"Crimini di guerra ad Abu Ghraib". Amnesty International denuncia un sistema di brutalità e crudeltà



   Gent.mi tutti,

   vi trasmettiamo il comunicato stampa di Amnesty International:

"CRIMINI DI GUERRA AD ABU GHRAIB". AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA UN
SISTEMA DI BRUTALITA' E CRUDELTA'


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   Amnesty International Ufficio Stampa
   Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press at amnesty.it

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COMUNICATO STAMPA
CS54-2004

"CRIMINI DI GUERRA AD ABU GHRAIB". AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA UN
SISTEMA DI BRUTALITA' E CRUDELTA'

In una lettera aperta inviata oggi al presidente statunitense George W.
Bush, Amnesty International afferma che gli abusi commessi dalle forze Usa
nella prigione irachena di Abu Ghraib costituiscono crimini di guerra.
L'organizzazione per i diritti umani chiede indagini complete che
garantiscano che non vi sara' impunita' per i responsabili della torture, a
prescindere dalla loro posizione o dal loro grado.

Nel corso degli ultimi due anni, Amnesty International ha documentato un
sistema di abusi commessi dalle forze Usa ai danni dei detenuti, in Iraq
come in Afghanistan.

Nonostante il segretario alla Difesa Rumsfeld abbia dichiarato di essere
"sconvolto" dagli abusi commessi ad Abu Ghraib e che si tratterebbe di
"un'eccezione" anziche' di "un sistema o una prassi", negli ultimi due anni
Amnesty International ha segnalato ai piu' alti vertici del governo di
Washington (tra cui la Casa Bianca, il dipartimento della Difesa e il
dipartimento di Stato) una serie di denunce di brutalita' e crudelta'
perpetrate dalle forze Usa ai danni di prigionieri.

Nel luglio 2003 Amnesty International, in un memorandum trasmesso al
governo statunitense e all'Autorita' provvisoria della Coalizione, ha fatto
riferimento ai maltrattamenti e alle torture in Iraq, ad opera di soldati
Usa e delle forze della Coalizione. Le segnalazioni riguardavano percosse,
scariche elettriche, privazione del sonno, incappucciamento e obbligo di
rimanere per lunghi periodi di tempo in piedi o in ginocchio. Amnesty
International non ha ricevuto alcuna replica o indicazione che a Washington
o Baghdad fosse stata avviata un'indagine. Inoltre, a dispetto delle
ripetute richieste, Amnesty International si e' vista negare l'accesso a
tutti i centri di detenzione diretti dagli Usa.

"Se l'amministrazione Usa non ha nulla da nascondere, deve porre
immediatamente fine alla detenzione in isolamento e garantire l'accesso a
organismi indipendenti per i diritti umani, Amnesty e Nazioni Unite
comprese, in tutti i centri di detenzione" - scrive Irene Khan, segretaria
generale di Amnesty International, nella sua lettera al presidente Bush.

"L'amministrazione Usa ha mostrato un evidente disprezzo per le Convenzioni
di Ginevra e per i principi fondamentali della legge, dei diritti umani e
della decenza. Questo ha creato un clima in cui i soldati Usa si sentono
liberi di agire in modo inumano e degradante nell'impunita'. Cio' cui ora
stiamo assistendo in Iraq e' la logica conseguenza dell'incessante
perseguimento della 'guerra al terrore' a prescindere dai costi in termini
di diritti umani e di rispetto delle leggi di guerra".

Amnesty International ha espresso preoccupazione per l'ambiguita' dei
messaggi che il governo di Washington ha trasmesso in relazione ai suoi
impegni nei confronti del diritto internazionale.

Gli abusi non sono limitati solo ad Abu Ghraib. Numerose persone detenute
nelle basi aeree statunitensi di Bagram e Kandahar, in Afghanistan, hanno
denunciato di aver subito torture o altri trattamenti crudeli, inumani e
degradanti. L'amministrazione Usa, inoltre, non ha rispettato le
Convenzioni di Ginevra in relazione al trattamento dei prigionieri di
Guantanamo Bay.

Amnesty International si e' detta preoccupata per il fatto che l'indagine
condotta dal generale Antonio Taguba, che ha riscontrato "abusi sistematici
e illegali nei confronti dei detenuti" di Abu Ghraib, non era destinata a
diventare pubblica e che la reazione dell'amministrazione Usa e' arrivata
solo dopo che le conclusioni dell'indagine e le prove fotografiche sono
diventate di dominio pubblico.

Nell'apparente tentativo di minimizzare la gravita' delle accuse, il
segretario alla Difesa Rumsfeld ha dichiarato il 4 maggio che "finora si
tratta di abusiŠ tecnicamente differenti dalla tortura". In realta', i
"numerosi casi di sadici, arbitrari e clamorosi abusi criminali"
riscontrati dal generale Taguba costituiscono atti di tortura o trattamento
crudele, inumano e degradante e sono crimini di guerra.

Questi atti comprendono: calci e pugni nei confronti dei detenuti; salti
sui piedi nudi; obbligo di assumere posizioni sessualmente esplicite per
scattare fotografie; porre di un detenuto nudo sopra una scatola, con un
cappuccio in testa e con cavi elettrici applicati al pene e alle dita dei
piedi e delle mani per simulare la tortura con l'elettricita'; piazzare un
guinzaglio o una corda intorno al collo di un detenuto nudo mentre una
soldatessa si mette in posa per una fotografia.

I responsabili di quelli che il generale Taguba chiama "abusi comprovatiŠ
inflitti ai detenuti" dovrebbero essere sottoposti alla giustizia secondo
gli obblighi che gli Usa hanno assunto verso il diritto internazionale e
secondo quanto prevedono le leggi statunitensi. Le indagini dovrebbero
riguardare sia i vertici della catena di comando che i singoli diretti
responsabili.

Commenti quali quello del generale Geoffrey Miller, responsabile del
trattamento dei detenuti in Iraq, secondo cui questi ultimi possono essere
sottoposti a privazione del sonno e costretti a rimanere in posizioni
dolorose, mostrano che l'amministrazione Usa non ha ancora compreso che i
maltrattamenti e gli abusi rappresentano una deriva scivolosa verso la
tortura e devono essere completamente vietati.

Obbligare i detenuti ad assumere posizioni estremamente dolorose, l'uso dei
cappucci, le minacce e la prolungata privazione del sonno violano il
divieto di tortura e di trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

Amnesty International chiede al presidente Bush di garantire lo svolgimento
di un'inchiesta trasparente e imparziale sulle torture e le morti di
prigionieri detenuti dalle forze Usa e che i responsabili siano sottoposti
a giustizia.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 7 maggio 2004

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
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(See attached file: iraq_040507.rtf)

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Paola Nigrelli
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