Newsletter N. 21 del 31 Maggio 2004



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  Ass.ne Cul.le Telematica MMMMMMMMMM
  "Metro Olografix"      oMMM"" """MMo
  Newsletter 21 31/05/04"MMM"      "MMM"

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 .: INFO E SOMMARIO :.
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::    IN PRIMO PIANO      ::
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Connessione Internet pedalando sulla bici
STEFANO COLELLI

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::      RUBRICHE          ::
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... PERSI NELLA RETE ... di Nicola "nezmar" D'Agostino

... DALLA RETE A(LLA) CARTA E RITORNO ... di Marco Trotta


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:: TEMI E APPROFONDIMENTI ::
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Caro Prodi, così ci consegni agli Usa
FRANCO CARLINI

Tutte le frontiere del «wireless»

C'è Internet nel tuo frigo
LUCIANO LOMBARDI

«Pirate Act», vietato scaricare
GABRIELE DE PALMA

COPYRIGHT. Ecco a voi il file nero del web
BENEDETTO VECCHI

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::   TECNOLOGIA&INTERNET  ::
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News da Punto Informatico, Zeusnews, Mytech, PA.


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:: NEWS DALL'ASSOCIAZIONE ::
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 .: IN PRIMO PIANO :.
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Connessione Internet pedalando sulla bici
Portare equipaggiamento wireless in bicicletta per condividere con i
propri vicini l'accesso alla Rete, tecnologia e socializzazione.
L'idea è di un media-artista
STEFANO COLELLI

Passeggiando per New York City, è possibile incontrare Yury Gitman che
pedala per la città. Chi si trova nei suoi paraggi e ha con se un
portatile configurato con una scheda di rete wireless può connettersi
a Internet anche se la zona non è provvista di punti di accesso. Il
perché si spiega guardando la bicicletta di Yury. Il ciclista ha
installato sulla sua due ruote un'antenna, un portatile, un cellulare
e batterie per offrire gratuitamente connettività a Internet a chi si
trova nel raggio operativo di un centinaio di metri. Inoltre l'idea
che ha spinto Yury Gitman a realizzare la sua opera è la possibilità
di intercomunicare con altre biciclette simili, creando un network
mobile che serva il maggior numero di utenti. Gitman è un hacker, un
web designer, un artista delle reti senza fili. Laureato alla New York
University's Interactive Telecommunication è stato uno dei creatori di
Noderunner, gioco a squadre che ha come finalità l'intercettare il
maggior numero di reti wireless nel minor tempo possibile e che si
svolge girando a piedi, in bici o con qualsiasi mezzo nella propria
città. Ma lui si definisce: «come l'uomo del carretto dei gelati, ma
senza musica, io offro connessione a Internet invece del gelato». La
sua creatura, la Magic Bike (http://magicbike.net), è un gioiello di
tecnologia a basso costo e Yury sta lavorando per riuscire a rendere
questa sua invenzione un prodotto commerciale. Cosa spinge Gitman?
Un'anima da ciclista inguaribile, ma non solo, perché se è vero che il
medium è il messaggio: «La bicicletta è un simbolo tradizionale dei
movimenti politici, dal movimento delle donne della fine del XIX
secolo, passando per le lotte operaie dei primi del '900, fino a oggi
dove la bicicletta si impone come mezzo alternativo alla dipendenza
globale dal petrolio», leggiamo sul suo sito. E poi «Le bici-wireless
sono tattiche surrealistiche ready-made», un'interazione tra
tecnologia e arte con cui Gitman gioca alla Duchamp. Yury Gitman
partecipa regolarmente alle passeggiate della critical mass,
assembramento di ciclisti che invadono le strade delle città bloccando
il traffico automobilistico senza infrangere nessun regolamento
stradale con l'idea che «un'altra città è possibile», (proprio in
questo fine settimana a Roma c'è il raduno internazionale delle masse
critiche, oggi è l'ultimo giorno: info su www.critical-mass.org e
www.zingarelli.biz/ciclofficina/ciemmona.php).

La bicicletta, come mezzo economico e «pulito» di trasporto o come
«via all'illuminazione zen» è da sempre un oggetto di culto per i
geeks di ogni parte del mondo, per chi è inchiodato a monitor e
tastiera per la maggior parte delle 24 ore. Le due ruote sono parte
integrante della cultura hacker. Il ritmico pedalare, il paesaggio
che cambia lentamente, l'afflusso di ossigeno, a detta di molti
programmatori, sembrano essere un ottimo rimedio per dipanare
complicati flussi di dati e algoritmi nei momenti di maggior stress.

