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La nonviolenza e' in cammino. 786
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 786
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 22 Dec 2004 00:27:01 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 786 del 22 dicembre 2004 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Tre note su "Gente bella" di Augusto Cavadi 2. Rete di donne per la pace di Venezia-Mestre: Tra noi e Lynndie... 3. Angelo Cavagna: In digiuno per una legge finanziaria di pace 4. Maria G. Di Rienzo: Come trattare con gli esperti 5. Normanna Albertini presenta "Shemal" 6. Pasquale Pugliese: Gli educatori, la guerra e l'educazione alla nonviolenza 7. Pax Christi Italia: Sandali e anfibi 8. Letture: Avempace, Il regime del solitario 9. Letture: Amnesty International, Mai piu' violenza sulle donne 10. Letture: Doposcuola della Pievuccia, Abc della pace 11. Letture: Antonio Mazzei, Gli stati di emergenza in Italia fra teoria e prassi 12. Letture: Ahmed Othmani con Sophie Bessis, La pena disumana 13. Letture: Fulvio Scaglione, Bye bye Baghdad 14. Letture: Survival International, Diseredati 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. LIBRI. PEPPE SINI: TRE NOTE SU "GENTE BELLA" DI AUGUSTO CAVADI La benemerita casa editrice trapanese "Il pozzo di Giacobbe" ha da poco pubblicato un nuovo libro di Augusto Cavadi, Gente bella. Volti e storie da non dimenticare, Trapani 2004, pp. 200, euro 15. Per richieste: Libreria editrice "Il pozzo di Giacobbe", corso Vittorio Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.ilpozzodigiacobbe.com * 1. Un libro che giova, un libro che l'affamato puo' afferrare come uno strumento di lotta. Quattordici dialoghi, tra il 1985 e il 2004, con altrettanti testimoni: Cosimo Scordato, Sergio Cipolla, Carlo Molari, Ortensio da Spinetoli, Giovanni La Fiura, Francesco Michele Stabile, Pietro Valdo Panascia, Luigi Lombardi Vallauri, Simona Mafai, Baldassare Meli, Franco Cassano, Vincenzo Sorce, Amelia Crisantino, Pietro Barcellona. Poi sei profili in memoria: di Candida Di Vita, Pino Puglisi, Francesco Lo Sardo, Lucio Schiro' D'Agati, Giorgio La Pira, Peppino Impastato. Incorniciano questi ritratti un'introduzione dell'autore ("Due parole su questo libro"), e una delicata, appassionata lettera che Maria D'Asaro scrive nel 2002 a Peppino Impastato, assassinato dalla mafia nel 1978. * 2. Amo questi libri che riscattano dall'oblio l'umanita', e che dicono i compiti dell'ora, e che istituiscono dialogo, che parlano alle persone (quella funzione che e' designata nell'etimo dalla parola profezia). Ed amo questo titolo brechtiano che rovescia e smaschera il linguaggio logorato e servile e ci restituisce una parola sorgiva, nativa, una parola bella, la rosa fragrante. Ed amo questo autore, non solo per quello che dice, ma per quello che fa, e facendolo insegna (che e' l'unico modo di insegnar qualcosa, come spiegava il priore di Barbiana: dando l'esempio col proprio agire). I libri di Augusto Cavadi, tutti, sono scritti cosi': tu vedi il dolore del mondo, tu vedi lo splendore delle anime, tu vedi e quindi sai: quindi agisci, falla tu la cosa giusta. Falla adesso. * 3. Una parola mi resta da dire sullo stile terso e insieme denso, limpido e concentrato, della scrittura bella dell'autore che anche in questo libro si dispiega: la prosa buona, nitida, attenta con cui l'autore interroga, argomenta, accoglie e sa trascrivere in fedelta' ferma e soave la voce e il volto altrui; il gioco musicale del dire e dell'ascoltare, delle parole e dei silenzi, delle verita' trovate e di quelle ancora da cercare; il movimento del pensiero e le orme delle esistenze; la prosa senza lenocinii e senza sciatterie in cui dovremmo scrivere sempre, in cui dovremmo scrivere tutti. La prosa esatta che funge da correlativo all'esigenza di rigore intellettuale e morale che questo libro pone, e insieme e' segno e gesto di amicizia, dialogo, pietas. Ed altresi' appello, e anche e ancora - per dirla con le parole di Franco Fortini - "ironia che resiste / e contesa che dura": l'ironia che e' attenzione, pazienza, mitezza, serena disposizione alla ricerca e all'ascolto e all'impegno, ripudio anche della presunzione e tracotanza nostra, maieutica; e la contesa, il conflitto, la lotta che tu, che tutti abbiamo da condurre contro la mafia, i fascismi, il terrore, la guerra. * In cauda. Solo una spina costi' mi punge, e sarei ipocrita se qui non ne dicessi: quella pagina 5 che e' ad un tempo la prova di un'amicizia la cui gentilezza e' sconfinata, e un motivo di confusione del destinatario, che sa di non meritare tanta generosita', e arrossisce anche di dover scrivere qui questa cosa piccina. * Breve un profilo dell'autore: Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com), prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa). 