da alessandra garusi



PROGRAMMA DI MISSIONE OGGI
PER IL 2005



VENIAMO DA UN ANNO IN CUI LA "GUERRA INFINITA" NON SOLO SI È CONFERMATA LA
CHIAVE FONDAMENTALE DI LETTURA DELLA REALTÀ ODIERNA, MA È RIUSCITA A
RADICARE IN MOLTE COSCIENZE LA CONVINZIONE DI ESSERE NEL PIENO DI UN
CONFLITTO CUPO, SANGUINOSO E DAI CONTORNI QUASI APOCALITTICI, TRA
OSCURANTISMO E MODERNITÀ, UNA SORTA DI "ARMAGEDDON FINALE"  TRA CIVILTÀ E
BARBARIE.


Nella sua potenza apparentemente implacabile e nella unilateralita' del
tutto arbitraria, la guerra distrugge non solo persone e popoli, ma scardina
le regole minime delle relazioni tra le genti e del diritto internazionale,
alimentando una rabbiosa disperazione che fa da brodo di coltura di
terrorismi e violenze selvagge. E sembra minare non solo lo spirito critico,
ma la stessa umanità, richiamando tutti a fedeltà tribali che riducono l'
altro a nemico, e a un nemico da annientare perché personificazione del
male, del non umano.

DIALOGO E ISLAM

Ecco allora il diffondersi della percezione, per esempio, che l'Islam sia
strutturalmente incapace e indisponibile al dialogo, perché composto di
tagliatori di teste e "beduini arrapati", mentre suona "diserzione" e
"tradimento" il semplice chiedersi se, reciprocamente, il mondo arabo possa
dubitare della volontà di pacifica coesistenza di un cristianesimo
identificato coi bombardamenti su donne e bambini delle città irachene. Anni
di riflessioni sul rapporto Nord-Sud, sulla società multiculturale, sull'
incontro tra i popoli sembrano spazzati via dalla necessità di riaffermare
che "noi siamo i buoni, comunque, qualunque cosa facciamo" (salvo poi
doversi chiedere smarriti "perche' ce l'hanno con noi?") e di schierarsi in
modo militante a difesa dell'"Occidente", contro i "barbari".
A questa tentazione non sempre pare sottrarsi la stessa Chiesa italiana, che
a volte sembra riproporre il cattolicesimo come "religione civile" e
strumento di coesione culturale del nostro Paese.
Eppure la presenza in tutte le regioni della Terra, decenni di riflessioni
sull'inculturazione della fede, ma, più ancora, la stessa "cattolicita'"
(universalità) della Chiesa, dovrebbero preservarla dall'identificarsi con
quell'Occidente dal cui seno sono pur venuti la Conquista, il colonialismo,
Auschwitz e Hiroshima, e anzi aiutarla a essere coscienza critica dei ricchi
e dei potenti. Per questo Missione Oggi continuerà a cercare di sfatare il
mito per cui "siamo brava gente e se a volte sbagliamo, sono errori veniali
e tutto sommato la colpa è comunque degli altri".

L'IDENTITÁ E LA LAICITÁ

In questo quadro si innestano i sempre più massicci fenomeni migratori,
costringendoci a vedere un "altro" che è persona, con storia, cultura e
risorse proprie. Tutto ciò crea nuove tensioni che rimandano a questioni
fondamentali come l'identità, la laicità, la democrazia.
Cercando di proseguire e attualizzare gli ultimi Convegni di Missione Oggi
dedicati alla "Pace come progetto" e alla "Verita' e riconciliazione",
metteremo, quindi, al centro del nostro appuntamento annuale una riflessione
sullo spazio della religione in una societa' laica e pluralista. Tenteremo
di opporre agli ideologi e ai capitani di ventura dello "scontro delle
civilta'" la proposta di una convivenza tra le fedi e le culture fondata sul
rispetto, sulla tolleranza, sul riconoscimento della diversità, sulla
consapevolezza che, nell'epoca della globalizzazione, la sicurezza è di
tutti o di nessuno, e passa per una redistribuzione delle ricchezze e dei
poteri a livello planetario.

I POVERI, ATTORI DI SVILUPPO

Parallelamente cercheremo di guardare ai soggetti più deboli (i poveri, gli
immigrati, ecc.) al di fuori di un'ottica pietistica, denunciando i drammi
spesso dimenticati di cui sono vittime, accompagnando i loro sforzi per
sopravvivere dignitosamente e le loro lotte di resistenza, ma soprattutto
mettendo in evidenza le loro esperienze di autorganizzazione, costruzioni di
reti di solidarietà e autogoverno, la loro capacita' di risolvere
autonomamente i conflitti, il loro proporsi come protagonisti della
politica, attori di sviluppo e soggetti ecclesiali.
Percio' MO continuerà a informare sui Paesi e i conflitti che i grandi mass
media solitamente ignorano e ad affrontare quelli più eclatanti, offrendo un
"altro punto di vista", quello delle vittime. E a dedicare spazio ai temi
dell'ambiente, delle risorse, dell'energia, da sempre alla base delle
guerre, ma oggi sempre più al centro di conflitti in un'economia che riduce
ogni bene (l'acqua, i geni, la biodiversita', ecc.) a merce.
Riserveremo, infine, un'attenzione alle contraddizioni che attraversano
quella società civile da sempre impegnata nella cooperazione allo sviluppo,
con aziende private e imprese del terzo settore coinvolte in una
ricostruzione che è ormai parte strutturale di ogni l'intervento bellico, le
ong che rischiano di essere arruolate e il soccorso d'emergenza che si
mescola con l'intervento militare, gli operatori umanitari che sono chiamati
a svolgere ruoli politici e i volontari che vengono (da tutte le parti)
equiparati ai militari.

La nuova veste grafica (ma sempre con la carta riciclata) dovrebbe rendere
più facile la lettura di tutti quelli che vorranno continuare a percorrere
con noi questo cammino.