«Bicicletta per il cervello» doveva essere, nel febbraio del 1981,
il leit-motiv della campagna promozionale per il lancio di un nuovo
personal computer che rivoluzionò radicalmente la percezione
dell'interazione utente/macchina. Il lancio pubblicitario «think
Bicycle» suonò troppo ingenuo e la Apple decise di mantenere il nome
originale del progetto, ovvero Macintosh. Ancora. 1983, Steven K.
Roberts del Nomadic Research Lab comincia la sua avventura di
programmatore e scrittore nomade equipaggiando una speciale
bicicletta, detta «recumbent», con un portatile, pannelli solari,
ricetrasmettitore radio. Poi iniziò a pedalare in lungo e largo per
tutti gli States. In undici anni Steven K. Roberts ha creato tre
modelli differenti di bici super accessioriate, la «Winnebiko I», la
«Winnebiko II» e la «Behemoth», ha percorso un'incalcolabile quantità
di chilometri, ha scritto libri e software e oggi ha deciso di
abbandonare la terraferma concentrando i suoi sforzi sull'equivalente
marino delle sue creature: la «Microship», un trimarano - laboratorio
dove navigare, programmare e vivere secondo la sua indole nomade
(http://microship.com).

http://www.ilmanifesto.it/oggi/art93.html
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/30-Maggio-2004/art93.html

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 .: RUBRICHE :.
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PERSI NELLA RETE ... di Nicola "nezmar" D'Agostino
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"Persi nella rete" #23 del 23 aprile 2004
"Mouse come pennelli e console come pianoforti "

In questa ventitreeesima puntata si parla di un'orchestra (polacca) di
suonatori di gameboy, recensioni impietose di film, alieni dei
videogame sulle pareti di casa, le sorpresine nascoste nei file .doc,
le frasi che è vietato farsi incidere da Apple all'acquisto di un iPod
e una pagina in Flash per imitare il grande pittore informale Jackson
Pollock. di Nicola D'Agostino gallery:
http://www.mytech.it/mytech/photogallery/art006010052941.jsp solo
testo: http://www.mytech.it/mytech/internet/art006010052942.jsp

"Persi nella rete" e' una rubrica a cadenza peridodica che presenta
uno spaccato su novita' e/o curiosita' della rete: uno scorcio su vari
siti web in una "gallery" con link, descrizione e una schermata
illustrativa. Archivio della rubrica:
http://www.mytech.it/mytech/schede/art006010047164.jsp


DALLA RETE A(LLA) CARTA E RITORNO ... di Marco Trotta
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Brevetti Reloaded

Con una decisione a sorpresa, lo scorso 18 Maggio, la presidenza di
turno Irlandese nel Consiglio Europeo dei ministri sulle
competitività è riuscita a fare passare una direttiva che introduce
criteri molto più ampi sulla brevettabilità del software. In questa
maniera si sta cercando di cancellare il una direttiva approvata a
fine 2003 (Carta 33/03)  che, grazie alle pressioni della società
civile, di migliaia di persone e di oltre duemila piccole e medie
imprese, era riuscita ad arginare un primo tentativo di questo tipo.
Attualmente in Europa, non si possono brevettare i codici informatici
per la stessa ragione per la quale sono escluse le idee. Le pressioni
delle grosse corporation (oltre che di Confindustria in Italia)
vorrebbero una liberalizzazione modello USA che rischia di far
chiudere bottega a migliaia di programmatori indipendenti, soprattutto
nell'ambito del software libero, oltre che a ledere importanti principi
garantiti da un utilizzo democratico della rete. Sconcertante il
ministro Stanca. In un primo momento una sua lettera pubblica a
Buttiglione, Marzano e Moratti, incentrata sui possibili danni alle PMI
italiane, aveva fatto sperare nella posizione contraria. In realtà, poi,
l'Italia è astenuta. Mentre sulla presidenza di turno pesa un'ombra
peggiore: la Microsoft sponsorizza direttamente il governo irlandese
(con tanto di banner qui: http://www.eu2004.ie). La ratifica ufficiale
avverrà dopo le elezioni europee, un motivo in più per continuare le
pressioni (maggiori info: http://swpat.ffii.org). Un video per
approfondire con diversi interventi qualificati qui:
http://www.ngvision.org/mediabase/287

