Chernobyl; puo' il destino di un luogo essere racchiuso nel suo nome?



Chernobyl; puo' il destino di un luogo essere racchiuso nel suo nome?

L'incendio, quel 26 aprile, sembrava, e probabilmente era, bellissimo, cosi'
incantevole che la gente si affacciava alle finestre e ai balconi e se ne
stava li' immobile a guardarlo, chi non aveva un balcone ubicato in quella
direzione, si recava da parenti o vicini di casa per poter osservare meglio
lo "spettacolo"; anche i bambini venivano portati in braccio a quelle
finestre affinche' anch'essi potessero ammirare i colori e la luce; i
bambini piu' grandi con le loro biciclette si avvicinavano ancora di piu' e
chi non aveva una bicicletta correva a piedi, incontro all'incendio.
Nel frattempo, i pompieri, chiamati urgentemente, all'interno della
Centrale, cercavano di dominare l'incendio.
Qualche giorno dopo si inizio' a parlare di radiottivita', e "gia'" il 29
aprile al mondo intero giunse notizia di quell'incendio; la notizia giunse
tramite i giornali e tramite una nuvola trasportata dal vento.
A Chernobyl la gente venne invitata ad evacuare le zone limitrofe alla
Centrale, nel frattempo i pompieri iniziarono a morire.
La gente veniva fatta evacuare, ma non capiva; i piu' nemmeno sapevano cosa
significasse la parola "radioattività"; intanto nelle biblioteche e nelle
librerie sparivano i libri su Hiroshima e Nagasaki, sparivano per evitare
che si diffondesse (oltre alla radiottivita') un allarmismo "inutile"!
Ma c'erano ancora le patate da piantare - pensavano i vecchi, chiamati per
andar via - chi avrebbe piantato le patate se loro se ne andavano?
Ben presto, il cerchio della zona "contaminata", inizio' ad  allargarsi
sempre piu', altre zone venivano fatte evacuare; e i pompieri, accorsi per
primi, erano tutti morti; e iniziavano a morire anche altre persone.
Morivano medici ed infermieri, morivano bambini e donne e uomini e vecchi e
giovani. E altri bambini non sarebbero mai nati! E sarebbero morti
successivamente molti di quegli 800.000 uomini chiamati a "liquidare le
conseguenze dell'incidente". Sarebbero morte poi tantissime altre persone;
e poi altre e altre ancora...
Oggi, diciannove anni dopo, un filo spinato vorrebbe impedire alla gente di
entrare e alle radiazioni di uscire; ma non credo che, quel filo spinato,
riesca ad assolvere nemmeno ad uno dei suoi due compiti.
In molti ancora non sanno cosa sia la radioattivita'; sanno cos'e' la guerra
e la fame in Cecenia ad esempio, cosi' puo' succedere che arrivino dei
ceceni e, liberate le porte e le finestre dalle assi inchiodate, si
stabiliscano li' e coltivino una terra che nonostante tutto e' rimasta
fertile; una terra contaminata, ma loro non sanno cosa sia la
contaminazione, sanno cos'e' la guerra e la fame e cosa sono le patate!

Hanno detto che la parola "chernobyl" nell'antico ucraino significa
"assenzio".

Elisabetta Caravati