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IL WTO RIUSCIRA' A CANCELLARE CANCUN ?
- Subject: IL WTO RIUSCIRA' A CANCELLARE CANCUN ?
- From: <roberto at lillinet.org>(by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Mon, 26 Jul 2004 23:13:45 +0100
TRADENews n.3 IL WTO RIUSCIRA' A CANCELLARE CANCUN ? -------------------------------------------------------------------------- Newsletter a cura di Tradewatch, Osservatorio sul Commercio Mondiale promosso da Rete Lilliput, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Roba dell'Altro Mondo e Mani Tese: quattro tra le principali organizzazioni promotrici della Campagna Questo Mondo Non è In Vendita e aderenti al network internazionale Our World Is Not For Sale. -------------------------------------------------------------------------- L’albero di natale Inizia domattina l’ultimo Consiglio generale del WTO dell’era Lamy-Zeollick. Si tratta dell’ultima possibilità di far tornare in vita il Doha Round e di far sorridere Lamy che negli ultimi giorni è stato apertamente attaccato dal proprio presidente della Repubblica per la posizione europea sulla prima bozza di accordo diffusa il 16 luglio dal giapponese Shotaro Oshima. Si tratta dell’accordo fallito a Cancun lo scorso anno e che l’attuale presidente del General Council sta faticosamente cercando di scrivere insieme al direttore generale del WTO. In effetti fra tutte le reazioni dei 147 paesi aderenti all’organizzazione mondiale del commercio, quella che maggiormente si è fatta notare è quella francese. Chirac contro Lamy Il presidente Jacques Chirac ha definito il testo come “profondamente squilibrato e contrario agli interessi dell’Unione Europea”; “La Francia - ha continuato - vuole concludere il Doha Round, ma non può accettare un accordo negoziato su queste basi”. Gli ha fatto eco il ministro per il commercio estero, François Loos, che in una intervista a Le Figaro (giovedì 22 luglio), ha spiegato che il testo è da rivedere poiché alle concessioni europee relative all’agricoltura non corrispondono analoghi impegni da parte degli Stati Uniti d’America. La Francia da tempo è in conflitto con la posizione di Lamy, aveva criticato sia l’apertura sui sussidi all’esportazione in sede WTO, sia la posizione europea nell’ambito dei negoziati fra UE e Mercosur attualmente in corso. Chirac ha chiesto alla Commissione Europea di rivedere la propria posizione ma proprio oggi (26 luglio) si è svolto il Consiglio dei Ministri degli esteri che ha approvato il “piano Lamy”, anche se il commissario avrà ben poca libertà di manovra nei prossimi giorni e la versione finale del possibile accordo WTO sarà approvata da un consiglio dei ministri del commercio che si terrà in forma straordinaria a Ginevra giovedì o venerdì a seconda dell’evoluzione del Consiglio Generale. A tentare di ammorbidire la posizione francese era intervenuto lo stesso presidente della Commissione europea Prodi che, in una lettera inviata al primo ministro Raffarin, aveva ammesso che la bozza di Oshima necessitava di aggiustamenti ma non era da rifiutare. Nel Consiglio dei ministri degli esteri, svoltosi oggi, pare che la Francia sia rimasta isolata e nella conferenza stampa, Lamy ha risposto a chi gli chiedeva che cosa significava negoziare con uno degli stati membri più importanti in posizione di disaccordo, dichiarando che nell’Unione allargata a 25 stati sarà sempre più difficile trovare l’unanimità fra tutti i paesi. Ma cosa sta scritto nel draft di Shotaro Oshima ? Il testo si articola in otto punti: agricoltura, cotone, accesso al mercato per i prodotti industriali (NAMA), sviluppo, altri temi, facilitazione al commercio, altri Singapore Issues, altri elementi del programma di lavoro. Che differenze emergono rispetto al testo scritto dal ministro degli esteri messicano Derbez il 13 settembre scorso a Cancun ? Ad essere sinceri non molti. Identica è ad esempio la parte sulle tariffe dei prodotti industriali, identica la sostanza sul cotone visto che su nove righe dedicate all’argomento, sei sono generiche affermazioni mentre le tre, quelle che contano, relegano la soluzione del problema nell’ambito del negoziato agricolo. La parte relativa allo sviluppo, che riguarda le facilitazioni per i paesi in via di sviluppo, appare inconsistente e priva di ambizioni, come hanno dichiarato i paesi africani; l’unico effetto sortito è quello di paventare la creazione di una nuova categoria di paesi “piccoli e vulnerabili”, possibilità criticata da diversi paesi latino americani. La vera novità rispetto a Cancun è che di regole di concorrenza, di appalti governativi e di investimenti non se ne parlerà sino alla fine del negoziato; il che significa che dei famosi quattro temi di Singapore solo uno, quello relativo alle regole di facilitazione al commercio (semplificazione delle procedure doganali) è considerato all’interno dell’Agenda di Doha. Il tema dei servizi è relegato all’interno dei temi comuni perché, come ha spiegato John Clarke della Direzione al commercio della Commissione Europea, rispondendo ad una esplicita domanda da parte di un rappresentante dell’European Services Forum (la lobby europea del settore) durante un incontro con le ONG, non è al momento un tema scottante su cui sono puntati gli occhi dei paesi membri. Il rompicapo agricolo Gli occhi della maggior parte dei negoziatori sono invece puntati sull’allegato che si occupa di agricoltura. Il testo è stato totalmente riscritto rispetto a quello di Derbez e qualcosa è cambiato: è scomparsa la formula mista (la «blended formula» tanto voluta di USA-UE) quale metodo per calcolare la riduzione dei dazi doganali e non si parla più di