UNIVERSITA':
LA
SCENEGGIATA DEL MINISTRO E LA MORTE (ANNUNCIATA) DELL'AUTONOMIA
(28,1,2005)
di Prof. Paolo Rossi - Direttore Dipartimento di Fisica "E.Fermi"
Universita' di Pisa
Dobbiamo confessarlo apertamente: per un po' ci avevamo creduto anche
noi.
Avevamo creduto alla favola bella del Ministro dell'Istruzione (non
piu' Pubblica, ormai da tempo) che, folgorato sulla via di Damasco,
capisce che nella formazione e nella ricerca risiede il futuro del
Paese e in Consiglio dei Ministri si straccia le vesti (firmate), si
mette di traverso, minaccia di dimettersi e di ritirarsi a San
Patrignano se l'Universita' non verra' finanziata, se il blocco delle
assunzioni dei giovani ricercatori non verra' annullato, se insomma non
verra' ripristinata quell'autonomia così importante per tutti da essere
perfino oggetto di un articolo della Costituzione.
E in questo slancio di ritrovato entusiasmo ci eravamo anche detti che
in fondo il modesto vincolo della Finanziaria, la richiesta che gli
Atenei presentassero piani triennali di sviluppo, era una cosa
sensata.. Per anni ci eravamo riempiti la bocca con appelli alla
programmazione, e ora che ci chiedevano di farla per davvero non
potevamo certo lamentarci.
E non sono mancati pranzi e cene per festeggiare i neo-assunti, che
accettavano con gioia di svolgere compiti piu' onerosi in cambio del
solito stipendio, perche' questa e' la natura del docente
universitario: vale piu' un titolo su un pezzo di carta che una cifra
maggiore in busta-paga.
Ma ai poveretti era gia' toccato aspettare per un paio di anni, dopo
che avevano vinto i rispettivi concorsi, prima che il Governo vedesse
la luce e capisse che il taglio di una spesa (irrisoria) non iscritta
nel bilancio dello Stato non aiuta a sanarlo ne' ad abbassare le tasse
(ammesso che questo sia davvero il primo problema del Paese).
Forti della nostra illusione, riuscivamo persino a scandalizzarci solo
moderatamente del fatto che le nostre rappresentanze piu' o meno
legittime e piu' o meno istituzionali, come la Conferenza dei Rettori e
il CUN, per dirne due, stessero concludendo a tarallucci e vino una
terrificante vertenza sullo stato giuridico dei docenti, e che, ben
sazi del classico piatto di lenticchie, aiutassero il Ministro a
imbellettare, con una mano di vernice trasparente, un provvedimento il
cui iter naturale sarebbe stato invece nella direzione del cestino. In
fondo ci era andata comunque meglio che ai magistrati! Potevamo
inaugurare gli Anni Accademici senza sfilare con la Costituzione sotto
il braccio, e dire ai nostri studenti, ai nostri dottorandi, alle
nostre migliaia di precari di ogni genere, specie e varieta' che, in
fondo, lassu' qualcuno li amava.
Non sono passati quindici giorni, e ci siamo svegliati con la notizia
che le elezioni per le commissioni dei nuovi concorsi, quasi tutti
destinati ai piu' giovani, e attesi da piu' di un anno, erano state
rinviate dal Ministero, come minimo per sei mesi, e piu' probabilmente
a tempo indeterminato. E' stata dura, ma li' per li' siamo rimasti
sopraffatti dalle profonde motivazioni tecniche: non c'era stato il
tempo di ricontrollare le liste elettorali. Poi qualcuno si e' preso la
briga di fare una verifica on line (siamo nell'era di Internet, per
fortuna), e ha scoperto che le liste erano gia' perfettamente in
ordine, con ritardi massimi di due giorni, grazie alla solerzia di
migliaia di vituperati e malpagati funzionari amministrativi locali che
hanno passato le vacanze di Capodanno a fare gli straordinari (non
sempre retribuiti) per sistemare le pratiche pendenti.
Ma non c'e' stato il tempo di metabolizzare il lutto: dopo una
settimana si riunisce il Consiglio dei Ministri, e decide che abbiamo
due mesi per predisporre una programmazione che nessuno e' stato capace
di fare in vent'anni. Il tutto stabilito per Decreto-Legge, lo
strumento-principe della governabilita' craxiana (a volte ritornano!) e
col rischio che poi la maggioranza non lo converta in legge in
parlamento entro i sessanta giorni di rito (sto scherzando, ovviamente:
"questa" maggioranza approverebbe a scatola chiusa e con voto di
fiducia anche la Legge del Menga).
Non importa, ce la siamo voluta, e la faremo, anche a costo di
rinunciare per l'occasione al nostro sport preferito, la bega
accademica.
