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La nonviolenza e' in cammino. 782
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 782
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 18 Dec 2004 00:41:49 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 782 del 18 dicembre 2004 Sommario di questo numero: 1. Maria G. Di Rienzo presenta "Donne disarmanti" 2. Man: Per una risoluzione nonviolenta del conflitto israelo-palestinese 3. Giancarla Codrignani presenta "Shoah" di Bruno Segre 4. Un appello all'Unesco: infanzia patrimonio dell'umanita' 5. Con Jean-Marie Muller a Pisa 6. Un appello ai vescovi cattolici 7. Letture: AA. VV., Verso l'"uomo inedito" 8. Letture: Monica Di Sisto, Alberto Zoratti, Europa in movimento 9. Letture: Giovanni Reale, Valori dimenticati dell'Occidente 10. Riletture: Silvia Vegetti Finzi, Storia della psicoanalisi 11. Riletture: Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte 12. Riletture: Silvia Vegetti Finzi, Volere un figlio 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO PRESENTA "DONNE DISARMANTI" [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza; e' coautrice dell'importante libro: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003. Per richiedere il libro (pp. 290, euro 13) alla case editrice: tel. 081290988, o anche 081290720, e-mail: awander at tin.it, sito: www.intramoenia.it] Perche' io ho desiderato, voluto e costruito con Monica "Donne disarmanti"? C'e' ovviamente un intersecarsi di posizionamenti nel modo in cui si scrivono i testi, qualunque testo, dalla lettera ad un'amica al comunicato stampa. Gli autori o le autrici si muovono in un contesto di convenzioni linguistiche e procedono nel fare le loro affermazioni a seconda di come si situano rispetto al genere, alla cultura di appartenenza, alla nazionalita', al contesto storico, ecc. Ma, cosa forse meno considerata, da' forma al testo anche il destinatario della comunicazione. Se i nostri ipotetici destinatari sono tutti di sesso maschile, s'intende che sono tutti di sesso maschile quelli designati dal testo a mettere le idee espresse in pratica. Il messaggio ha mancato quindi di raggiungere meta' della potenziale audience. * I teorici della nonviolenza descrivono spesso l'azione diretta come una mossa di ju-jitsu morale e/o politica. Nel ju-jitsu uno dei due contendenti prende l'altro di sorpresa compiendo un gesto inaspettato da cui consegue uno sbilanciamento: l'azione diretta nonviolenta ha quindi l'effetto di sbilanciare i consueti rapporti di dominio. Dal punto di vista di un autore socializzato come maschio, questo e' perfettamente logico; se un uomo ne sfida un altro in modo violento il responso "normale" e' una resistenza violenta (un combattimento). Il responso nonviolento proveniente da un uomo prende sicuramente l'altro uomo di sorpresa. Quando pero' sono donne a leggere questa analisi o ad immaginare se stesse in azione su tale scenario, l'idea comincia a perdere brillantezza. La maggior parte delle donne sperimentano una socializzazione in cui il responso violento non e' assolutamente affar loro e l'addestramento si spinge a chiedere loro la passivita' (che e' altro dalla nonviolenza) di fronte a certi tipi di attacchi mirati (la cosiddetta "violenza di genere"). Che una donna eviti il combattimento, in sostanza, non spiazza di sicuro il suo oppositore. * Alcuni dei teorici di cui sopra postulano anche l'amore per il "nemico" come un atteggiamento di grande efficacia morale e politica: da un punto di vista maschile, lo e' certamente. Ma questo escludersi di amore e paura, di amore e risentimento, di amore ed odio, molto spesso non e' accessibile alle donne a causa della dominazione patriarcale. Le donne vittime di violenza domestica sperimentano sovente un intreccio fra affetto e terrore. Le opposizioni binarie costruite dal linguaggio del dominio per la propria conservazione (corpo/mente, umilta'/orgoglio, pulsione/logica, passione/ragione, amico/nemico, ecc.) si basano tutte sulla metafora donna inferiore/uomo superiore. Sono pervasive, reiterate ossessivamente, tanto usate da non essere udite per cio' che sono. Tanto abusate da perdere la valenza di metafore (ovvero di assunti non verificabili) e diventare postulati. Prendono forma di comando automatico, di "senso comune", di tradizione, di legge: tanto normali, e tanto normative, che ne sono intrisi appelli, comunicati e documenti "di movimento", i quali esordiscono con "noi uomini e donne" e proseguono spensierati con un linguaggio militare, sessista o semplicemente cieco al contributo originale delle donne. Eppure, le dicotomie di separazione (degli esseri umani dall'ambiente, delle emozioni dalle decisioni "serie", della corporeita' dallo spirito) non riescono ad iscriversi del tutto in un corpo di donna che fa continuamente l'esperienza della trasformazione, della ciclicita' mai uguale a se stessa, dell'accoglienza e del conflitto. * Anche il nostro studio della nonviolenza e la teoria/prassi che ne deriva non potevano che partire da qui, e andare verso lettrici e lettori con parole consce della propria parzialita', e proprio per questo tese al dialogo e al saper convenire. Rispetto solo a vent'anni fa, l'attivismo nonviolento da' segni di crescita e cambiamento. La sfida ai linguaggi sessisti e' in opera. Quando un gruppo o un comitato e' composto da soli uomini, a sentire che qualcosa non va non sono solo donne. Le decisioni prese tramite consenso, anziche' in modo leaderistico o tramite la creazione di maggioranze e