Links
Il giorno del brevetto
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48222
Confidustria sui brevetti
http://www.confindustria.it/AreeAtt/DocUfPub.nsf/0/
44c249c8d0469cd4c1256e750029faba?OpenDocument
Stanca
http://www.innovazione.gov.it/ita/comunicati/2004_05_18.shtml
Irlanda sponsorizzata Microsoft
http://www.eu2004.ie/sitetools/sponsorship.asp


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 .: TEMI E APPROFONDIMENTI :.
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Caro Prodi, così ci consegni agli Usa
Le scelte pericolose della Commissione Ue. Forzata dalle lobby, sta
dando il via libera alla brevettabilità dei software. Rischi anche per
la privacy: il governo statunitense potrà accedere ai dati personali
dei viaggiatori aerei europei
FRANCO CARLINI
http://www.ilmanifesto.it/oggi/art67.html
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/30-Maggio-2004/art67.html

Tutte le frontiere del «wireless»
http://www.ilmanifesto.it/oggi/art66.html
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/30-Maggio-2004/art66.html

C'è Internet nel tuo frigo
Presto il «senza fili» collegherà tutti i mezzi elettronici di cui
facciamo uso
LUCIANO LOMBARDI
http://www.ilmanifesto.it/oggi/art68.html
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/30-Maggio-2004/art68.html

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«Pirate Act», vietato scaricare
La prossima settimana sarà discussa al Senato statunitense la proposta
di legge per il rafforzamento delle pene per chi scambia file protetti
da copyright attraverso i sistemi di condivisione o peer-to-peer. E'
l'ultima dura mossa proibizionista delle major dell'intrattenimento
Mentre in Italia è stato approvato il decreto Urbani, il più severo in
circolazione, e i paesi con economie emergenti si adeguano alle regole
americane, pena l'ingresso nel Wto, in Brasile il ministro della cultura
Gilberto Gil tenta un esperimento alternativo, legalizzare il
file-sharing senza penalizzare gli artisti
GABRIELE DE PALMA

Nell'ultimo saggio della ricercatrice della Columbia University Siva
Vaidhyanathan, The anarchist in the library, vengono tratteggiate due
tendenze che agitano il mondo cibernetico: anarchia e oligarchia. Da
una parte Internet e il suo fondamento, ovvero il protocollo Tcp/Ip,
anarchico per definizione e cioè non controllabile da un potere forte
e che mette in discussione il concetto stesso di Stato-nazione;
dall'altra l'oligarchia, rappresentata dalle lobby industriali che
invece del controllo sulle comunicazioni e sulle informazioni hanno
fatto la loro fortuna. L'ultima notizia dal mondo della proprietà
intellettuale ben si inserisce in questo scenario.

Pirate Act

La prossima settimana sarà discussa al Senato statunitense la proposta
di legge «Protecting Intellettual Rights Against Theft and
Expropriation Act» meglio noto agli addetti ai lavori con l'acronimo
Pirate Act. Il testo presentato da un senatore repubblicano (Orrin
Hatch) e da un democratico (Partick Leahy) prevede un rafforzamento
delle pene per chi scambia file protetti da copyright attraverso i
sistemi di condivisione o peer-to-peer e la possibilità da parte degli
agenti e pubblici ministeri federali, e non solo di quelli dei singoli
stati, di perseguire in tribunale i presunti colpevoli di infrazione
del diritto d'autore. Se verrà approvato, il disegno di legge
permetterà al Dipartimento di giustizia di fare le veci della lobby
dell'industria dell'entertainment (Riaa per la musica e Mpaa per il
cinema) con più soldi, dei contribuenti, e con una capillarità
maggiore. L'idea sottesa al rafforzamento delle già severe leggi Usa
in materia di proprietà intellettuale è che le 3000 cause finora
intentate dalla Riaa non abbiano sortito l'effetto deterrente sperato,
e che intentarne 10.000 per volta possa meglio servire allo scopo.

