NUOVI MONDI MEDIA - newsletter #29



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newsletter #29 - dicembre 2004      <http://www.nuovimondimedia.com>

 Vuoto d'opportunità?
di Uri Avnery da Counter Punch

Barghouti, Abu Mazen e Sharon. Arriverà il momento in cui i palestinesi
dovranno discutere il futuro della loro lotta per la liberazione. Ma questo
il momento giusto? Io credo di no. In questo momento, la mancanza di unità
tra i palestinesi fornirà un pretesto ai nemici della pace all'interno
della leadership israeliana e americana.La mia immediata reazione alla
candidatura di Marwan Barghouti alla presidenza dell'Autorità palestinese è
stata positiva.

Prima di tutto, sono sempre dalla parte degli sfavoriti e chi potrebbe
essere più sfavorito di un prigioniero?

Secondo, rispetto quell'uomo. L'ho conosciuto in occasione degli incontri
di pianificazione delle azioni di pace congiunte. Ho manifestato per lui a
Tel-Aviv e sono stato mandato via con la forza dal palazzo di giustizia,
con lo sfondo di una folla di destra che urlava al linciaggio.

Terzo, la candidatura di Marwan Barghouti porta all'ordine del giorno il
destino dei prigionieri palestinesi - quei prigionieri di guerra che sono
trattati da Israele come comuni criminali.
Quarto, la sua candidatura (se mai la eserciterà) preparerà la strada per
una scena senza precedenti nel mondo arabo: un'elezione in cui la vittoria
di un candidato non è assicurata in anticipo. Un confronto tra Abu Mazen e
Marwan Barghouti sarebbe una sfida vera.

Però pensandoci meglio, ho cambiato punto di vista.

Il mondo intero sta seguendo la vicenda per vedere se il popolo palestinese
è capace di rimanere unito in tempo di crisi, dopo la morte del Padre della
Nazione. Nei 45 anni in cui Yasser Arafat è stato il leader della lotta per
la liberazione, era riuscito a mantenere l'unità di questo popolo, un
compito quasi impossibile. Molti hanno predetto che dopo la sua morte la
nazione si sarebbe divisa in centinaia di gruppi. L'unità creata intorno ad
Abu Mazen - almeno finora - ha confutato queste speranze (o paure).

Io non sono un fervido credente dell'"Unità". I dibattiti e le dispute sono
la linfa vitale della democrazia e, quando arriverà il momento, i
palestinesi dovranno discutere, sotto tutti i punti di vista, il futuro
della loro lotta per la liberazione. Ma la domanda è: è questo il momento
giusto?

Io credo di no. In questo momento, la mancanza di unità tra i palestinesi
fornirà un pretesto ai nemici della pace all'interno delle leadership
israeliane e americane. Esclameranno con grande gioia: "Visto? Non c'è
nessuno con cui parlare!". Per il popolo palestinese è importante
dimostrare al mondo che, in effetti, c'è qualcuno con cui parlare. E
siccome sia il presidente Bush che la sua guida e il suo mentore, Ariel
Sharon, hanno già dichiarato che Abu Mazen è "moderato" e "pragmatico",
saranno duramente costretti a rimangiarsi lo slogan menzognero "Non abbiamo
un partner!" (Copyright: Ehud Barak).
È quindi importante che Abu Mazen venga eletto e che venga eletto dalla
grande maggioranza.

Bisogna dargli un'opportunità. Non solo a lui, ma all'intero approccio che
egli rappresenta: la fiducia che senza attacchi suicidi e senza l'Intifada
armata, i palestinesi possano ora raggiungere i loro basilari obiettivi
nazionali, ossia uno stato palestinese nella West Bank e nella striscia di
Gaza, il confine della Green Line (con possibili piccoli cambiamenti del
territorio), Gerusalemme come capitale dei due stati, l'evacuazione delle
colonie e l'accordo su una soluzione pratica al problema dei rifugiati.

