Lettera di Leyla Zana sull'ineserimento da parte dell'UE del Kongra-Gel nelle organizzazioni terroristiche



Qui di seguito trovate la lettera di denuncia di Leyla Zana, scritta nel
carcere di Ankara,  sulla decisione vergognosa presa dall'Ue di inserire la
nuova organizzazione curda, il KONGRA-GEL, nella lista delle associazioni
terroristiche.



Carcere di massima sicurezza di Ankara, 8 aprile 2004



Questo è il testo tradotto dall’originale turco della lettera indirizzata
congiuntamente

al Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan,

al Segretario Generale del Consiglio UE e Rappresentante per la politica
estera e di sicurezza comune Javier Solana,

al Presidente della Commissione UE Romano Prodi,

al Segretario Generale della NATO Jaap De Hoop Schaeffer

e al Presidente degli Stati Uniti George Bush.



Gli atti terroristici attribuiti ad Al-Qaeda, in primo luogo quelli dell’11
Settembre negli Stati Uniti, e poi quelli in Turchia, Spagna e altri paesi
europei, hanno indotto gli stati del mondo a sviluppare concetti nuovi nella
lotta al terrorismo.



Evidentemente non ci si può aspettare che gli stati rimangano indifferenti
di fronte ad attacchi disumani che prendono di mira sia gli stati stessi che
migliaia di persone innocenti. Inevitabilmente misure volte a proteggere,
impedire e prevenire saranno assunte ai massimi livelli; e i perpetratori e
i poteri che si celano dietro quegli atti saranno svelati. Non può esservi
alcun dubbio che l’assunzione di tali misure è la risposta più naturale. Per
poter tuttavia conseguire il successo nella lotta contro il terrorismo e
negli sforzi per liberare la società dalla violenza, vi è un fattore che
credo sia di grande importanza e che non possa essere trascurato: nel
determinare la copertura e i limiti delle definizioni di “terrorismo” ed
“organizzazione terroristica”, non devono essere trascurati fattori
scientifici, sociali e politici e le definizioni devono essere fondate su
giuste motivazioni. Considero un dovere storico esprimere la mia
preoccupazione per il fatto che decisioni prese da stati e organismi
internazionali senza tenere conto di ciò e semplicemente sulla base di
“interessi reciproci” potrebbe, in nome della prevenzione del terrorismo,
causare nuove ondate di indesiderabile, ed invero imprevedibile, terrorismo
e violenza.



Nel corso del Summit dell’Unione Europea a Bruxelles, il 25 marzo 2004, la
lista delle organizzazioni terroristiche è stata aggiornata, nel quadro
della politica estera e di sicurezza comune, al fine di includervi il
KONGRA-GEL. Questa, dal mio punto di vista, è la decisione più infausta
presa dall’UE in tutta la sua storia. È ovvio che elementi scientifici,
sociali e politici sono stati ignorati, che i tentativi di conseguire la
pace e la democrazia sono stati considerati di nessuna importanza e privi di
valore, che gli “interessi internazionali” sono stati l’unico e solo fattore
determinante. Di fatto, in termini di finalità e di obiettivi, nonché
relativi alla sua forma organizzativa e alla sua ideologia, ai suoi metodi e
alle sue mete, il KONGRA-GEL non corrisponde alla definizione di
“organizzazione terroristica” che ad esso è stata attribuita. Il KONGRA-GEL
è una organizzazione popolare, democratica e pacifica, che difende i diritti
democratici dei kurdi, in primo luogo di quelli che vivono in Turchia, e poi
altresì di quelli che vivono in Iran, Siria e Irak; è un’organizzazione che
rispetta l’integrità territoriale degli stati; che ripetutamente ha
annunciato al mondo di essere pronta a procedere al disarmo allorché vengano
conclusi accordi legali volti ad assicurare la sua partecipazione
democratica nella società; ed è un’organizzazione che attende di essere
legalizzata.



Il PKK non fu inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche
dell’UE, persino negli anni in cui in Turchia si combatteva una intensa
guerra tra il PKK e le forze di sicurezza. Il fatto che il KONGRA-GEL sia
ora considerato come un equivalente di Al-Qaeda e di altre organizzazioni
terroristiche è un’indicazione del dove tale decisione tragga la propria
fonte. Questa decisione ingiusta ha rattristato, addolorato e ferito i
kurdi. È anche spiacevole che non venga fatto alcun riferimento alle
migliaia di villaggi bruciati e rasi al suolo negli anni del conflitto, alle
migliaia di omicidi “senza un colpevole”, alla tragedia del milione di
persone che furono costrette a migrare. Se in Turchia oggi vi è una fase non
conflittuale, se determinati passi verso la democratizzazione possono essere
intrapresi, se le relazioni Turchia-UE hanno acquistato velocità, se la
Turchia beneficia di un’atmosfera di pace e sicurezza, che permette lo
svolgersi di incontri e conferenze internazionali, il ruolo giocato
nell’ottenimento di tutti questi successi dal leader del popolo kurdo,
Abdullah Öcalan, non deve essere dimenticato; invece, ne deve essere
riconosciuta ed apprezzata l’importanza. Pertanto il solo sentiero che
conduce alla pace in Turchia e ai kurdi passa attraverso il signor Öcalan e
l’organizzazione popolare che lo sostiene.



Qualsiasi altro tentativo, la ricerca di un popolo e di suoi leader
artificiali e virtuali con i quali negoziare, i tentativi di atterrire
l’organizzazione e il popolo, le provocazioni volte a indurre separazioni,
liti e rotture, le soluzioni basate sull’eliminazione dei kurdi,
sull’ignorarli o sul farli degenerare, le proposte che ignorano la questione
kurda o ne rinviano la soluzione in un futuro imprecisato; le percezioni che
considerano l’illuminismo kurdo ed i progetti di rinnovamento come semplici
prosecuzioni del passato; tutto ciò contribuirebbe a promuovere violenza e
rappresenterebbe una sconfitta per i popoli della regione, nonché in
particolare per la Turchia e per la pace mondiale.



Per quanto mi riesca difficile proclamare tali parole, potremmo assistere a
una seconda Palestina o a una nuova Beirut o a nuovi eventi come quelli
accaduti nei Balcani. E tuttavia i kurdi sono determinati ad agire quale
forza trainante di un cambiamento, della pace e della fratellanza nel
21esimo secolo, a fare ingresso nell’epoca della civilizzazione democratica
come cittadini, liberi ed eguali, assieme ai popoli con i quali condividono
le medesime terre. Ed i kurdi sperano e si aspettano che questa loro
determinazione non sia ignorata. Ecco perché ritengo necessario ancora una
volta evidenziare che gli indirizzi politici che trasformano i kurdi in
terroristi e li provocano e li incoraggiano a ricorrere alla violenza non
sono di alcuna utilità. Credo pertanto che è un umano dovere rimuovere il
KONGRA-GEL dalla lista delle organizzazioni terroristiche e contribuire,
così facendo, alla pace: in primo luogo nel nostro paese, ma anche
nell’intera regione e nel mondo.



Con rispetto.

Leyla Zana







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