Sudan: il silenzio è complice. Appello mondiale on-line di Amnesty per porre fine alla crisi dei diritti umani nel Darfur



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa di Amnesty International:

     Sudan: il silenzio è complice. Appello mondiale on-line di Amnesty per
porre fine alla crisi dei diritti umani nel Darfur


Grazie per la cortese attenzione.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Ufficio stampa
Tel. 06 44.90.224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it



COMUNICATO STAMPA
CS72-2004
SUDAN: IL SILENZIO E' COMPLICE. APPELLO MONDIALE ON-LINE DI AMNESTY PER
PORRE FINE ALLA CRISI DEI DIRITTI UMANI NEL DARFUR

'Le milizie Janjawid e i soldati sono arrivati ad Abu Jihad nel giorno del
mercato. Hanno circondato il mercato e poi i Janjawid hanno preso tutto il
denaro e il bestiame. Hanno ucciso diverse persone, ho visto i loro corpi,
alcuni finiti con i fucili altri con le baionette.'
(Ercouri Mahamai, studente del villaggio di Abu Gamra, nei pressi di
Kornoy, nel Darfur settentrionale)

'I Janjawid sono arrivati e ci hanno chiesto di allontanarci. Hanno
picchiato le donne e i bambini. Poi hanno ucciso Sara Bishara, di due anni,
con una coltellata alla schiena.'
(Aisha Ali, del villaggio di Sasa, nei pressi di Kornoy, nel Darfur
settentrionale)

'Ero a casa, quando sono arrivati i soldati insieme ai Janjawid coi cavalli
e i cammelli. Hanno circondato il villaggio, hanno dato fuoco ad alcune
case e aperto il fuoco contro la gente: mio fratello e' morto proprio di
fronte a me.'
(intervista realizzata da Amnesty International in Sudan, maggio 2004)

Queste sono solo tre delle numerose testimonianze raccolte dai ricercatori
di Amnesty International, che hanno visitato la regione sudanese del Darfur
lo scorso mese di maggio. Dalle informazioni raccolte e' emerso un vero e
proprio sistema di violazioni dei diritti umani di massa, che ha
l'obiettivo di umiliare la popolazione civile, distruggere la vita
comunitaria e spopolare il territorio. A compiere uccisioni, stupri,
sequestri, incendi di villaggi e saccheggi sono i Janjawid, le milizie
filogovernative, spesso assistite dai bombardamenti aerei dell'esercito
regolare.

I delegati di Amnesty International hanno raccolto notizie di uomini uccisi
all'interno delle moschee, giovani donne stuprate di fronte ai mariti,
donne anziane bruciate vive all'interno delle loro abitazioni.

Centinaia di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro
abitazioni a seguito degli attacchi dei Janjawid e dell'esercito sudanese,
col risultato che ampie aree del Darfur oggi sono spopolate. Secondo le
Nazioni Unite i profughi interni (cioe' gli abitanti del Darfur che hanno
cercato riparo in altre zone della regione) sono quasi un milione e
sopravvivono in condizioni drammatiche. Oltre 120.000 profughi hanno
attraversato il confine col Ciad. Con l'arrivo della stagione delle piogge,
a luglio, e la conseguente impraticabilita' dei sentieri, i soccorsi
umanitari saranno ancora piu' difficili.

I governi della comunita' internazionale, l'Unione Africana, l'Unione
Europea e la Lega Araba hanno condannato all'unisono le violazioni dei
diritti umani nel Darfur. Tuttavia, queste onorevoli parole non si sono
tradotte in azioni concrete: la popolazione civile del Darfur continua a
vivere nel terrore del prossimo attacco dei Janjawid. I profughi interni
sono in pericolo e con l'incubo della carestia, quelli che sono riusciti ad
entrare in Ciad rimangono a rischio sia per l'insicurezza della frontiera
che per l'insufficienza degli aiuti umanitari. La comunita' internazionale
dovrebbe trovare il coraggio ed esercitare la massima pressione possibile
sul governo del Sudan per porre fine alle scorrerie dei Janjawid e alle
violazioni dei diritti umani nel Darfur.

Amnesty International ha lanciato oggi un appello mondiale on-line per
chiedere al governo del Sudan di:
- consentire il dispiegamento di osservatori internazionali sui diritti
umani sotto il mandato dell'Alto commissario per i diritti umani delle
Nazioni Unite;
- impegnarsi pubblicamente a rispettare in ogni circostanza i diritti umani
e il diritto umanitario nonche' a garantire la tutela della vita e dei
mezzi di sussistenza della popolazione civile in ogni zona del paese;
- assumersi la responsabilita' per l'operato dei Janjawid, smobilitare e
smantellare queste milizie e garantire che non saranno piu' in grado di
compiere ulteriori abusi.

L'appello puo' essere sottoscritto a questo indirizzo:
www.amnesty.it/primopiano/sudan

FINE DEL COMUNICATO                                                  Roma,
7 giugno 2004
Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - 348 6974361, e-mail: press at amnesty.it

(See attached file: 040607_sudan.rtf)

***************************************************************************
Paola Nigrelli
Ufficio Stampa
Amnesty International - Sezione Italiana
Via G.B. de Rossi, 10 - 00161 ROMA
Tel. 06 44.90.224 fax 06 44.90.222
cell. 348-6974361 e-mail: press at amnesty.it
Internet: www.amnesty.it

MAI PIU' VIOLENZA SULLE DONNE. Sostieni la campagna di
Amnesty per i diritti delle donne su www.amnesty.it
**************************************************************************</x-charset>
Content-type: application/rtf;
	name="=?UTF-8?B?MDQwNjA3X3N1ZGFuLnJ0Zg==?="
Content-Disposition: attachment;
filename="=?UTF-8?B?MDQwNjA3X3N1ZGFuLnJ0Zg==?="

Attachment converted: Mac OS X:=?UTF-8?B?MDQwNjA3X3N1ZGFuLnJ0Z (????/----)
(002F969C)A