2. RIFLESSIONE. RETE DI DONNE PER LA PACE DI VENEZIA-MESTRE: TRA NOI E LYNNDIE... [Ringraziamo Tiziana Plebani (per contatti: plebani at marciana.venezia.sbn.it) per averci inviato questo comunicato che, per la rilevanza dei temi che propone, riproduciamo anche se l'iniziativa che esso annunciava si e' gia' svolta] Da tempo andiamo interrogandoci sulla relazione tra cio' che succede nello scenario internazionale e le nostre vite. Abbiamo lavorato sul significato reale e quotidiano della globalizzazione e sulla nostra immissione nel mercato, non dimenticando mai la radice della nostra storia: un percorso di genere sulle pratiche e il pensiero di pace. Proprio per questo abbiamo sentito l'urgenza di confrontarci sull'emergere prepotente di alcune figure di donne nella scena del conflitto: "torturatrici" come Lynndie, di cui si e' molto parlato, oppure kamikaze, soldatesse, ostaggi come le due Simone. Vorremmo condividere con altre donne di questa citta', con cui siamo in relazione, un primo momento di confronto a partire dalle nostre riflessioni su alcune questioni centrali: - che cosa ci trasmette questo protagonismo femminile, al di la' della spettacolarizzazione e del voyerismo della nostra societa' dell'immagine, che penetrano ossessivamente nelle case di tutto il mondo globalizzato? - c'e' un'"estetica dell'orrore" in campo, non v'e' dubbio, e l'immagine della citta' oggi comunica paura, disorientamento, diffidenza per l'altro da noi; - dice Ida Dominijanni che "Dopo Lynndie (la torturatrice di Abu Ghraib) piu' niente e' come prima", titolo di un suo articolo sul "Manifesto". E' proprio vero? Conflitti ed orrori non sono da sempre presenti nella storia? Si pensi alle donne kapo' dei campi di concentramento, ma anche alle figure mitologiche come Medea. Cosa e' cambiato e sta cambiando? Mai come ora cio' che e' stato trasmesso delle torture e delle donne torturatrici, ma anche delle immagini delle donne kamikaze palestinesi e cecene, interroga il movimento delle donne sulla "catastrofe simbolica del primato e dell'alterita' femminile sulla specie e sulla relazione con l'altro". Alcune hanno detto e scritto di sentirsi liberate dall'obbligo imposto di una funzione salvifica del mondo. In tutto questo possiamo leggere una liberta' femminile che si fa comunque strada oppure una conseguenza di un percorso emancipatorio che ci ha concesso i diritti di accesso paritario a tutto, compreso la guerra, la violenza sui corpi e la ritorsione sadica e umiliante del gentil sesso sul sesso forte? Oppure... la complessit? del vivere odierno? Iniziamo a discuterne insieme martedi' 21 dicembre ore 17 presso l'ex-sede dell'Mce in Corte del Castello a Mestre, dietro il Municipio. Una base per discutere: il fascicolo di "Via Dogana" del settembre 2004, i materiali sul sito "DeA" e sul sito della "Libera Universita' delle donne di Milano", "Leggendaria" di settembre 2004. La rete di donne per la pace di Venezia-Mestre: Tiziana Plebani, Franca Marcomin, Mara Bianca, Cristina Giadresco, Stefania Minozzi. 3. APPELLI. ANGELO CAVAGNA: IN DIGIUNO PER UNA LEGGE FINANZIARIA DI PACE [Ringraziamo padre Angelo Cavagna (per contatti: gavci at iperbole.bologna.it) per questo intervento. Padre Angelo Cavagna e' religioso dehoniano, prete operaio, presidente del Gavci (gruppo di volontariato con obiettori di coscienza), obiettore alle spese militari, infaticabile promotore di inizative di pace e per la nonviolenza. Opere di Angelo Cavagna: Per una prassi di pace, Edb, Bologna 1985; (a cura di, con G. Mattai), Il disarmo e la pace, Edb, Bologna 1982; (a cura di), I cristiani e l'obiezione di coscienza al servizio militare, Edb, Bologna 1992; I malintesi della missione, Emi, Bologna; (a cura di), I cristiani e la pace, Edb, Bologna 1996] Da quando iniziai il digiuno a tempo indeterminato salvo la vita (il 22 ottobre 2004), in appoggio alla Campagna "Sbilanciamoci", per una legge finanziaria di pace, ben presto si sono aggiunti altri digiunatori, fra i quali ben 18 parlamentari, piu' altri che hanno dato l'adesione. Oggi il numero dei digiunatori e' giunto a 233. Particolarmente significativo il gruppo dei digiunatori periodici (17), i quali digiunano un giorno ogni settimana, coprendo tutta la settimana, fino a Finanziaria conclusa. Al fenomeno dei digiunatori va aggiunto quello di varie manifestazioni per la pace, segnatamente per una Fiannziaria di pace: giornate intere, dibattiti, conferenze stampa, interviste, dimostrazioni cittadine o a Roma davanti al Parlamento ecc. Cio' denota un aumento di attenzione e impegno sull'argomento rispetto agli scorsi anni, e costituisce gia' un successo, a parte gli obiettivi specifici dei tagli alla spesa militare e degli aumenti alla spesa sociale, che potremo valutare a Finanziaria conclusa, visto che ora passa alla Camera dei Deputati e probabilmente se ne protrarra' la discussione fino a gennaio prossimo. * E' intuitivo che l'aumento del riarmo e delle spese militari e' spinto dalle guerre in atto, quelle note e quelle ignorate, ma ugualmente deleterie. Segnale inconfondibile e' il disagio oramai palese dei soldati in esse impegnati. Ne parla la rivista "Internazionale" nel n. 567 del 26 novembre 2004 (pp. 22-25): "Stanchi della guerra o disillusi dal governo, centinaia di soldati americani scelgono di disertare... Aumento del 40 per cento dei suicidi fra i soldati in Iraq lo scorso anno... Nel 2003 l'esercito americano ha registrato 2.774 disertori" ecc. Si sta in certo modo ripetendo un fenomeno gia' occorso nella guerra del Vietnam. Si aggiunga che la meta' dei soldati cosiddetti americani presenti oggi in Iraq spesso non sono nemmeno americani, ma immigrati che, non avendo ancora il passaporto regolare, lo potranno avere, con l'ottenimento della cittadinanza americana, solo dopo aver combattuto in Iraq per un certo periodo di tempo. Anche un cappellano, don Arcangelo, della missione militare italiana in Iraq, ha lasciato, motivando: "Ho fatto una scelta di pace, e questo non e' piu' l'esercito che porta la pace. Molti di loro ci credono, sono bravi ragazzi, ma io ho 46 anni..." ("La Repubblica", 18 maggio 2004, p. 4). Cosa aspettano a capirlo gli altri cappellani militari e soprattutto i nostri politici, anche parecchi di quelli di centro e di sinistra? La guerra in Iraq rappresenta il colmo del cinismo bellicistico di Bush e relativi "amici" (fra i quali spicca il governo italiano). La grande