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L’intervento americano in Irak: un’opinione .
- Subject: L’intervento americano in Irak: un’opinione .
- From: "davide" <marzoratidavide at virgilio.it>(by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Mon, 27 Sep 2004 01:21:35 +0100
L’intervento americano in Irak: un’opinione. Quel miraggio....chiamato pace, nel deserto iracheno non compare ancora. Ma non solo lì. Vi sono altri posti nel mondo, altri paesi, altre città dilaniate dal terrore, da madri senza figli, da figli senza madri, i cosiddetti "figli di nessuno" tranne che della guerra. Insomma, le guerre ci sono state nel mondo e ce ne saranno ancora. Necessarie? Alcuni dicono di si altri No. Ma uno dovrebbe, prima di decidere, guardare i dati, anzi le conseguenze di queste guerre: morti, tra militari e civili(quindi innocenti), distruzione economica, annullamento morale e strutturale di paesi. Poi può anche decidere. Pensiamo al 11 settembre. Quel lontano death day americano e di tutto il mondo occidentale. I terroristi hanno colpito nel cuore del "nuovo mondo" lasciando sulla loro scia migliaia di vittime. Poi 11 Marzo. E l'Europa sconvolta e sorpresa si trova quasi risvegliata, nella realtà. Il terrorismo esiste veramente. Ora, che fare? Starsene con le mani in tasca non è consigliabile, non è conveniente aspettare un altro attacco dei terroristi. E allora? Reagire. Ci sono due vie essenzialmente. La prima è la più dura. La strada della diplomazia, dell'essenza pura della democrazia insomma. Ma sorgono domande: come possiamo metterci a parlare con uomini che non vogliono scendere a compromessi? Come possiamo fermare migliaia di fanatici religiosi che darebbero la loro vita per i loro ideali? Ed è qui che scende in campo la seconda via, forse più facile all'apparenza, ma che può generare conseguenze catastrofiche. Perché non facciamo una caccia all'uomo? Perché non andiamo nel cuore, nel campo base di questi nemici? Tirate fuori le armi, si parte per l'Afghanistan, tra le cui montagne si nasconde uno dei presunti capi di questo grido religioso. E mentre stiamo li, perché no, compriamoci qualche barattolo d'olio!. Fa sempre comodo. E' la patria del petrolio no? Ma tra le colline desertiche, non si trova nessuno. E allora si discute, si impazzisce, il mondo si domanda se fosse stato necessario questa invasione non autorizzata nel territorio islamico, e intanto l'economia americana precipita. Forse l'Irak è una probabile fonte di contagio per l'umanità...Allora nuovi soldati, nuove armi e via per l'Irak. E qui succede il finimondo. Sciiti e Sunniti, ribelli e seguaci del Baffone, scendono in campo per rivendicare ognuno la propria, mentre il potere è in mano a nessuno. E di questi terroristi poche tracce. Saddam coinvolto? Poche prove e nessuna certezza. Ma la polveriera irachena ha risvegliato tutti gli estremisti islamici, che si sono sentiti invadere da questa gioia, da questo sentimento vitale strettamente religioso. E nel loro mirino c'è proprio l'occidente. Così, mentre gli americani in irak, un po' combattono, un po' comprano del petrolio, mi sorge un dubbio...E se questi estremisti non avessero un capo, se questi uomini lottassero per un ideale che è al di sopra di tutto e tutti, allora come potremmo uscirne? Quel miraggio chiamato pace, vale a dire fine di tutti i contrasti, se prima era solo un miraggio, ora non lo vediamo neppure in una cartolina dagli U.S.A Marzorati Davide
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