[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
dichiarazione di voto del prc sulla gasparri
- Subject: dichiarazione di voto del prc sulla gasparri
- From: "titti" <tittidesimone at libero.it>(by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Thu, 25 Mar 2004 15:08:10 +0100
TITTI DE SIMONE. Le sentenze della Corte costituzionale, le indicazioni delle Autorità garanti e lo stesso messaggio del Presidente della Repubblica Ciampi hanno avuto in comune il richiamo ad un maggior rispetto del pluralismo dell'informazione e alla difesa di spazi pubblicitari pubblici, sottolineando l'obbligo del legislatore di contrastare la formazione di posizioni dominanti, come indicano gli articoli 21 e 41 della Costituzione. Si tratta di richiami che voi avete disatteso, consegnando un impianto legislativo che resta per noi inaccettabile, perché cristallizza lo squilibrio di una situazione di fatto, ovvero una proroga di una condizione di illegalità che ormai è diffusa in questo settore. Basti pensare alla vicenda dell'occupazione delle frequenze. Questo provvedimento si proponeva di disciplinare l'intero settore radiotelevisivo, ponendosi come una legge di sistema che avrebbe dovuto indicare quale obiettivo prioritario quello di corrispondere all'interesse generale dei cittadini, in coerenza con il principio fondamentale rappresentato dal diritto al pluralismo dell'informazione, alla difesa di spazi pubblicitari liberi per fare in modo che questi non siano sottoposti totalmente ad esigenze di mercato. Si trattava quindi di garantire un sistema pubblico che potesse assicurare realmente un'informazione equa e non di parte. Tuttavia, i veri obiettivi di questo provvedimento, come abbiamo sottolineato nel corso del suo esame, vanno in tutt'altra direzione. Oggi ci consegnate l'ultima versione della legge Gasparri, che realizza un falso ed inefficace aggiustamento di un sistema fantasioso ma truffaldino quale il Sistema integrato delle comunicazioni. Si tratta di un escamotage per scavalcare la sentenza della Corte costituzionale. Il SIC, che rappresenta, il vero cuore, il motore della legge Gasparri, mira esattamente ad eludere il funzionamento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che dovrebbe verificare la sussistenza di posizioni dominanti nel settore. L'essenza del provvedimento in esame è esattamente questa: una cristallizzazione di quei poteri forti, di quelle posizioni dominanti, di quei conflitti di interesse di cui l'attuale maggioranza è fortemente intrisa e attraversata, tanto da caratterizzarsi ormai chiaramente come un vero e proprio comitato d'affari! Vi inventate il Sistema integrato delle comunicazioni eludendo il funzionamento delle Autorità garanti e le sentenze della Corte costituzionale, e sostanzialmente limitando la libertà dei cittadini. Ingabbiate il pluralismo con una operazione del tutto anomala ed illegale! Lo spirito antidemocratico di questo provvedimento non può essere dunque emendato, ma deve essere debellato demolendone l'impianto strategico; quella della legge Gasparri è un impostazione ad personam, che assegna odiosi privilegi all'interesse privato del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi e del suo impero mediatico, in primis l'azienda Mediaset. Gli articoli che le Commissioni riunite hanno deciso di riesaminare dopo il rinvio alle Camere da parte del Presidente Ciampi costituiscono un'evidente limitazione del dibattito, e ciò lo vogliamo ribadire in questa sede. Un'illegittima perimetrazione, la blindatura della discussione, l'impermeabilità di questa maggioranza ad un dibattito e ad un confronto reali sulla base degli emendamenti da noi presentati feriscono la sovranità del Parlamento. Sarebbe stato opportuno, invece, avere il diritto e la possibilità di ripensare e di lavorare collegialmente ad una impostazione diversa di un provvedimento così fondamentale ed essenziale per la nostra vita democratica. Giudichiamo grave l'atteggiamento della maggioranza e la scelta di limitare la discussione alle parti del provvedimento esplicitamente richiamate nel messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica. Ma se la Gasparri è una legge di sistema (ed effettivamente lo è, considerato che ambisce a ridisegnare il panorama dell'emittenza radiotelevisiva in Italia), perché se ne possono discutere solo gli aspetti secondari e non anche quelli essenziali? Perché non abbiamo potuto parlare, ad esempio, dell'articolo 15, relativo alla materia della pubblicità e delle telepromozioni? A mio avviso perché su questo punto le preoccupazioni delle Autorità garanti e del Quirinale rappresentano dati sostanzialmente inoppugnabili! I tetti previsti dalla legge Gasparri per la raccolta pubblicitaria segnano una posizione di favore all'emittenza televisiva economicamente più potente e sabotano la concorrenza nella raccolta delle risorse pubblicitarie, a tutto vantaggio di Mediaset e a tutto discapito del settore della carta stampata. Signor Presidente, nella vita di un paese il tema dell'informazione assume, sul terreno della costituzionalità e delle regole democratiche, un'importanza che non può essere elusa. Abbiamo più volte sottolineato che il provvedimento al nostro esame vuole portare nel settore della telecomunicazione ad una stretta autoritaria ed al