Visitando il sito del senatore Hatch si scoprono altre interessanti
cose, ovvero la visione del mondo sottesa a tanta acrimonia e
accanimento contro la condivisione. Per il senatore Hatch - dietro il
peer-to-peer c'è una cospirazione contro le industrie del divertimento
(seconde per guadagni solo a quelle dei farmaci e degli armamenti) in
cui giovani e bambini vengono usati come «scudi umani» per poter
costruire un nuovo modello di business basato sulla pirateria e sul
materiale pornografico. Hatch quando parla di «scudi umani» si
riferisce allo scandalo scoppiato lo scorso anno quando la Riaa fece
causa a una dodicenne per infrazione del copyright suscitando le
reazioni indignate di molti. E quando parla di un nuovo modello di
business che si vuole sostituire a quello esistente sembra farlo con
una foga che lascia qualche dubbio sul disinteresse che lo muove. Non
sorprende quindi scoprire che Hatch e Leahy hanno ricevuto
dall'industria dell'entertainment rispettivamente 152.360 e 178.000
dollari nell'ultima campagna elettorale. Detto questo sarebbe il caso
di parlare seriamente di modelli di business, perché è qui che si sta
giocando la partita. Le conseguenze della diffusione di Internet e
delle connessioni a banda larga sono state una rivoluzione nella
distribuzione di musica e cinema, ora non più gestibile solo ed
esclusivamente dalle grandi aziende, ma da chiunque abbia una
connessione in Rete. Prima Napster, ora i servizi di condivisione,
hanno, prima ancora che sottratto soldi all'industria, lasciato
intravedere la fine del loro controllo egemone. Con grave e colpevole
ritardo hanno realizzato che la rivoluzione era incontrovertibile e
che sarebbe stato meglio cavalcarla utilizzando i nuovi mezzi messi a
disposizione anziché dichiararli semplicemente fuorilegge. Solo lo
scorso anno, ovvero quattro anni dopo la nascita di Napster, la Apple
ha inaugurato un servizio di distribuzione legale (e cioè che
riconosce i diritti agli autori) online: iTunes. Oggi iTunes è
portato ad esempio del futuro della musica online e nell'arco di sei
mesi i servizi legali di distribuzione di musica hanno superato quota
cento. Da zero a cento in sei mesi, si fossero svegliati prima sarebbe
stato meglio per tutti. Questi servizi legali hanno però ancora delle
lacune gravi se paragonati al peer-to-peer: i cataloghi delle canzoni
sono incompleti e c'è una frammentazione del mercato dei diritti e dei
formati che non agevola l'utente. Il file sharing incarna il mito del
celestial jukebox (un mega archivio musicale in cui posso trovare
tutto ciò che cerco). Il peer-to-peer rappresenta quindi un modello
di business alternativo a quelli esistenti, non fosse che è gratis, e
non si dà un business senza soldi. E' evidente che non pagare per avere
la musica porterebbe a un impoverimento di tutto il sistema musica, e
quindi il modello di business che il peer-to-peer suggerisce deve
essere adeguato alla realtà per poter essere una alternativa concreta
all'egemonia dell'industria musicale.

Il modello Brasile

A risolvere il problema, o meglio a proporre una soluzione ci ha
pensato Terry Fisher, un professore della Harvard Law School, che ha
proposto di legalizzare il file-sharing affiancandolo a un sistema di
compensazione per gli artisti basato sul numero di volte in cui si
scarica un brano. L'idea è questa: ogni artista si registra all'Ufficio
copyright nazionale, gli scambi di file vengono monitorati, e agli
artisti vengono corrisposti i diritti d'autore presi dalle tasse sui
software, sui lettori di mp3 e sui cd vergini (tasse che già paghiamo)
e sugli abbonamenti ai servizi di file sharing, oggi gratuiti, e
stimati da Fisher intorno ai 5 dollari mensili. La proposta di Fisher
non ha riscosso l'interesse dell'Ufficio Copyright statunitense (anche
perché se realizzato ridurrebbe assai gli introiti dell'industria, non
quelli degli artisti) ma non è caduto completamente nel vuoto.

Gilberto Gil, noto cantautore brasiliano e Ministro della cultura del
governo Lula, ha accolto con entusiasmo la proposta e ha iniziato a
realizzarla, costruendo un database di musica digitale. Nei prossimi
mesi, tenendo ovviamente conto delle differenze tra le realtà
brasiliana e statunitense, vedremo la praticabilità e la funzionalità
di questo nuovo modello di business. Sempre che gli Stati uniti
permettano la nascita di tale alternativa al loro modo di concepire
la proprietà intellettuale.