accusa a Saddam era la presenza di bombe atomiche in quel paese, che poi non si sono trovate. Ma se e' proprio Bush che da quando e' al governo sta facendo una politica nucleare sfacciata! Manlio Dinucci, esponente della "Associazione per la Prevenzione della Guerra Nucleare", vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 1985, in una intervista cosi' ha affermato: "L'amministrazione Bush ha anzitutto rilanciato il progetto reaganiano dello 'scudo spaziale', in grado di lanciare contro qualsiasi Paese (anche dotato di armi nucleari) un 'first strike', un primo colpo nucleare. Il secondo passo e' stato compiuto quando, il primo ottobre 2002, il Comando strategico ha assorbito il Comando spaziale. I preparativi di guerra nucleare si sono cosi' estesi dalla terra allo spazio. Il terzo passo e' costituito dalla decisione del Pentagono di sviluppare armi nucleari penetranti di 'bassa potenza'. Nella mente degli strateghi, esse sono 'armi spendibili' anche in conflitti regionali, cancellando la linea di demarcazione tra armi nucleari e non-nucleari, accrescendo la possibilita' che la guerra diventi nucleare" ("Mosaico di Pace", n. 11, dicembre 2004, p.14). * Basta a spese militari per guerre ingiuste e illegali. Impieghiamo i soldi dei cittadini per vivere; ossia per i servizi sociali sul territorio e per la cooperazione internazionale. Invito tutti i pacifisti e le persone di buona volonta' perche' facciano pressione in questi giorni sui deputati a correggere in tal senso la Finanziaria. 4. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: COME TRATTARE CON GLI ESPERTI [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza; e' coautrice dell'importante libro: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003] Il problema: gli esperti sanno cose che il resto di noi non sa. E quelli di noi che non hanno una conoscenza specifica ("tecnica") dei metodi usati per giungere ai convincimenti degli esperti, non sanno neppure se quanto essi dicono sia vero o no, onesto o meno. Non sapendo come valutare le conoscenze dell'esperto, non sappiamo ne' dare su di esse un giudizio, ne' come usarle. Nel peggiore dei casi, siamo anche costretti ad arrovellarci sulla complessita' delle idee proposte e del vocabolario usato: a questo punto gettiamo la spugna e diciamo: "Va bene, decidete voi esperti, che conoscete la questione". Questo e' un brutto errore. L'esperto fa e dice cio' che le sue conoscenze gli suggeriscono sia la cosa migliore, ma egli (o ella) raramente e' anche esperto di noi, della nostra comunita', del nostro modo di maneggiare i problemi. Forse e' il caso di portare le due "esperienze" a lavorare insieme, che ne dite? * 1. Definiamo cio' che sappiamo. Noi siamo curiosi su un argomento qualsiasi perche' in parte lo conosciamo. Per esempio, viviamo in una citta' dove il gusto dell'acqua di rubinetto e' "strano", e vediamo che parecchi bambini, dopo averla bevuta, soffrono di crampi allo stomaco. Sappiamo che c'e' qualcosa che non va, in quell'acqua. E pero' non siamo ne' chimici, ne' biologi, ne' avvocati, e pensiamo che se solleveremo la questione della qualita' dell'acqua con le autorita' competenti queste ci risponderanno che non siamo esperti, non ne sappiamo nulla, e quindi non ci ascolteranno. A questo punto, noi... * 2. Definiamo cio' che non sappiamo. Sempre facendo riferimento all'esempio riportato sopra, noi non sappiamo cosa sta succedendo all'acqua di rubinetto, non sappiamo se e' pericolosa per la nostra salute, e non conosciamo i nostri diritti rispetto alla richiesta di avere acqua sana e pulita. Percio'... * 3. Definiamo cio' che faremmo con le informazioni se le avessimo. Potremmo far analizzare l'acqua da un tecnico, e programmare i nostri prossimi movimenti rispetto alle informazioni ottenute. Questo tecnico potrebbe venire con noi ad un incontro con le autorita' competenti, oppure potrebbe fornirci un rapporto che noi mostreremo durante l'incontro. Se comprendiamo meglio chi prende le decisioni sull'acqua e come, e quali sono i nostri diritti relativi all'acqua, sapremo a chi indirizzare le nostre preoccupazioni e di che informazioni costoro necessitano per agire. * 4. Definiamo che cosa vogliamo gli esperti facciano. Ovvero, diamo loro istruzioni precise. Continuando ad usare l'esempio dell' acqua, noi chiederemo: - al chimico di controllare se vi sono minerali nell'acqua che potrebbero spiegarne il gusto "strano"; - al biologo di controllare se c'e' qualcosa nell'acqua che potrebbe spiegare i dolori di stomaco; - all'ingegnere di controllare se il sistema di tubature ha qualche problema; - all'avvocato di spiegarci le leggi che regolano l'uso dell'acqua. E se vogliamo che vengano con noi agli incontri, o che sostengano pubblicamente la nostra protesta, dobbiamo dirglielo chiaramente. * 5. Negoziamo con gli esperti. Prima di accordarci sul lavorare con loro, dobbiamo assicurarci che essi vogliano lavorare con noi. Abbiamo infatti bisogno di domandare loro: - Avete mai lavorato con gruppi di attivisti come il nostro? - Siete in grado di effettuare il tipo di ricerca che vi abbiamo richiesto? - Quale sara' il costo del vostro lavoro, e quanto tempo questo lavoro prendera'? - Intendete far parte del nostro sforzo per il cambiamento? - Siete a vostro agio nel lavorare con altri esperti? - Se ci sono domande a cui non sapete rispondere, ci aiuterete a trovare le persone che potrebbero conoscere le risposte? Non siamo obbligati ad accettare tutto quel che ci offrono, così com'e'. Possiamo contrattare, e continuare a cercare. * 6. Stiliamo un accordo scritto con loro. Pensate a queste persone come a tecnici che