[comunicati_lilliput] Arriva il "Decalogo per un'economia diversa"



Comunicato Stampa Rete Lilliput / Sbilanciamoci!

Arriva il "Decalogo per un'economia diversa"
Le proposte della campagna Sbilanciamoci! al termine del Forum di Parma
"L'impresa di un'economia diversa".
90 le organizzazioni rappresentate, tra cui Rete Lilliput, per oltre mille
presenze.

"Alle ricette del neoliberismo e di un modello di sviluppo fondato sul
profitto e la centralità del mercato - che da trent'anni vengono presentate
anche nel seminario di Cernobbio - ha dichiarato Giulio Marcon, a nome
delle organizzazioni di Sbilanciamoci! - opponiamo le nostre alternative.
Per noi sono centrali la promozione del welfare e la tutela dei diritti,
l'uso della leva fiscale per la coesione e la solidarietà sociale, la
difesa dei beni comuni, la sostenibilità di un'economia fondata sulla
giustizia e la solidarietà, un'economia partecipata basata su esperienze in
crescita e i cui principi sono sempre più condivisi dai cittadini: la
finanza etica, il commercio equo e solidale, il turismo responsabile, il
software libero, il consumo responsabile". Analogamente con quanto avviene
in Europa, soggetti sociali diversi - movimenti, associazioni, sindacato,
imprese dell'altra economia - "hanno registrato una convergenza politica e
culturale su un arco mai così ampio di temi, che apre la strada alla
possibilità di proposte comuni, come quelle avanzate dalla campagna
Sbilanciamoci in questi giorni - ha spiegato Marcon - La crisi del
neoliberismo, delle grandi imprese e del sistema finanziario -
esemplificate dal crack Parmalat e dal tracollo industriale del paese, che
abbiamo discusso in questo Forum - offre spazio, come mai prima d'ora, per
le proposte che abbiamo discusso in questi giorni. Le oltre 90
organizzazioni presenti al Forum, insieme alla campagna Sbilanciamoci,
facendo propri i documenti preparatori sul welfare, il fisco, la
responsabilità d'impresa e i materiali dei seminari paralleli, si impegnano
a lavorare per:

1) opporsi ad una legge finanziaria che, secondo quanto preannunciato,
taglierà ulteriormente le spese sociali e i trasferimenti agli enti locali,
ridurrà le tasse agli scaglioni di reddito più alti, alimenterà nuove
grandi opere, battendosi invece per una finanziaria alternativa fondata sul
ruolo dell'intervento pubblico, della spesa sociale (che deve essere
portato al livello della media europea), dell'uso della leva fiscale per lo
sviluppo, la difesa dei beni comuni - come l'acqua e la conoscenza- dai
processi di privatizzazione, la riduzione delle spese militari, il sostegno
pubblico alle forme innovative di sviluppo sostenibile partecipato e di
imprese di un'economia diversa;

2) rafforzare decisamente un criterio di solidarietà fiscale (e di
progressività delle imposte) per finanziare il Welfare e garantire equità
sociale ed economica, attraverso la reintroduzione dell'imposta sulle
successioni e le donazioni, l'aumento dell'aliquota per gli scaglioni di
reddito più alti, la tassazione della rendita e delle speculazioni
finanziarie a livello nazionale ed internazionale;

3) introdurre o rafforzare - come già evidenziato dai documenti preparatori
della campagna per questo Forum - una serie di tasse di scopo, in materia
ambientale e sociale, volte a condizionare e a orientare in modo virtuoso i
consumi (sulle armi, sull'acqua imbottigliata con la proposta di 1
centesimo per ogni litro, sul tabacco, sulle emissioni di Co2 ecc.);

4) rafforzare le esperienze di democrazia locale (come i bilanci
partecipativi) ricercando forme di cooperazione e lavoro comune con gli
enti e le comunità locali per costruire dal basso un welfare dei diritti,
forme di sviluppo locale partecipato, elaborazione delle scelte economiche
e di utilizzo della spesa pubblica con il coinvolgimento dei cittadini e
della società civile organizzata;

5) difendere gli strumenti e le risorse degli enti locali per garantire
l'erogazione di servizi sociali in campo assistenziale e sanitario;

6) estendere il lavoro comune con il sindacato, dei lavoratori e dei
lavoratrici, sui temi del lavoro, della difesa dei diritti sindacali e
sociali, della lotta contro la precarizzazione, con la ricerca di politiche
per allargare, tutelare e qualificare l'occupazione. Dobbiamo rovesciare le
strategie delle imprese e le politiche che portano all'erosione dei salari
e a un sistema pensionistico che coprirà sempre di meno la generalità dei
lavoratori e dei cittadini;

7) percorrere con ancora maggiore forza le strade di un nuovo modello di
economia, fondato su comportamenti e stili di vita nuovi, su forme di altra
economia, su consumi responsabili e di qualità. Il commercio equo e
solidale, la finanza etica, l'economia sociale possono essere sostenute con
politiche pubbliche -in passato promesse ed auspicate, ma mai
effettivamente realizzate- mirate e avere maggiore forza dalla costruzione
di sistemi integrati come i "Distretti di Economia Solidale", esperienze
significative di consumo e comportamenti etico come i GAS (Gruppi di
Acquisto Solidale), i Bilanci di Giustizia, ecc. In questo contesto la
responsabilità sociale d'impresa non deve essere considerata ambiguamente
come beneficenza umanitaria o puro marketing, ma deve presupporre rispetto
delle regole e dei diritti, promozione sociale, tutela del lavoro,
dell'ambiente, dei diritti, redistribuzione sociale dei benefici economici;

8) proporre alternative concrete ed efficaci ad un modello di sviluppo
energivoro, dipendente dal petrolio, a favore di forme di energia pulita e
rinnovabile. La prossima finanziaria deve contenere la reintroduzione della
carbon tax per sostenere l'applicazione degli accordi di Kyoto; misure di
incentivi a favore del fotovoltaico, con la produzione di almeno 50.000
impianti domestici, l'orientamento della tassazione della benzina (che non
deve essere ridotta) per favorire i trasporti pubblici e collettivi,
l'introduzione di una tassazione aggiuntiva sui SUV (le grandi jeep
energivore sempre più diffuse), agevolazioni e sgravi per produzioni e
imprese produttrici di energia pulita;

9) continuare a battersi contro le politiche neoliberiste del WTO, del FMI
e della Banca Mondiale e gli orientamenti della Commissione europea a
livello di accordi del GATS, riaffermando le prospettive della sovranità
dei paesi in via di sviluppo, l'esclusione dai servizi di alcuni beni
comuni, come l'acqua, battendosi per l'equità e la verifica della filiera
etica del commercio internazionale e impegnandosi affinché attraverso
l'importazione di prodotti come il cotone biologico ed il caffè, si
sostengano le ragioni, il futuro dei produttori del Sud del mondo e nello
stesso tempo si orientino la qualità e le prospettive della distribuzione e
del consumo nei paesi del Nord più ricco;

10) impegnarsi per la smilitarizzazione dell'economia e per la
riconversione dell'industria militare, mettendo al centro delle richieste
per la prossima finanziaria la riduzione di almeno il 10% delle spese
militari nel 2005 per arrivare ad una riduzione del 50% nel 2010;
rilanciare le politiche di cooperazione allo sviluppo e alla solidarietà
internazionale, fino a raggiungere già dal 2005 lo 0,7 sul PIL. La
cooperazione italiana deve essere sganciata dalla politica estera e
militare del nostro paese, senza commistione e strumentalizzazione nell'uso
dell'aiuto pubblico allo sviluppo per la copertura di interventi umanitari
e politica di guerra.

"Appuntamento alle prossime mobilitazioni - concludono le organizzazioni -
sulla Finanziaria, al Forum Sociale Europeo di Londra e al III forum sull'
"Impresa di un'economia diversa" del 2005. Rilanciamo l'impegno per una
mobilitazione straordinaria per porre fine alla guerra in Iraq, contro il
terrorismo e all'occupazione delle truppe belligeranti del Paese. Solo una
prospettiva di pace e di rispetto dei diritti umani può assicurare la
prospettiva di un'economia di giustizia e l'impresa di un'economia diversa".

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