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un terzo commento
- Subject: un terzo commento
- From: "Giuliano Giuliani" <giuliani.giuliano at tiscalinet.it>
- Date: Fri, 11 Jun 2004 01:08:10 +0200
Scusatemi se torno a imperversare. Avevo scritto la nota qui sotto, ma forse era troppo dura e polemica con un senatore DS per essere diffusa. Poi ho letto sull'Unità di giovedì la lettera di Laura Pennacchi, che non è proprio una impenitente no-global. E sono così venuto a sapere che lo zapping mi aveva risparmiato altre insensatezze del senatore Debenedetti. A questo punto potrei aggiungere alla conclusione della mia nota che forse qualcosa possiamo fare: dichiarare almeno che uno come Debenedetti non lo voteremmo mai più. Giuliano Giuliani LA NOTA DI LUNEDì SERA Lo confesso, c'è voluta una forte dose di masochismo, ma lunedì sera un infelice zapping mi ha portato su RAI 2. Da Socci c'era il creativo cosiddetto ministro dell'economia, che nessun PM ha ancora incriminato per devastazione e saccheggio. E spiegava che, cosa nella quale è sicuramente esperto come commercialista, per ridurre un'aliquota ingiusta si deve denunciare metà reddito. Da qui la riduzione delle tasse come misura contro l'evasione. Siccome parlava anche dell'acquisto annuale di 240.000 costosissimi fuoristrada a fronte di poche migliaia di denunce di redditi quasi miliardari (vecchie lire, of course), confermava, se pur ce ne fosse bisogno, di quali aliquote e di quali redditi il creativo e il suo capo si interessano. A dargli man forte, secondo le regole della par condicio in versione regime, c'erano Stefano Cingolani (ahinoi!) del Riformista e l'uomo della Spectre (i.e. il redattore ispido del Foglio), dei quali è difficile ricomporre anche solo succintamente il pensiero. Il vero colpo allo stomaco me lo ha dato Franco Debenedetti, soprattutto quando a sottolineare i suoi balbettii compariva in sovrimpressione la scritta "senatore DS - Ulivo". E' pur vero che quando cercava, per l'appunto, di balbettare veniva prontamente coperto dalle voci del creativo e degli altri tre, caso mai si ricordasse di dire una cosa di centrosinistra (anche col trattino). Ma santo cielo, è possibile non ricordare neppure per sbaglio che milioni di lavoratori e di pensionati non se lo possono permettere, se anche lo volessero, il giochino spiegato da Tremonti, e che chi lo fa è un evasore, cioè un ladro, cioè un delinquente? No, neanche una piega. Anzi, in qualche raro momento di lucidità, tra un ammiccamento e l'altro, qualche tamburellamento delle dita sul tavolo (ma sui fogli, per non fare troppo rumore e non disturbare), qualche sorriso compiacente all'indirizzo del ministro sproloquiante, dal seno fuggivano dei "va bene", "d'accordo", dei "sì, però", nei quali il "però" era in diminuendo. Un'unica obiezione: "non avete privatizzato…" Ma il bello doveva ancora venire. Alla domanda finale della Spectre sul che fare per salvare l'Italia, l'indomito senatore ha risposto: "Battere le corporazioni". Anche il sindacato?, ha insistito l'altro, al quale non pareva vero. "Anche il sindacato", e tutti si è pensato che volesse dire: "Innanzi tutto, il sindacato", "Soltanto il sindacato". La trasmissione di Socci è un fallimento di audience, ma qualche disperato cittadino italiano, tradito magari dallo zapping, la vede. Che impressione ne può ricavare un elettore che si accinge a votare per l'Europa, certo, ma soprattutto per battere un governo dove c'è persino il creativo? Una pessima impressione.
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