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NUOVI MONDI MEDIA - newsletter #29
- Subject: NUOVI MONDI MEDIA - newsletter #29
- From: <newsletter at nuovimondimedia.it>
- Date: Wed, 15 Dec 2004 21:47:02 +0100
NUOVI MONDI MEDIA - <http://www.nuovimondimedia.com>www.nuovimondimedia.it newsletter #29 - dicembre 2004 <http://www.nuovimondimedia.com> Vuoto d'opportunità? di Uri Avnery da Counter Punch Barghouti, Abu Mazen e Sharon. Arriverà il momento in cui i palestinesi dovranno discutere il futuro della loro lotta per la liberazione. Ma questo il momento giusto? Io credo di no. In questo momento, la mancanza di unità tra i palestinesi fornirà un pretesto ai nemici della pace all'interno della leadership israeliana e americana.La mia immediata reazione alla candidatura di Marwan Barghouti alla presidenza dell'Autorità palestinese è stata positiva. Prima di tutto, sono sempre dalla parte degli sfavoriti e chi potrebbe essere più sfavorito di un prigioniero? Secondo, rispetto quell'uomo. L'ho conosciuto in occasione degli incontri di pianificazione delle azioni di pace congiunte. Ho manifestato per lui a Tel-Aviv e sono stato mandato via con la forza dal palazzo di giustizia, con lo sfondo di una folla di destra che urlava al linciaggio. Terzo, la candidatura di Marwan Barghouti porta all'ordine del giorno il destino dei prigionieri palestinesi - quei prigionieri di guerra che sono trattati da Israele come comuni criminali. Quarto, la sua candidatura (se mai la eserciterà) preparerà la strada per una scena senza precedenti nel mondo arabo: un'elezione in cui la vittoria di un candidato non è assicurata in anticipo. Un confronto tra Abu Mazen e Marwan Barghouti sarebbe una sfida vera. Però pensandoci meglio, ho cambiato punto di vista. Il mondo intero sta seguendo la vicenda per vedere se il popolo palestinese è capace di rimanere unito in tempo di crisi, dopo la morte del Padre della Nazione. Nei 45 anni in cui Yasser Arafat è stato il leader della lotta per la liberazione, era riuscito a mantenere l'unità di questo popolo, un compito quasi impossibile. Molti hanno predetto che dopo la sua morte la nazione si sarebbe divisa in centinaia di gruppi. L'unità creata intorno ad Abu Mazen - almeno finora - ha confutato queste speranze (o paure). Io non sono un fervido credente dell'"Unità". I dibattiti e le dispute sono la linfa vitale della democrazia e, quando arriverà il momento, i palestinesi dovranno discutere, sotto tutti i punti di vista, il futuro della loro lotta per la liberazione. Ma la domanda è: è questo il momento giusto? Io credo di no. In questo momento, la mancanza di unità tra i palestinesi fornirà un pretesto ai nemici della pace all'interno delle leadership israeliane e americane. Esclameranno con grande gioia: "Visto? Non c'è nessuno con cui parlare!". Per il popolo palestinese è importante dimostrare al mondo che, in effetti, c'è qualcuno con cui parlare. E siccome sia il presidente Bush che la sua guida e il suo mentore, Ariel Sharon, hanno già dichiarato che Abu Mazen è "moderato" e "pragmatico", saranno duramente costretti a rimangiarsi lo slogan menzognero "Non abbiamo un partner!" (Copyright: Ehud Barak). È quindi importante che Abu Mazen venga eletto e che venga eletto dalla grande maggioranza. Bisogna dargli un'opportunità. Non solo a lui, ma all'intero approccio che egli rappresenta: la fiducia che senza attacchi suicidi e senza l'Intifada armata, i palestinesi possano ora raggiungere i loro basilari obiettivi nazionali, ossia uno stato palestinese nella West Bank e nella striscia di Gaza, il confine della Green Line (con possibili piccoli cambiamenti del territorio), Gerusalemme come capitale dei due stati, l'evacuazione delle colonie e l'accordo su una soluzione pratica al problema dei rifugiati. Forse è una fiducia ingenua. Forse non ha nessuna possibilità di realizzazione o forse, in effetti, sono i palestinesi a non "avere un rappresentante?". Tuttavia, è importante per il palestinesi - e per il mondo intero - mettere alla prova questa opinione. Tra un anno, alla fine del 2005, sarà possibile trarre delle conclusioni - e allora sarà giunto il momento giusto per il grande dibattito tra i palestinesi. Se Abu Mazen riuscirà a dimostrare dei risultati notevoli, allora vincerà. Se non lo farà, allora scoppierà la terza Intifada. Questo dibattito palestinese rappresenterà la grande opportunità per Marwan Barghouti di introdursi e presentare il proprio progetto. Credo che fino ad allora farebbe meglio a sostenere Abu Mazen. Dopo tutto egli stesso la pensava così fino a questa settimana. Ma le speranze di Abu Mazen hanno delle basi reali? Questa settimana il presidente