Forse è una fiducia ingenua. Forse non ha nessuna possibilità di
realizzazione o forse, in effetti, sono i palestinesi a non "avere un
rappresentante?". Tuttavia, è importante per il palestinesi - e per il
mondo intero - mettere alla prova questa opinione. Tra un anno, alla fine
del 2005, sarà possibile trarre delle conclusioni - e allora sarà giunto il
momento giusto per il grande dibattito tra i palestinesi. Se Abu Mazen
riuscirà a dimostrare dei risultati notevoli, allora vincerà. Se non lo
farà, allora scoppierà la terza Intifada.

Questo dibattito palestinese rappresenterà la grande opportunità per Marwan
Barghouti di introdursi e presentare il proprio progetto. Credo che fino ad
allora farebbe meglio a sostenere Abu Mazen. Dopo tutto egli stesso la
pensava così fino a questa settimana.

Ma le speranze di Abu Mazen hanno delle basi reali?

Questa settimana il presidente egiziano Husni Mubarak ha consigliato ai
palestinesi di riporre la loro fiducia in Sharon. "E' in grado di ottenere
la pace" - ha affermato, aggiungendo poi con discrezione - "Se lo vuole".
Gli interessi di Mubarak sono palesi. Ogni anno riceve un enorme sussidio
dagli Stati Uniti, una donazione vitale per la stabilità del suo regime.
Questi fondi dipendono dal Congresso degli Stati Uniti, chiamato dalle
lingue maliziose "Territorio israeliano occupato". È nel suo interesse
quindi essere amico di Sharon e aiutarlo nell'attuale situazione.

Sharon si trova al centro di una delicata manovra politica, avendo cacciato
dal governo il Partito Shinui, l'unico partner di coalizione rimasto. Il
grande e potente Comitato Centrale del suo partito non gli permetterà di
creare una coalizione assolutamente "secolare" con il Partito Shinui e il
Partito Laburista, perciò deve portare all'interno del governo il Partito
Ultra-ortodosso invece che quello Shinui.

Adesso sembra uno di quei trapezisti da circo che ha lasciato una barra e,
librando nell'aria, ne deve agganciare un'altra. Molti nel suo partito
stanno tentando di allontanare questa barra da lui, perciò cadrà al suolo e
si spezzerà il collo.
Se Sharon non avrà successo, ci saranno le elezioni. Tutto ciò comporta
che, per molti mesi, il sistema politico resterà paralizzato, il "ritiro"
da Gaza non avrà luogo e la pace non sarà portata all'ordine del giorno.
Tutto questo significa la fine della carriera politica di Abu Mazen.

D'altra parte, se Sharon riuscirà a creare la nuova coalizione, con il
Partito Laburista e quello Ultra-ortodosso, e se si procurerà il consenso
di quest'ultimo al suo piano di "ritiro", sarà l'inizio di una gara a
ostacoli. Riuscirà il governo a mobilitare l'opinione pubblica per il
ritiro dall'intera striscia di Gaza? Riuscirà a rimuovere i coloni senza
spargimento di sangue? Consegnerà "l'asse di Filadelfia" che separa la
striscia di Gaza dal mondo? Sarà d'accordo sulla riapertura del porto di
Gaza e dell'aeroporto? Provvederà a un "passaggio sicuro" tra la striscia
di Gaza e la West Bank? (questo era un punto importante dell'accordo di
Oslo, violato costantemente fin da allora dal governo israeliano).
Tutto ciò è solo un assaggio rispetto alla Maratona della West Bank. Non è
un segreto che Sharon abbia architettato il "piano di ritiro" non solo per
sbarazzarsi della responsabilità del milione e 250 mila palestinesi della
Striscia di Gaza, ma soprattutto per annettere silenziosamente il 58% del
territorio della West Bank. Abbandonerà il suo sogno?

