ICS: ULTIMORA IRAQ e KOSOVO



- SPECIALE ULTIMORA -
In queste drammatiche ore di escalation ed esplosione di violenza ininterrotta sia in Iraq sia in Kosovo vi comunichiamo le ultime notizie giunte pochi minuti fa dai nostri operatori sul campo:
ICS A BAGHDAD
Ernesto Bafile, Responsabile ICS in Iraq è a Baghdad assieme ai colleghi, Annalisa Lombardo e Barbara Lilliu. Il loro lavoro, che è proseguito in tutti questi mesi nonostante i continui attentati e la difficilissima situazione interna, oggi pare diventare ancora più complicato.
Ecco cosa ci hanno scritto:
“Cari tutti
Come ben sapete ieri c'e' stato un attentato nel centro di Baghdad.
L'esplosione e' avvenuto esattamente di fronte al nostro ufficio ad un
distanza in linea d'aria di 300 400 metri.
L'onda d'urto ha provocato la rottura di alcuni dei vetri delle nostre
finestre. Al di la dei danni e del grosso spavento stiamo tutti bene.
Faremo ovviamente una riflessione sull'evento. Le contromisure che noi
proporremo agli altri si riducono sostanzialmente ad una sola: la nostra
zona e' troppo pericolosa e occorre cambiare la sede operativa.
Da tempo la strada che passa di fronte al nostro ufficio e' l'unica via di
attraversamento del quartiere. Le altre strade circostanti sono state
chiuse per motivi di sicurezza dato che nell’area sono presenti le sedi sia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sia del Ministero dei Trasporti.
Tutto il traffico si congestiona davanti al nostro ufficio e il passaggio
degli americani e' diventato frequentissimo. Non di rado parcheggiano i
loro mezzi di fronte a noi per pattugliare la zona.
Insomma anche se non siamo un target mai come ora rischiamo di stare nel
posto sbagliato al momento sbagliato.
Quello che noi cerchiamo e' un edificio certamente sufficiente alle nostre
esigenze ma assolutamente modesto e anonimo. Tutto deve essere fatto per
non attrarre la curiosita' e quindi meno gente ci gira intorno meglio e'. Se siamo soli abbiamo piu' garanzie di sicurezza. Per noi e per i nostri colleghi locali.
Le nostre comunicazioni email diminuiranno un po’.
Useremo la mail NCCI che non sempre e' veloce, ma eviteremo assolutamente di frequentare gli internet cafe'.
Noi proseguiamo nel nostro lavoro. Almeno ci proviamo.
State tranquilli
Ernesto”
ICS IN KOSOVO
Marco Bruccoleri è il Responsabile ICS in Kosovo e ci ha scritto da Prishtina dove lavora dal 1999. Con lui c’è un’altra operatrice ICS, Chiara Ronchini. La terza operatrice, invece, Alma Koric, è da ieri bloccata a Prizren, barricata in casa. Alma parla solo serbo.
