MARGARETH, UNA DI NOI.







L'assassinio dell'operatrice umanitaria Margareth Hassan, resa nota nello
stesso giorno in cui è stata diffusa la fotografia dell'uccisione a sangue
freddo di un prigioniero da parte di un soldato statunitense, testimonia
ancora una volta quale baratro la guerra abbia scavato.

Conoscevamo Margareth, il suo amore per il popolo iracheno, la sua
dedizione al lavoro umanitario, era una di noi.
Non conosciamo invece i suoi assassini mascherati, ma siamo certi, chiunque
essi siano, che non lavorano per la democrazia in Iraq.

Non conosciamo nemmeno i tanti civili iracheni periti sotto le bombe, anche
loro sono parte del nostro popolo, il popolo della pace.
L'Iraq ha bisogno di pace e la pace non si fonda con la guerra.
E' urgente che la comunità internazionale assuma le sue responsabilità
verso la popolazione irachena ponendo fine alla occupazione e alle atrocità
di cui è responsabile e favorendo il dialogo tra tutte le componenti del
popolo iracheno. Solo questo dialogo può aprire la strada ad elezioni
giuste, ad una vera sovranità e nel contempo isolare i terroristi che
lavorano contro la stessa  popolazione.






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