Gli ottimisti credono che il ritiro da Gaza - se dovesse effettivamente
avvenire, con la volontà di Dio - da solo produrrà un risultato. Esiste uno
spiraglio di opportunità. Dopo che Sharon e Bush hanno demonizzato per anni
Yasser Arafat e hanno sfruttato l'odio orchestrato per sabotare ogni passo
verso la pace, ora quest'alibi è scomparso, insieme al leader palestinese.
Inoltre, Bush vorrà ottenere qualcosa di significativo durante il suo
ultimo periodo di permanenza in carica. Lo stesso vale per Shimon Peres.
Glielo chiederà l'opinione pubblica. L'Europa intera sarà coinvolta. Sharon
verrà spazzato via dalla stessa corrente da lui creata. Come dice il motto
del vecchio ebreo: "Se Dio vuole, anche un manico di scopa può sparare".

Altri sono più pessimisti e additano alla leggendaria testardaggine di
Sharon. Rimanderà la discussione sulla West Bank fino all'attuazione del
piano di Gaza. Tutto ciò fino alla fine del 2005. L'anno seguente, il 2006,
sarà dedicato alle elezioni israeliane. E così via. Nel frattempo, Sharon
realizza dei "fatti".

Chi ha ragione? Gli ottimisti o i pessimisti? In verità nessuno può
prevedere oggi quello che avverrà. Dipende da molti fattori, compreso il
partito di pace israeliano.
Le cose andranno avanti senza dire se collaboreremo con qualche leader
palestinese eletto dal popolo e non tocca a noi interferire nel processo.
Passerà un anno prima di sapere se in effetti esiste uno spiraglio di
opportunità - o solo un vuoto di opportunità.

Fonte:
<http://www.counterpunch.org/avnery12042004.html>http://www.counterpunch.org/avnery12042004.html
Traduzione di Loredana Stefanelli per Nuovi Mondi Media

NOVITA' SU NUOVIMONDIMEDIA.IT
articoli di Mohammed Mesbah, Uri Avnery, George Monbiot, Anna Lappé e
Frances Moore Lappé, Naomi Klein, Michel Chossudovsky, John Pilger, Noam
Chomsky, Subcomandante Marcos e molti altri...

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L'acqua è parte dell'eredità della terra. Bisogna preservarla per le
generazioni future e proteggere quella di pubblico dominio con leggi
locali, nazionali e internazionali. L'accesso all'acqua pulita è un diritto
umano fondamentale e la privatizzazione non contribuirà a preservarla.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=925>Intervista
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Un'intervista a tutto tondo a Howard Zinn, lo storico della dissidenza.
Dalla guerra del Vietnam, all'embargo a Cuba fino all'invasione dell'Iraq.
Un ragguaglio storico e un'analisi completa sulle conseguenze, nazionali e
internazionali, della politica repressiva e belligerante degli Stati Uniti

