Il mio 8 per mille per gli ostaggi



Il mio 8 per mille per gli ostaggi
lanfranco caminiti [www.lanfranco.org]

Paghiamo, per favore, paghiamo.
Paghiamo per chiunque sia già sequestrato e per chiunque verrà sequestrato.
Paghiamo anche per riportare a casa qualunque corpo straziato e restituirlo ai parenti.
Se chiedono un milione diamogliene due, se ne chiedono due diamogliene quattro.
Paghiamo per i nepalesi, i turchi, i coreani, i filippini, gli indonesiani, paghiamo
per chiunque.
Paghiamo anche per gli inglesi, gli americani, quelli ricchi di proprio insomma.
Quelli che non vogliono cedere mai.
Defiscalizziamo le donazioni elargite dai ricchi, raccogliamo le piccole quote della
gente qualunque.
Evitiamo le trattative segrete, i soldi sporchi, le valigette. Gli intermediari speciali.
Che sia alla luce del sole.
Apriamo un ufficio a Baghdad, anzi più uffici, uno in ogni zona, a Falluja, a Najaf, a Mosul, a Bassora, ovunque vi siano salafiti, wahabiti, sciiti, sunniti e tutte le loro frantumazioni. Ovunque vi siano baathisti o gente del vecchio regime, diramazioni o gestioni in proprio di al qaeda o chiunque cazzo sia. Mettiamo una bella bandiera italiana su ogni ufficio, che si veda da lontano. Che si rivolgano a noi. Qui si
distribuiscono denari in cambio di vite umane.
Faranno la fila? Che importa? Sarà una fila sicura, nessuno si scaglierà contro con
un’autobomba.
E sarà sempre meglio che sentire giorno dopo giorno di questi giovani iraqeni che vengono uccisi mentre aspettano di indossare la divisa di poliziotto. E continuano a morire. E continuano a fare la fila. Quanto vale la vita di un iraqeno, uno stipendio
da poliziotto?
Non sento di file per i panettieri, i carpentieri, i piastrellisti, gli asfaltisti, i muratori, gli elettricisti. Solo per fare i poliziotti. Che michia di stato stanno
costruendo lì?
Diamo loro soldi, pacchi di soldi. Cash, contanti.
Tipo quelle cose che faceva Pannella a piazza Navona, che restituiva agli elettori i
soldi dei contributi ai partiti.
Che vengano, portandosi dietro gli ostaggi, quelli che hanno preso, quelli che
prenderanno, e li liberino lì, davanti a noi. Come sia stato un gioco, una «mosca cieca». Ci costerebbe sicuramente meno di quello che può costare «proteggere» con contractors privati ogni qualunque movimento. Di quello che ci costa tutta la nostra «missione». E se proprio vogliamo tenerla per dare un ordine al traffico e al flusso che ne verrà,
la si tenga.
Finora, l’unico ‘sentimento’ che siamo riusciti a esportare lì è «greed», l’avidità. Qualche analista potrebbe spiegare che è la fase dell’«accumulazione primitiva». Accade proprio così, tra predoni e briganti. Ecco, acceleriamola questa fase, non
perdiamo tempo.
Non perdiamo vite umane.
Che ogni ostaggio sia un «nostro» ostaggio. Tutti, tutti lì sono i «nostri ragazzi». E’ orribile la casualità con cui si muore o si resta in vita. E’ la decimazione, così,
sei scelto come capita, perché è più facile, a cazzo.
Basta. Paghiamo. Per tutti.
E che francesi e americani, inglesi o quel che l’è non ci rompano i coglioni con le
loro fisime.
Compreranno più armi per combatterci? Non è che finora siano mancate le armi laggiù.
Se è il caso, questi ci sgozzano con un taglierino.
Prima paghiamo, meglio è.
Prima ce ne torneremo a casa.

Roma, 5 ottobre 2004