Pescatori speronati dalla Marina



Comitato sardo Gettiamo le Basi

Comunicato stampa del 31 marzo 2005.

OGGETTO: la Marina italiana sperona due barche e non paga i danni. Chi risarcisce i pescatori costretti a tenere agli ormeggi i loro strumenti di lavoro?

Nel silenzio della classe politica sarda si consuma l'ennesimo sopruso ai danni dei pescatori del Sulcis in lotta per il diritto al lavoro in sicurezza e alla bonifica del mare usato da 50 anni come teatro di guerre simulate, "giocate" con vero munizionamento da guerra. Nel corso di un sopralluogo effettuato questa mattina (31/3/05) il comitato sardo Gettiamo le Basi ha constatato i danni subiti dalle due imbarcazioni speronate dalla Marina italiana nell'inqualificabile tentativo d'interferire e spezzare la manifestazione di protesta indetta dalle marinerie di Teulada e Sant'Anna Arresi il 9 marzo 2005 nelle acque sottoposte a schiavitù militare. Abbiamo ascoltato il disagio e il costo altissimo che i due pescatori stanno pagando per essere costretti a lasciare agli ormeggi le imbarcazioni che costituiscono il loro strumento di lavoro e la fonte che permette il sostentamento delle famiglie.

Per ora non entriamo nel merito dell'atto intollerabile compiuto dalla Marina in totale dispregio del diritto democratico di protesta e in totale noncuranza dei diritti basilari alla sicurezza e all'incolumità. Ci limitiamo al costo economico. Pertanto, invitiamo il ministero della Difesa a riconoscere le gravissime responsabilità della Marina e a provvedere al più presto a risarcire i danni materiali subiti dalle due imbarcazioni e dai proprietari, come impongono le regole di una corretta convivenza civile e come impone il codice del mare. Invitiamo la classe politica sarda a recepire e tutelare, perlomeno, il diritto dei pescatori gravemente danneggiati dall'azione della Marina al fine di ottenere il giusto risarcimento economico. Auspichiamo che la classe politica recepisca le variegate implicazioni della lotta delle marinerie di Teulada e Sant'Anna, vada oltre le parole di solidarietà, individui e utilizzi tutti gli strumenti adeguati a dare concretezza alle sacrosante rivendicazioni dei pescatori e del popolo sardo che chiedono di liberare e decontaminare il mare sottoposto a sequestro militare.

Comitato sardo Gettiamo le Basi
tel 070 823498 338 6132753

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La notizia dello speronamento delle barche da pesca da parte della Marina militare è stata data SOLO da Liberazione (10 marzo 2005 prima pag e pag 8), è stata ripresa in un'interrogazione parlamentare SOLO dal deputato verde Mauro Bulgarelli. Sempre Liberazione - 1 aprile 05 - ha riaperto il casus speronamento e ha registrato le "ammissioni" delle Forze Armate, fatto più unico che raro. Finora, infatti, i numerosi "incidenti" sono stati liquidati come frutto della fantasia sfrenata delle vittime o sono stati "spiegati" attribuendo le responsabilità al maestrale (è il caso dei missili precipitati su ovili e vigneti e spiagge nei pressi del poligono di Quirra) a correnti marine anomale (la bomba esplosa in una spiaggia di Sant'Antioco) e assurdità varie.

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LIBERAZIONE  venerdì 1 aprile 2005

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L'incidente 20 giorni fa, al largo del poligono di Teulada, in Sardegna,
durante una manifestazione di protesta. «Invece di fermarsi hanno tentato
di superare il blocco»

«Speronati in mare, la Marina risarcisca i pescatori»


Walter Falgio
Cagliari
nostro servizio

I pescatori di Sant'Anna Arresi speronati dai militari chiedono di essere
risarciti. Il 9 marzo scorso, durante l'ultima manifestazione delle marinerie
sulcitane nelle acque attorno al poligono di Teulada, un mezzo da sbarco
italiano ha urtato due pescherecci. Secondo la testimonianza dei proprietari
delle barche danneggiate, l'impatto sarebbe avvenuto mentre un'unità anfibia
della Marina in esercitazione tentava di superare il blocco dei manifestanti.
«Questo è inammissibile», spiega Luciano Marica: «Data la presenza dei pescatori,
l'imbarcazione italiana avrebbe dovuto fermarsi così come hanno fatto gli
spagnoli. Invece ha accelerato improvvisamente per superare il nostro presidio.
A quel punto c'è stato lo scontro, che poteva essere evitato, con la mia
barca e con quella di un collega».
Da allora sono trascorsi venti giorni, è stata presentata un'interrogazione
parlamentare dal deputato verde Mauro Bulgarelli, ma questa vicenda non
è stata ancora chiarita ufficialmente. Il colonnello Giancarlo Cardaropoli,
del Comando regionale sardo, dice: «Da immagini filmate anche noi abbiamo
rilevato che un contatto tra un mezzo anfibio e i pescherecci c'è stato
ma non siamo in grado di ricostruire la dinamica e quindi le responsabilità.
Comunque, in seguito alla manifestazione le esercitazioni sono state immediatamente
sospese e riprese durante la notte in totale sicurezza quando i pescatori
si sono allontanati dallo specchio d'acqua davanti al poligono». Il colonnello
aggiunge che nell'ipotesi in cui si dovessero accertare responsabilità,
i militari non si tireranno indietro.