avete chiamato a casa vostra per qualche riparazione, e mettete nero su bianco il tipo di lavoro che faranno per voi. Se l'accordo non e' chiaro e dettagliato, potreste scoprire che costa molto di piu' di quanto preventivato, o che prende piu' tempo, o che il risultato non e' quello che volevate. Conclusione: Solo perche' qualcuno ha un sacco di attestati e titoli, non significa che sara' in grado di aiutarvi. Gli esperti sono utili quando lavorano per voi e con voi. 5. LIBRI. NORMANNA ALBERTINI PRESENTA "SHEMAL" [Ringraziamo Normanna Albertini (per contatti: normanna.a at libero.it) per aver scritto per noi questa presentazione del suo libro recentemente pubblicato "Shemal", che verra' distribuito a partire dal gennaio 2005. Normanna Albertini e' nata a Canossa nel 1956, insegnante nella scuola elementare, vive e lavora a Castelnovo ne' Monti; e' impegnata nel gruppo di Felina (Reggio Emilia) della Rete Radie' Resch, e quindi in varie iniziative di solidarieta', di pace, per i diritti umani e per la nonviolenza; scrive da anni su "Tuttomontagna", mensiled fell'Appennino reggiano; il libro Shemal (Chimienti Editore, Taranto-Milano 2004, pp. 128, euro 13,50) e' la sua prima opera letteraria. Per richieste alla casa editrice (benemerita dell'impegno per la pace): via lago Trasimeno 1, Taranto, e-mail: info at chimientieditore.it] "Non un romanzo, non un saggio storico; una testimonianza. Uno scritto, una sceneggiatura che invita al pensiero, piu' che al godimento letterario". E' con queste parole che il professor Franco Porsia, docente di storia medievale all'Universita' di Bari, presenta Shemal, pubblicato e distribuito da Chimienti dal gennaio 2005. Da dove e' nato lo spunto per questo mio libro? Curiosando tra i testi che documentano i processi dell'Inquisizione spagnola ho incontrato Elvira do Campo. Una vita segnata dal sopruso, dalle violenze, dal giogo del pregiudizio razziale e religioso, dall'estrema sofferenza nella tortura e nella prigionia. E il fastidio provato per chi, nonostante l'evidenza dei tanti documenti e la richiesta di perdono ufficiale della Chiesa, continua a liquidare la persecuzione innanzitutto contro le donne che e' stata l'Inquisizione, mi ha "costretto" a scrivere. * Solo pochi mesi fa, nel giugno scorso, nella sala stampa della Santa Sede erano stati presentati gli atti del simposio internazionale sull'Inquisizione che si tenne in Vaticano dal 29 al 31 ottobre del 1998. Un volume imponente di ben 788 pagine. Wojtyla, in occasione del Giubileo del 2000, voleva chiedere perdono "per le forme di antitestimonianza e di scandalo" praticate nell'arco della storia dai figli della Chiesa (cosa che fece il 12 marzo 2000 nella "Giornata del perdono"). Ma prima di chiedere perdono, era necessario avere una conoscenza esatta dei fatti. Nell'occasione, il cardinale Georges Cottier e' intervenuto con queste parole: "Interrogandosi, all'inizio della sua attivita', sui compiti che l'attendevano, la Commissione Storico-Teologica del Comitato per il Grande Giubileo dell'Anno 2000, ha colto subito l'importanza dei n. 33-36 della Lettera Apostolica Terzio Millennio Adveniente (1994). Leggiamo: 'E' giusto pertanto che, mentre il secondo Millennio del cristianesimo volge al termine, la Chiesa si faccia carico con piu' viva consapevolezza del peccato dei suoi figli nel ricordo di tutte quelle circostanze in cui, nell'arco della storia, essi si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo, offrendo al mondo, anziche' la testimonianza di una vita ispirata ai valori della fede, lo spettacolo di modi di pensare e di agire che erano vere forme di antitestimonianza e di scandalo. La Chiesa, pur essendo santa per la sua incorporazione a Cristo, non si stanca di fare penitenza: essa riconosce sempre come propri, davanti a Dio e davanti agli uomini, i figli peccatori. Afferma al riguardo la Lumen gentium: La Chiesa che comprende nel suo seno i peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento'. Una domanda di perdono non puo' riguardare, va da se', che fatti veri e obiettivamente riconosciuti. Non si chiede perdono per alcune immagini diffuse all'opinione pubblica, che hanno piu' del mito che della realta'". * Altro che "leggenda nera"! La mia Elvira, come tante altre poverette, fu imprigionata su delazione perche' accusata di abitudini giudaiche, quand'era semplicemente figlia di "conversos" e forse nemmeno ricordava le proprie origini, limitandosi a ripetere gesti svuotati di significato religioso che erano ormai consuetudini. E' la rappresentazione di tante donne del passato e del presente. Lo strazio e l'orrore della tortura inflitta in stato di gra vidanza, il distacco, il disprezzo arrogante, l'insensibilita' usata dai suoi aguzzini, sono gli stessi che percorrono la storia dalla notte dei tempi. E' la negazione del diritto delle donne a esistere nella pace, a dare e difendere la vita, a spendersi solo per la vita. Una vicenda storica quindi, ma con richiami di estrema attualita', certo, anche perche', se e' vero che la storia sembra ripetersi, e' anche vero che l'umanita', dalla storia, non vuole imparare, e continua a ricadere negli stessi errori. La vicenda e' collocata intorno al 1492 e, come allora, il mondo odierno e' percorso da crudelta', intolleranza, razzismo, fanatismo, guerre. A patire, ovviamente, sono soprattutto le donne e i loro figli. Mi e' piaciuto immaginare la protagonista forte e resistente come Giuditta ed Ester, come Maria di Nazaret. Forte e resistente come Anna Frank, come etty Hillesum, come le madri che oggi in Israele piangono i loro figli morti negli attentati, come le madri palestinesi