Lettera aperta al Ministro Stanca sui Brevetti software



Lettera aperta di risposta alla lettera del Ministro Lucio Stanca a
Punto Informatico
del 9-3-2005

Egregio Sig. Ministro,
pur apprezzando il chiarimento sulla posizione del governo italiano in
merito alla direttiva europea concernente la  “Brevettabilità delle
invenzioni attuate a mezzo di elaboratori elettronici”, riteniamo che
tale esposizione non tenga conto dei rilievi che fondano la diffusa e
condivisa contrarietà a tale direttiva.

I motivi del dissenso vertono sia sui contenuti della direttiva, sia
sulle modalità relative all’iter decisionale fin qui seguito,
caratterizzato da una sistematica impermeabilità ai rilievi mossi dal
parlamento europeo, dai cittadini e dalle associazioni che hanno
ripetutamente espresso il loro dissenso.

La direttiva in oggetto fu formulata, dalla Commissione Giustizia, nel
20 febbraio 2002. Quella proposta fu pesantemente criticata dal Comitato
economico e sociale (GU C 61 del 14/03/03, pag. 154) e poi radicalmente
modificata dal Parlamento Europeo il 24 settembre del 2003. Tali
modifiche furono cancellate dall’intervento del Consiglio dell’Unione
Europea, che mise sul tavolo la proposta 5570/04 del 29/01/04,
modificata altre tre volte (7230/04 del 17/03/04, 9151/04 del
03/05/2004, 9713/04 del 24/05/04) fino all’invio al Parlamento di una
quarta proposta (11979/04 del 18/11/ 04) per la seconda e definitiva
lettura.

Le numerose modifiche introdotte non hanno influito sull’impianto
complessivo della direttiva, rendendola anzi sempre più vaga e tortuosa
nelle definizioni. Piuttosto che limitare l’applicabilità dei brevetti
al software, l’attuale formulazione rappresenta un grimaldello che apre
la via alla brevettabilità di qualsiasi programma per elaboratore e alla
conseguente formazione di pericolosi oligopoli in grado di strangolare
qualsiasi ipotesi di alternativa e concorrenza.

Il settore informatico ha vissuto una crescita vertiginosa grazie alla
libera circolazione delle idee e al contributo di migliaia di
sviluppatori indipendenti, la cui opera è stata possibile solo grazie
all’assenza di brevetti che ne limitassero l’attività. In questa chiave,
è evidente come l’introduzione della brevettabilità del software non
miri affatto a regolamentare il settore, ma a espropriare un patrimonio
comune nel tentativo di trasformarlo in una fonte di profitto.

Di fronte a un simile quadro, la scelta del governo italiano di
rifugiarsi nella “zona grigia” dell’astensione è insufficiente e
inadeguata. Chiediamo, pertanto, che il governo italiano si faccia
portatore dei reali interessi dei cittadini europei, dismettendo
ambiguità e attendismi per mettere in campo un’opposizione netta e
determinata alla brevettabilità del software.

Distinti saluti

Attac Italia

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