FINI CONTRO I DIRITTI DEI CITTADINI



COMITATO VERITA' E GIUSTIZIA PER GENOVA
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comunicato stampa

FINI CONTRO I DIRITTI DEI CITTADINI

Siamo indignati e scandalizzati per le parole del vice presidente del
consiglio Gianfranco Fini. Il suo attacco alla procura di Genova e la sua
insensata valutazione dell'attività giudiziaria su basi numeriche
tradiscono un'evidente disinteresse per le garanzie costituzionali, per lo
stato di diritto, per lo stesso prestigio delle forze di polizia. A Fini
ricordiamo che durante il G8 di Genova le forze dell'ordine hanno compiuto
abusi e violazioni dei diritti civili che sono ormai una verità storica, al
di là di quelle che saranno le sentenze della magistratura. Gli abusi e le
falsificazioni compiuti alla Diaz, le torture a Bolzaneto e decine di altri
episodi sono stati denunciati da centinaia di persone e documentati in modo
incontrovertibile. Nemmeno gli indagati negano i fatti, al massimo tentano
di scaricare su altri le responsabilità.

Al vice presidente del consiglio, che valuta il funzionamento della
giustizia col pallottoliere, ricordiamo semmai che decine di agenti
accusati di violazioni e di abusi sono tuttora sfuggiti alle inchieste
della magistratura, che ha tre fascicoli aperti sugli abusi a Forte San
Giuliano, alla Fiera del mare, negli ospedali e in numerosi episodi
avvenuti per strada. Tutte inchieste rimaste ferme tre anni per mancanza di
mezzi e di uomini in procura. Perché Fini non si preoccupa di questo? Non
capisce che la credibilità delle forze dell'ordine passa per l'accertamento
dei fatti e non attraverso la copertura di chi compie abusi?

Fini si scandalizza per le 29 richieste di rinvio a giudizio per la Diaz, e
per il fatto che i membri del black bloc non sono stati identificati, ma
finge di non sapere che decine di poliziotti picchiatori che hanno agito
alla Diaz sono sfuggiti alla giustizia perché non è stato possibile
identificarli: avevano il volto coperto e nessuno ha fatto qualcosa per
identificarli.

Le parole di Fini dimostrano un inquietante cedimento della cultura
democratica e dimostrano che i processi di Genova saranno un banco di prova
per la tenuta del nostro stato di diritto. Dai ministri di un paese
democratico ci aspetteremmo un chiaro e netto schieramento dalla parte dei
cittadini che hanno subito soprusi e violazioni dei propri diritti umani.
Il ministro Fini si colloca invece dalla parte opposta.

Genova, 23 maggio 2004