minoranze, facilitano la partecipazione femminile. Molto lavoro resta da fare, ma generalmente parlando siamo sulla strada giusta. Un movimento, pero', e' qualcosa di piu' della propria struttura e del processo decisionale che adotta: e' azione, ed e' qui che le cose non sono ancora cambiate in modo soddisfacente. Spesso azioni nonviolente di donne, assai creative e di totale alterita' rispetto al sistema del dominio, sono classificate a priori come meramente simboliche, poco efficaci, poco "politiche": cosi' poco eroiche, insomma, che gli ego dei possibili alleati non vengono soddisfatti a sufficienza per sostenerle. Di contro, alle donne si chiede di sostenere il doppio standard (eroine e infermiere di corpi e di cuori, eroine e madri di eroi, eroine e addette alla fotocopiatrice) o di limitarsi a legittimare la democraticita' del collettivo con la loro presenza assentendo quando serve, tacendo sui discorsi di genere, sulla rappresentanza, sulla sessuazione del linguaggio, e cosi' via: perche' questi problemi "minori" non turbino il grande e potente scenario della rivoluzione, scenario su cui devono agire, oggi come ieri, gli uomini coraggiosi. * Nel momento in cui le istanze della pace e della giustizia globale stanno creando migliaia di nuove attiviste e nuovi attivisti, nel momento in cui la marea potrebbe volgere, vogliamo andare oltre i residui del dominio che allignano nei nostri stessi luoghi. Il nodo della violenza non si sciogliera' finche' non scioglieremo cio' che lo stringe, ovvero il dominio patriarcale. Nel pensare "Donne disarmanti" non ho temuto di interrogare, a questo proposito, le filosofie o idealita' che mi hanno nutrita. Di grande aiuto a me e a Monica sono state tutte le autrici che ci hanno offerto le loro riflessioni e i loro testi, e hanno creduto in un progetto che a prima vista sembrava "folle": chi si sarebbe interessato ad un libro che intrecciava nonviolenza e femminismi, se non un piccolo gruppo di "addette/i ai lavori"? Sono felice di dire che il mio pessimismo e' stato ampiamente smentito. Le energie che il nostro piccolo lavoro ha messo in modo non si sono ancora esaurite: ad un anno di distanza dalla pubblicazione, veniamo di continuo chiamate a presentarlo, a condurre incontri e seminari, a incontrare persone che non solo lo hanno letto, ma hanno lasciato che il libro le nutrisse, hanno speso tempo e intelligenza nel metterlo in pratica, nell'adattarlo alle proprie esigenze, vi si sono riconosciute. A tutte queste persone, donne ed uomini, va il nostro profondo ringraziamento. Cosi' come ringraziamo tutte e tutti coloro che continuano ad affrontare l'ingiustizia e la violenza, oggi, nel passato e nel futuro. Alcune delle storie contenute nel libro sono un tributo al coraggio della nonviolenza. Spesso, per le donne, e' il coraggio di alzarsi ogni mattina in un campo profughi, in un paese devastato dalla guerra, in un quartiere in cui e' pericoloso muoversi da sole, e di fare lo stesso quel che va fatto. E' una pratica di cui siamo esperte. Percio' questo lavoro e' stato in qualche modo scritto da ogni Penelope che abbia tessuto con invincibile pazienza, da ogni Lisistrata che abbia sciolto eserciti, da ogni donna di buon senso che abbia fatto pentole dei caschi dei soldati. 2. INIZIATIVE. MAN: PER UNA RISOLUZIONE NONVIOLENTA DEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE [Dalla mailing list del gruppo di lavoro tematico su nonviolenza e conflitti della Rete Lilliput (e-mail: glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org) riprendiamo questo documento del Mouvement pour une Alternative Non-violente (in sigla: Man), il principale movimento nonviolento francese (per contatti: rue de Vaugirard 114, 75006 Paris, tel. 0145444825, fax: 0145445713, sito: http://manco.free.fr). Il testo che presentiamo e' la traduzione del documento con cui la campagna e' stata lanciata in Francia. Si stanno raccogliendo adesioni di gruppi che siano interessati ad attivarsi anche in Italia. Solo se vi sara' un sufficiente numero di risposte positive si procedera' nell'organizzazione della campagna. E' stato posto il termine del 15 gennaio per valutare la possibilita' di proseguire; per informazioni e contatti si veda al sito: www.interventioncivile.org] La violenza non e' una soluzione. Israele-Palestina: una forza internazionale di intervento civile: - per rafforzare lo spazio di dialogo degli operatori di pace; - per creare le condizioni di una soluzione politica del conflitto; - per uscire dalla logica di guerra. Agire per una risoluzione nonviolenta del conflitto israelo-palestinese. * La soluzione non sara' militare La coesistenza pacifica dei popoli israeliano e palestinese si basa sullo stabilirsi di relazioni fondate su giustizia ed equita'. Le fondamenta della pace si costruiscono sul terreno delle societa' civili, appoggiandosi alle reti dei cittadini impegnati, in ciascuna delle parti, per la democrazia, la giustizia e il rispetto dei diritti umani. * Ogni violenza e' un ostacolo alla risoluzione del conflitto Impedendo ai cittadini palestinesi di spostarsi, di studiare, di coltivare le loro terre, bombardando i territori e portando "attentati mirati", demolendo le case e distruggendo le coltivazioni, costruendo il muro di separazione, emarginando i loro dirigenti, moltiplicando provvedimenti vessatori ed umilianti, l'azione militare del governo israeliano non fa guerra al terrorismo, ne' ad un esercito, ma ad un popolo. Gli attentati-suicidi organizzati contro la popolazione civile