che vedono distruggere giorno per giorno le loro famiglie, come le donne di tutto il mondo e di tutti i tempi, tenaci, pur in mezzo alla distruzione, nel continuare a dare la vita. * Continua il professor Franco Porsia: "Si viaggia spinti da smanie di beni tangibili e materiali, mai intellettuali e spirituali. Si governa per sorvegliare l'integrita' della propria potenza, non mai per la serenita' degli altri. E, sopra tutto e tutti, quest'incredibile Elvira, che tien testa al terribile Inquisitore e lo invaghisce di se' (strega?), rivelandogli la poverta', l'assenza di carita' del suo essere e della sua mente". Il titolo, Shemal, e' il nome di una divinita' mesopotamica che in ebraico diventa Samaele, "il veleno di Dio". E' l'angelo dell'Eden a cui Dio chiede di nominare gli animali e onorare l'uomo. Geloso di Adamo, che subito da' un nome agli esseri viventi, egli viene scaraventato da Dio fuori dal Paradiso. Da allora cerca di trascinare con se' l'umanita'. Il serpente striscia per tutto il libro: si parte col serpentello che si infila nella borsa di un viaggiatore genovese alla ricerca dell'oro e lo si ritrova in ogni passaggio del testo. Raffigura la sete di potere, la smodata smania di ricchezza, l'Io amplificato e sordo a ogni richiamo etico e morale. 6. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: GLI EDUCATORI, LA GUERRA E L'EDUCAZIONE ALLA NONVIOLENZA [Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per averci messo a disposizione questa sua relazione tenuta al convegno nazionale "Progettare futuri. Pensieri, esperienze, passioni nella progettazione educativa territoriale con i ragazzi e le ragazze dagli 8 ai 15 anni", svoltosi a Reggio Emilia dal 24 al 26 marzo 2003 (i cui atti sono stati pubblicati in coedizione dal Comune di Reggio Emilia e dalle Edizioni Gruppo Abele di Torino). Pasquale Pugliese, educatore presso i Gruppi educativi territoriali del Comune di Reggio Emilia, dove risiede, laureato in filosofia con una tesi su Aldo Capitini, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Rete di Lilliput ed in numerose iniziative di pace; e' stato il principale promotore dell'iniziativa delle "biciclettate nonviolente"] Il tema che era stato assegnato inizialmente alla mia collega Caterina ed a me verteva sull'esperienza dei laboratori teatrali ai Gruppi Educativi Territoriali del Comune di Reggio Emilia (di qui in poi in sigla: Get) e sulla loro evoluzione verso l'iniziativa del "teatro nei quartieri". Il contesto storico in cui si svolge questo Convegno, con la drammatica evoluzione di eventi bellici che ci coinvolgono nel profondo proprio in quanto educatori, mi costringe pero' a modificare parzialmente il taglio del mio intervento. Anche perche' lo specifico - anche se modesto - contributo che, in questi anni, ho provato personalmente a dare ai laboratori teatrali e' stato proprio in direzione dello sviluppo, all'interno del Get, delle tematiche legate alla pace ed alla nonviolenza, attraverso il linguaggio multiforme e coinvolgente del teatro (1). E visto che sull'aspetto strettamente teatrale si soffermera' Caterina Lusuardi - che ne e' la vera anima - sento l'esigenza di mettere a fuoco brevemente il rapporto, vissuto sulla nostra pelle ancor prima che elaborato teoricamente, tra l'enorme fatica dell'educare sui territori, nei quartieri, tra gli adolescenti - cercando di trasmettere valori di pace e di trasformazione nonviolenta dei conflitti, anche personali - e un contesto nel quale le nostre parole sono solo un alito, soffocato dal rumore assordante della guerra. Che tutto sommerge e tutto travolge. In un contesto globale nel quale le risorse del pianeta sono sempre piu' iniquamente distribuite, per il ricco Occidente la guerra e' tornata ad essere la modalità "normale" per fare fronte ai molti conflitti, che proprio dall'ingiustizia del contesto sono generati. In conseguenza di questa terribile derìva, una cultura che rilegittima l'uso della violenza - di cui la guerra e' la massima espressione - ha cominciato a dilagare, dall'alto dei decisori politici e degli opinion-makers verso il basso, tra le gente, esercitando un'influenza tra i piu' giovani e, in particolare, proprio tra coloro che hanno meno strumenti culturali e strutturali per farvi fronte adeguatamente. Proprio tra coloro, cioe', con i quali noi lavoriamo quotidianamente. All'interno di questo processo generale, in momenti come questi, assistiamo poi alla dilapidazione in un solo attimo degli sforzi di quanti, in questi anni, nei vari luoghi dell'educare, hanno promosso tra i ragazzi metodi nonviolenti per affrontare e gestire i conflitti. Tutti i conflitti. Oggi piu' che mai noi educatori ci troviamo ad operare in un contesto di doppiezza del messaggio, laddove le idee e le prassi di trasformazione costruttiva dei conflitti - che cerchiamo di trasmettere e magari di far sperimentare e sedimentare proprio tra i piu' giovani - entrano in rotta di collisione con i messaggi espliciti di uso delle armi per affrontare le questioni internazionali che i nostri governi trasmettono. Tanti sono i segnali in questa direzione: ultima - e forse la meno preoccupante se non fosse significativa su un piano simbolico (e sappiamo quanto siano importanti i simboli per i ragazzi) - e' la moda degli abiti militari che proprio in questo periodo si sta diffondendo tra giovani e giovanissimi. * Anche se superficialmente l'ambito dei conflitti sociali e quello dei conflitti personali possono apparire distinti, in realta', come insegnano gli studi sulla mediazione e trasformazione nonviolenta dei conflitti - da quelli di Johan Galtung a quelli di Pat