Abbiamo ricevuto queste righe poco fa:
“Tramite telefono siamo riusciti a contattare colleghi e amici sparsi per il Kosovo durante la serata di ieri. E la situazione non e’ per niente bella. Qui a Pristina ci sono stati colpi di armi da fuoco fino a notte tarda, hanno assaltato la sede generale delle nazioni unite che e’ stata evacuata ma questa mattina la situazione appare calma anche se la citta’ e’ blindata. A Mitrovica tutti gli internazionali sono stati evacuati dentro la Jugobanka a sud della citta’ “protetti” dalle forze di polizia internazionale e della KFOR. A Prizren purtroppo la folla scatenata ha dato alle fiamme Il Bogoslovia -il piu’grande seminario ortodosso del Kosovo- già Rifugio Collettivo Temporaneo riabilitato e gestito da ICS; hanno bruciato la parte alta della citta’ vecchia dove c’erano le case serbe, tutte le chiese ortodosse della citta’; hanno sfasciato le vetrate del palazzo delle Nazioni Unite e bruciato parecchie auto sempre delle Nazioni Unite. A Caglavica dove era stato ferito il ragazzo serbo lunedi’ notte ci sono stati scontri violenti fino a notte tarda e i serbi sono stati evacuati Delle altre citta’ (Giljane, Urosevac, Pec) sappiamo di certo che sono successe le stesse cose ma non abbiamo notizie dirette. I morti sembra siano saliti a 20 di cui 8 a Mitrovica e gli altri un po’ dappertutto e i feriti circa 600. Alma è ancora bloccata in casa a Prizren. Non può uscire. Tutti in città sanno che parla solo serbo. E ora questo la pone in una situazione di grande pericolo. Le abbiamo parlato al telefono anche se le linee sono disturbate. Sta bene. Nonostante la paura. Inutile dirvi la frustrazione. Troppe volte avevamo segnalato l’alto livello di tensione che registravamo quotidianamente sul campo. La comunità internazionale, ancora una volta, è nell’impasse. E come sempre, quando le luci si riaccendono sul Kosovo, le fiamme sono già alte…
Comunque non temete. Stiamo bene.
Marco”
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO ICS-ASSOPACE 17.03.2004
h.18.00
Questo il testo integrale del comunicato stampa congiunto – ICS e Assopace – inviato ieri pomeriggio a tutti gli organi di stampa:
“Il precipitare delle situazione che si sta verificando a Mitrovica ed
in altre parti del Kosovo in queste ultime ore non arriva inaspettato a
chi da anni opera sul campo.
Già da alcune settimane i nostri operatori ci riferivano di una ripresa di omicidi di membri della minoranza serba
che fanno da corollario agli eventi che ieri hanno coinvolto i bambini del
villaggio albanese di Cabra. E da anni ormai vediamo come pochissimo
si stia effettivamente facendo per avviare una vera riconciliazione fra le etnie.
La crisi in corso è dunque la logica conseguenza di una situazione
tutt'altro che risolta e ben lontana dall'essere stata sanata, con la
perdurante incertezza sullo status futuro della provincia Serba e una
strisciante radicalizzazione della divisione fra le diverse comunità che abitano in Kosovo. Troppi segmenti della comunità internazionale hanno finto che la difficile situazione kosovara fosse stata di fatto risolta con la guerra del 1999, ed ora il Kosovo torna
alla ribalta mediatica e tutte le contraddizioni del dopoguerra, mai
veramente affrontate, esplodono nella violenza.
"C'è una triste somiglianza fra quanto accade oggi in Kosovo e quello
che continua ad accadere in Iraq: l'impossibilità di gestire la pace dopo
la guerra. la guerra che ancora una volta si dimostra una scelta sbagliata per la risoluzione delle controversie internazionali e che produce danni e conseguenze nefaste sul breve e sul lungo periodo" dichiara Giulio Marcon Presidene di ICS La guerra non è mai una soluzione. Porta altre sofferenze, conflitti, violenze. Grande è la frustrazione di chi, come ICS e Assopace, ha cercato in questi anni di
continuare un lavoro dal basso con le comunità, provando a ricostruire un
tessuto sociale coeso a partire dalla società civile, provando sempre una
forte sensazione di straniamento e di solitudine, e denunciando
nell'indifferenza generale quello che continuava ad accadere alle
minoranze sempre più attaccate ed escluse di fatto dalla vita civile del
Kosovo. Rimane la speranza che questo nuovo esplodere della violenza,
che speriamo circoscritto, serva a rimettere in discussione la di fatto
inesistente politica della comunità internazionale sul destino del
Kosovo e possa porre le basi per un nuovo percorso che vada davvero nella direzione
di garantire a tutti i cittadini del Kosovo i loro diritti.
FINE DEL COMUNICATO
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Catherine Dickehage
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