israeliana non sono d'altra parte piu' adatti a costruire una soluzione del conflitto, ne' militare, ne' politica. Certo, l'umiliazione e la disperazione possono condurre dei giovani palestinesi a lasciarsi convincere che di fronte ai carri armati, agli aerei e ai missili che aggrediscono il loro popolo alla luce del sole, commettere attentati-suicidi e' l'ultima soluzione. Ma la ricerca di una pace giusta e duratura non puo' ne' giustificarlo ne' accettarlo. Ciascuno impugna i crimini dell'altro per giustificare i propri assassinii in nome del diritto alla legittima difesa. Alla fine, questa politica doppiamente suicida produce due perdenti. * La pace sara' costruita dagli operatori di pace israeliani e palestinesi e dalle societa' civili. Le societa' civili di ciascuna delle due parti in conflitto sono chiamate a giocare un ruolo decisivo nella ricerca di una soluzione politica che permetta di costruire una pace duratura. Ci sono gia' delle reti di cittadini/e che anche all'interno della propria comunita' hanno oggi il coraggio e la lucidita' di opporsi alla logica di guerra. Queste reti devono godere della solidarieta' della comunita' internazionale. Per tutte queste ragioni, questa campagna deve incoraggiare gli operatori di pace israeliani e palestinesi a riappropriarsi delle poste in gioco del conflitto, oggi confiscate dalla logica di guerra, e permettere di creare le condizioni per una risoluzione politica del conflitto, accettabile da ambo le parti. La creazione e l'invio di una forza internazionale di intervento civile in Medio Oriente mira cosi' ad abbassare il livello di violenza, e a favorire le condizioni per il dialogo delle società civili. * Principi della forza internazionale di intervento civile nonviolento Agire presso le societa' civili Il processo di pace non puo' essere limitato all'iniziativa diplomatica nei confronti dei responsabili politici. E' essenziale che contemporaneamente si attui una strategia di intervento presso le societa' civili, perche' creare condizioni di pace tra i popoli e' urgente tanto quanto favorire il dialogo fra i responsabili politici. Alcune associazioni israeliane e palestinesi operano per la pace e lavorano quotidianamente per il diritto, la giustizia e il dialogo tra palestinesi ed israeliani. E' presso queste associazioni che e' necessaria la presenza di volontari. Esempi di operatori di pace israeliani e palestinesi: - Rabbis for Human Rights: associazione di rabbini che denuncia le ingiustizie fatte ai palestinesi, lavora presso studenti ebrei, sostiene i palestinesi, in particolare al momento della raccolta delle olive. - Arab Educational Institute: associazione palestinese che lavora sullo scambio interculturale, l'educazione alla nonviolenza e alla pace. - Wi'am: associazione palestinese che opera per la risoluzione nonviolenta dei conflitti, per la creazione di impieghi comunitari... - New Profile: associazione femminista israeliana di denuncia della militarizzazione della societa' israeliana e di sostegno agli obiettori di coscienza israeliani. * Una terza parte, un doppio "prendere le parti" Oggi, la linea di frattura non e' fra israeliani e palestinesi, ma tra quelli che in Medio Oriente vogliono privilegiare il "vivere insieme" e quelli che predicano il ripiegamento all'interno della comunita'. In questo senso, l'intervento di una terza parte deve significare, in linea di principio e nei fatti, prendere in considerazione le preoccupazioni legittime delle due parti. La forza internazionale di intervento civile sui due territori di Palestina e d'Israele deve affermare una doppia solidarieta'. * Con il sostegno delle parti in conflitto Il dispiegamento di una forza internazionale di intervento civile non e' pensabile che con l'accordo, o almeno la tolleranza, delle parti in conflitto. La presenza di volontari disarmati non puo' essere percepita ne' come aggressione, ne' come occupazione. * Obiettivi della forza internazionale di intervento civile - Favorire una risoluzione politica del conflitto con azioni di mediazione e di osservazione; - far regredire le paure, abbassare la sensazione di insicurezza. La presenza di volontari internazionali mira a testimoniare l3impegno della comunita' internazionale a fianco delle popolazioni civili per rompere il circolo vizioso della violenza nel quale queste ultime si trovano imprigionate; - dissuadere gli attori armati dei due campi dal commettere atti di violenza contro civili, quali che siano le giustificazioni addotte. Cio' comporta certamente un numero abbastanza alto di volontari. * Sul terreno I volontari non-armati potranno intervenire grazie ad azioni di: - valorizzazione degli operatori di pace e delle loro azioni, al fine di dar loro piu' visibilita' e apportare il sostegno di una terza parte internazionale; - rafforzamento delle condizioni per il dialogo delle societa' civili con azioni di mediazione, di prossimita', al fine di facilitare il dialogo tra le societa' civili israeliana e palestinese; - osservazione del rispetto dei diritti umani in siti sensibili. * Formazione dei volontari Esistono percorsi e metodi di formazione per preparare volontari all'intervento civile di pace. Li addestrano alla risoluzione nonviolenta dei conflitti, all'analisi dei rischi e ai mezzi per affrontarli con metodi nonviolenti. I futuri volontari si preparano a partire in missione con un lavoro sull'atteggiamento personale e il lavoro d'equipe nelle situazioni di conflitto, come pure sui compiti che avranno nell'intervento