Reazioni del governo brasiliano dopo il crac Parmalat



Milano - 23 marzo 2004 - COMUNICATO STAMPA
Reazioni del governo brasiliano dopo il crac Parmalat

Azione Aiuto ha seguito il caso Parmalat da gennaio dello scorso anno denunciando la governance dell'azienda e il mancato rispetto dei criteri di responsabilità sociale. Adesso è arrivato un altro pezzo di informazione dal Brasile che fa luce sulla situazione di crisi dell'azienda nel locale mercato e ne analizza le cause.

In Brasile il caso Parmalat ha innescato un dibattito sugli investimenti esteri e sul modello imprenditoriale da promuovere per il settore lattiero-caseario. A confrontarsi sono i modelli imprenditoriali di impresa profit tradizionale e quelli cooperativisti. Questo è quanto evidenzia un recentissimo rapporto della Commissione speciale del parlamento brasiliano sulla crisi Parmalat (vedere file CPI_Parmalat, in allegato) e dalle informazioni pervenuteci dai nostri partner locali.

Il Brasile sembrerebbe orientato a promuovere oggi un sistema cooperativo che metta al centro gli interessi dei produttori e non quelli delle multinazionali. Occorrono però risorse.

Tale orientamento emergerebbe anche dalla decisione del governo brasiliano di stanziare circa 100 milioni di Real alle cooperative di produttori colpiti dalla crisi, al fine di aiutarle a stoccare il latte invenduto (mentre nessun aiuto è stato dato alle aziende Parmalat).

Multinazionali come Parmalat e Neslè nel 2002 avevano una raccolta media per produttore di oltre 500 litri. Però ci sono esempi di imprese di successo nel mercato brasiliano come la multinazionale "Elege" (che è al 4° posto per quantità di latte raccolto) che opera con profitto, lavorando esclusivamente con piccoli produttori del Rio Grande do Sul (con una raccolta media per produttore di soli 65 litri di latte!) interamente fondato su un sitema di raccolta cooperativista e su contratti collettivi.

Una opzione del governo potrebbe essere quella di usare il latte Parmalat in supporto al Programma Fame Zero. Diverse amministrazioni locali si sono anche offerte di subentrare alla gestione dei siti produttivi parmalat, che attualmente operano al 20% delle loro capacità.

Il futuro delle aziende Parmalat però è legato soprattutto alla capacità del governo Lula di trovare i fondi necessari per finanziare queste politiche. L'unica certezza è che le aziende Parmalat prima o poi devono rendere conto alle banche creditrici.

per i ulteriori informazioni contattare chiara guerzoni 02 742001 o al 347 0679441.

Precedenti informazioni sul gruppo:
Dopo il crac, Mercato abbandonato: gli allevatori che vendevano latte a Parmalat sono facile preda di altre multinazionali come Danone e Nestlé che, sfruttando il vuoto di mercato, possono comprare il latte sottocosto a chi non so più a chi venderlo.
(in allegato il documento)
Prima del crac, Mercato scremato: analizza l'impatto delle attività delle multinazionali del latte sui piccoli agricoltori brasiliani, concentrandosi sull'esempio di Parmalat. Multinazionali come Parmalat hanno incentivato la specializzazione del settore agro-zootecnico, favorendo la grande proprietà terriera a scapito dei piccoli produttori e dell'agro-zootecnia, con l'obiettivo di aumentare i propri margini di profitto. Tra il '96 e il 2002 solo Parmalat ha escluso dal mercato 23.000 piccoli allevatori (superata in questo solo da Nestlè con 32.000) ottenendo al contempo un aumento della produzione del 19%. Il testo completo del rapporto (con testimonianza dagli allevatori) è disponibile all'URL http://www.azioneaiuto.it/site/download/Mercato%20Scremato.pdf

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Chiara Guerzoni
Press Office
Azione Aiuto

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