Patfort (2) - le modalita' di avvio, escalation e diffusione della violenza, che da quelli spesso e' generata, seguono delle dinamiche analoghe tanto nella dimensione micro dei rapporti interpersonali, quanto nella dimensione meso dei rapporti intergruppali, quanto infine nella dimensione macro di quelli sociali. E i ragazzi, che sono sempre pronti a leggere le analogie e le concordanze reali tra i fatti al di qua delle differenze dei contesti in cui essi si esplicano, colgono perfettamente questo nesso profondo. E avvertono che "il re e' nudo". Non possono, cioe', non essere indotti a decodificare il messaggio volto alla educazione alla pace ed alla nonviolenza - a partire proprio dalle loro relazioni personali e quotidiane - che la societa' educante (o "la città educativa", nel nostro caso), attraverso le sue varie "agenzie", tenta di fornire, alla luce del meta-messaggio, molto piu' forte e pervasivo, che la societa' complessivamente propone con il continuo uso della guerra "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Uso l'aggettivo "continuo" a ragion veduta, visto che il nostro stesso paese negli ultimi dodici anni e' stato coinvolto in ben cinque guerre (compresa la presente contro l'Iraq nella quale, pur non partecipando in prima linea, si condividono le ragioni e si da' sostegno logistico) nonostante la nostra Costituzione - essa si' educante nella forma e nella sostanza - "ripudi la guerra", appunto, "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" (3). * I ragazzi ci osservano anche quando sembrano distratti, ci giudicano anche quando appaiono indifferenti e apprendono non tanto da cio' che diciamo quanto da cio' che facciamo. E se il dire e il fare degli adulti e' incoerente tutti i nostri sforzi educativi risultano inutili, se non controproducenti. Come affrontare, dunque, con una qualche speranza di successo il problema del bullismo, o della violenza tra le bande giovanili, o semplicemente come aiutare a strutturare relazioni collaborative e feconde tra diversi, quando lo spettacolo quotidianamente offerto dai mass-media rappresenta una societa' adulta che fa ancora, e con rinnovato vigore, uso della violenza assoluta della guerra per affrontare i conflitti? All'interno dei Gruppi Educativi Territoriali questa contraddizione si esprime poi in tutta la sua evidenza a causa della complessita' delle problematiche sociali e culturali di cui sono portatori i ragazzi. I quali sono, infatti, per lo piu', proprio l'anello debole del sistema sociale e della violenza strutturale che governa il nostro mondo globalizzato, quando non, in qualche caso, profughi di una tra le tante guerre. Pertanto l'intervento degli educatori nei Get si e' connotato sempre piu', consapevolmente e progettualmente, come un servizio di prevenzione sociale attraverso la promozione educativa di modalita' altre dell'agire relazionale. Un luogo ed un tempo dove e' data ai ragazzi la possibilita' di sperimentare e sperimentarsi in modelli differenti per affrontare, gestire e trasformare i conflitti da distruttivi in costruttivi. Tanto i conflitti veri e quotidiani, quanto i conflitti mimati attraverso il linguaggio teatrale. Con l'obiettivo strategico di aiutare il trasferimento all'esterno delle "competenze" relazionali acquisite all'interno. E, grazie a questi sforzi, i Get sono, o almeno cercano di essere, una palestra di educazione alla nonviolenza, situata proprio sui territori, geografici e sociali, dove hanno la genesi parte dei fenomeni di disagio e violenza metropolitani. Non e' un caso infatti che in occasione della proclamazione da parte dell'Onu degli anni 2001-2010 come "Decennio internazionale per una cultura di pace e nonviolenza per i bambini del mondo" gli educatori abbiano deciso d'intitolare i diversi Get a Paulo Freire, Mohandas Gandhi, Danilo Dolci, Chico Mendes, Lev Tolstoj e Martin Luther King, ossia ai grandi maestri ed educatori di nonviolenza. * Ma quanto e' possibile per noi, oggi, essere efficaci educatori di nonviolenza in un mondo che rema contro, che educa alla peggiore delle violenze? Ossia che educa a risolvere i conflitti con la guerra? E tuttavia credo d'interpretare il sentimento di tutti i miei colleghi affermando che continuiamo e continueremo a provarci. Sia implicitamente, attraverso l'attivazione delle buone prassi educative che sono costitutive del nostro progetto pedagogico, sia esplicitamente, proprio attraverso i laboratori teatrali che in questi ultimi anni, entrando nel vivo della storia presente, hanno affrontato direttamente, con i nostri ragazzi, il tema della guerra, della pace e della nonviolenza. Sia, infine, chiedendo a tutti i partecipanti a questo convegno di sottoscrivere il seguente appello rivolto al Presidente della Repubblica. * Signor Presidente, noi, educatori, insegnanti, operatori culturali e sociali, riuniti a Reggio Emilia nei giorni 24, 25 e 26 marzo in occasione del Convegno nazionale del servizio "La citta' educativa" del Comune di Reggio Emilia sul tema "Progettare futuri. Pensieri, esperienze, passioni nella progettazione educativa territoriale con i ragazzi e le ragazze dagli 8 ai 15 anni", provenienti da tutta Italia, sentiamo di doverci rivolgere a Lei, in quanto supremo garante della Costituzione della Repubblica Italiana, per esprimerLe il nostro sgomento. Noi che operiamo tutti i giorni con i ragazzi che affrontano la difficile fase della preadolescenza e dell'adolescenza - cercando di prevenire il fenomeno della loro trasformazione in "ragazzi difficili" - attraverso la costruzione di modalita' relazionali improntate alla fiducia e al rispetto reciproci, ed all'accoglienza