civile. * L'Unione Europea e l'Onu L'Unione Europea afferma di agire a favore di un mondo multipolare. Essa cerca di uscire dall'opzione militare come soluzione per gestire le crisi internazionali. La risoluzione del conflitto israelo-palestinese e' l'occasione per concretizzare questo orientamento politico. Tuttavia la forza internazionale di intervento civile dovra' ricevere mandato da un'organizzazione internazionale come l'Onu. * Obiettivo Chiedere all'Unione Europea la creazione e l'invio di una forza internazionale di intervento civile nei territori di Israele e Palestina. Questa forza avra il compito di lavorare con gli operatori di pace locali per rafforzare il dialogo tra le societa' civili. A breve termine, noi chiediamo all'Unione Europea uno studio di fattibilita' sulle condizioni di creazione di tale forza. Questa campagna e' realizzata in collaborazione con associazioni per la pace in Israele, in Palesina e in Europa. * A chi si rivolge la campagna Noi chiediamo ai ministri degli esteri, come pure ai responsabili dell'Unione Europea, di: - realizzare uno studio di fattibilita' sulle condizioni di creazione di una forza internazionale di intervento civile in Israele e in Palestina; - mettere in atto tutti i mezzi necessari alla creazione a all'invio della forza di intervento civile, con mandato di un'organizzazione internazionale, e composta da volontari non armati; - condurre un'azione diplomatica presso autorita' israeliane e palestinesi affinche' esse accettino l'invio dei volontari. * Come e perche' sostenere la campagna Per partecipare, avete la possibilità di: - inviare cartoline postali alle autorita' nazionali ed europee, per aiutarci a dimostrare che numerosi cittadini auspicano la messa in atto di mezzi di intervento civile capaci di agire il piu' vicino possibile alle popolazioni; - candidarvi a seguire un corso di formazione all'intervento civile finanziato dalle istituzioni, per testimoniare l'esistenza di un potenziale di volontari per la pace; - ordinare i documenti della campagna e diffonderli nel vostro ambiente; - sostenere finanziariamente il comitato della campagna. * Per contatti: Mouvement pour une Alternative Non-violente (in sigla: Man), rue de Vaugirard 114, 75006 Paris, tel. 0145444825, fax: 0145445713, sito: http://manco.free.fr 3. MEMORIA. GIANCARLA CODRIGNANI PRESENTA "SHOAH" DI BRUNO SEGRE [Presentiamo questo articolo scritto da Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at libero.it) per la rivista "Gli argomenti umani" nel gennaio 2003. Ringraziamo Bruno Segre (per contatti: bsegre at yahoo.it) per avercelo ricordato. Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994. Bruno Segre, storico e saggista, e' nato a Lucerna nel 1930, si e' occupato di sociologia della cooperazione e di educazione delgi adulti nell'ambito del Movimento Comunita' fondato da Adriano Olivetti; ha fatto parte del Consiglio del "Centro di documentazione ebraica contemporanea" di Milano; dal 1991 presiede l'Associazione italiana "Amici di Neve' Shalom / Wahat al-Salam", dirige la prestigisa rivista di vita e cultura ebraica "Keshet" (e-mail: segreteria at keshet.it, sito: www.keshet.it). Tra le opere di Bruno Segre: Gli Ebrei in Italia, Giuntina, Firenze 2001; La Shoah, Il Saggiatore, Milano 1998, 2003] Ho passato il giorno della memoria in compagnia di un ottimo libro, che ricorda e fa pensare, e che e' anche opera di un amico: Bruno Segre, Shoah, Net/Il Saggiatore, Milano 2003. Vorrei parlarne senza fare una recensione, ma lasciandomi andare a pensieri che vengono e vanno in questi giorni che rievocano gli orrori dello sterminio nazista, mentre posdomani, 30 gennaio, fanno settant'anni dalla nomina di Hitler a cancelliere, dopo che il suo partito, quel Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi che contraddiceva il socialismo con il nazionalismo, nelle elezioni del luglio 1932 era diventato il primo partito della Germania. Questo libro e' agile ed efficace: riprende i dati storici e accompagna il formarsi del giudizio critico senza cercare di coinvolgere emotivamente il lettore. Ma non si resta indifferenti, quando i fatti sono diventati pezzi di coscienza individuale. E resta, inquietante per la mente come per la consapevolezza emotiva e addirittura fisica di far parte di una sola umanita', la domanda: come e' stato possibile? perche', se non andiamo dentro questo interrogativo, non abbiamo certezza di futuro. * E' indubbio che a produrre il successo del nazismo contribui' principalmente - come ricorda Bruno Segre - la recessione che, dopo la crisi del 1929, aveva dimezzato la produzione industriale tedesca e ridotto sul lastrico milioni di lavoratori; Tuttavia, ancor oggi, a oltre settant'anni di distanza, riesce difficile spiegare come "un popolo ricco di cultura e di tradizioni civili e con una relativa esperienza di democrazia" abbia scelto, con il proprio consenso elettorale, un regime totalitario e criminale. Questo e' l'interrogativo che resta ancora oggi sospeso per ogni comunita' civile, per ogni struttura democratica: senza porsi almeno questa domanda tutte le mostruosita' restano sempre possibili. Perche', quando abbiamo paura (e una grave crisi economica mondiale puo' sempre produrre paura), crediamo alle menzogne che coprono intenzioni di potere totalizzante e di compressione dei nostri diritti dietro un'illusoria bacchetta magica che rende ebeti? La propaganda di Hitler ossessivamente puntava a strumentalizzare le pulsioni e rimozioni della gente creando artificialmente false