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Chernobyl; puo' il destino di un luogo essere racchiuso nel suo nome?
- Subject: Chernobyl; puo' il destino di un luogo essere racchiuso nel suo nome?
- From: "Elisabetta Caravati" <elisabettacaravati at libero.it>
- Date: Fri, 22 Apr 2005 08:52:26 +0200
Chernobyl; puo' il destino di un luogo essere racchiuso nel suo nome? L'incendio, quel 26 aprile, sembrava, e probabilmente era, bellissimo, cosi' incantevole che la gente si affacciava alle finestre e ai balconi e se ne stava li' immobile a guardarlo, chi non aveva un balcone ubicato in quella direzione, si recava da parenti o vicini di casa per poter osservare meglio lo "spettacolo"; anche i bambini venivano portati in braccio a quelle finestre affinche' anch'essi potessero ammirare i colori e la luce; i bambini piu' grandi con le loro biciclette si avvicinavano ancora di piu' e chi non aveva una bicicletta correva a piedi, incontro all'incendio. Nel frattempo, i pompieri, chiamati urgentemente, all'interno della Centrale, cercavano di dominare l'incendio. Qualche giorno dopo si inizio' a parlare di radiottivita', e "gia'" il 29 aprile al mondo intero giunse notizia di quell'incendio; la notizia giunse tramite i giornali e tramite una nuvola trasportata dal vento. A Chernobyl la gente venne invitata ad evacuare le zone limitrofe alla Centrale, nel frattempo i pompieri iniziarono a morire. La gente veniva fatta evacuare, ma non capiva; i piu' nemmeno sapevano cosa significasse la parola "radioattività"; intanto nelle biblioteche e nelle librerie sparivano i libri su Hiroshima e Nagasaki, sparivano per evitare che si diffondesse (oltre alla radiottivita') un allarmismo "inutile"! Ma c'erano ancora le patate da piantare - pensavano i vecchi, chiamati per andar via - chi avrebbe piantato le patate se loro se ne andavano? Ben presto, il cerchio della zona "contaminata", inizio' ad allargarsi sempre piu', altre zone venivano fatte evacuare; e i pompieri, accorsi per primi, erano tutti morti; e iniziavano a morire anche altre persone. Morivano medici ed infermieri, morivano bambini e donne e uomini e vecchi e giovani. E altri bambini non sarebbero mai nati! E sarebbero morti successivamente molti di quegli 800.000 uomini chiamati a "liquidare le conseguenze dell'incidente". Sarebbero morte poi tantissime altre persone; e poi altre e altre ancora... Oggi, diciannove anni dopo, un filo spinato vorrebbe impedire alla gente di entrare e alle radiazioni di uscire; ma non credo che, quel filo spinato, riesca ad assolvere nemmeno ad uno dei suoi due compiti. In molti ancora non sanno cosa sia la radioattivita'; sanno cos'e' la guerra e la fame in Cecenia ad esempio, cosi' puo' succedere che arrivino dei ceceni e, liberate le porte e le finestre dalle assi inchiodate, si stabiliscano li' e coltivino una terra che nonostante tutto e' rimasta fertile; una terra contaminata, ma loro non sanno cosa sia la contaminazione, sanno cos'e' la guerra e la fame e cosa sono le patate! Hanno detto che la parola "chernobyl" nell'antico ucraino significa "assenzio". Elisabetta Caravati
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