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Cifre
- Subject: Cifre
- From: Luca Pulitini <lpulitini at yahoo.it>(by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Sat, 25 Sep 2004 16:13:27 +0100
Le cifre dello scandalo Ci sono record mondiali che il Guinness dei primati non registra. Per esempio la spesa militare degli Stati Uniti per l'anno 2004-2005 ascenderà a 500 mila milioni di dollari e cioé 1.360 milioni al giorno, 56,6 milioni all'ora, più di 940 mila dollari al minuto e quasi 16 mila dollari al secondo. Il mondo alberga circa 6 mila milioni di abitanti, dei quali oltre 2.800 milioni hanno ingressi inferiori ai due dollari al giorno (Cifre del Banco Mundial). La caduta del Muro di Berlino nel 1989 ha fatto tagliare le spese militari in tutto il mondo, passando da più di 900 mila milioni di dollari negli anni 70 a 780 mila milioni nel 1999. Alla fine del 2004 le spese saranno di circa 950 mila milioni, soprattutto per il considerabile aumento delle spese militari negli Stati Uniti. "Gli USA oggi producono circa la metà delle spese militari mondiali ed investono in esse l'equivalente a ciò che investe il resto del mondo" (Natalie J. Goldring). Alla fine del 2003 in America Latina e nel Caribe c'erano circa 20 milioni di poveri in più rispetto al 1997 (Rapporto CEPAL) e cioé 9.100 latinoamericani poveri in più al giorno, 380 all'ora e 6 ogni minuto. Le cinque potenze che maggiormente investono in armamenti, coprendo il 62% delle spese totali a livello mondiale, sono gli Stati Uniti (500 mila milioni all'anno), il Giappone (44 mila milioni), la Francia (40 mila milioni), il Regno Unito (35 mila milioni) e la Cina (26 mila milioni). Un dato importante: a parte il Giappone, gli altri fanno tutti parte in modo permanente del Consiglio di Sicurezza della ONU, la cui assemblea generale chiede ogni anno la fine della corsa agli armamenti, il disarmo nucleare e il rispetto delle convenzioni internazionali su questi temi. Il 44,4 % dei latinoamericani e caribeños - 227 milioni - vive sotto la soglia di povertà e il 79 % di essi - 177 milioni - sono bambini e adolescenti o giovani sotto i 20 anni. Il numero di indigenti arriva ai 100 milioni, il 19,4 % degli abitanti della regione. La metà dei maggiori di 60 anni non hanno alcun tipo di ingresso. Alla fine della decade passata il 11 % della popolazione dell'America Latina e Caribe - 55 milioni - viveva in stato di denutrizione. Acuta il 9 per cento dei minori di 5 anni e cronica il 19,4 per cento dei bambini fino a questa età (Studio CEPAL e PMA). E' la regione del mondo dove impera la maggiore iniquità per quanto riguarda la distribuzione della ricchezza. Il 20 per cento più ricco si appropria del 60 per cento degli ingressi totali e il 20 per cento più povero resta con solo il 3 per cento di tale ricchezza. L'economista Nancy Birdsall ha realizzato uno studio per confrontare la situazione dell'America Latina alla fine degli anni 60 con quella creatasi dopo le dittature degli anni 70 e 80 e con quella dell'applicazione delle politiche neoliberiste. Le dittature e la globalizzazione hanno duplicato il livello di povertà che ci sarebbe stato con le politiche economiche anteriori. Lo scrittore Gore Vidal ha segnalato che "siamo sempre stati coinvolti nelle guerra perché, secondo la nostra politica, questa é la maniera per fare soldi". Così faranno soldi i padroni e azionisti del consorzio Halliburton, ma non molta gente di più. Secondo una statistica dell'Ufficio di Censimento degli Stati Uniti, nel 2003 il numero di statunitensi sotto la soglia di povertà sono stati un milione e 300 mila in più rispetto al 2002. Ora sono 35 milioni e 800 mila, il 12,5 per cento della popolazione totale. "La relazione tra disarmo e sviluppo nel contesto internazionale attuale" é il titolo del documento di 30 pagine che un gruppo di 16 esperti militari convocati dalla ONU presenterà durante la 59esima Assemblea generale durante il mese di settembre. "In una epoca in cui l'eliminazione della povertà e lo sviluppo in tutto il mondo sono