immagini di sicurezze e benefici. Il potere nazista "non paghera' le riparazioni di guerra, straccera' il trattato di Versailles, ripristinera' i vecchi confini del secondo Reich, dara' lavoro agli operai, fissera' prezzi alti per i prodotti dei contadini, creera' un esercito forte per soddisfare l'orgoglio dei militari, sconfiggera' i comunisti all'interno e si occupera' anche delle donne". Quando un popolo arriva a credere che nel nuovo Reich ogni ragazza tedesca trovera' marito (e si tratta di un popolo che ha conosciuto l'impegno femminista) e' davvero la fine. Eppure i conservatori erano ancora convinti di aver aggiogato Hitler al loro carro - come la destra italiana si era illusa con il fascismo - e il vicecancelliere von Papen "un uomo di mondo, cattolico e nazionalista", credeva l'inciucio una buona regola, e una buona soluzione la nomina di Adolf Hitler a cancelliere, nomina a cui Hindenburg aveva resistito quasi tre mesi dopo la reiterazione delle elezioni che aveva ridotto di due milioni l'elettorato nazista ma che non trovava alternative. Invece fu proprio il 30 gennaio 1932 che ebbe inizio la dittatura di un regime che in dodici anni riusci' a devastare la Germania e a sconvolgere il mondo. E fu subito il volto duro e razzista del tiranno che in pochi mesi dichiara il nazionalsocialismo partito unico, scioglie le organizzazioni politiche e sindacali, abolisce la liberta' di parola e di stampa, cancella l'habeas corpus e crea "un clima di esaltazione patriottico-nazionalista e razzistica" inculcando nelle masse "il nuovo vangelo della nazione e della razza superiore". Fu cosi' che divennero vittime da sopprimere gli handicappati, i malati di mente, gli omosessuali, gli zingari e, sopra tutti, gli ebrei. Sono le vittime che, tutte, ci inducono a meditare nel giorno della memoria. * Ma torniamo all'antisemitismo e al libro sulla Shoah. Impressiona, piu' ancora della tragedia, la lunga preparazione che nel tempo l'ha diluita e, poi, coagulata. Dai ghetti e dalle dicerie medievali il razzismo e l'antisemitismo ha compenetrato la cultura occidentale e cristiana occultandosi nella storia insegnata ancor oggi acriticamente nelle scuole, come se Shylock fosse una maschera teatrale tipica o come se le sinagoghe non facessero parte della storia dell'arte. Quello che lascia attoniti e' la lenta, devastante avanzata dell'oscurantismo e dell'odio dopo la fine della prima guerra mondiale, quando la vecchia lezione del degrado economico e morale che investe tutti, vincitori o vinti, proprio a causa della guerra raggiunge la massima efficacia. Ricordate la Vienna degli anni venti del secolo XX, quando il movimento contro la sinistra, la psicoanalisi, il femminismo, la cultura "debosciata" e contro gli ebrei avvelena con la sua violenza la piu' elegante citta' della Mitteleuropa? Mi stringe ancora lo stomaco il ricordo del film di Bergman, L'uovo del serpente, che vidi con particolare inquietudine poco prima del rapimento di Aldo Moro. E chi puo' dimenticare la parabola della Repubblica di Weimar, fallita dopo il fervore che l'aveva vista aprire al mondo nuovo una Germania finalmente democratica? La questione del male inquina tutto quando abbandona il terreno della morale e si trasferisce in politica. Ma chi e' furbo ne fa uso. E' la natura - dice Hitler - che nega l'uguaglianza, che divide i superiori dagli inferiori, che impone le gerarchie e i poteri. Ma il male deve essere individuato concretamente e fornire le proprie generalita' perche' si possa batterlo: il capro espiatorio e' da secoli a disposizione e torna ad essere l'ebreo. Sono gli ebrei che intossicano il mondo e per questo vanno eliminati dalla razza eletta, quella ariana, incarnata nel popolo tedesco "puro". * Cosi' Hitler si avvio' a diventare il simbolo assoluto di un male che non e' tale "per natura", ma per scelta politica non solo sua, ma individuale e collettiva. Quella scelta ha reso diabolica la storia di quella Germania. Una Germania che accetto' le leggi di Norimberga e la legge per la tutela del sangue (1935), che vieto' le panchine dei giardini pubblici agli ebrei o nego' la monta del toro comunale alle vacche degli ebrei; che obbligo' gli ebrei ad avere un nome proprio secondo un elenco ufficiale (e chi non era conforme si sarebbe chiamato Sara se donna, Israel se uomo); che nego' loro la possibilita' di essere medici, avvocati, farmacisti; che dopo la notte dei cristalli (9-10 novembre 1038) riempi' Buchenwald, mentre si dava la piu' ampia facolta' di saccheggio e incendio di beni ebraici e di sinagoghe, di violenze e stupri (e per gli stupri vennero puniti gli autori "perche' si erano contaminati"). Il 12 novembre uscirono i provvedimenti penali contro le vittime: gli ebrei avrebbero pagato un miliardo di marchi di espiazione collettiva, si sarebbero assunti la responsabilita' dei danni del pogrom e avrebbero restituito al Reich gli indennizzi versati dalle assicurazioni. Uno speciale decreto arianizzo' (vendette ad "ariani" a basso costo) tutte le imprese industriali, commerciali, artigianali ebraiche, e insieme ne blocco' i titoli e le azioni; impose la vendita coatta di gioielli e opere d'arte; vieto' la frequentazione di teatri e cinema, ritiro' le patenti di guida ed escluse da tutte le scuole tedesche gli scolari ebrei. Per noi, che sappiamo tutto della "soluzione finale", l'interrogativo di come e' stato possibile resta, e non se ne va. * Sono seguiti, poi, il patto di ferro con l'Italia di Mussolini, le nostre leggi razziali, le deportazioni, le