Contro la guerra e il terrorismo, per le compagne sequestrate



Contro la guerra e il terrorismo, per le compagne sequestrate



È in corso una guerra inventata, e già dichiarata da Bush conclusa e vinta,
ma che nei fatti viene seguita da un dopoguerra più aspro della guerra
stessa. Ci sono stati lutti innumerevoli e spaventose distruzioni. C'è
un'occupazione militare che suscita una legittima resistenza. Ci sono
frange di puro terrorismo, di stragi e di rapimenti, che sono
inaccettabili. La storia pura non esiste, e sempre i movimenti autentici
sono accompagnati da fenomeni ibridi, l'eroismo da degenerazioni criminali,
la moralità della lotta di liberazione viene spesso attraversata da
ideologie, personaggi, calcoli vili che le sono estranei. Il danno è tale
da far pensare a iniziative spurie, a diversivi, a trame occulte dell'altra
parte, proprio quella che ha inventato la guerra e che sta trascinando nel
baratro una regione del mondo socialmente strutturata e dotate di un grande
deposito di civiltà.

Il problema originario è dunque quello della guerra e delle sue radici; far
finire la "guerra infinita" è il compito prioritario dei movimenti e delle
forze politiche alternative.

Le due pacifiste che sono state sequestrate - Simona Pari e Simona Torretta
- sapevano tutto ciò; e lo sapeva e lo sa "Un ponte per.", che proprio
nella guerra del primo Bush e nell'atroce embargo che la seguì ha avuto la
sua origine e la sua ragion d'essere. Solidali con "Un ponte per .", non
possiamo che essere vicini alle due compagne e agli altri rapiti nella
durissima prova che stanno vivendo.

Ma - si dice - quello che sta avvenendo intorno al rapimento è "qualcosa di
nuovo" (Bertinotti), che si verifica "finalmente" (Berlusconi) a prò non si
sa bene di chi e di che cosa. Una vice-ministro dell'era craxiana è partita
subito per un tour nel mondo arabo "moderato"; il ministro per la difesa ha
rilasciato motti guerrieri; gli americani bombardano, massacrano
rabbiosamente donne e bambini perché sanno che questa guerra l'hanno già
virtualmente persa. È questo il "nuovo"?

Il "qualcosa di nuovo" è in realtà costituito da una riunione a Palazzo
Chigi, dove tra mille se, ma, distinguo la cosiddetta opposizione è andata
"finalmente" nella tana del Gran Ribaldo, che ha tirato fuori il suo
lifting di gala; ma dal punto di vista di una sinistra appena coerente la
riunione risponde ad una strategia suicida, ed è controproducente per la
sorte dei rapiti, dal momento che le scelte di Berlusconi l'hanno messo
nella posizione di un nemico della libertà e della democrazia irachene.

Ma - dicono gli ex di turno - si tratta di altra cosa, e sarebbe
"fuorviante" mettere insieme la questione della guerra e i rapimenti che
hanno colpito il pacifismo; e non è "unità nazionale", ma "priorità
umanitaria". Mettiamo da parte la guerra e il ritiro delle truppe; ora è la
vita delle "due Simone" che ci interessa.

Così nascono le grandi svolte. Con la differenza che tutto sa di vecchio,
di déjà vu, di rancido; e che la grande svolta resta quella di chi chiede
la fine della guerra e il ritiro delle truppe; di chi, ragionando sul
futuro che ci attende e su quello da costruire, scende ancora una volta in
piazza. Perché l'unica via da percorrere è la lotta di massa per un mondo
nuovo.

Anche Simona Pari e Simona Torretta hanno ragionato sul futuro, e per
questo erano là a dare una mano per sanare i traumi della guerra. Essere
degni/e di loro è quanto ci sentiamo di fare, di predicare, di manifestare;
contro tutti i "finalmente" e i "qualcosa di nuovo" è questo, ora, la
nostra priorità.





Supplemento al n.47 di "Giano", Roma, 10 settembre 2004



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