riflessione



Tre minuti di silenzio

LUNEDÍ 15-03-2004



Tre minuti di silenzio.tre minuti di silenzio per i morti.

Un minuto per i morti delle torri, un minuto per i morti di Nassiriya, un minuto soprattutto per i morti di Madrid. Tre minuti di silenzio, uno per gli iracheni, uno per gli afgani, uno per chi si fa saltare in aria. Tre minuti come tre sono gli anni che ci dividono dal 2001, l'anno della pietra lanciata nello stagno. Tre minuti di silenzio per il Medio Oriente.Il tempo s'è fermato per tre minuti, tre lunghi minuti durante i quali il silenzio ha affogato il dolore, ha strangolato la rabbia, ha fatto tacere ogni polemica.

Ma non abbassate lo sguardo, alzatelo d'avanti a voi, guardate oltre, cercate altre vie, nuove soluzioni.tre minuti di silenzio, non uno di più, non uno di meno. Avete trovato il tempo, in quei tre minuti, di mettere i morti sul piatto giusto della bilancia? Vi è bastato il tempo per vedere la bilancia da che lato pendeva? E la vostra coscienza su quale dei due piatti l'avete messa? E pesava la vostra coscienza? Quanto? Tre minuti di silenzio di insopportabile silenzio, di straziante silenzio, vi siete ascoltati? Dodici mesi dopo la prima bomba che si è beffata del silenzio di Kabul, ci siamo ritrovati , per parlare, per discutere, per guardarci in faccia e pensare se ne è valsa davvero la pena. La risposta non è cambiata. Ci siamo confrontati, con noi stessi, con la realtà e con ogni singola illusione che ci portiamo chiusa da qualche parte dentro di noi. La realtà; la paurosa, soffocante, realtà.ci ha sfregiato i sogni. I nostri occhi, di sangue, ne hanno visto abbastanza, troppo. Tre minuti di silenzio, tre minuti per fare pace prima di tutto con noi stessi. Tre minuti per capire non sono sufficienti, lo so, ma è solo l'inizio. Da quel silenzio potrà nascere qualcosa, da quel silenzio dobbiamo partire per costruire qualcosa, quel silenzio potrà schiudersi in una melodia (non un coro, i cori non mi sono mai piaciuti) e allora vinceremo il silenzio e non ci sarà bavaglio che potrà tenere.








Teresa Manuzzi