persecuzioni e le torture e gli assassinii programmati. Era gia' la seconda guerra mondiale. Mio padre ricordava, da antifascista tenace, come avesse sperato nella resipiscenza degli italiani dopo la crisi del 1929, ma avesse subito la delusione di un popolo che accettava le riduzioni salariali; poi spero' nella guerra d'Africa, che, invece, fu vinta. Fu certo solo con la dichiarazione di guerra a fianco di Hitler del 10 giugno 1940: sarebbe costata milioni di morti, ma sarebbe stata davvero la fine di fascismo e nazismo: peccato che i piu' non lo avessero capito a tempo. Infatti milioni di italiani avevano applaudito. E avevano accettato di leggere sui giornali (bene ha fatto "L'Unita'" di Furio Colombo a pubblicare il reprint della prima pagina del "Messaggero" dell'8 settembre 1938, anno XVI dell'era fascista) "Insegnanti e scolari di razza ebraica esclusi dalle scuole di qualsiasi ordine e grado". Ogni singolo cittadino doveva sentirsi interpellato in coscienza. Perche' non accadde? Perce' divennero "eroi" persone normalissime che testimoniarono la dignita' di chi non cedeva all'iniquita'? In quale liberta' crediamo? * E i governi stranieri, come poterono protrarre l'ipocrisia e aspettare il rischio mondiale della guerra? E, tra le singole nazioni, perche' solo Cristiano X (ci si vergogna proprio, da italiani, a ricordare i Savoia) fu contro il nazismo insieme con tutti i danesi? Dove erano gli altri re e presidenti che adeguarono a se' i popoli e finirono per cedere, come la Francia di Vichy, a governi-fantoccio potere proprio e liberta' comune? E dove erano le chiese e il Vaticano, stato sovrano e centro del cattolicesimo che si richiama a Yehoshua l'ebreo? * Bruno Segre fornisce dati e analisi critiche che vanno letti o riletti; ma non si cancella il dovere di riproporci le domande di fondo, in un mondo e una societa' da cui la guerra non e' stata espulsa perche' tutti, individui e societa', non vogliamo farci carico dei problemi veri delle disparita' e disuguaglianze nel mondo. Restano le ambiguita' di chi vuole ingannare se stesso e rimuove il passato forse nell'illusione di esorcizzarlo, ma anche di chi nega la responsabilita' della Shoah e riscrive la storia cancellando una seconda volta, e davanti alla storia, le vittime. * Intanto i soldati americani partono per il probabile fronte iracheno e depositano il loro seme per evitare danni genetici a causa degli agenti chimici che useranno contro civili innocenti che non possono, come loro, votare liberamente. Intanto da anni gli stadi perpetuano scritte naziste e antisemite e gli ultras imitano le squadracce del tempo che fu. Intanto i democratici non si preoccupano se si chiede di assimilare le vittime ai carnefici con la scusa che i morti sono tutti uguali e meritano uguale rispetto. Il che resta vero sul piano etico astratto; ma per la storia bisognerebbe prima adeguare nella gloria patria i figli che fecero l'Italia e i genitori che stavano contenti del governo austriaco o Bava Beccaris e Andrea Costa. Intanto un sindaco liberamente eletto vieta le panchine dei giardini agli arabi. Intanto molti, per delusione, per sfiducia non vanno a votare. Facciamo memoria 365 giorni all'anno, per piacere. 4. APPELLI. UN APPELLO ALL'UNESCO: INFANZIA, PATRIMONIO DELL'UMANITA' [Dal Laboratorio maieutico dolciano (in sigla: Lmd; per contatti: e-mail: majlab at aliceposta.it), che sviluppa le proposte di Danilo Dolci e ne prosegue l'azione, riceviamo e diffondiamo questo appello (per ulteriori informazioni si veda il sito: http://childm.splinder.com)] Occorre proteggere tutta l'infanzia del mondo perche' essa e' "il cuore del sacro". Tutte le politiche mondiali devono convergere verso questo obiettivo. Noi sottoscritti chiediamo a partire dal 30 dicembre 2004 che l'infanzia sia dichiarata "patrimonio dell'umanita'" e la sua tutela, a cura di tutte le nazioni del mondo, dovra' essere anteposta a qualsiasi altra tutela di beni materiali e immateriali. Primi firmatari: Libera Dolci, Nadia Scardeoni, Francesca Vassallo, Letizia Battaglia, Guendalina Russo, Gabriella Goffi, Cristina Castello, Laura Zanetti, Maria Antonietta Spadaro, Stefano Colonna, Andrea Giustacchini, Giuseppe Casarrubea, Daniele Moretto, Paolo Coluccia, Mariella Riccobono, Benita Tendencia, Nikita Mrder, Heather MacLeod. Per aderire inviare una e-mail a: majlab at aliceposta.it * Allegato: alcuni dati dal Rapporto Unicef per il 2005 Quasi la meta' dei bambini del mondo (oltre un miliardo su una popolazione infantile di 2,2 miliardi) vive l'infanzia come "un'esperienza orribile", devastata da "poverta', guerre e aids". Di questi bambini, uno su 6 soffre gravemente la fame; uno su 5 non ha accesso all'acqua potabile; uno su 3 vive in case prive di servizi igienici e uno su 7 non usufruisce di assistenza sanitaria. La denuncia e' contenuta nel R apporto Unicef 2005 "La condizione dell'infanzia nel mondo - Infanzia a rischio". "A quindici anni dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia [del1989, ratificata da 192 paesi, ma non ancora -ad esempio - da Usa e Somalia] l'immagine di un'infanzia sana e serena rimane tuttora un sogno lontano" ha osservato il presidente di Unicef Italia, Giovanni Micali, presentando la ricerca. "Ogni giorno nel mondo muoiono quasi trentamila bambini a causa di malattie che potrebbero essere prevenute; un bambino nato nello Zambia ha un'aspettativa di vita media di 33 anni contro gli 85 di un giapponese" ha rilevato Micali, e "alla fine del 2003 circa 2,1 milioni di fanciulli