Cecenia a Strasburgo



Ceceni portano la Russia dinanzi la Corte europea dei diritti dell’uomo

Cecenia   Inviato da Giacomo Orlandini   giovedì, 14 ottobre 2004 16:24
È la prima volta che la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo decide di dare audizione ai cittadini ceceni sulle violazioni dei diritti umani perpetrate dalla Russia in Cecenia. Sei famiglie cecene porteranno oggi il loro caso dinanzi la Corte e accuseranno il governo russo di non rispettare la vita della popolazione civile cecena, sottoponendola a trattamenti inumani in violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950.

Le violazioni contestate riguardano gli articoli che si riferiscono al diritto alla vita, alle torture, ai trattamenti inumani e degradanti (artt. 2 e 3), alla protezione della proprietà (art. 1, prot. 1) e al diritto al ricorso effettivo (art. 13), in base al quale ogni persona i cui diritti e libertà riconosciuti dalla Convenzione siano stati violati ha diritto ad un ricorso effettivo davanti ad un'istanza nazionale (in questo caso russa), anche quando la violazione sia commessa da persone che agiscono nell'esercizio delle loro funzioni.

Secondo i legali delle famiglie, infatti, in Russia, sono già stati documentati diverse migliaia di casi del genere, ma i tribunali russi non hanno mai avviato alcun procedimento effettivo. L'obiettivo dei legali delle sei famiglie, riporta il Financial Times, è sia di dare visibilità internazionale alla questione dei diritti umani in Cecenia, sia di arrivare al primo pronunciamento legale sulle morti e sugli abusi sui familiari dei loro assistiti.

Gli episodi presi in considerazione dalla Corte sono avvenuti tutti tra il 1999 e il 2000, quando gli attacchi russi in Cecenia hanno raggiunto il loro apice. 3 casi in questione riguardano i bombardamenti aerei russi sulla popolazione in fuga da Grozny, la capitale cecena, dell'ottobre 1999, avvenuti nel completo silenzio della comunità internazionale. A causa di quegli attacchi, uno degli accusatori è stato ferito e i suoi due figli e la cognata sono rimasti uccisi. Un altro degli accusatori, nel corso dei bombardamenti, è stato invece ferito da colpi di armi da fuoco sul collo, le braccia e all'anca, e il terzo ha assistito inerme alla distruzione di tutte le proprietà della sua famiglia.

Al vaglio della Corte ci sarà anche il caso di un cittadino ceceno che, nel corso dei bombardamenti sul villaggio di Katyr-Yurt, nel febbraio del 2000, ha perso il figlio e le tre nipotine. Gli altri due casi portati dinanzi la Corte, riguardano la morte di 5 persone avvenuta nel gennaio 2000 a Grozny. Sui corpi mutilati delle vittime sono stati rinvenute ferite da armi da fuoco e da taglio e gli accusatori presumono che le vittime siano state oggetto di torture e siano state assassinate dalle forze armate russe durante le incursioni nelle loro abitazioni in cerca dei ribelli.

Le autorità russe, riporta la Bbc, hanno ammesso che gli abusi sono stati commessi, ma affermano che i colpevoli sono già stati puniti, e che dall'inizio del conflitto la situazione dei diritti umani in Cecenia sia migliorata.

Proprio la scorsa settimana una risoluzione dell'assemblea del Consiglio d'Europa ha condannato fermamente le autorità russe per le continue violazioni dei diritti umani, accusando, inoltre, i politici russi di ostacolare il Consiglio nel monitoraggio dei diritti umani nel Paese.

A causa dell'accumulo dei casi al vaglio della Corte, per la sentenza bisognerà probabilmente attendere fino al 2005.

Normalmente, sottolinea il Financial Times, la Corte non impone pesanti pene finanziarie, e se dovesse confermare le accuse il risarcimento per i danni morali e per la perdita delle proprietà ammonterebbero a poche decine di migliaia di euro.

Giacomo Orlandini