delle diversita', siamo sgomenti di fronte alla tragedia della guerra. Oltre che come cittadini di uno Stato che ha scelto di "ripudiare la guerra" fin dalla propria Carta fondante, siamo sgomenti proprio come educatori che quotidianamente fanno lo sforzo di promuovere cultura di pace tra i piu' giovani, attraverso l'aiuto a trasformare i loro conflitti da distruttivi in costruttivi, cioe' attraverso la proposta pratica della nonviolenza come strumento principale di comunicazione e confronto con gli altri. Oltre che per le vittime, per lo piu' civili inermi e innocenti, che questa guerra come tutte le guerre produce, siamo sgomenti perche' la strada della guerra, nuovamente percorsa dal mondo, civile, degli adulti, esemplifica ed amplifica alla massima potenza proprio quel modo di affrontare i conflitti che noi cerchiamo di delegittimare tra i ragazzi; cancella, con la potenza delle sue armate, con un colpo di spugna i nostri sforzi disarmati; ci rende muti di fronte alla domanda: "perche' la nonviolenza vale per noi e non per i grandi?". Oltre che per il sostegno del nostro governo alle "ragioni" della guerra che infrange il dettato costituzionale, siamo sgomenti perche' noi che facciamo tutti i giorni uno sforzo immenso per diffondere la cultura della legalita', proprio laddove e' piu' difficile farla sedimentare, ci troviamo oggi costretti dalla nostra coscienza a spiegare ai nostri ragazzi - come quel priore di Barbiana dovette fare con i suoi - che di fronte alla scelleratezza della guerra "l'obbedienza non e' piu' una virtu'". Con rispetto. Reggio Emilia, 24 marzo 2003 (4) * Note 1. Il racconto di un percorso teatrale sul tema della pace - Teatro e nonviolenza nei Gruppi Educativi Territoriali di Reggio Emilia - si puo' leggere sul numero 8-9/2002 di "Azione nonviolenta", rivista fondata nel 1964 da Aldo Capitini. 2. Vedi almeno per Johan Galtung: Pace con mezzi pacifici, Esperia, Milano 2000, e La trasformazione nonviolenta dei conflitti, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2000; per Pat Patfort: Costruire la nonviolenza.Per una pedagogia dei conflitti, La meridiana, Molfetta 1992, e Io voglio, tu non vuoi. Manuale di educazione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2001. 3. Gia' in occasione della guerra contro la Jugoslavia gli educatori del Get espressero la loro preoccupazione diffondendo il seguente comunicato stampa, pubblicato su diversi quotidiani locali e nazionali: "Noi educatori dei Gruppi Educativi Territoriali del Comune di Reggio Emilia esprimiamo la nostra profonda condanna dell'uso della guerra come 'mezzo di risoluzione delle controversie internazionali', secondo il principio sancito dall'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana. Ci chiediamo sgomenti come potremo conciliare domani l'educazione al dialogo e alla risoluzione pacifica dei conflitti interpersonali, che da anni tentiamo di trasmettere ai nostri ragazzi, con il messaggio che essi oggi ricevono dai grandi della terra secondo i quali i problemi si risolvono con la forza e la violenza. Dovremo forse dire loro che, d'ora in poi, quando un ragazzo grande picchia uno piu' piccolo e' giusto che l'educatore intervenga a picchiare a sua volta, con un randello in mano, per ristabilire l'amicizia tra i due? O che quando scoppia un incendio i vigili del fuoco devono intervenire a spegnerlo versando benzina piuttosto che acqua? Dovremo insomma spiegare che la violenza si combatte con la violenza? Noi ci rifiutiamo di farlo. Per questo condanniamo profondamente questa, come tutte le guerre, e chiediamo al nostro governo, nel rispetto della ragione e della nostra Costituzione, l'immediata cessazione dei bombardamenti della Nato per poter finalmente intraprendere delle vere e giuste trattative di pace. Gli educatori di territorio del Comune di Reggio Emilia". 4. Questo appello e' stato sottoscritto, in tre giorni, da 769 educatori, insegnanti, operatori culturali e cittadini, intervenuti al convegno. 7. RIFLESSIONE. PAX CHRISTI ITALIA: SANDALI E ANFIBI [Da Pax Christi Italia (per contatti: segreteria at paxchristi.it) riceviamo e diffondiamo. Pax Christi, come e' noto, e' un movimento cattolico specificamente impegnato per la pace e la nonviolenza] Le raccomandazioni di Gesu' ai primi apostoli che venivano inviati come "missionari" nei villaggi della Palestina risuonarono chiare ed esplicite: "Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, ne' bisaccia, ne' sandali, e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa" (Luca 10, 3-5). Lo stile e il contenuto dell'annuncio sono inequivocabilmente improntati alla poverta' e alla pace. Ci sono uomini e donne che nel corso dei secoli non hanno mai smesso di prendere sul serio quelle parole e hanno continuato a fidarsi del Nazareno andando di villaggio in villaggio per annunciare la pace di Cristo alle case degli uomini e delle donne del loro tempo. Per questa ragione ci lascia sconcertati l'iniziativa intrapresa dall'Ordinariato Militare in Italia di produrre e diffondere un calendario in collaborazione con le Pontificie Opere Missionarie. Le immagini che vengono proposte di mese in mese mostrano uomini in tuta mimetica che offrono doni ai bambini, aerei da combattimento che sorvolano croci e messe da campo cui partecipano battaglioni in armi. Esattamente il contrario di quello che Cristo, il Principe della pace, ha vissuto e insegnato. Piu' volte abbiamo espresso la nostra convinzione che l'assistenza spirituale e pastorale che va garantita agli uomini e alle donne arruolati nelle forze armate, puo' avvenire ad opera di sacerdoti che svolgono il loro servizio