Ma il Decreto in questione ci offre un altro regalo (timeo Danaos et
dona ferentes, ammoniva Laocoonte davanti al cavallo di Troia): un
"formidabile" aumento di stipendio ai giovani ricercatori mediante la
riduzione a un anno, rispetto ai tre attuali, del periodo di prova. Ma
un momento: e chi paga, visto che ovviamente l'operazione costa ma nel
Decreto non pare si parli di vile denaro? Ma un altro momento: non è
questo stesso Ministro quello che sta proponendo al Parlamento
l'abolizione del ruolo dei ricercatori? E allora per chi è lo sconto di
pena, per i pochissimi che sono appena entrati e che comunque si
guarderebbero bene dall'andarsene, ormai, dopo averne passate tante? Ma
ancora un momento: accorciamo il periodo di prova a persone cui stiamo
dando un posto fisso per tutta la vita, e che hanno appena vinto il
loro primo concorso, e continuiamo a lasciare in prova per tre anni il
neo-professore associato (con un minimo di dieci anni di dimostrata
professionalità alle spalle) , e per altri tre anni il neo- ordinario,
che intanto si era gia' fatto i tre anni di cui sopra, e che di anni di
professionalita' alle spalle ne ha almeno venti? Ma un attimo ancora:
se davvero la preoccupazione era quella di sanare le discrepanze, e non
soltanto quella di gettare fumo negli occhi, perche' non restituire
semplicemente il maltolto e pagare ai giovani ricercatori l'indennita'
di tempo pieno (40% del salario base) che viene loro indebitamente e
iniquamente sottratta da tempo immemorabile in virtu' della solita
legge stupida e raffazzonata? Il beneficio economico sarebbe stato
all'incirca lo stesso, la perequazione normativa infinitamente
maggiore, e il sospetto di truffa un po' più lontano. Quanto alla
durata del periodo di prova, riduciamola a scalare verso l'alto, non
verso il basso, se non vogliamo che Aristotele e Cartesio si rivoltino
nella tomba.
E fosse finita qui! Passa un altra settimana, l'ultima, e arriva a
tutti i Rettori, al CUN, alla CRUI, al CNVSU e, immagino, al Cappellano
Militare d'Italia, l'ukase del Ministro:
"bla bla in relazione a quanto sopra bla bla entro il termine ivi
previsto bla bla SOSPENDERE L'AVVIO DI NUOVE PROCEDURE CONCORSUALI.
(bla bla) SIA A TEMPO INDETERMINATO CHE DETERMINATO, bla bla fino alle
previste verifiche di compatibilità da parte di questo Dicastero, bla
bla bla".
Ma se ci vogliono sei mesi per controllare un elenco di nomi, quanto
tempo ci vorrà per controllare i piani triennali per tutti i tipi di
personale di tutte le settantotto Università italiane? Sei anni? Sei
lustri? Sei secoli?
L'autonomia e' morta, viva l'autonomia. Il blocco annuale del
reclutamento e' abolito, ora si passa al BLOCCO SECOLARE. Il Ministro
ha salvato la ricerca: da chi? da se stessa? Perche' d'ora in poi,
state pur tranquilli, la ricerca in Italia non la fara' piu' nessuno: i
fondi non ci sono, quelli che ci sono vanno all'IIT, che anche a
sentire il parere di chi lo aveva proposto e' il bidone del secolo;
l'Italia ha deciso di non partecipare al Consiglio Europeo delle
Ricerche; siamo fuori da tutti i programmi congiunti europei di ricerca
industriale degni di nota; l'INFM e' definitivamente assassinato,
l'INAF ha zero fondi sul bilancio di previsione 2005, l'INFN non
potrebbe reclutare neanche Enrico Fermi se si presentasse redivivo, il
CNR e l'ENEA sono navi senza nocchiero ( e senza quattrini).
Ci avviamo a essere la settima potenza industriale a partire dal basso,
anziche' dall'alto, e la nostra ricerca industriale e' esattamente un
quarto di quel che dovrebbe essere.
Nel frattempo abbiamo la meta' dei ricercatori per abitante e dei
docenti per studente rispetto alla media dei Pesi industrializzati e,
forse non per caso, abbiamo gli studenti piu' asini di tutti i Paesi
OCSE, vedi il rapporto P.I.S.A. 2003 sulle conoscenze dei quindicenni
scolarizzati. E sapete perchè fanno la statistica sui quindicenni?
Perchè in Italia, e ormai solo in Italia, a 15 anni finisce la scuola
dell'obbligo, e quindi se si prendessero ragazzi piu' maturi il
campione non sarebbe omogeneo.
Godi Fiorenza, godi patria d
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