sotto i 15 anni risultavano affetti da aids, mentre sono15 milioni gli orfani a causa di questa malattia, l'80% dei quali vive nell'Africa subsahariana". Secondo il Rapporto, cui hanno collaborato ricercatori della London School of Economics e dell'Universita' di Bristol, sono diverse le "fondamentali privazioni" che pregiudicano il futuro dei bambini. A quelle gia' citate si aggiungono infatti il mancato accesso all'informazione (tv, radio, stampa) per oltre 300 milioni di minori e l'esclusione dalla scuola primaria per oltre 120 milioni (140 secondo l'Universita' di Bristol), la maggior parte dei quali bambine. "La poverta' mina alle fondamenta la capacita' di una famiglia o di una comunita' di provvedere ai bisogni dei bambini", si legge nel Rapporto Unicef 2005. Per tale motivo "180 milioni di fanciulli sono vittime delle peggiori forme di lavoro minorile, 1,2 milioni cadono ogni anno preda del traffico di minori e 2 milioni, per la maggior parte bambine, vengono sfruttati dall'industria del sesso" denuncia la ricerca. Ma la poverta' e' presente anche nei Paesi "ricchi": tra quelli industrializzati solo Finlandia, Norvegia e Svezia registrano una poverta' infantile inferiore al 5%. I bambini sono inoltre "bersaglio dei conflitti armati": secondo il Rapporto il 45% dei 3,6 milioni di persone morte in guerra dal 1990 ad oggi e' costituito da fanciulli, e sono centinaia di migliaia i minori reclutati o rapiti per combattere come soldati molti dei quali vengono menomati dalle mine. 5. INCONTRI. CON JEAN-MARIE MULLER A PISA [Ringraziamo Giovanni Mandorino (per contatti: g.mandorino at tiscali.it), ma anche molte altre persone amiche, per averci inviato la seguente segnalazione] I prossimi 20 e 21 dicembre Jean-Marie Muller sara` a Pisa grazie ad una iniziativa degli studenti del corso di laurea in Scienze per la pace, del Centro Gandhi e della Tavola per la pace e la cooperazione di Pontedera. In particolare, a Pisa e` previsto il seguente programma di iniziative: lunedi' 20 dicembre, alle ore 9,30 presso l'Universita' di Pisa, nell'aula magna nuova della Sapienza, via Curtatone e Montanara, Jean-Marie Muller terra' un seminario sul tema: I principi della nonviolenza. Lo stesso giorno alle ore 16,30 sempre nella stessa sede vi sara' una conferenza-dibattito su: La nonviolenza nei conflitti internazionali. Martedi' 21 dicembre, alle ore 16, presso la sala soci Coop di Cisanello si terra' un incontro dibattito sul tema: La lotta nonviolenta per la trasformazione sociale. In questa occasione sara' presentato il libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004. Insieme all'autore sara' presente Enrico Peyretti, traduttore e curatore dell'edizione italiana dell'opera. * Jean-Marie Muller, filosofo francese, nato nel 1939, e' direttore degli studi presso l'Institut de Recherche sur la Resolution non-violente des Conflits (Irnc). In gioventu' ufficiale della riserva, fece obiezione di coscienza dopo avere studiato Gandhi. Ha condotto azioni nonviolente contro il commercio delle armi e gli esperimenti nucleari francesi. Nel 1971 fondo' il Man (Mouvement pour une Alternative Non-violente). Nel 1987 convinse i principali leader dell'opposizione democratica polacca che un potere totalitario, perfettamente armato per schiacciare ogni rivolta violenta, si trova largamente spiazzato nel far fronte alla resistenza nonviolenta di tutto un popolo che si sia liberato dalla paura. Tra le opere di Jean-Marie Muller: Strategia della nonviolenza, Marsilio, Venezia 1975; Il vangelo della nonviolenza, Lanterna, Genova 1977; Significato della nonviolenza, Movimento Nonviolento, Torino 1980; Momenti e metodi dell'azione nonviolenta, Movimento Nonviolento, Perugia 1981; Lessico della nonviolenza, Satyagraha, Torino 1992; Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Vincere la guerra, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1999; Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004. 6. APPELLI. UN APPELLO AI VESCOVI CATTOLICI [Da molte persone amiche abbiamo ricevuto il seguente appello promosso da molte autorevoli persone e realta' ecclesiali cattoliche (e non solo) amiche della nonviolenza. Per adesioni e informazioni contattare il movimento "Beati i costruttori di pace" (e-mail: beati at libero.it; sito: www.beati.org)] Cari fratelli vescovi, in Iraq e' stata superata la soglia della stessa guerra "preventiva". A Falluja si e' rotto ogni argine alla barbarie. Siamo in presenza, non di una occupazione militare, ma di una distruzione totale, programmata e sistematica: un numero impressionante di uccisi, cimiteri a cielo aperto, impedimento di portare i soccorsi e i rifornimenti necessari ai superstiti, rase al suolo case, luoghi sacri, edifici d'arte. Per gli iracheni sunniti Falluja e' citta' sacra. Urbicidio. E' possibile conoscere la realta' soltanto a operazioni concluse e da un'unica fonte pilotata. E' la crudelta' dei fatti che produce fondamentalismo non le parole. Come credenti, uniti alle sorelle e ai fratelli delle altre confessioni cristiane, ci siamo impegnati con grande varieta' di modi (veglie, preghiere, digiuno, assemblee, manifestazioni...) prima perche' la guerra non iniziasse, come anche il papa ha inutilmente supplicato, anche con azioni dirette di mediazione, poi perche' cessasse. Accogliendo e facendo nostro l'invito di Giovanni Paolo II abbiamo invocato e fatto pressione, perche' la comunita' internazionale rientrasse nelle regole del diritto offeso e ripudiato, ridando autorita' all'Onu. Sull'orrore