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=924>Eduardo
Galeano: "La guerra alla droga è un'enorme ipocrisia dell'impero"
di Alex Contreras Baspineiro
"Queste finte politiche antidroga e antiterrorismo sono dei semplici
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talento straordinario di Wangari Maathai
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"A ottobre è stato assegnato il premio Nobel per la Pace a Wangari Maathai.
Per quale motivo tributare l'onorificenza all'attivismo ambientale in
un'epoca contrassegnata da questioni più urgenti come la guerra, il
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nostro viaggio in Kenya e l'incontro con Wangari: la speranza concreta
della pace, tra gli esseri umani e per la Terra stessa, passa attraverso le
scelte, individuali e collettive, di cittadini legittimati a esserlo.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=921>Sfamare
le macchine, non le persone
di George Monbiot
Quanti stanno promuovendo l'adozione di biocarburanti di origine vegetale
sono ben intenzionati, ma sbagliano. Sbagliano perchè il mondo è limitato.
Se i biocarburanti decolleranno, diverranno la causa di un disastro
umanitario e ambientale. Abbiamo bisogno di una soluzione per il
surriscaldamento del pianeta causato dalle auto, ma di certo questa non è
quella giusta.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=920>Kerry
e il dono dell'immunità
di Naomi Klein
Il vero regalo di Kerry per Bush non è stata la presidenza, ma l'immunità.
La dimostrazione migliore si incarna nell'uomo Marlboro di Falluja e nei
dibattiti surreali che lo hanno coinvolto. La vera immunità genera una
specie di delirante decadenza, e la sua faccia è questa: una nazione che si
scalda con il fumo, mentre l'Iraq brucia.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=919>Un
tic volontario nei servizi dei media sull'Iraq
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L'uso selettivo dei media americani dell'espressione 'forze irachene' è
sintomatico del modo in cui la corrente principale dei media si rimette
alla terminologia di Washington, rifacendosi quasi di riflesso alla
terminologia, all'arroganza e all'umore dell'amministrazione.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=918>L'ultraliberalismo
ha atomizzato la società
di Eric Aechimann
Intervista a Emmanuel Todd, demografo, autore di Après l'Empire, un libro
sul declino dell'impero americano."...arriverà il momento in cui il mondo
si renderà conto che la società americana è una società di consumo troppo
cara da mantenere, fattore di disordine economico e geopolitico. Infatti,
un impero non può dirsi tale se non è in grado di garantire l'ordine nei
territori che pretende di dominare".

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=917>L'eredità
avvelenata di Bhopal
di Gary Cohen
Bhopal, il più grande disastro chimico mai avvenuto. Oggi, dopo vent'anni,
i sopravvissuti non parlano solo per loro stessi ma anche per noi. Il
'terrore chimico' che hanno vissuto e la mancanza di attenzione e rispetto
che hanno subito ci ricordano che anche noi stiamo vivendo sotto la stessa
nuvola velenosa.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=916>Normalizzare
l'impensabile: Falluja, le elezioni Usa e l'11 settembre
di John Pilger
Questo crimine epico è il più grande scandalo politico dei nostri tempi,
l'ultimo capitolo di una storia lunga tutto il XX secolo fatta di conquiste
occidentali su altre terre e sulle loro risorse. Se noi permettiamo che
questo sia "normalizzato", se ci rifiutiamo di chiedere e di indagare le
intenzioni nascoste e le inspiegabili strutture segrete del potere al cuore
dei governi "democratici"; se noi permettiamo che la gente di Fallujah sia
annientata nel nostro nome, noi rinunciamo alla democrazia e all'umanità.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=915>La
scelta di Karzai
di Jonathan Manthorpe
Afghanistan: guerra civile o narco-stato. Gli elettori afgani hanno dato a
Karazai un'ampia maggioranza di voti nelle elezioni presidenziali di
ottobre. Ma prima della sua ufficiale investitura, all'inizio del mese
prossimo, Karzai deve nominare un gabinetto, cosa quasi impossibile da fare
senza includere rappresentanti dei signori della guerra locali il cui
potere si basa sulla coltivazione e sul traffico di papaveri da oppio dai
quali viene estratta l'eroina.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=914>Verità
semplice, opinione difficile
di Noam Chomsky
Il principio fondamentale alla base delle attuali relazioni internazionali
è: noi siamo i buoni. Noi è il governo, un'accettazione del concetto
totalitario che lo Stato e il popolo siano una cosa sola. Noi siamo
benevolenti, cerchiamo la pace e la giustizia, sebbene talvolta commettiamo
degli errori mettendole in pratica. Noi veniamo ingannati dai cattivi che
non sono a livello dei nostri elevati principi. Come possiamo credere a
questa gente?