mete non raggiunte per la mancanza di fondi, l'aumento delle spese militari globali costituiscono una tendenza inquietante. Con la fine della Guerra Fredda ci si aspettava che una diminuzione delle spese militari e un'atmosfera internazionale meno conflittiva avrebbero liberato risorse economiche, tecnologiche ed umane per lo sviluppo. Nonostante decadi di discussioni e proposte, la comunità internazionale non é stata capace di raggiungere un accordo che limiti le spese militari o che fissi una percentuale di queste spese per destinarla allo sviluppo nazionale". Forse é così perché i governi guerrafondai, i complessi militari-industriali, le forze armate, i conglomerati petroliferi formano parte della comunità internazionale. La statistica dell'ingresso pro capite internazionale più vecchia risale al 1780. In quell'epoca la disuguaglianza tra i paesi più ricchi e quelli più poveri era di tre a uno. Oggi é di settanta a uno (Javier Iguiñiz) e tutti fanno parte della comunità internazionale. (di Juan Gelman - Pagina 12 - Argentina. Traduzione Giorgio Trucchi) In Nicaragua... "Ho cominciato a lavorare a 5 anni...vendendo tortillas con la mia sorellina. Mio fratello lustra le scarpe. Vendiamo 80 cordobas di tortillas dalle 6 di mattina alle 5 di sera. Così compriamo caffè, pane, riso e fagioli. Se non vendiamo non mangiamo". Così racconta Sobeyda di 10 anni. Molti sono i bambini, bambine ed adolescenti che vivono la stessa storia, la stessa condizione di lavoratori e lavoratrici in tenera età. Un diagnostico svolto dal Club Infantile e dal Movimento NATRAS (Niños, Niñas y Adolscentes Trabajadores) ha rivelato che il 38,7 per cento delle bambine, bambini ed adolescenti intervistati lavorano dall'età di 7-8 anni, seguito dal 24,27 per cento che ha iniziato tra i 5 e 6 anni. Un 19, 14 per cento comincia tra i 9 e 10 anni. Sono dati allarmanti che indicano che i bambini non godono della propria infanzia, ma si assumono responsabilità di un adulto fin da piccoli. Ciò impedisce uno sviluppo fisico e psicologico tipico di quella tappa evolutiva. La ricerca chiarisce che i bambini e le bambine hanno lavori relazionati con il sesso. Il 18,68 per cento delle bambine lavorano in banchi che vendono cibo, mentre i bambini sono il 1,3 per cento. Il 5,95 per cento lavora nella raccolta della spazzatura e la maggior parte di questi lavori sono concentrati nei mercati. "Qui al mercato ci sono un sacco di delinquenti che ci picchiano. la Polizia non fa nulla e noi siamo maltrattati da tutti. L'altro giorno mi ha picchiata una signora e io non ho detto niente a mia mamma perché é incinta e non volevo farla arrabbiare. Più tardi é arrivata la signora e ha chiamato la Polizia solo perché le ho detto che non mi sarei più fatta picchiare". Così racconta Mariana, un'adolescente di 17 anni. Lavora per poter aiutare la sua famiglia e fa parte di quella fetta di adolescenti che ricevono maltrattamenti sul posto di lavoro. "Le bambine e i bambini ricevono maltrattamenti da parte degli adulti" continua Mariana "Si rivolgono a noi con parole offensive e ci trattano come delinquenti. Esiste violenza anche tra di noi e i più grandi picchiano e umiliano i più piccoli". Un altro dato allarmante é la durata del lavoro. Il 33,84 per cento lavora da 4 a 6 ore al giorno, seguito dal 23,58 per cento che lavora da 7 a 9 ore e il 19,82 per cento che lavora da 10 a 12 ore. Nonostante tutto questo lavoro il 33 per cento guadagna 20 cordobas al giorno (1,5 dollari), il 23 per cento guadagna 10 cordobas e solo il 19 per cento che guadagna più di 20 cordobas. Uno degli effetti negativi più immediati é quello culturale. Il 33 per cento é analfabeta, ma i sogni non possono essere imprigionati e il 54, 70 per cento spera di poter diventare un/una professionista. Tra le bambine il 70 per cento ha questa aspirazione mentre tra i bambini e adolescenti il 36 per cento vuole essere operaio nel futuro. (tratto da Victor Manuel Reñazco - END - Nicaragua. Traduzione Giorgio Trucchi)
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