molte basi Usa nel mondo, ma sappiamo anche già che verranno chiuse negli Stati Uniti e in posti di minore importanza per potenziare quelle necessarie a far fronte alle "nuove guerre del XXI secolo" (citazione da un discorso recente di Bush).

Nel nuovo disegno di conquista dell'oriente e del nord Africa l'Italia assume un ruolo preponderante di retroguardia sì, ma soprattutto di rampa di lancio per nuove conquiste:  altre guerre, più sottili, più tecniche, senz'altro più devastanti.
Guerre di cui sentiremo solo parlare ma che vivremo sulla nostra pelle come complici. Ne sono esempi Ghedi e Aviano con le 90 testate nucleari Usa depositate in attesa di essere usate, Napoli con il comando delle forze navali Usa (responsabile di un'area che comprende 89 paesi fra l'Europa, l'Africa e l'Asia), Taranto con il quartiere generale delle forze navali di pronto intervento Nato e la VI flotta Usa, La Maddalena con i sottomarini nucleari.

La Maddalena, nella nuova strategia Usa di conquista del mondo, si appresta a diventare l'unica grande officina per la riparazione di tutti i sottomarini nucleari (non solo Usa) che circolano nel Mediterraneo. Quando la nave appoggio Simon Lake fu sostituita nel 1991 dalla nave Emory Land ai più attenti osservatori fu chiaro subito che qualcosa sarebbe cambiato in peggio.
Infatti, la Emory Land è in grado di riparare anche cinque sottomarini contemporaneamente.
Quando nel 2003, a settembre, fu autorizzato l'ampliamento della base Usa di Santo Stefano non è stato difficile vedere questo gesto come la conferma di quanto sospettavamo poco più di dieci anni prima.

I lavori di ampliamento dopo un breve blocco di qualche mese, dovuto al fatto che la base è sempre in azione, hanno ripreso. Vanno avanti piuttosto speditamente. La Base logistica a La Maddalena è quasi pronta e a Santo Stefano le ruspe stanno spianando il terreno da settimane. Il contingente militare di Santo Stefano è in procinto di aumentare, si parla di cifre da capogiro: da 3.500 a 5.000 militari.
Avranno compiti sempre più particolari, basti pensare che qui si sente dire che verranno favoriti i militari senza famiglia. Basti pensare che da quasi un anno ogni tanto leggiamo sulla stampa locale che vengono pian piano licenziati i lavoratori italiani della base per essere sostituiti con personale statunitense (prevalentemente familiari dei militari in servizio).
Qui si sta costruendo, e lo denunciamo da tempo, una città militare Usa distinta e isolata dalla comunità maddalenina. Un cancro nella nostra piccola terra che si espande pian piano e, in silenzio, ci toglie il respiro. Persino la marina militare italiana si sta spostando. Si dismette il demanio militare, si trasferiscono le scuole CEM (è notizia di questi giorni), l'ammiragliato è chiuso già dall'anno scorso, l'ospedale militare chiude pian piano i suoi reparti...e che entrino pure tutti i sottomarini nucleari, con corpi speciali, corpi segreti, strane manovre in nord Africa (dal 15 settembre 2004 al 30 marzo 2005).

Questa base non verrà smantellata nei prossimi tre anni come molte voci vorrebbero farci credere.
Il presidente della regione, Renato Soru, gira da un anno. Parla con l'ambasciatore Usa in Italia, Mel Sembler, parla con Luttwack, parlerà ancora probabilmente con altre persone che, come i primi due, gli sbatteranno la porta in faccia rispondendogli con la loro frase preferita: "Ce ne andremo solo quando ce lo chiederà il Governo".
Ma il Governo italiano ha ben altro da chiedere, infatti il sottosegretario alla Difesa, Salvatore Cicu, partecipando alla commemorazione per i caduti di Nassirya a La Maddalena (il 26 maggio) ha detto: "Il futuro della Maddalena e anche di Teulada (grande poligono marino sulla costa sudorientale della Sardegna) deve essere legato alla progettualità, tenendo conto del legame storico che c'è tra la Sardegna e i militari, che hanno sempre preservato e dato dignità al nostro territorio." (La Nuova Sardegna, 29-05-05)

Il Cisam di Pisa, che effettua il monitoraggio ambientale dei siti militari fra cui La Maddalena, dichiara di non prelevare mitili dal luogo di attracco dei sottomarini di stanza a Santo Stefano "in quanto inesistenti nei punti di campionamento" (La Nuova Sardegna, 29-05-05), ma noi del Co.Ci.S. abbiamo più volte prelevato mitili e altri molluschi proprio dalle boe che si trovano a poche decine di metri dalla nave per aiutare il Prof. Fabrizio Aumento nelle sue ricerche (di cui vi parlerà il Prof. Mauro Cristaldi).

Il 9 marzo è stato approvato il "Piano di emergenza esterna dell'arcipelago della Maddalena". E' talmente esterno che prevede che La Maddalena non venga evacuata se non volontariamente. Si tenta cioè di dire che qualora avvenisse un incidente nucleare noi che viviamo in case che si affacciano alla base, noi che abbiamo la base come vicina di casa non correremmo alcun pericolo.
La Maddalena ha di norma poco più di 12.000 abitanti, questa cifra durante l'estate aumenta sensibilimente (4-5 volte di più). Non è facile fare una stima precisa, tra l'altro, di tutti i visitatori che transitano dalle altre località per non parlare di quelli che vengono con le proprie barche (che non si registrano quindi se non usufruiscono del porto).
Il piano prevede che i maddalenini restino a casa in attesa di informazioni sul da fare mentre l'obbligo di evacuazione scatterebbe solo per i turisti e per gli abitanti di Capo d'Orso (dietro l'isola di Santo Stefano), da cui per altro si dovrebbe aspettare l'arrivo di un rimorchiatore (uno solo) che traini il mezzo incidentato, il quale verrebbe portato al largo!!!!
Attendiamo la comunicazione ufficiale che verrà data del piano dal neo-eletto sindaco di La Maddalena, Angelo Comiti, che ha chiesto tempo per analizzarlo prima di renderlo pubblico alla popolazione...e non stentiamo a capire le sue difficoltà. Dovrà inventarsi i draghi per convincere la popolazione della sua validità!

Ecco come si preserva e si dà dignità a un territorio.

Ma c'è un modo di farlo che a noi piace e convince molto di più: lottare uniti per i nostri diritti, lottare pacificamente, stando attenti a chi vorrebbe depistarci.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che ci sostengono nella nostra lotta, dai comitati vari che ormai si moltiplicano in tutta l'Italia, ai singoli, ai preziosi membri del comitato "scienziate e scienziati contro la guerra".

Buon lavoro a tutte e a tutti

per il Co.Ci.S-La Maddalena
Maja Maiore

La Maddalena, 1 giugno 2005
 
Per il Convegno "Basi militare e rischio nucleare"
del 2/6/05 a Taranto cliccare su http://www.tarantosociale.org