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In nome del popolo italiano
- Subject: In nome del popolo italiano
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 25 Feb 2005 14:34:18 +0100
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO: LA CORTE D'APPELLO DI VENEZIA CONFERMA CHE NON ERA REATO L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA CHE FERMO' IL TRENO DELLA MORTE Ad alcuni mezzi d'informazione ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani Gentili signori, sperando che la cosa non vi dispiaccia, vi inviamo come anticipazione due testi di Mao Valpiana e di Peppe Sini che appariranno nel fascicolo di domani del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo Viterbo, 25 febbraio 2005 Mittente: Centro di ricerca per la pace strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it * * * EDITORIALE. MAO VALPIANA: GRAZIE A TUTTI [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario. Nel notiziario di domani riprodurremo il testo integrale della sentenza] La sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Venezia giovedi' 24 febbraio 2005, di piena conferma della sentenza assolutoria di primo grado emessa dal Tribunale di Verona nel 1997, e' una sentenza che ci assolve definitivamente dall'accusa di blocco ferroviario per aver fermato alla stazione di Balconi di Pescantina il 12 febbraio 1991 il "treno della morte" proveniente dalla Germania e diretto a Livorno carico di mezzi militari destinati alla prima guerra in Iraq. Siamo stati assolti "perche' il fatto non sussiste" in quanto in sostanza i giudici riconoscono che la nostra azione diretta nonviolenta era tesa "non gia' ad impedire od ostacolare la liberta' dei trasporti ma a rendere palese e ad esternare una posizione di non allineamento a quella degli organi ufficiali", ed inoltre viene riconosciuta la correttezza e la coerenza della nostra condotta nonviolenta. Grazie a tutti. Questa "vittoria di tutti" e' stata ottenuta con il concorso di tantissimi amici della nonviolenza. In primo luogo vogliamo ringraziare gli avvocati della difesa, che con generosita', competenza, e autorevolezza hanno patrocinato la causa. Grazie di cuore a Sandro e Nicola Canestrini, Maurizio Corticelli, Nicola Chirco, Giuseppe Ramadori. Questi avvocati costituiscono una preziosa risorsa per tutto il movimento. Senza di loro non avremmo ottenuto un risultato cosi' soddisfacente. Grazie alle tantissime persone e gruppi che da ogni parte d'Italia hanno fatto pervenire la loro solidarieta', determinante far capire ai giudici che il blocco nonviolento non era un'azione estemporanea, ma esprimeva la profonda persuasione di un sentire comune e diffuso. Grazie a padre Angelo Cavagna e al professor Antonio Papisca, che con le loro testimonianze al primo processo hanno offerto ai giudici le profonde motivazioni morali e giuridiche per dichiarare illegittima quella guerra, e tutte le guerre. Grazie a chi ha sempre dato una corretta e puntuale informazione, senza la quale non sarebbe cresciuto il consenso attorno a noi. Grazie a chi prima di noi, con sacrificio personale, ci ha insegnato cos'e' la nonviolenza e ci ha fatto capire, con l'esempio, la forza e l'efficacia dell'azione diretta nonviolenta. Grazie ai nostri figli, non ancora nati nel 1991, oggi adolescenti, che ci hanno sostenuto con la loro vivace freschezza, con leggerezza e passione. Grazie al Movimento Nonviolento che ha messo a disposizione tutte le risorse ideali e materiali necessarie. Grazie alla magistratura, che ci ha giudicato con imparzialita' e in autonomia, ed ha saputo applicare con coraggio lo spirito della legge. Grazie a chi utilizzera' questa sentenza per proseguire il cammino della nonviolenza. Mao Valpiana a nome di tutti i 17 imputati, assolti. EDITORIALE. PEPPE SINI: DA VENEZIA UNA VITTORIA DELLA NONVIOLENZA, UNA VITTORIA DELL'UMANITA' La sentenza emessa il 24 febbraio 2005 dalla Corte d'Appello di Venezia, che conferma pienamente la sentenza di primo grado di piena assoluzione degli amici della nonviolenza che nel 1991 avevano bloccato un treno che trasportava armi per la guerra del Golfo, ha un grande valore, per molti motivi. Nei prossimi giorni offriremo una piu' ampia documentazione e svolgeremo una piu' approfondita riflessione, ma fin d'ora vogliamo mettere in evidenza alcuni elementi a nostro avviso cruciali. 