di Falluja e' calato un "tacere" impressionante, di fronte al quale la societa' civile che ancora sente un fremito di coscienza, vive la grande sofferenza della vergogna e dell'impotenza. Non possiamo rassegnarci. Non possiamo piu' tacere. Il nostro Dio ascolta il grido dei bambini, delle donne, dei civili trucidati senza distinzione. Il nostro silenzio rischia di essere interpretato da parte di tutti i crocefissi come connivenza con i crocefissori. Questo silenzio e' peccato. Siamo chiamati ad aver fiducia nel "Regno di giustizia, di amore e di pace" del Crocefisso e denunciare il regno di potenza, di distruzione e di morte. Noi vi supplichiamo di dire da pastori una parola di pieta' per i morti, di consolazione per i sopravvissuti e di condanna per il peccato di chi continua ad uccidere, generando odio e vendetta di cui si nutre il terrorismo senza fine. Sconfessate con una dichiarazione comune la guerra con le sue violenze, menzogne e crudelta'. Ribadite la scelta responsabile della nonviolenza, del dialogo e del diritto per raggiungere la riconciliazione e la pace tanto desiderate. Vi chiediamo, come Conferenza Episcopale Italiana, un segno semplice, eloquente, comprensibile dalle folle di poveri, sfiniti dalla violenza indiscriminata: ritirate i cappellani militari, che in questo momento sono assieme ai soldati italiani di fatto parte della coalizione responsabile di quanto sta avvenendo. "Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzera' piu' la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno piu' nell'arte della guerra". Parola di Dio della prima domenica di Avvento. Sono tante le persone, anche quelle che non appartengono alla comunita' ecclesiale, che aspettano con ansia un vostro gesto di verita' e di coraggio. Forza e pace nella fede. Vi salutiamo con grande cordialita'. Padova, 23 novembre 2004 Per aderire mandare una e-mail a "Beati i costruttori di pace", all'indirizzo di posta elettronica: beati at libero.it, indicando il proprio nome, cognome e citta'. 7. LETTURE. AA. VV., VERSO L'"UOMO INEDITO" AA. VV., Verso l'"uomo inedito". Riflessioni sul pensiero di Ernesto Balducci, Fondazione Ernesto Balducci, Fiesole (Fi) 2004, pp. 62, s.i.p. Il volumetto, pubblicato in supplemento ai "Quaderni della Fondazione", si apre con una presentazione di Andrea Cecconi e un'introduzione di Carmelo Pellicano', cui seguono interventi di Raniero La Valle, Giuseppe Barbaglio, Raul Mordenti, Bruna Bocchini Camaiani, Luciano Martini. Lo raccomandiamo vivamente a chi ebbe la fortuna di conoscere personalmente l'indimenticabile Ernesto Balducci, ma ancor piu' a chi questa fortuna non ha avuto. Per richieste e contatti: Fondazione Ernesto Balducci, via Badia dei Roccettini 9, localita' S. Domenico, 50016 Fiesole (Fi), tel. 055599147, fax: 055599240, e-mail: feb at fol.it, sito: www.fondazionebalducci.it 8. LETTURE. MONICA DI SISTO, ALBERTO ZORATTI: EUROPA IN MOVIMENTO Monica Di Sisto, Alberto Zoratti, Europa in movimento, Fratelli Frilli Editori, Genova 2002, pp. 112, euro 9. Con una prefazione di Alex Zanotelli e una introduzione dei curatori, una raccolta di interviste a Riccardo Petrella, Claudio Martini, Sergio Cofferati, Wolfgang Sachs, Serge Latouche, Nicoletta Dentico, Gherardo Colombo, Michele Sorice, Rudi Dalvai, Gino Strada, Luigi Ciotti, e una postfazione di Antonio Vermigli. Una utile lettura. Per richieste alla casa editrice: Fratelli Frilli, via Priaruggia 31/r, Genova, tel. 0103074224 o anche 0103772846, e-mail: info at frillieditori.com, sito: www.frillieditori.com 9. LETTURE. GIOVANNI REALE: VALORI DIMENTICATI DELL'OCCIDENTE Giovanni Reale, Valori dimenticati dell'Occidente, Bompiani, Milano 2004, pp. 460, euro 9,50. Una raccolta, organizzata per temi, di articoli di riflessione filosofica apparsi sul "Sole 24 Ore". Il grande studioso del pensiero classico riesamina alcune cruciali questioni teoriche e pratiche, ripercorre alcune decisive vicende del pensiero e della storia, ed entra in dialogo (tavolta, anche, in contraddittorio) con pensatori antichi e moderni. Un libro che raccomandiamo. 10. RILETTURE. SILVIA VEGETTI FINZI: STORIA DELLA PSICOANALISI Silvia Vegetti Finzi, Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano 1986, 1990, pp. XIV + 454, lire 18.000. Un testo esemplare per chiarezza e precisione, un'introduzione eccellente, e una lettura necessaria. 11. RILETTURE. SILVIA VEGETTI FINZI: IL BAMBINO DELLA NOTTE Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990, 1996, pp. VI + 282, lire 15.000. Una preziosa e affascinante raccolta di saggi di straordinaria densita' e profondita', tu leggi e ti par di nuotare in un abisso meraviglioso di pensiero, colmo di vita e di luce, di enigmi e corrispondenze, tutto interroga, tutto dialoga, questioni cruciali della trama della nostra esistenza affiorano qui in una lingua che finalmente sa dirle. 12. RILETTURE. SILVIA VEGETTI FINZI: VOLERE UN FIGLIO Silvia Vegetti Finzi, Volere un figlio. La nuova maternita' fra natura e scienza, Mondadori, Milano 1997, 1999, pp. VI + 306, lire 14.000. Se la politica non fosse politicante testi come questo sarebbero al centro del dibattito pubblico, e se la scuola non fosse distratta (distratta, mentre viene tratta al macello dai padroni delle ferriere) questo sarebbe un testo da usare nei corsi di educazione civica, e non solo. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 782 del 18 dicembre 2004 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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