possibile riduzione dei sussidi all’esportazione per alcuni prodotti, ma si parla di concordare una data per l’eliminazione (di tutti) i sussidi all’esportazione. Parallelamente si parla di eliminazione degli elementi distorsivi dei crediti all’esportazione, quelli usati dagli USA, ma effettivamente qui la Francia un po di ragione ce l’ha poiché si accenna solo alla riduzione dei tempi di rimborso ma non dei tassi che sono parimenti importanti. Anche sulla riforma degli aiuti alimentari, aspramente criticati in passato dall’Europa, si parla in modo generico di negoziare una apposita disciplina. Inoltre si stabilisce di negoziare apposite regole per le imprese statali che commerciano le derrate agricole in alcuni stati (Le STE State Trading Enterprises), per assicurarne la trasparenza e ridurne gli effetti distorsivi sul mercato. Peccato che la stessa trasparenza non sia mai stata richiesta dall’UE per le imprese agroalimentari che realmente hanno assunto posizioni monopoliste e che sono le vere fruitrici dei sussidi dei paesi OCSE. Occorre ricordare che le STE esistono in paesi come l’Australia, il Canada e la Nuova Zelanda ma anche in molti paesi poveri dove hanno un ruolo di stabilizzazione dei prezzi e dove costituiscono l’unica blanda difesa di fronte alle corporations dell’agri-business. Di Special Products e di un nuovo sistema di salvaguardia per i PVS si accenna in maniera generica mentre riguardo alle famose scatole che classificano i sussidi, USA ed UE, come il gatto e la volpe di Pinocchio, hanno espresso la loro migliore creatività per nascondere e sistemare i loro interessi. La green box che attualmente “contiene” il 70% dei sussidi USA e il 25% di quelli UE non si tocca anche perché ci finiscono dentro tutti i sussidi definiti come “disaccoppiati dalla produzione”. La riforma della politica agricola comune del luglio 2003 ha ad esempio stabilito il disaccoppiamento del 75% dei sussidi ai cerali e tutti questi fondi non sono considerati distorsivi anche se una recente analisi della stessa commissione europea ha ammesso che la produzione di cereali aumenterà anche dopo il disaccoppiamento. La Blue box (sussidi poco distorsivi) viene addirittura ampliata in modo che gli americani ci possano far stare la loro Farm Bill (in particolare i counter-cyclical payments), dopodichè le si metterà un cappello per bloccarne l’espansione. E’ interessante notare che mentre sui punti di interesse del cosiddetto sul del mondo i termini siano piuttosto generici, su quelli di interesse dei paesi sviluppati ci sia maggior dettaglio. I francesi insomma avrebbero ragione a contestare questa bozza di accordo ma non per difendere le lobby agroalimentari, quanto piuttosto per difendere il diritto al cibo per tutti gli esseri umani di questo pianeta. Quali reazioni dal G20 e dal G90 ? Le prime reazioni sono state tutto sommato prudenti (se confrontate con quelle francesi); molte le critiche sul testo NAMA che per molti paesi significa rischio di de-industrializzazione; ma si parla della possibilità di allegare al testo una lettera che evidenzi le diverse opinioni come possibile soluzione; sul cotone l’ambasciatore del Benin, all’incontro dei capi delegazione del 23 luglio ha dichiarato che i paesi dell’Africa occidentale sono preparati a discutere del tema nell’ambito dei negoziati agricoli, pur non nascondendo la preoccupazione che questa strada porti a un allungamento dei tempi. Solo l’India (insieme all’Indonesia) è apparsa subito molto critica, dichiarando per voce del proprio ministro competente, che il testo è fortemente sbilanciato a favore dei paesi sviluppati. Il ministro Kamal Nath sarà da domani a Ginevra per seguire di persona i negoziati. Non sarà il solo perché molti sono i ministri attesi, cosicché l’incontro somiglierà proprio a una conferenza ministeriale. Il solito WTO E siccome il lupo perde il pelo ma non il vizio, il WTO rispolvera la sua proverbiale trasparenza ed inclusività negoziale. Come ha spiegato Oshima ai capi delegazione: il vertice inizierà in forma ufficiale il 27 ma non si discuterà della bozza di accordo, anche perché la sua seconda versione sarà distribuita solo mercoledì 28. Nel frattempo il Consiglio sarà sospeso e la trattativa sarà “libera” e si svolgerà in maniera “informale” in sottogruppi. Pertanto il Consiglio si riunirà solo in caso di accordo finale. A guardare i punti di disaccordo una soluzione sembra difficile, ma pochi appaiono disposti ad assumersi la responsabilità di un fallimento. Le pressioni politiche sui piccoli paesi sono già forti (lo dimostra il caso cotone), solo il G20 potrebbe alzare la voce. Ma il Direttore generale Supachai ha avvisato tutti i paesi membri che il testo di luglio non va considerato come un albero di natale a cui si possa appendere qualsiasi cosa, altrimenti non ci sarà Natale per nessuno. ALCUNI RIFERIMENTI INTERNET: Blog Novità ed aggiornamenti sul commercio internazionale ed il Wto: http://tradewatch.splinder.it Notizie e campagne in Italia ed a livello locale: http://localtradewatch.splinder.it Altri indirizzi utili in Italia Campagna di informazione sul cotone: http://mondo.roba.coop/Cotone01.htm Materiali recenti sui negoziati Wto: http://www.beati.org/wto/home.htm Alcuni riferimenti all’estero Network Seattle to Brussels: http://www.s2bnetwork.org Osservatorio sul negoziato sugli investimenti: http://www.investmentwatch.org Osservatorio sull’accordo Gats: http://www.gatswatch.org Se ci fossero problemi con l’invio di questa mail o se non voleste più ricevere la newsletter, vi preghiamo di comunicarcelo all’indirizzo: stopwto at unimondo.org.
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