egiziano Husni Mubarak ha consigliato ai palestinesi di riporre la loro fiducia in Sharon. "E' in grado di ottenere la pace" - ha affermato, aggiungendo poi con discrezione - "Se lo vuole". Gli interessi di Mubarak sono palesi. Ogni anno riceve un enorme sussidio dagli Stati Uniti, una donazione vitale per la stabilità del suo regime. Questi fondi dipendono dal Congresso degli Stati Uniti, chiamato dalle lingue maliziose "Territorio israeliano occupato". È nel suo interesse quindi essere amico di Sharon e aiutarlo nell'attuale situazione. Sharon si trova al centro di una delicata manovra politica, avendo cacciato dal governo il Partito Shinui, l'unico partner di coalizione rimasto. Il grande e potente Comitato Centrale del suo partito non gli permetterà di creare una coalizione assolutamente "secolare" con il Partito Shinui e il Partito Laburista, perciò deve portare all'interno del governo il Partito Ultra-ortodosso invece che quello Shinui. Adesso sembra uno di quei trapezisti da circo che ha lasciato una barra e, librando nell'aria, ne deve agganciare un'altra. Molti nel suo partito stanno tentando di allontanare questa barra da lui, perciò cadrà al suolo e si spezzerà il collo. Se Sharon non avrà successo, ci saranno le elezioni. Tutto ciò comporta che, per molti mesi, il sistema politico resterà paralizzato, il "ritiro" da Gaza non avrà luogo e la pace non sarà portata all'ordine del giorno. Tutto questo significa la fine della carriera politica di Abu Mazen. D'altra parte, se Sharon riuscirà a creare la nuova coalizione, con il Partito Laburista e quello Ultra-ortodosso, e se si procurerà il consenso di quest'ultimo al suo piano di "ritiro", sarà l'inizio di una gara a ostacoli. Riuscirà il governo a mobilitare l'opinione pubblica per il ritiro dall'intera striscia di Gaza? Riuscirà a rimuovere i coloni senza spargimento di sangue? Consegnerà "l'asse di Filadelfia" che separa la striscia di Gaza dal mondo? Sarà d'accordo sulla riapertura del porto di Gaza e dell'aeroporto? Provvederà a un "passaggio sicuro" tra la striscia di Gaza e la West Bank? (questo era un punto importante dell'accordo di Oslo, violato costantemente fin da allora dal governo israeliano). Tutto ciò è solo un assaggio rispetto alla Maratona della West Bank. Non è un segreto che Sharon abbia architettato il "piano di ritiro" non solo per sbarazzarsi della responsabilità del milione e 250 mila palestinesi della Striscia di Gaza, ma soprattutto per annettere silenziosamente il 58% del territorio della West Bank. Abbandonerà il suo sogno? Gli ottimisti credono che il ritiro da Gaza - se dovesse effettivamente avvenire, con la volontà di Dio - da solo produrrà un risultato. Esiste uno spiraglio di opportunità. Dopo che Sharon e Bush hanno demonizzato per anni Yasser Arafat e hanno sfruttato l'odio orchestrato per sabotare ogni passo verso la pace, ora quest'alibi è scomparso, insieme al leader palestinese. Inoltre, Bush vorrà ottenere qualcosa di significativo durante il suo ultimo periodo di permanenza in carica. Lo stesso vale per Shimon Peres. Glielo chiederà l'opinione pubblica. L'Europa intera sarà coinvolta. Sharon verrà spazzato via dalla stessa corrente da lui creata. Come dice il motto del vecchio ebreo: "Se Dio vuole, anche un manico di scopa può sparare". Altri sono più pessimisti e additano alla leggendaria testardaggine di Sharon. Rimanderà la discussione sulla West Bank fino all'attuazione del piano di Gaza. Tutto ciò fino alla fine del 2005. L'anno seguente, il 2006, sarà dedicato alle elezioni israeliane. E così via. Nel frattempo, Sharon realizza dei "fatti". Chi ha ragione? Gli ottimisti o i pessimisti? In verità nessuno può prevedere oggi quello che avverrà. Dipende da molti fattori, compreso il partito di pace israeliano. Le cose andranno avanti senza dire se collaboreremo con qualche leader palestinese eletto dal popolo e non tocca a noi interferire nel processo. Passerà un anno prima di sapere se in effetti esiste uno spiraglio di opportunità - o solo un vuoto di opportunità. Fonte: <http://www.counterpunch.org/avnery12042004.html>http://www.counterpunch.org/avnery12042004.html Traduzione di Loredana Stefanelli per Nuovi Mondi Media NOVITA' SU NUOVIMONDIMEDIA.IT articoli di Mohammed Mesbah, Uri Avnery, George Monbiot, Anna Lappé e Frances Moore Lappé, Naomi Klein, Michel Chossudovsky, John Pilger, Noam Chomsky, Subcomandante Marcos e molti altri... <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=928>Le guerre per l'acqua di Mohammed Mesbahi L'acqua è parte dell'eredità della terra. Bisogna preservarla per le generazioni future e proteggere quella di pubblico dominio con leggi locali, nazionali e internazionali. L'accesso all'acqua pulita è un diritto umano fondamentale e la privatizzazione non contribuirà a preservarla. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=925>Intervista a Howard Zinn: Vietnam, Cuba, Iraq... di Miguel Álvarez Sánchez Un'intervista a tutto tondo a Howard Zinn, lo storico della dissidenza. Dalla guerra del Vietnam, all'embargo a Cuba fino all'invasione dell'Iraq. Un ragguaglio storico e un'analisi completa sulle conseguenze, nazionali e internazionali, della politica repressiva e belligerante degli Stati Uniti <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=924>Eduardo Galeano: "La guerra alla droga è un'enorme ipocrisia dell'impero" di Alex Contreras Baspineiro "Queste finte politiche antidroga e antiterrorismo sono dei semplici pretesti per militarizzare il popolo, per tentare di imporre gli ordini del nuovo mondo che non hanno nulla a che vedere con le realtà caratteristiche di ogni nazione. Sono dei pretesti che insultano l'intelligenza umana" <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=922>Il talento straordinario di Wangari Maathai di Anna Lappé e Frances Moore Lappé "A ottobre è stato assegnato il premio Nobel per la Pace a Wangari Maathai. Per quale motivo tributare l'onorificenza all'attivismo ambientale in un'epoca contrassegnata da questioni più urgenti come la guerra, il terrorismo e la proliferazione nucleare? L'abbiamo capito ricordando il nostro viaggio in Kenya e l'incontro con Wangari: la speranza concreta della pace, tra gli esseri umani e per la Terra stessa, passa attraverso le scelte, individuali e collettive, di cittadini legittimati a esserlo. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=921>Sfamare le macchine, non le persone di George Monbiot Quanti stanno promuovendo l'adozione di biocarburanti di origine vegetale sono ben intenzionati, ma sbagliano. Sbagliano perchè il mondo è limitato. Se i biocarburanti decolleranno, diverranno la causa di un disastro umanitario e ambientale. Abbiamo bisogno di una soluzione per il surriscaldamento del pianeta causato dalle auto, ma di certo questa non è quella giusta. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=920>Kerry e il dono dell'immunità di Naomi Klein Il vero regalo di Kerry per Bush non è stata la presidenza, ma l'immunità. La dimostrazione migliore si incarna nell'uomo Marlboro di Falluja e nei dibattiti surreali che lo hanno coinvolto. La vera immunità genera una specie di delirante decadenza, e la sua faccia è questa: una nazione che si scalda con il fumo, mentre l'Iraq brucia. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=919>Un tic volontario nei servizi dei media sull'Iraq di Norman Solomon L'uso selettivo dei media americani dell'espressione 'forze irachene' è sintomatico del modo in cui la corrente principale dei media si rimette alla terminologia di Washington, rifacendosi quasi di riflesso alla terminologia, all'arroganza e all'umore dell'amministrazione. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=918>L'ultraliberalismo ha atomizzato la società di Eric Aechimann Intervista a Emmanuel Todd, demografo, autore di Après l'Empire, un libro sul declino dell'impero americano."...arriverà il momento in cui il mondo si renderà conto che la società americana è una società di consumo troppo cara da mantenere, fattore di disordine economico e geopolitico. Infatti, un impero non può dirsi tale se non è in grado di garantire l'ordine nei territori che pretende di dominare". <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=917>L'eredità avvelenata di Bhopal di Gary Cohen Bhopal, il più grande disastro chimico mai avvenuto. Oggi, dopo vent'anni, i sopravvissuti non parlano solo per loro stessi ma anche per noi. Il 'terrore chimico' che hanno vissuto e la mancanza di attenzione e rispetto che hanno subito ci ricordano che anche noi stiamo vivendo sotto la stessa nuvola velenosa. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=916>Normalizzare l'impensabile: Falluja, le elezioni Usa e l'11 settembre di John Pilger Questo crimine epico è il più grande scandalo politico dei nostri tempi, l'ultimo capitolo di una storia lunga tutto il XX secolo fatta di conquiste occidentali su altre terre e sulle loro risorse. Se noi permettiamo che questo sia "normalizzato", se ci rifiutiamo di chiedere e di indagare le intenzioni nascoste e le inspiegabili strutture segrete del potere al cuore dei governi "democratici"; se noi permettiamo che la gente di Fallujah sia annientata nel nostro nome, noi rinunciamo alla democrazia e all'umanità. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=915>La scelta di Karzai di Jonathan Manthorpe Afghanistan: guerra civile o narco-stato. Gli elettori afgani hanno dato a Karazai un'ampia maggioranza di voti nelle elezioni presidenziali di ottobre. Ma prima della sua ufficiale investitura, all'inizio del mese prossimo, Karzai deve nominare un gabinetto, cosa quasi impossibile da fare senza includere rappresentanti dei signori della guerra locali il cui potere si basa sulla coltivazione e sul traffico di papaveri da oppio dai quali viene estratta l'eroina. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=914>Verità semplice, opinione difficile di Noam Chomsky Il principio fondamentale alla base delle attuali relazioni internazionali è: noi siamo i buoni. Noi è il governo, un'accettazione del concetto totalitario che lo Stato e il popolo siano una cosa sola. Noi siamo benevolenti, cerchiamo la pace e la giustizia, sebbene talvolta commettiamo degli errori mettendole in pratica. Noi veniamo ingannati dai cattivi che non sono a livello dei nostri elevati principi. Come possiamo credere a questa gente? <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=913>EZLN: omaggio a Montalbán Lettera del Subcomandante Marcos Se qualcuno mi chiedesse una definizione di Don Manuel Vázquez Montalbán, direi che egli fu, ed è, un ponte. Sarebbe magnifico che quelli che stanno al Potere fossero obbligati a leggere almeno sette libri. So che tutto questo può sembrare sovversivo, utopico, o entrambi. In realtà ve lo racconto perché se qualcosa può definire il lavoro di Montalbán è il pestello con cui lui ha abbattuto muri, l'abilità da ventriloquo con cui ha fatto parlare i potenti e gli intellettuali. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=912>Uranio impoverito: negli alimenti che provengono da Bosnia Erzegovina e Kosovo? di Nicole Corritore e Davide Sighele Il Ministero della salute italiano ha emesso un decreto con il quale si avvia un programma di monitoraggio sulle derrate alimentari provenienti da Bosnia Erzegovina e Kossovo. Sono due i contaminanti chimico-fisici ricercati: uranio ed arsenico. Dopo le numerose denunce di pacifisti e ambientalisti, anche le autorità si preoccupano di verificare l'ipotesi che i bombardamenti NATO con proiettili all'uranio impoverito abbiano causato forti contaminazioni. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=911>La lezione aritmetica di Falluja di Greg Palast "I comandanti americani hanno riferito che 38 soldati in servizio sono morti e 275 sono rimasti feriti durante l'attacco di Falluja". Disinformazione al momento di contare le perdite dell'esercito statunitense... <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=910>L'incontro Bush - Uribe: seconda fase del Plan Colombia di Carlos Fazio Il 2005 segna la fine dell'appoggio ufficiale degli Stati Uniti al Plan Colombia, l'iniziativa lanciata dall'ex presidente Clinton, attraverso la quale Washington ha canalizzato quasi 3 milioni di dollari per la lotta al 'narcotraffico'. 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Nessuno riuscirà ormai a fermare il nostro desiderio di cambiamento, di democrazia e di libertà". <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=908>Imedia insabbiano i crimini di guerra Usa di Michel Chossudovsky L'esercito degli Stati Uniti ha dichiarato che "sta esaminando a fondo il fatto del marine USA che ha colpito a morte a bruciapelo un rivoltoso iracheno ferito", in una moschea di Fallujah. La storia viene data in pasto alla catena informativa, con l'intento di distrarre la pubblica opinione dal tema ben più importante e ampio dei crimini di guerra. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=907>Chi è il prossimo? di Ury Avnery Sharon userà ogni mezzo, palese od occulto, per distruggere qualsiasi leadership palestinese moderata. Il suo alleato naturale è Hamas, che si oppone ad ogni negoziazione con Israele. D'ora in poi Abu Mazen sarà il nemico numero 1 che, secondo i piani della Casa Bianca, dovrà essere destituito prima che abbia l'opportunità di mettere radici. <http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=906>La diplomazia nel Darfur: avanti con gli appalti di Pratap Chatterjee In Africa, la trovata di chiamare ogni contratto con aziende appaltatrici missioni di pace, di limitarlo ad alcuni milioni di dollari, di assumere ex-dipendenti della CIA e personale delle Forze Speciali, permette all'amministrazione statunitense di trarre numerosi vantaggi dagli appalti. Se la missione di pace in Darfur dovesse avere successo, il governo se ne attribuirà il merito, mentre se qualcosa dovesse andare storto, come accaduto in Bosnia, potrà sempre dare la colpa ai committenti. 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