1. Avevano ragione gli amici della nonviolenza: col loro tentativo di impedire ad armi assassine di giungere sul teatro della guerra stragista essi obbedivano al principio fondamentale, e valore supremo, sancito dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, che ripudiando la guerra invera il principio basilare dell'intera civilta' umana: il dovere di non uccidere altri esseri umani. 2. Avevano ragione gli amici della nonviolenza: con la nonviolenza si puo' e si deve opporsi alle uccisioni. Se invece di 17 testimoni in una stazione ferroviaria dalle parti di Verona, milioni di persone in tante parti del mondo avessero fatto un analogo gesto limpido e concreto, un'analoga azione rigorosamente nonviolenta, avessero impedito la costruzione, il trasporto, l'uso di strumenti assassini, quante vite umane sarebbero state salvate, allora, oggi. 3. Avevano ragione gli amici della nonviolenza: la nonviolenza e' piu' forte. Se invece di persistere in equivoci, ambiguita', abulia e menzogne come sovente massivamente accade, almeno le persone sinceramente convinte che la pace e' preferibile alla guerra, il convivere preferibile all'assassinare, si decidessero infine della necessita' di fare la scelta della nonviolenza, e si desse quindi un movimento di massa consapevolmente, persuasamente, e quindi persuasivamente nonviolento, capace di costituire corpi civili di pace, capace di realizzare la difesa popolare nonviolenta, capace di fermare il tristo lavoro delle fabbriche d'armi e la sanguinaria operativita' delle strutture assassine, capace di rendere la nonviolenza azione collettiva e sentimento comune di dignita' e serieta' dinanzi alla vita propria ed altrui, principio giuriscostituente e riconoscimento di umanita' per tutti gli esseri umani, ebbene, quante vite potremmo salvare, quante dittature abbattere, quanti crimini impedire: abolire le guerre, abolire ogni terrorismo, sconfiggere ogni organizzazione criminale sarebbe allora possibile. 4. Avevano ragione gli amici della nonviolenza: la nonviolenza e' la via. La via su cui molte e molti si sono gia' messi: come ebbe a scrivere una volta Aldo Capitini: "la nonviolenza e' il varco attuale della storia". Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 5. I magistrati veneziani, come gia' quelli veronesi a suo tempo, questo hanno colto: nell'azione nonviolenta hanno visto all'opera la cittadinanza democratica, lo stato di diritto come costume morale e impegno civile incarnato nell'attiva responsabilita' delle persone, l'inveramento della Costituzione del nostro paese, e della carta dell'Onu, e della Dichiarazione universale dei diritti umani del '48; in quei diciassette cittadini italiani che fermavano il treno della morte hanno riconosciuto le antiche virtu' repubblicane cui ci chiamava Giacomo Leopardi, l'eredita' grande della Resistenza, il cielo stellato e la legge morale. E hanno saputo sentenziare che quell'agire non e' reato ma diritto, amore e non disprezzo della legge. Reato e' uccidere, delitto e' la guerra, crimine la produzione e l'uso delle armi che sopprimono umane esistenze. Nell'azione diretta nonviolenta di diciassette cittadini italiani che fermano un carico di armi che di li' a poco avrebbero menato strage di vite umane, nell'azione diretta nonviolenta di diciassette cittadini italiani che fermano un carico di armi per salvare cosi' quelle vite umane dalle armi minacciate di morte, quei giudici hanno saputo riconoscere la verita' e la giustizia in azione, il diritto legale, il dovere morale. E lo hanno sentenziato, in nome del popolo italiano, in nome dell'umanita'. * * * Per ulteriori informazioni contattare Mao Valpiana, cell. 3482863190, o anche la sede nazionale del Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org * * *
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