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[tradenews] Tradewatch: ADDIO AI SUSSIDI AMERICANI AL COTONE?
- Subject: [tradenews] Tradewatch: ADDIO AI SUSSIDI AMERICANI AL COTONE?
- From: <tradenews at lillinet.org>
- Date: Fri, 10 Sep 2004 18:07:11 +0200
-------------------------------------------------------------------------- Tradewatch, Osservatorio sul Commercio Mondiale promosso da Rete Lilliput, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Roba dell'Altro Mondo, Mani Tese e Crocevia - http://tradewatch.splinder.it -------------------------------------------------------------------------- Addio sussidi al cotone americano? E’ finalmente di dominio pubblico la sentenza sui sussidi americani al cotone, annunciata il 26 aprile scorso. Il 18 giugno fonti brasiliane avevano anticipato alcuni dettagli, dopo la consegna alle due parti interessate del testo in inglese della sentenza. Ieri, 8 settembre, completata la traduzione nelle altre due lingue ufficiali del WTO (francese e spagnolo), tutti possono leggere le motivazioni con cui il collegio giudicante, allestito il 19 maggio 2003, ha condannato gli incentivi che il governo americano elargisce ai suoi 25 mila produttori di cotone (doc. WT/DS267/R). Perché il Brasile avviò, il 27 settembre 2002, questa causa? Perché voleva difendere i propri coltivatori di cotone dalla concorrenza sleale praticata dagli esportatori statunitensi, capaci di vendere, nel 2001, il loro cotone ad un prezzo inferiore del 61% al costo di produzione. Il Brasile sosteneva che i sussidi interni e quelli all’esportazione pagati dal governo statunitense nel periodo 1999-20001 e quelli autorizzati dalla Farm Bill del 2002 e validi sino al 2007, contravvenivano alle clausole definite nell’accordo sull’agricoltura e in quello relativo ai sussidi e alle misure compensative. In effetti i produttori di cotone americani ricevono diversi tipi di aiuto. Innanzitutto esiste un “Marketing Loan Program” che garantisce loro un reddito di 52 centesimi per libbra di cotone prodotta se i prezzi del mercato internazionale scendono sotto tale valore; questa forma di sussidio diretto ha distribuito 898 milioni di dollari nella campagna 2003/04. In realtà il prezzo garantito sale a 72,4 centesimi per libbra tramite ulteriori sussidi diretti chiamati “conter-cyclical payments” nella Farm Bill del 2002, eredi dei “market loss payments” della precedente finanziaria agricola. Nella stagione 2002/03 la loro cifra ha raggiunto gli 869,5 milioni di dollari. Vanno poi aggiunti altri pagamenti diretti pari a 6,67 cents per libbra di cotone (gli ex ”Production Flexibility Contract”) e un’altra forma di sussidio volta a proteggere gli agricoltori da danni meteorologici e malattie. Secondo il Brasile dall’agosto del 1999 al luglio del 2003 i produttori americani avrebbero ricevuto 13,1 miliardi di dollari tramite questi contributi. Poiché nello stesso periodo il cotone americano prodotto sarebbe stato pari a un valore di 13,94 miliardi di dollari se ne deduce un tasso percentuale di sostegno pari all’89,5%. Cioè per ogni dollaro incassato da un produttore americano di cotone, 89,5 sono stati pagati dai contribuenti americani. Oltre ai sussidi diretti, il Brasile aveva contestato alcune forme di accesso al credito che facilitano gli importatori esteri di cotone americano (349 milioni di $ nel 2002/03) definendole come forme si sussidio all’esportazione. E per finire, aveva sostenuto che la cosiddetta Step 2, ovvero i sussidi pagati all’industria americana consumatrice di cotone per sostenere l’acquisto di cotone americano, contravveniva all’accordo sui sussidi. La difesa americana Da parte loro, gli USA si erano difesi sostenendo che i crediti all’esportazione non costituivano una forma di sussidio all’esportazione, che i pagamenti diretti erano “disaccoppiati” e pertanto classificabili nella cosiddetta “scatola verde”, il contenitore appositamente creato per permettere un uso senza limiti di sussidi considerati non distorsivi al commercio. Dulcis in fundo, secondo Robert Zoellick, i sussidi citati dal Brasile erano protetti dalla clausola di pace, apposito articolo dell’accordo agricolo che ha difeso sino al 31 dicembre 2003 i sussidi euro-americani dalla possibilità di dispute legali. Cos’à dichiarato il panel del WTO? Che la clausola di pace non protegge i sussidi citati perché il valore dei sussidi americani, negli anni oggetto di contestazione, è stato superiore a quello del 1992 anno utilizzato come riferimento nella definizione di questa clausola (articolo 13 b) ii) ). Che i crediti all’esportazione utilizzati oltre che per il cotone, per soia, mais, riso, semi oleosi costituiscono forme di sussidio all’esportazione e poiché gli USA non li hanno mai notificati in sede WTO, sono illegali; che il programma Step 2 viola l’accordo sui sussidi che impedisce la loro erogazione vincolata all’acquisto di prodotti nazionali; che tutte le varie forme di sussidio diretto, dai marketing loan payments ai counter-cyclical, hanno causato e causano un rilevante danno economico al Brasile, pertanto non sono sussidi da scatola verde, ma da scatola arancione. Pertanto, il collegio giudicante, conclude le 377 pagine del suo rapporto, invitando gli Stati Uniti ad agire coerentemente con gli impegni assunti all’atto della firma degli accordi negoziati durante l’Uruguay Round, “prendendo le appropriate misure per rimuovere gli effetti distorsivi dei propri sussidi o a eliminarli”. Quali effetti avrà questa sentenza? Sicuramente si tratta di un risultato importante per il Brasile e per tutti i paesi in via di sviluppo poiché vedono riconosciuto quanto hanno sostenuto negli ultimi anni, soprattutto nel difficile avvio del Doha Round. La sentenza risulta più efficace dell’iniziativa settoriale avviata nel 2003 dai paesi dell’Africa occidentale e di quanto sottoscritto nell'ambito dell’accordo quadro concordato nel consiglio generale di fine luglio (vedi analisi pubblicata su Tradewatch), anche se proprio tale accordo potrebbe ridimensionarne gli effetti. Quando il capo negoziatore americano, Bob Zoellick, entrò nel conclave ginevrino, già conosceva il verdetto del panel su cotone e sapeva che i sussidi diretti, considerati dagli USA come non distorsivi e pertanto classificati come scatola verde, avrebbero dovuto essere “spostati” in quella “arancione” dei sussidi vietati, su cui però grava un tetto massimo che per gli USA vale 19,1 miliardi dollari. Questo tetto sarebbe stato superato, come ai tempi dell’approvazione della Farm Bill, aveva fatto notare anche uno studio commissionato dalla Commissione europea per capire gli effetti della nuova finanziaria agricola americana (Bruxelles 2002). Ma come è riuscito Bob Zoellick a difendere i propri sussidi concordando un accordo giudicato quasi unanimemente come primo storico passo per ridurre i sussidi agricoli dei paesi occidentali? Semplice, ottenendo l’ampliamento della cosiddetta scatola blu, la scatola creata per contenere i sussidi “parzialmente” distorsivi, utilizzata sino ad oggi praticamente solo dall’Unione Europea con i suoi sussidi vincolati alla riduzione della produzione. La dichiarazione finale del general coucil del 31 luglio scorso afferma che nella scatola blu finiranno anche i sussidi non legati a riduzioni produttive, pertanto i counter-cyclical (che non sono sussidi “accoppiati” perche’ sono pagati non in base al cotone coltivato ma in base alla produzione ottenuta in un periodo storico di riferimento) dopo Ginevra “diventano” sussidi classificabili nella scatola blu e pertanto rientrano nella “legalità” del WTO. Questo non significa che per il governo americano tutto si risolto, ma che l’entità delle modifiche richieste dalla sentenza pubblicata oggi si sono decisamente attenuate. Cosa farà ora il governo americano? Certamente ricorrerà in appello per guadagnare tempo, ma sicuramente sta studiando le possibili variazioni all’attuale Farm Bill che scadrà nel 2007. A nostro parere questa sentenza conferma che la politica agricola americana, così come quella europea, produce “effetti collaterali” devastanti su milioni di contadini che vivono nelle aree rurali del pianeta e danneggia gli stessi agricoltori americani che continuano a ridursi di numero perché nonostante il progressivo aumento dei sussidi, il loro reddito si riduce inesorabilmente. L’agricoltura rimane l’attività umana più praticata nel mondo, quella che serve a produrre il cibo necessario al sostentamento di 6 miliardi di persone. Dobbiamo far sì che i contadini possano vivere del loro lavoro e che sia difesa la ricchezza di varietà colturali ancora esistente. Il modello di agricoltura industriale che stiamo perseguendo non è in grado di far si che i prodotti agricoli abbiano un prezzo corrispondente al loro costo di produzione, produce utilizzando prodotti chimici e pratiche che inquinano acqua e suolo, produce in eccesso “obbligandoci” a smaltire la sovrapproduzione sui mercati esteri sottocosto danneggiando altri milioni di agricoltori e, per finire, non ci da prodotti che siamo sicuri siano genuini e salubri. Perché non cambiare? Perché non ripartire da quella sovranità alimentare totalmente dimenticata nella dichiarazione del 31 luglio? Perché non lasciare da parte i tre pilastri dell’Accordo agricolo (sussidi interni, accesso al mercato e sussidi all’esportazione) e sposare il sostegno ai contadini (veri) piuttosto che quello ai cartelli delle multinazionali agroalimentari? Vere beneficiarie dei sussidi e dei prezzi sottocosto delle materie prime agricole che costituiscono l’input dei loro processi di trasformazione? Forse è questo l’insegnamento che gli USA, e non solo loro, dovrebbero trarre dalla “sconfitta” rimediata in questa causa. ALCUNI RIFERIMENTI INTERNET: Blog Novità ed aggiornamenti sul commercio internazionale ed il Wto: http://tradewatch.splinder.it Notizie e campagne in Italia ed a livello locale: http://localtradewatch.splinder.it Altri indirizzi utili in Italia Campagna di informazione sul cotone: http://mondo.roba.coop/Cotone01.htm Materiali recenti sui negoziati Wto: http://www.beati.org/wto/home.htm Alcuni riferimenti all’estero Network Seattle to Brussels: http://www.s2bnetwork.org Osservatorio sul negoziato sugli investimenti: http://www.investmentwatch.org Osservatorio sull’accordo Gats: http://www.gatswatch.org Se ci fossero problemi con l’invio di questa mail o se non voleste più ricevere la newsletter, vi preghiamo di comunicarcelo all’indirizzo: stopwto at unimondo.org. Testo redatto da Roberto Meregalli (Beati i costruttori di pace - Rete Lilliput); le opinioni espresse non rappresentano la posizione ufficiale delle organizzazioni che sostengono Tradewatch.
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