ministeriale al di fuori dell'esercito, senza indossare divise, senza assumerne i gradi, e soprattutto senza godere dei medesimi privilegi riservati alle autorita' militari. Ma a lasciarci particolarmente costernati e' l'abbinamento e l'allusione fuorviante e diseducativa, antievangelica, strumentale e violenta che emerge dall'accostare la figura del missionario a quella del cappellano militare e del militare stesso. Non c'e' un solo passo del Vangelo in cui il Cristo sembra dare una pur lontana giustificazione all'uso della forza. Al contrario sono frequenti i brani che esortano alla nonviolenza e la indicano chiaramente come un distintivo cristiano. "A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunicaî"(Luca 6, 29). Ai responsabili dell'Ordinariato Militare in Italia e delle Pontificie Opere Missionarie chiediamo di aiutarci a cogliere il senso di questa operazione e di indicarci se davvero ritengono che l'Ad gentes possa realizzarsi affiancandosi alle armi e al loro potenziale di'morte, ovvero se ritengono possibile rispondere indossando gli anfibi della guerra all'invito del maestro di annunciarlo a piedi scalzi. Crediamo che proprio il Monte Calvario, riproposto nel calendario mentre viene sorvolato da aerei portatori di morte, continui ad essere nei secoli la piu' antica e nobile universita' della nonviolenza. Nei giorni scorsi sono stati molti tra missionari e missionarie a segnalarci il calendario e a sollecitare una nostra presa di posizione. Anch'essi e anch'esse si uniscono alla nostra voce. A loro va tutta la nostra stima e il nostro riconoscimento per l'opera instancabile dell'annuncio del Vangelo della pace in tante parti del mondo. 8. LETTURE. AVEMPACE: IL REGIME DEL SOLITARIO Avempace, Il regime del solitario, Rizzoli, Milano 2002, pp. 276, euro 12. A cura di Massimo Campanini e di Augusto Illuminati, con un'ampia e accurata introduzione (pp. 5-80) e con testo arabo a fronte, la prima traduzione italiana dell'opera piu' celebre del grande filosofo Abu Bakr Muhammad Ibn Yahya Ibn al-Sa'igh Ibn Tujibi Ibn Bajjah, nato a Saragozza sul finire dell'XI secolo e deceduto nel 1139, noto nella cultura latina medioevale come Avempace. 9. LETTURE. AMNESTY INTERNATIONAL: MAI PIU' VIOLENZA SULLE DONNE Amnesty International, Mai piu' violenza sulle donne, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2004, pp. 32, euro 3. Un recente rapporto di Amnesty International, a supporto della campagna "Mai piu' violenza sulle donne" (per maggiori informazioni e per partecipare alle iniziative della campagna si puo' visitare il sito: www.amnesty.it). 10. LETTURE. DOPOSCUOLA DELLA PIEVUCCIA: ABC DELLA PACE Doposcuola della Pievuccia, Abc della pace, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1990, pp. 160, lire 16.000. L'esperienza del doposcuola della Pievuccia a Castiglion Fiorentino, che si ricollega all'esperienza della scuola di Barbiana, ha prodotto questo bel libro che raccoglie molti utili materiali di lavoro. Per richieste alla casa editrice (le benemerite Edizioni Qualevita, una delle piu' autorevoli voci della nonviolenza in Italia): via Buonconsiglio 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006, e-mail: qualevita3 at tele2.it, sito: www.peacelink.it/users/qualevita 11. LETTURE. ANTONIO MAZZEI: GLI STATI DI EMERGENZA IN ITALIA FRA TEORIA E PRASSI Antonio Mazzei, Gli stati di emergenza in Italia fra teoria e prassi, Legatoria Rossi, Verona 2004, estratto da "Nuova rassegna di legislazione, dottrina e giurisprudenza", n. 17 del primo settembre 2004, pp. 2024-2031. Con la consueta precisione ed acutezza l'apprezzato studioso esamina il tema in poche ma dense e concentrate pagine, la cui lettura vivamente raccomandiamo. 12. LETTURE. AHMED OTHMANI CON SOPHIE BESSIS: LA PENA DISUMANA Ahmed Othmani con Sophie Bessis, La pena disumana. Esperienze e proposte radicali di riforma penale, Eleuthera, Milano 2004, pp. 144, euro 12. Uno dei piu' conosciuti studiosi ed attivisti per i diriti umani (lui stesso torturato e incarcerato in Tunisia tra il 1968 e il 1979 per le sue opinioni politiche), in collaborazione con la nota storica e giornalista francese, formula una lucida diagnosi della situazione carceraria e propone un percorso di intervento necessario ed urgente. Un libro da leggere, e da utilizzare. Per richieste alla casa editrice (una prestigiosa casa editrice libertaria che ha pubblicato molti eccellenti volumi): casella postale 17002, 20170 Milano, e-mail: info at eleuthera.it, sito: www.eleuthera.it 13. LETTURE. FULVIO SCAGLIONE: BYE BYE BAGHDAD Fulvio Scaglione, Bye bye Baghdad. Luoghi, persone e storie della pax americana, Fratelli Frilli Editori, Genova 2003, pp. 160, euro 12,50. Il vicedirettore di "Famiglia cristiana" racconta la situazione irachena facendo parlare le persone che in quel teatro di guerra si trovano. Un reportage la cui lettura consigliamo con particolare convinzione. Per richiedere il libro alla casa editrice: tel. 0103074224 o anche 0103772846, e-mail: info at frillieditori.com, sito: www.frillieditori.com 14. LETTURE. SURVIVAL INTERNATIONAL: DISEREDATI Survival International, Diseredati. Indiani del Brasile, s. i. t., pp. 96, euro 6,2. Un libro che descrive, con dovizia di testimonianze e di dati, la terribile situazione dei popoli indigeni del Brasile, in solidarieta' con i quali Survival e' fortemente impegnata. Per ulteriori informazioni e contatti si puo' visitare il sito www.survival.it 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 786 del 22 dicembre 2004 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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