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=913>EZLN:
omaggio a Montalbán
Lettera del Subcomandante Marcos
Se qualcuno mi chiedesse una definizione di Don Manuel Vázquez Montalbán,
direi che egli fu, ed è, un ponte. Sarebbe magnifico che quelli che stanno
al Potere fossero obbligati a leggere almeno sette libri. So che tutto
questo può sembrare sovversivo, utopico, o entrambi. In realtà ve lo
racconto perché se qualcosa può definire il lavoro di Montalbán è il
pestello con cui lui ha abbattuto muri, l'abilità da ventriloquo con cui ha
fatto parlare i potenti e gli intellettuali.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=912>Uranio
impoverito: negli alimenti che provengono da Bosnia Erzegovina e Kosovo?
di Nicole Corritore e Davide Sighele
Il Ministero della salute italiano ha emesso un decreto con il quale si
avvia un programma di monitoraggio sulle derrate alimentari provenienti da
Bosnia Erzegovina e Kossovo. Sono due i contaminanti chimico-fisici
ricercati: uranio ed arsenico. Dopo le numerose denunce di pacifisti e
ambientalisti, anche le autorità si preoccupano di verificare l'ipotesi che
i bombardamenti NATO con proiettili all'uranio impoverito abbiano causato
forti contaminazioni.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=911>La
lezione aritmetica di Falluja
di Greg Palast
"I comandanti americani hanno riferito che 38 soldati in servizio sono
morti e 275 sono rimasti feriti durante l'attacco di Falluja".
Disinformazione al momento di contare le perdite dell'esercito
statunitense...

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=910>L'incontro
Bush - Uribe: seconda fase del Plan Colombia
di Carlos Fazio
Il 2005 segna la fine dell'appoggio ufficiale degli Stati Uniti al Plan
Colombia, l'iniziativa lanciata dall'ex presidente Clinton, attraverso la
quale Washington ha canalizzato quasi 3 milioni di dollari per la lotta al
'narcotraffico'. Da alcuni mesi si sta parlando della seconda fase del Plan
Colombia, visto che questo paese sudamericano conserva una relazione
diretta con la 'sicurezza nazionale' degli Stati Uniti..

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=909>Ucraina:
la festa della democrazia
di Enrico Piovesana
Parla da Kiev una responsabile del Porà, protagonista delle proteste di
questi giorni. "Sappiamo che la vittoria è vicina. Siamo pieni di fiducia,
entusiasmo e orgoglio. Il nostro paese non ha mai vissuto nulla del genere.
Il popolo, tutto il popolo, è unito e solidale. Nessuno riuscirà ormai a
fermare il nostro desiderio di cambiamento, di democrazia e di libertà".

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=908>Imedia
insabbiano i crimini di guerra Usa
di Michel Chossudovsky
L'esercito degli Stati Uniti ha dichiarato che "sta esaminando a fondo il
fatto del marine USA che ha colpito a morte a bruciapelo un rivoltoso
iracheno ferito", in una moschea di Fallujah. La storia viene data in pasto
alla catena informativa, con l'intento di distrarre la pubblica opinione
dal tema ben più importante e ampio dei crimini di guerra.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=907>Chi
è il prossimo?
di Ury Avnery
Sharon userà ogni mezzo, palese od occulto, per distruggere qualsiasi
leadership palestinese moderata. Il suo alleato naturale è Hamas, che si
oppone ad ogni negoziazione con Israele. D'ora in poi Abu Mazen sarà il
nemico numero 1 che, secondo i piani della Casa Bianca, dovrà essere
destituito prima che abbia l'opportunità di mettere radici.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=906>La
diplomazia nel Darfur: avanti con gli appalti
di Pratap Chatterjee
In Africa, la trovata di chiamare ogni contratto con aziende appaltatrici
missioni di pace, di limitarlo ad alcuni milioni di dollari, di assumere
ex-dipendenti della CIA e personale delle Forze Speciali, permette
all'amministrazione statunitense di trarre numerosi vantaggi dagli appalti.
Se la missione di pace in Darfur dovesse avere successo, il governo se ne
attribuirà il merito, mentre se qualcosa dovesse andare storto, come
accaduto in Bosnia, potrà sempre dare la colpa ai committenti.

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