Amnesty sulla Cina: a quindici anni dalla Tiananmen gli arresti continuano. La richiesta di giustizia anche!



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa di Amnesty International:

AMNESTY SULLA CINA: A QUINDICI ANNI DALLA TIANANMEN GLI ARRESTI CONTINUANO.
LA RICHIESTA DI GIUSTIZIA ANCHE!


Grazie per la cortese attenzione.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Ufficio stampa
Tel. 06 44.90.224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it

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COMUNICATO STAMPA
CS71-2004

AMNESTY SULLA CINA: A QUINDICI ANNI DALLA TIANANMEN GLI ARRESTI CONTINUANO.
LA RICHIESTA DI GIUSTIZIA ANCHE!

Amnesty International ha denunciato oggi la persistenza di intimidazioni,
arresti e condanne collegati alle manifestazioni per la democrazia svoltesi
nel 1999 nella piazza Tiananmen di Pechino.

Le proteste della primavera del 1989 iniziarono a Pechino e si diffusero
rapidamente in tutto il paese. I manifestanti chiedevano al governo la fine
della corruzione, democrazia e altri diritti politici e sociali. La notte
tra il 3 e il 4 giugno l'esercito piombo' con i carri armati sulla
Tianamnen, uccidendo centinaia di persone che tentavano di fermarne
l'avanzata. Nei giorni successivi, decine di migliaia di persone vennero
arrestate in tutta la Cina.

A quindici anni di distanza, denuncia Amnesty International, non c'e' mai
stata una pubblica inchiesta sugli arresti e le uccisioni della Tiananmen e
sono numerose le persone ancora in carcere per aver preso parte alle
proteste: almeno 50, secondo l'organizzazione per i diritti umani, una
cifra sicuramente inferiore a quella reale, che le autorita' si ostinano a
non rendere nota.

Nel marzo di quest'anno tre donne - Ding Zilin, Zhang Xianling e Huang
Jinping - sono state arrestate e trattenute in carcere per diversi giorni,
a quanto pare per farle desistere dal commemorare l'anniversario. Fanno
parte delle 'Madri di Tiananmen', un gruppo di parenti delle vittime che si
batte per ottenere giustizia e scoprire i responsabili della repressione
del giugno 1989.

I corpi di alcuni dei manifestanti uccisi durante la repressione sono stati
rinvenuti in fosse anonime nel centro di Pechino. Di almeno altri 30
manifestanti, 'scomparsi' la notte tra il 3 e il 4 giugno, non si e' piu'
avuta notizia e si ritiene siano stati a loro volta assassinati. Secondo
Ding Zilin, le imponenti opere edilizie in programma per le Olimpiadi del
2008 renderanno 'estremamente difficile trovare anche una sola traccia in
piu'': suo figlio, Jiang Jielian, aveva 17 anni quando venne colpito alle
spalle e ucciso nei pressi della Tiananmen.

La richiesta di giustizia e di scuse per la repressione del 1989 proviene
da piu' parti. Uno dei protagonisti piu' attivi e' Hu Jia, ambientalista e
attivista nell'azione di sensibilizzazione sull'Hiv, arrestato nell'aprile
di quest'anno e sottoposto a un breve periodo di carcere.

La notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 Jiang Yangyong, il medico che ha
denunciato l'epidemia della Sars, lavorava in un ospedale nei pressi della
Tiananmen e ricorda almeno 90 ricoveri. Nel marzo di quest'anno e' stato
interrogato dalla polizia dopo aver scritto una lettera aperta in cui
accusava le autorita' di aver agito 'in  modo pazzesco, usando i carri
armati, le mitragliatrici e altre armi ancora per abbattere studenti e
cittadini completamente disarmatiŠ uccidere studenti innocenti. Ora,
passati 15 anni, le autorita' pensano che la gente a poco a poco
dimentichi. Al contrario, la gente e' sempre piu' amareggiata e
arrabbiata'.

Amnesty International continua a chiedere al governo di Pechino di avviare
un'inchiesta indipendente sull'uccisione di studenti e manifestanti inermi,
processare i responsabili e rilasciare tutte le persone condannate per i
fatti del 1989 al termine di giudizi iniqui.

Nel marzo di quest'anno, in occasione del lancio del consueto 'libro
bianco' sui diritti umani, il governo cinese ha affermato di aver fatto,
nel 2003, 'progressi fondamentali' nella protezione dei diritti umani.
Questa dichiarazione e' stata diffusa alla vigilia di una riunione
dell'Unione Europea il cui ordine del giorno prevedeva l'annullamento
dell'embargo sulle armi alla Cina. Il provvedimento era stato adottato nel
1989, proprio a seguito della repressione della Tiananmen. L'embargo non e'
stato rimosso.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 3 giugno 2004

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