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IN RICORDO DI GIUNI RUSSO
- Subject: IN RICORDO DI GIUNI RUSSO
- From: "anna" <ambarile at fermobiologico.it>(by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Thu, 28 Oct 2004 01:52:15 +0100
Lettera al Governatore della Libia ( Battiato 1989 ) Presso una casa antica e bella Piena di foto di regine e di bandiere Aspettavamo il console italiano La fine dell'estate fu veloce Nuvole nere in cielo e qualche foglia in terra Carico di lussuria si presentò l'autunno di Bengasi Lo sai che è desiderio della mano l'impulso di toccarla Ho scritto già una lettera al governatore della Libia I trafficanti d'armi occidentali Passano coi ministri a fianco alle frontiere Andate a far la guerra a Tripoli Nel cielo vanno i cori dei soldati Contro Al Mukhtar e Lawrence d'Arabia Con canti popolari da osteria Lo sai che quell'idiota di Graziani farà una brutta fine. Ho scritto già una lettera al governatore della Libia Ho scritto già una lettera al governatore della Libia Nel gennaio 1930 il generale Rodolfo Graziani viene nominato vicegovernatore della Cirenaica ( la Cirenaica è la zona più ricca della Libia, l'altopiano del Gebel in particolare, grazie alla presenza di piogge, offre maggiori possibilità di coltivazione e di allevamento del bestiame che nel resto del Paese ) e affianca il governatore Pietro Badoglio nell' attuazione della "fase finale" della repressione della resistenza antitaliana, guidata da Omar al-Mukhtar. Si apre una guerra senza quartiere: viene attuato un piano di deportazioni delle tribù seminomadi che appoggiano i ribelli, si ordina di impiccare i capi ribelli catturati, viene emanato un proclama i cui si afferma che se il nemico non si piega, sarebbe stato sterminato: ogni cosa sarebbe stata distrutta, le proprietà confiscate, i colpevoli puniti persino nelle loro famiglie; vengono istituiti tribunali volanti con diritto di morte per reati quali il possesso di armi da fuoco o il pagamento di tributi ai ribelli; viene permesso l'utilizzo di strumenti bombe ad aggressivi chimici, come testimonia un dispaccio di Badoglio al vicegovernatore Siciliani del 10 gennaio 1930: "Continui rastrellamenti e vedrà che salterà fuori ancora qualcosa. Si ricordi che per Omar al-Mukhtar occorrono due cose: primo, ottimo servizio di informazioni; secondo, una buona sorpresa con aviazione e bombe iprite. Spero che dette bombe le saranno mandate al più presto". La riconquista della Cirenaica dura circa due anni e si conclude con un impressionante bilancio di vittime tra la popolazione. CHI ERA OMAR MUKHTAR? Il 16 settembre ricorre l'anniversario dell'assassinio di Omar Mukhtar, eroe della resistenza libica prima contro i turchi e, successivamente, contro i colonizzatori italiani. Il vecchio capo dei partigiani della Montagna Verde fu circondato e catturato in Cirenaica, insieme ad una trentina di suoi uomini, il giorno 13 settembre 1931 e condotto a Bengasi il giorno dopo. Fu portato davanti ad una corte militare per alto tradimento il giorno 15. Subì un processo-farsa che portò in cella anche il suo difensore d'ufficio (il capitano Roberto Lontano, accusato di aver interpretato troppo scrupolosamente il proprio ruolo). La scontata condanna a morte fu eseguita all'alba di mercoledì 16 settembre, per impiccagione pubblica davanti a ventimila suoi compatrioti, nel campo di concentramento di Soluk. I generali fascisti e il governo Mussolini avevano fretta di far fuori l'ottantenne che aveva reso le loro notti insonni, alla testa di un piccolo gruppo di partigiani mal armati, ma che conoscevano bene il territorio ed avevano il sostegno della popolazione. Il dominio colonialista italiano, fino a quel momento, era garantito solo nei centri abitati della costa. Non sfugge a nessuno l'incongruenza dell'accusa di alto tradimento, e Omar Mukhtar fece osservare alla corte militare che lui non era mai stato cittadino italiano, né aveva mai accettato la sottomissione al potere coloniale. Ma la condanna a morte, in modo esemplare, serviva per soffocare ogni minima tentazione dei libici di cercare una speranza di libertà. E così fu; dopo l'assassinio di Omar Mukhtar, la resistenza armata libica non compì nessun'azione di rilievo e la maggior parte dei partigiani si rifugiò in Egitto, per riorganizzare il ritorno negli anni quaranta al seguito delle truppe inglesi. Questa pagina nera della storia d'Italia è stata relegata nell'oblio, i libri di testo difficilmente ne parlano in termini critici; al massimo citano le "opere di civilizzazione che il lavoro italiano era andato a costruire in quelle lande deserte", oppure descrivono, rimasticando la propaganda fascista di allora, "le azioni dei valorosi soldati di Roma contro le bande della barbarie". Un silenzio scandaloso, una rimozione collettiva al limite del grottesco, se si pensa che agli inizi degli anni ottanta, la nostra censura arrivò a vietare la proiezione del film Omar Mukhtar, il leone del deserto, del regista statunitense di origine araba, Mustafà Akkad. (da F.Adly, Il Manifesto/ag. Anbamed)
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