La politica dell'UE verso la Cina



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La politica dell'UE verso la Cina
L'Associazione per i popoli minacciati critica i toni morbidi dell'Europa

Bolzano, Göttingen, 6 dicembre 2004

In occasione della visita contemporanea del Presidente della Repubblica italiana Ciampi e del Cancelliere tedesco Schröder, l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha pubblicato un rapporto sulla politica dell'Unione Europea verso la Cina. Nel rapporto si accusa in particolare il Cancelliere tedesco Schröder e in generale la politica europea di un atteggiamento troppo accondiscendente nei confronti della leadership cinese. Proprio il Cancelliere tedesco preme per chiedere la fine delle sanzioni europee contro la Cina, ignorando volutamente le decisioni del parlamento e delle sue commissioni di esperti che invece si pronunciano contrari alla fine dell'embargo di armi alla Cina. Il rapporto dell'APM non solo approfondisce il dibattito sull'eventualità di togliere l'embargo di armi contro la Cina, ma accusa anche Germania e Francia di impedire una comune politica dell'UE con la Repubblica Popolare Cinese grazie al loro gareggiare per ottenere ordini lucrativi per la propria economia.

Secondo l'APM, è la Germania che dovrebbe utilizzare la sua fama di "migliore amico della Cina" per contribuire in modo costruttivo alla soluzione di gravi conflitti come quelli in corso con Taiwan, in Tibet e in Xinjiang. Il governo tedesco forse ricorda che il suo contratto di coalizione del 2002 poneva come punto fermo della politica estera tedesca proprio la prevenzione dei conflitti internazionali.

La divisione dei compiti fatta a Berlino è assurda: il cancelliere ormai veste i panni del capo-manager dell'azienda Germania e insieme a dirigenti aziendali tedeschi continua a fare pubblicità alla "propria azienda". Con dichiarazioni arbitrarie come l'annuncio della vendita della fabbrica di plutonio di Hannau o la fine dell'embargo europeo di vendita di armi alla Cina, Schröder mette in serie difficoltà il suo ministro degli esteri. Per la leadership cinese gli avvertimenti di Joschka Fischer hanno perso qualsiasi credibilità visto che Schröder ha tolto al suo ministro ogni potere nella questione cinese. Nel 1996 Fischer, allora all'opposizione, chiedeva al governo CDU/FDP una politica nuova nei confronti della Cina accusandolo di una linea troppo morbida. Questa critica oggi è più che mai attuale visto che il tentativo del governo tedesco di accattivarsi le simpatie cinesi è difficilmente superabile da altri.

Il rapporto dell'APM conclude che dal punto di vista del miglioramento a breve e medio termine della situazione dei diritti umani sia il dialogo tra Germania e Cina sia quello tra UE e Cina sono inefficaci. Continuando in questo modo i primi risultati si avranno tutt'al più tra qualche decennio. Se si mira veramente al miglioramento delle condizioni dei diritti umani in Cina, bisogna urgentemente aumentare la pressione politica e rendere più concreti i dialoghi con la leadership cinese.

Vedi anche:
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/041027it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/041001it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040829it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040126it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/03-2/031029it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/03-2/030909it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/02-3/020909it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/01-3/011206it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/01-3/011108it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/mongol/mongol.html | www.gfbv.it/3dossier/uiguri.html

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