APPELLO DELLA SOCIETA' CIVILE IN FAVORE DEGLI ATTIVISTI DEI MOVIMENTI



Alla luce dei fatti successi recentemente tra Londra e Trieste, che 
hanno colpito in maniera ingiusta e sproporzionata alcuni attivisti dei 
movimenti sociali di Monfalcone, Gorizia e Trieste, noi rappresentanti 
della società civile, amministratori pubblici, eletti, operatori 
sociali, lavoratori, legali, associazioni e singole persone, vogliamo 
esprimere la nostra preoccupazione e la nostra indignazione per quanto 
sta avvenendo nel nostro territorio.

Tra domenica 17 e venerdì 22 ottobre 2004 alcuni giovani, conosciuti in 
tutta la regione come persone impegnate nella vita politica, nel sociale 
e nella cultura, sono stati colpiti da misure repressive e da arresti 
temporanei preventivi, misure che nelle modalità ricordano una 
concezione del controllo sociale di fascista memoria e, nel caso dei 
fogli di via per pericolosità sociale - ne sono stati emessi quattro 
dalla questura di Trieste -, prendono spunto proprio da leggi del 
ventennio mai cambiate da nessun governo.

Noi conosciamo queste persone per l'impegno a fianco degli ultimi e 
degli esclusi di questa regione, con i migranti o con i senza casa, con 
gli studenti, con gli anziani e con i tossicodipendenti; li riconosciamo 
come validi interlocutori per tanti tavoli istituzionali che sono stati 
aperti in particolare a Monfalcone e in tutta la provincia di Gorizia, 
su temi quali le politiche giovanili, l'immigrazione, il disagio e le 
politiche sociali e culturali in genere, in alcuni casi vere e proprie 
emergenze che la politica istituzionale, da sola, non può affrontare 
senza validi interlocutori nella società.

Sappiamo che i metodi di manifestare il dissenso possono variare da 
persona a persona - ciò dipende dalla sensibilità, dal coraggio e dalla 
passione che ognuno mette nelle cose che fa - ma è fuori discussione che 
impedire, ad esempio, la libera mobilità delle persone su un territorio 
ristretto come quello delle provincie di Trieste e Gorizia, è una 
limitazione delle libertà personali ingiustificata e che ci sentiamo di 
contestare - senza contare che in alcuni dei citati casi lede 
direttamente il diritto costituzionale al lavoro e allo studio.

Questi ragazzi fanno qualcosa, forse fanno troppo, a volte forse 
travalicando i limiti della legalità, ma riteniamo che se questo accade 
vada giudicato e sanzionato ufficialmente da un tribunale, dove poter 
difendersi dalle accuse e conoscere più in specifico le motivazioni 
della supposta "pericolosità sociale".

Ad oggi queste azioni repressive sono state prese in maniera autonoma e 
totalmente discrezionale da parte della questura di Trieste, riteniamo 
questo ancora più grave visto che la polizia e il questore non sono 
tenuti a giudicare l'operato e le scelte di vita di una persona, ma 
semplicemente ad informare giudici e tribunali di eventuali ipotesi di 
reato, che poi verranno giudicate da chi di dovere.
Se salta questa procedura, e il questore di una città firma un foglio di 
via in base a sospetti di reato, vengono a mancare i fondamenti di uno 
stato di diritto, delle garanzie costituzionali e della stessa dignità 
delle persone.

Ci impegnamo pertanto a sostenere in tutte le sedi le azioni più 
opportune a far sì che i provvedimenti della Questura di Trieste vengano 
revocati e per far sì che chi dovrà rispondere di eventuali reati che 
gli vengono contestati all'estero sia messo in condizione di difendersi 
in maniera appropriata e giusta.

Ciò vale anche dal punto di vista economico: ad esempio, il ricorso al 
TAR contro il foglio di via obbligatorio costa circa 500 euro, una cifra 
difficilmente sostenibile per dei lavoratori precari e degli studenti. 
Appoggiamo quindi tutte le iniziative pubbliche di autofinanziamento che 
verranno organizzate al riguardo.

per adesioni: razzismostop.vg at katamail.com 
<mailto:razzismostop.vg at katamail.com.
Per vedere chi ha aderito finora www.globalest.info 
<http://www.globalest.info>




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