Sì perché quello che ormai è chiaro è che la globalizzazione delle
politiche sulla protezione delle opere dell'ingegno è quanto mai
necessaria, visto che Internet rende sempre più labili i confini
degli Stati-nazione e che qualsiasi legge nazionale venga approvata
ha valore solo entro i confini territoriali, mentre i server in cui
sono ospitati i file possono risiedere in qualsiasi punto del pianeta.
Per questo gli Usa da qualche ano cercano di vincolare sempre più
l'ingresso nel Wto delle economie emergenti al rispetto della loro
visione della proprietà intellettuale, e quando non ci riescono con
accordi multilaterali, come il Wto appunto, lo fanno con accordi
bilaterali.

La situazione italiana

Una riflessione infine sulla situazione italiana. La recente
approvazione del decreto legge Urbani contro la pirateria online,
giudicata dal presidente della associazione per i diritti digitali
Ip Justice «la peggiore in assoluto», è oltreché la più severa in
circolazione anche un epitome della preoccupante realtà del nostro
parlamento.

La cosa più contestabile di tutte, più ancora della
criminalizzazione dell'utente che condivide, più delle pene
sproporzionate che prevede per i «malfattori», e più
dell'istituzione di un bollino virtuale irrealizzabile di fatto
e che porterebbe ancora un po' di soldi alla Siae (che già ci
tassa tre o quattro volte su tutto quello che ci diverte), è la
modalità con cui è stata varata. Un decreto legge, ovvero l'iter
più sbrigativo possibile, dettato sembra dalle difficili condizioni
economiche in cui versano i teatri (a rischio le stagioni sinfoniche)
e il cinema, quando sarebbe stato necessario un ampio dibattito in
cui potessero esprimersi tutti i soggetti interessati. Visto che la
posta in gioco va ben al di là delle miopi visioni di parte.

Il Manifesto, 29 maggio 2004
http://www.ilmanifesto.it

COPYRIGHT
Ecco a voi il file nero del web
BENEDETTO VECCHI

L'acronimo è tutto un programma. Si tratta del Pirate Act e sta per
Protecting Intellectual Rights Against Theft and Expropriating ed è
l'ultimo, in ordine di tempo, escamotage proibizionista del Congresso
statunitense contro la pratica tanto innocente quanto diffusa su
Internet di scambiarsi file musicali e video. La nuova legge è in
discussione al Senato degli Stati uniti e dovrebbe essere approvata
da qui a pochi giorni, aggiungendo così un altro tassello a un puzzle
giuridico che si presenta sempre più come una vera e propria
controrivoluzione permanente della Rete. In altri termini, non solo è
finito il tempo d'oro del cyberspazio come territorio libero per la
condivisione delle informazioni e del sapere. Ad Internet, manda
infatti a dire il cuore dell'impero, vanno applicati quei dispositivi
del controllo sociale già vigenti per la vita al di fuori dello schermo.
Quindi vanno definite le regole per i comportamenti individuali e
collettivi ammessi nel web.

Ma questa volta, ed è qui la novità rispetto al passato, nonostante la
retorica della lotta al terrorismo o alla pedofilia o alla pornografia,
la repressione parla il linguaggio dei dollari e non del carcere. Il
Pirate Act scatta infatti secondo un criterio burocratico e contabile
dei file musicali o video memorizzati sul proprio computer. E, come in
ogni meccanismo astratto e burocratico, c'è sempre bisogno di un
guardiano che documenti asetticamente le operazioni svolte.

In questo caso, nel libro nero sono annotati, nome, cognome, internet
protocoll, server e l'ammontare dei file Mp3 scambiati. E superato il
fatidico numero stabilito per legge (2500 per la precisione), la parola
passa al tribunale, che stabilirà in un secondo momento qual è
l'ammontare della multa che devi pagare. Già perché gli Stati uniti non
sono nuovi a prevedere che la pena per la violazione della legge venga
contabilizzata secondo un tariffario mutevole nel tempo e nello spazio.

Lo studioso Richard Sennett ha lungamente studiato il funzionamento del
welfare state americano ed è giunto alla conclusione che ogni volta che
la logica mercantile entra nella gestione di un bene comune, la
democrazia corre seri rischi. Si può anche votare, ma i diritti civili,
politici e sociali sono dispensati seconda una logica del censo. E' così
per la salute, le pensioni, la scuola. Anche in questo caso siamo di
fronte a un bene comune. Ascoltare musica o guardare un immagine,
condividendoli con gli amici ha molto a che fare con quello spirito
comunitario che i «padri pellegrini» volevano coltivare una volta scesi
dalla Mayflower. E per circa due secoli è stato così, visto che gli
Stati uniti non riconoscevano le legislazioni sul diritto d'autore
degli altri paesi. E questo fino a quando quell'attitudine alla
condivisione di esperienze, come può essere lo scambio di informazioni
o la messa in comune della conoscenza, non ha cominciato ad assumere
un posto nella produzione della ricchezza. Ha quel punto, Washington
è diventata una delle nazioni più scrupolose nella difesa della
proprietà intellettuale.

Con Internet molti hanno sperato che la logica dominante potesse essere
diversa. Non più steccati o frontiere alla diffusione del sapere, ma un
esercizio consapevole del diritto alla libertà di comunicare. Peccato
che la conoscenza sia diventata uno dei fattori determinati
nell'economia mondiale. Dall'Uruguay Round ai Trips del Wto, dal
Digital Millennium Copyright Act alla proposta di brevettare il
software in discussione all'Unione europea, la colonizzazione del
cyberspazio ha individuato nemici e ha trovato la sua fanteria leggera.
I nemici sono tanti, più o meno tutti quelli che quotidianamente
compiono quel semplice gesto di collegarsi in rete; la fanteria leggera
siede nel Wto, nelle factory law e in qualche parlamento nazionale. Ma
ogni volta che il motto «legge e ordine» sembri vincente, le strade per
sottrarsi a questa logica proibizionista sono trovate dalla scesa in
campo di ciò che spaventa di più gli aspiranti monopolisti della
conoscenza: l'intelligenza collettiva. Perché per ogni Pirate Act in
circolazione c'è sempre una moltitudine di uomini e donne pronte a
violarlo.

Il Manifesto, 29 maggio 2004
http://www.ilmanifesto.it

Letture e siti internet
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/29-Maggio-2004/art108.html
Stati Uniti
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/29-Maggio-2004/art109.html
Italia
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/29-Maggio-2004/art110.html
Brasile
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/29-Maggio-2004/art111.html


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 .: TECNOLOGIA&INTERNET :.
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 .: Pubblica Amministrazione :.

Proposta una commissione interministeriale per lo sviluppo del
mercato e dell'industria dei prodotti intellettuali digitali

Il Governo ha avviato la costituzione della Commissione
interministeriale per lo sviluppo del mercato e dell'industria dei
prodotti intellettuali digitali e per l'adeguamento della Legge
Urbani, entrata in vigore il 23 maggio scorso nel testo definitivo di
conversione del decreto legge dopo la pubblicazione in Gazzetta
Ufficiale. Approfondimento
(http://www.innovazione.gov.it/ita/comunicati/2004_05_24.shtml)

Linee guida per i progetti formativi nella P.A.Usa, in rete con
dispositivi wireless

Oltre un quarto (28%) degli statunitensi usa dispositivi wireless per
connettersi alla rete. Il dato emerge da una recente ricerca condotta
da Pew Internet & American Life nel mese di marzo 2004.
Approfondimento
(http://www.innovazione.gov.it/ita/news/2004/04_05_21.shtml)

Le tecnologie biometriche in un rapporto Ocse

Il documento offre un'ampia panoramica su questo tipo di tecnologie,
del loro campo di applicazione e delle possibili implicazioni in
termini di privacy che un utilizzo su vasta scala potrebbe fare
insorgere. Il rapporto è stato curato dal Directorate for Science,
Technology and Industry - - Committee for Information, Computer and
Communications policy. Approfondimento
(http://appli1.oecd.org/olis/2003doc.nsf/linkto/dsti-iccp-reg(2003)2-f
inal)

 .: Mytech :.

FACILE E BELLO IL FUTURO DEL VIDEO SECONDO APPLE
Costi ridotti, portabilità e qualità al centro dell'offerta della
mela. Con l'aiuto dei PowerMac G5, del Firewire e di prodotti nuovi e
migliorati. Ecco tutto quanto bisogna sapere. di Nicola D'agostino
http://www.mytech.it/mytech/computer/art006010053015.jsp fotogallery
correlata http://www.mytech.it/mytech/photogallery/art006010052986.jsp

 .: Punto Informatico :.

Il primo spammer che va in galera
 Buffalo Spammer è stato condannato a sette anni ma se si comporta bene
potrà essere fuori in tre anni e mezzo. Lo spammer che ha intasato mezza
Internet è il primo a pagare così duramente un'attività che, però, è
fuori controllo da tempo
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48411

Altri dialer altre denunce
Di questi giorni la notizia di ulteriori denunce a carico di società
che si ritiene abbiano utilizzato siti-trappola, capaci di installare
ad insaputa dell'utente dialer gonfiabolletta
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48414

Canada, beccato un altro virus writer
Ha 16 anni ma non la passerà liscia se verrà riconosciuto colpevole di
aver realizzato un worm tanto poco diffuso quanto particolarmente
insidioso, pensato per rendere i PC colpiti dei nodi spara-spam
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48415

Server, Linux fa le scarpe a Unix
L'ultimo studio del Gartner rivela un mercato dei server in buona salute,
spinto soprattutto dalle vendite di server x86 basati su Linux e Windows,
primi artefici dell'inarrestabile declino di Unix
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48406

Un netstrike... virale
Lo strike di oggi sul sito dei Beni culturali è annunciato da email che
girano ovunque, su mailing list pubbliche e private, forum e newsgroup.
In queste ore sarebbe stato raggiunto l'accordo sulle modifiche alla
legge
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48408

California, una legge (contro Gmail)
Pensata per tutelare gli utenti dalle scansioni automatiche, la normativa
in realtà vieta solo di farne dei database da sfruttare o vendere.
Tanto che Google è persino d'accordo
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48412

P2P, Lecce promuove l'uso consapevole
La Provincia decide di erogare un finanziamento affinché possa essere
diffusa nelle scuole di Lecce e dintorni la Guida di NewGlobal.it
sull'uso dei sistemi di peer-to-peer
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48409

P2P, perché non pagarne l'uso?
Se lo chiede un lettore: quanto aumenterebbe il parco-clienti dei
detentori dei diritti se l'utente Internet potesse pagare un quantum
per avere la libertà di condividere e scaricare? Una questione
sempreverde
http://punto-informatico.it/p.asp?i=48410

 .: Zeusnews :.

Software Libero, cosa sta succedendo ad Avellino?

Il software libero italiano sta per diventare maggiorenne? Quello di
Avellino, nato in sordina e poco pubblicizzato online come sulla carta
stampata, si preannuncia come uno degli appuntamenti più caldi
dell'anno. Chi ci sarà e di cosa si discuterà.
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=3128&numero=999

Microsoft, storia di una minaccia che si ripete
Una minaccia da scongiurare! (commento di Domenico Zucchetti)
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=3127

Legiferare male oggi per legiferare (forse) meglio domani?
Un commento della Free Software Foundation Europe sul decreto Urbani.
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=3123

La giornata del software libero
Le comunità che ruotano attorno al software libero, dai Linux User
Group italiani ai semplici simpatizzanti dell'open source, si sono
dati appuntamento per questo weekend. Un evento da non perdere.
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=3125


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 .: NEWS DALL'ASSOCIAZIONE :.
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Partecipa anche tu al MOCA - Metro Olografix CAmp !!
Per informazioni ed iscrizioni
http://camp.olografix.org

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Ogni lunedì sera la sede dell'associazione resterà aperta dalle ore
21,30 per incontrarsi, conoscersi, discutere, smanettare. Per chi vuole
passare un po' di tempo con noi, l'appuntamento è in via Nazionale
Adriatica Nord, 92 - Pescara
Riferimenti utili alla pagina http://metro.olografix.org/sede.html

Associazione Culturale Telematica "Metro Olografix"
http://www.olografix.org :: info at olografix.org


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 .: CREDITS :.
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a cura di Loris "snail" D'Emilio
http://www.olografix.org/loris/

Hanno collaborato a questo numero:
Nicola "nezmar" D'Agostino
http://www.olografix.org/nezmar
Alessio "isazi" Sclocco
http://www.olografix.org/isazi
Marco Trotta
matro at bbs.olografix.org

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