«Vogliamo semplicemente che qualcuno risarcisca il danno», chiede Romeo
Puddu, l'altro pescatore che si è visto piombare addosso la prua militare:
«Il mio peschereccio è agli ormeggi perché devo verificare eventuali cedimenti
strutturali. Per far questo dovrei portare la barca in un bacino di carenaggio,
farla periziare da un tecnico e quindi ripararla, ma in questo momento non
ho i soldi per farlo». Stessi problemi per Marica. Risultato: preziose giornate
di lavoro in fumo.

In attesa della risposta del ministero della Difesa alla Camera, fa fede
la dinamica raccontata da chi ha subito l'incidente. Ancora Marica: «Abbiamo
individuato dei mezzi anfibi che tentavano di sfondare il nostro presidio
davanti a Porto Scudu. Effettuavano delle gimcane tra i pescherecci e cercavano
di spaventarci con delle brusche virate. Quando si sono trovati di fronte
alla mia barca, gli equipaggi spagnoli hanno bloccato i motori mentre il
mezzo italiano ha tentato di accelerare. A quel punto ho fatto retromarcia
e c'è stato l'impatto. Poteva e doveva fermarsi. Stavamo manifestando per
chiedere la bonifica del mare davanti al poligono e contro l'interdizione
delle acque. Chiediamo la tutela del diritto al lavoro e queste parole le
ho gridate anche ai militari. Alcuni mi hanno capito, hanno bloccato le
imbarcazioni e alzato le mani in segno di resa. Altri hanno tentato comunque
di proseguire sino alla spiaggia a costo di speronarci».

In quel momento anche Puddu si è trovato nella traiettoria dell'unità della
Marina: «La barca militare si stava avvicinando a un'andatura moderata.
Improvvisamente ha accelerato per rompere il nostro cordone. Io ero proprio
di fronte, ho gridato, ho messo i motori indietro tutta ma mi ha colpito
con la murata. Se non mi fossi spostato probabilmente la mia barca sarebbe
stata distrutta». Dopodiché Puddu ha accusato un malessere, è dovuto tornare
a casa immediatamente e si è fatto visitare: «Si è trattato solo di un brutto
spavento».

I danni sono davanti agli occhi di tutti. Ieri mattina a Porto Pino, i pescatori
hanno accompagnato un rappresentante del comitato sardo "Gettiamo le basi"
a verificare di persona gli effetti dello speronamento. La barca di Marica
ha un'evidente spaccatura sulla murata sinistra, in quella di Puddu l'impatto
ha danneggiato la prua e divelto un fregio. Difficile stabilire quanto costeranno
le riparazioni anche perché è necessario capire se è stato compromesso il
telaio. In ogni caso, «solo per portare il peschereccio nel bacino di carenaggio occorrono 2.000 euro», spiega Puddu che aggiunge: «Il giorno della manifestazione
ho segnalato l'accaduto alla motovedetta della polizia che ha dovuto richiamare
l'imbarcazione militare. In seguito alle mie proteste, le forze dell'ordine
mi hanno detto che se avessi intenzione di rivalermi sui militari dovrò
presentare una formale denuncia». Ma questa probabilmente non sarà la strada
scelta dai pescatori che invece sperano in un accordo con il ministero della
Difesa. Come sperano che Antonio Martino versi al più presto gli indennizzi
pattuiti per l'interruzione della pesca durante le esercitazioni e finanzi
la bonifica del mare di Teulada.

Il 9 marzo il sottosegretario Salvatore Cicu aveva garantito «il pieno rispetto
degli impegni assunti». Il comitato sardo "Gettiamo le basi" invita il ministero
«a riconoscere le gravissime responsabilità della Marina e a provvedere
al più presto a risarcire i danni materiali subiti dalle due imbarcazioni
e dai proprietari, come impongono le regole di una corretta convivenza civile
e come impone il codice del mare». Anche il deputato Mauro Bulgarelli nell'interrogazione
parlamentare riconosce «l'inaudita gravità dell'episodio: l'esercito italiano
ha speronato inermi pescatori che protestano pacificamente tentando di preservare
il loro lavoro e il loro mare tenuto sotto sequestro», e chiede al ministro
Martino «se non ritenga di dover sanzionare una simile prova di forza da
parte del nostro esercito e di dover intervenire sui vertici dirigenti della
base per assicurarsi che simili episodi non si ripetano in futuro».