consolidamento di un monopolio che vede intrecciarsi pericolosi conflitti di interesse, in primis quello del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi. Bisogna guardare al contesto nel quale verrà applicata la legge Gasparri. Al riguardo, un quadro chiaro è stato realizzato dall'organizzazione internazionale «Reporters senza frontiere» la quale assegna al nostro paese, in materia di informazione, uno degli ultimi posti nella classifica mondiale, precisamente dopo lo Stato africano del Benin, e l'ultimo posto in Europa. A chi ritenesse ingenerosa questa collocazione ci limitiamo a ricordare che in Italia, negli ultimi mesi, la trasmissione di satira di Sabina Guzzanti è stata soppressa, perché lesiva dell'immagine del Presidente del Consiglio dei ministri. Inoltre, ad un giornalista come Michele Santoro continua ad essere impedito di apparire in video, nonostante un giudice del lavoro abbia stabilito che andasse reintegrato nelle sue funzioni. L'emittente del magnate Murdoch, poi, è giunta a trasmettere senza audio l'ultimo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame, dietro sollecitazione del senatore Dell'Utri. La legge Gasparri tende a legalizzare ed a cristallizzare tale situazione. Si tratta di un provvedimento politicamente immorale, che rischia di distruggere la RAI sostenendo il monopolio di posizioni forti senza combattere il gigantesco conflitto di interessi di Berlusconi, ma prevedendo meccanismi in grado di aggirare ed ignorare proprio tale posizione dominante e tale conflitto. Si confonde la tutela del pluralismo con la tutela della concorrenza prevedendo un limitato divieto rispetto all'abuso di posizione dominante al posto di uno strutturato divieto di acquisizione e di mantenimento di posizioni dominanti. Si tratta di situazioni che già di per sé minano lo svolgimento di una corretta ed imparziale informazione. Costruite un sistema dell'informazione incostituzionale, dominato e controllato da gruppi privati e da poteri forti, lontano dalle esigenze dei cittadini allo scopo di mettere la sordina al sempre più crescente conflitto sociale. Il campo dell'emittenza richiede, in ragione della particolare diffusività e pervasività del messaggio televisivo, che il pluralismo - questo era il richiamo del Presidente Ciampi - sia oggetto di specifica e forte garanzia. Stiamo parlando del riconoscimento della libertà di espressione proclamata dalla nostra Carta costituzionale. Quando noi, anche nel corso di questo dibattito, abbiamo posto il problema della valorizzazione di esperienze che hanno messo in radicale discussione il modo di fare televisione - mi riferisco, ad esempio, alle televisioni di strada, le telestreet - alludevamo proprio alla necessità di una rivoluzione dello stesso concetto di pubblico. È chiaro che sui grandi temi della lotta al monopolio mediatico, della salvaguardia delle nuove espressioni e della comunicazione dal basso sarà necessario, anche dopo l'approvazione del provvedimento in esame, condurre nei prossimi mesi una grande battaglia di civiltà. A noi interessa evidenziare - e continueremo a farlo nel paese - il concetto per cui il pluralismo, principio garantito dalla Costituzione al quale vorremmo tendere, è fondato sulle diverse culture esistenti nella nostra società e sulle culture critiche di fondo. Si vuole una legge che si propone di annullare il servizio pubblico privatizzandolo. Noi crediamo, al contrario, che sostenere l'importanza di un'azienda pubblica, che corrisponde nella sua gestione a determinati principi di fondo, sia conditio sine qua non per garantire l'esistenza del pluralismo informativo. A noi appare sconcertante l'impermeabilità del Governo ai richiami delle Autorità e persino a quelli del Presidente Ciampi. Come abbiamo più volte ribadito, la legge Gasparri rappresenta una chiara metafora della maggioranza e della sua cultura politica. Voi volete imporre una stretta autoritaria sul sistema dell'informazione. È l'altra faccia della guerra preventiva: uno sradicamento delle condizioni del pluralismo culturale dal terreno democratico. Non è neppure un caso che per tale via intendiate operare anche un imbavagliamento del conflitto sociale, dei movimenti della scuola, dell'università, del precariato, del lavoro, di quello per la pace. Non si può cancellare quanto sta avvenendo, non si può cancellare il fiume umano che abbiamo visto attraversare Roma sabato scorso in una grande e straordinaria manifestazione, come in tante altre città del mondo. Questo non si fermerà, noi non ci fermeremo. Davanti alla domanda di politica ed all'onda di cambiamento sociale prodotto da questa seconda potenza mondiale che è il movimento per la pace, ogni menzogna, ogni bugia, ogni ipocrisia appare già sconfitta. Persino la vostra legge Gasparri, con le sue mire mercantili, proprietarie ed autoritarie, su un punto così fondamentale come il diritto all'informazione ci appare già determinatamente sconfitta (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
- Prev by Date: Newsletter del Centro Servizi per il Volontariato di Como (N. 101 del 25 marzo 2004)
- Next by Date: 20 marzo-noi c'eravamo
- Previous by thread: Newsletter del Centro Servizi per il Volontariato di Como (N. 101 del 25 marzo 2004)
- Next by thread: 20 marzo-noi c'eravamo
- Indice: