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CONDIVIDERE - Notizie e Aggiornamenti sul Movimento dei Popoli per la Salute
- Subject: CONDIVIDERE - Notizie e Aggiornamenti sul Movimento dei Popoli per la Salute
- From: redazione at aifo.it
- Date: Wed, 10 Mar 2004 12:40:19 +0100
CONDIVIDERE Notizie e Aggiornamenti sul Movimento dei Popoli per la Salute Numero #3 Marzo 2004 Il Movimento dei Popoli per la Salute è nato nel 2000 in Bangladesh durante la prima Assemblea dei Popoli per la Salute, alla quale hanno partecipato 1453 rappresentanti provenienti da 92 paesi del mondo. In quest'Assemblea è stata approvata la Carta dei Popoli sulla Salute. Ormai, la Carta dei Popoli sulla Salute è stata tradotta in più di 40 lingue ed è diventata un forte richiamo per il diritto alla salute di tutti i popoli. In Questo Numero: Ai tacchini piace il ringraziamento? Di Arundhati Roy Documenti di strategia di riduzione della povertà: riduzione o rafforzamento della povertà? Di Demba Moussa Dembele Ecco come le ditte farmaceutiche raggirano le riviste mediche, di Anthony Barnett AI TACCHINI PIACE IL RINGRAZIAMENTO? Arundhati Roy Lo scorso Gennaio migliaia di noi da tutte le parti del globo hanno raggiunto Porto Alegre in Brasile e hanno dichiarato, anzi reiterato, che "Un Altro Mondo è Possibile". Qualche miglia più a nord, a Washington, George Bush e il suo staff stavano pensando la stessa cosa. Il nostro progetto era il Forum Sociale Mondiale. Il loro invece quello che molti chiamano il Progetto per il Nuovo Secolo Americano. Nelle grandi città d'Europa e d'America, dove pochi anni fa queste cose sarebbero soltanto state condannate, ora la gente parla apertamente degli aspetti positivi dell'Imperialismo e della necessità di un Impero forte per mettere in riga un mondo senza regole. I nuovi missionari vogliono comandare al costo della giustizia. Disciplinare al costo della dignità. E andare al potere a tutti i costi. Occasionalmente qualcuno di noi è invitato a "dibattere" sulla questione su piattaforme "neutrali" offerte dai mass media. Discutere dell' Imperialismo è un po' come discutere dei pro e contro dello stupro. Cosa possiamo dire? Che a noi manca veramente? In ogni caso, il nuovo Imperialismo è gia sopra di noi. Si tratta di un versione rimodellata, snellita di ciò che un tempo abbiamo già conosciuto. Per la prima volta nella storia, un singolo Impero con un arsenale di armi che potrebbe annullare il mondo in un pomeriggio ha una egemonia completa, unipolare, economica e militare. Usa armi diverse per sbancare su diversi mercati. Non c'è uno stato sulla faccia della terra che non sia intrappolato tra le trame intrecciate del missile di crociera americano o del libretto di assegni del Fondo Monetario Internazionale. L'Argentina riflette con la sua realtà le conseguenze di questo sistema capitalista neoliberista in cui l'Iraq emerge come la pecora nera di turno. Le nazioni povere che sono geo-politicamente di valore strategico per l'Impero, o che hanno un "mercato" di qualsiasi dimensione, o infrastrutture che possano essere privatizzate, o, sfortuna loro, olio, diamanti, cobalto, carbone - devono fare come vien detto loro altrimenti divengono bersagli militari. Quelle con le maggiori riserve di ricchezze naturali sono le più a rischio. A meno che non cedano le loro risorse alla macchina corporativa, l'agitazione civile sarà fomentata, o la guerra sarà intrapresa. In questa nuova età dell'Impero, quando niente è come sembra essere, ai quadri delle aziende interessate è concesso di influenzare le decisioni politiche straniere. Il centro per l'integrità pubblica di Washington ha scoperto che nove su 30 funzionari della difesa del governo degli Stati Uniti avevano rapporti con le aziende che hanno ricevuto contratti per la difesa per 76 miliardi di dollari fra il 2001 e il 2002. George Schultz, ex ministro degli Stati Uniti, era presidente del comitato per la liberazione dell'Iraq. Ed anche capo del consiglio d'amministrazione della compagnia Bechtel. Quando gli fu chiesto di un suo possibile conflitto di interessi, nel caso di una guerra nell'Iraq, disse: "non so se Bechtel trarrebbe particolare beneficio da essa. Ma se c'è lavoro da fare, Bechtel è il tipo di azienda che potrebbe farlo. Ma nessuno guarda alla guerra come qualcosa da cui trarre giovamento." Dopo la guerra, Bechtel ha firmato un contratto di 680 milioni di dollari per la ricostruzione nell'Iraq. Questo modello brutale è stato, e continua ad essere sempre di più, applicato in Asia centrale e sudorientale, America Latina e Africa. E' costato milioni di vite. Va da sé che i costi di ogni guerra di un Impero siano presentati come prezzo da pagare per una guerra giusta. Ciò, nella maggior parte dei casi, è dovuto ai mezzi di comunicazione filogovernativi. È importante capire che essi non si limitano a sostenere semplicemente il progetto neoliberale. Sono il progetto neoliberale. Non si tratta di una posizione morale che hanno scelto di seguire, ma di una posizione sostanziale. È intrinseca nell'economia l'idea di come i mass-media debbano funzionare. Nell'era della guerra contro il terrore, la parola povertà si sta gradualmente associando con la parola terrorismo. Nell'era della globalizzazione corporativa, la povertà è un crimine. Protestare contro l'ulteriore impoverimento diventa terrorismo. Ed ora, la Corte suprema indiana dice che scioperare è un crimine. Anche criticare la corte naturalmente è un crimine. Stanno insomma sigillando le vie d'uscita. Come il vecchio Imperialismo, il nuovo Imperialismo per il suo successo conta anche su una rete di agenti - élite locali corrotte che servono l'Impero. Tutti conosciamo la sordida storia di Enron in India. Il governo Maharashtra di allora firmò un potente accordo di acquisto che ha dato ad Enron i profitti che ammontavano al sessanta per cento dell'intero preventivo rurale stimato per lo sviluppo dell'India. Ad una singola azienda americana è stato garantito un profitto equivalente ai fondi monetari necessari per lo sviluppo di circa 500 milioni di persone! Diversamente dai tempi passati il nuovo Imperialismo non deve muoversi a stento intorno ai tropici rischiando malaria, diarree o morti premature. Il nuovo Imperialismo può essere gestito via e-mail. Il volgare e faticoso razzismo del vecchio Imperialismo è ormai antiquato. Punto di svolta del nuovo Imperialismo è il nuovo razzismo. La tradizione del tacchino del ringraziamento negli Stati Uniti è un'allegoria meravigliosa per il nuovo razzismo. Ogni anno dal 1947, la federazione nazionale della Turchia offre al presidente degli Stati Uniti un tacchino per il giorno del ringraziamento. Ogni anno, nel corso di una pubblica manifestazione di magnanimità, il presidente libera quel particolare uccello (ma ne mangia un altro). Dopo la ricezione del perdono presidenziale, il tacchino offerto è inviato al parco di Frying Pan in Virginia per vivere la sua vita all'aria aperta. Il resto dei 50 milioni di tacchini destinati per il Ringraziamento sono macellati e mangiati quello stesso giorno. ConAgra Foods, l'azienda che ha vinto il contratto presidenziale della Turchia, dice che addestra i fortunati uccelli per essere socievoli, per interagire con i dignitari, gli scolari e la stampa. (Presto parleranno persino inglese!) Così funziona il nuovo razzismo nell'era corporativa. Ad alcuni "tacchini" allevati con attenzione - le élite locali di vari paesi, le comunità di ricchi immigranti o banchieri da investimento, un Colin Powell di turno piuttosto che una Condoleezza Rice, alcuni cantanti, alcuni scrittori (come me stesso) - viene data l'assoluzione e un permesso per il parco di Frying Pan. I milioni restanti perdono il proprio lavoro, sono cacciati dalle loro case, perdono i loro collegamenti per l'acqua e l'elettricità, e muoiono di AIDS. In sostanza sono pronti per la pentola. Ma ai gallinacei fortunati nel parco di Frying Pan va bene così. Alcuni di loro persino lavorano per il Fondo Monetario Internazionale o per l'Organizzazione Mondiale per il Commercio - così chi potrà mai accusare queste organizzazioni di essere contro i "tacchini"? Alcuni servono da membri per il comitato di scelta della Turchia - così chi può dire che i tacchini/turchi siano contrari al Ringraziamento? Ci fanno parte! Chi può dire che i poveri siano contrari alla globalizzazione corporativa? C'è una corsa precipitosa per entrare nel parco di Frying Pan. Così che fa se la maggior parte periscono nel frattempo? Parte del progetto del nuovo razzismo è il nuovo genocidio. In questa nuova era di interdipendenza economica, il nuovo genocidio può essere facilitato dalle sanzioni economiche. Significa creare delle circostanze che conducano alla morte di massa di fatto senza uscire allo scoperto e senza uccidere la gente. Dennis Halliday, il coordinatore umanitario ONU in Iraq fra il '97 ed il '98 (dopo di che si è dimesso con disgusto), usava il termine genocidio per descrivere le sanzioni in Iraq. Nell'Iraq le sanzioni superavano gli sforzi migliori di Saddam Hussein rivendicando le vite di mezzo milione di bambini. Nella nuova era, la segregazione razziale come politica formale è antiquata ed inutile. Gli strumenti internazionali di commercio e finanza sorvegliano un sistema complesso di leggi commerciali multilaterali e di accordi finanziari che mantengono comunque i poveri nei loro ghetti. Il loro vero scopo è istituzionalizzare l'ingiustizia. Perchè altrimenti gli Stati Uniti tasserebbero un indumento prodotto da un fornitore in Bangladesh 20 volte più di quanto si faccia per un indumento prodotto nel Regno Unito? Perchè altrimenti paesi che sviluppano il 90 per cento delle fave di cacao del mondo producono soltanto il 5 per cento del cioccolato consumato nel mondo? Perché i paesi che coltivano la fava di cacao, come la Costa D'avorio ed il Ghana, sono commercialmente messi fuori dal mercato se provano a trasformarlo in cioccolato? Perché i paesi ricchi che spendono più di un miliardo di dollari al giorno in sovvenzioni ai coltivatori pretendono che paesi poveri come l'India rinuncino a tutte le sovvenzioni agricole, compreso il sovvenzionamento dell'elettricità? Perché dopo esser stati saccheggiati da regimi colonizzatori per più di metà secolo, le ex colonie si sono indebitate a questi stessi regimi e li rimborsano di qualcosa come 382 miliardi di dollari all'anno? * Estratti dal discorso inaugurale di Arundhati Roy al Forum Sociale Mondiale, 16 Gennaio 2004, Mumbai. Estratto dalla webpage di Pambazuka sul sito: http://www.pambazuka.org/ *Traduzione dall'inglese di Marco Mazzone; il documento completo tradotto in italiano è disponibile presso AIFO DOCUMENTI DI STRATEGIA DI RIDUZIONE DELLA POVERTA': RIDUZIONE O RAFFORZAMENTO DELLA POVERTA'? Demba Moussa Dembele* A seguito della pressione dell'opinione pubblica mondiale, e specialmente del movimento per la cancellazione del debito 'Jubilee 2000', nel 1996 la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno presentato l'Iniziativa per i Paesi Pesantemente Indebitati. Nel 1999 tale Iniziativa fu rivista così da includere anche paesi che erano stati lasciati fuori nella prima fase della sua esistenza. In aggiunta a questo, un'altra importante caratteristica della versione "rafforzata" di tale iniziativa, fu l'adozione di una nuova condizionalità chiamata Documenti di Strategia di Riduzione della Poverta' (Poverty Reduction Strategy Papers - PRSPs), che dovevano essere presentati da tutti i paesi interessati alla riduzione del debito. L'imposizione dei Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà fu il riconoscimento implicito da parte delle due istituzioni del totale fallimento delle Politiche di Aggiustamento Strutturale (SAPs) che erano state imposte ai paesi in via di sviluppo, in cambio di prestiti, per più di due decenni. I Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà - secondo le due istituzioni - rappresentano un allontanamento radicale dalle Politiche di Aggiustamento Strutturale per il fatto che sono "proprietà nazionale" e che hanno come obiettivo la riduzione della povertà. Ma cosa c'è davvero dietro la retorica? A voler credere a ciò che dicono il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, i Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà sono definiti e gestiti a livello nazionale e riflettono le priorità di ciascun paese nella lotta per la riduzione della povertà. Infatti, i Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà sono costruiti a seguito di un ampio processo partecipativo che coinvolge il governo, le organizzazioni della società civile e perfino il settore privato. Ma in realtà la "proprietà nazionale" di tali documenti è più teorica che reale. Tanto per cominciare i Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà devono seguire lo schema proposto dalle istituzioni finanziarie internazionali. Tale schema - descritto in un voluminoso documento intitolato Manuale sui Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà e pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale (PRSP Sourcebook, Ames et al., 2001, IMF) - prescrive che i paesi altamente indebitati si riferiscano a sane politiche macroeconomiche quando definiscono i loro Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà. Ciò è coerente con le condizioni previste dal Fondo Monetario Internazionale nell'ambito delle misure di riduzione della povertà e crescita, che vanno ora sotto il nome di misure per l'aggiustamento strutturale rafforzato. Il rispetto delle condizionli delle misure di riduzione della povertà e crescita fa sì che il quadro macroeconomico di base non sia negoziabile: austerità fiscale, liberalizzazione del commercio e degli investimenti, deregolamentazione del mercato del lavoro e di quello dei beni, enfasi sulla crescita economica basata sull'esportazione, privatizzazione delle imprese pubbliche e statali sono tutte componenti fondanti dei Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà. Di conseguenza, i governi e le organizzazioni della società civile africani rimangono con una sola opzione: identificare i settori nei quali misure di protezione sono più urgenti per ridurre la povertà. Per questo motivo, i governi africani tendono a inserire nei Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà quello che la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale vorrebbero trovare in quei documenti, piuttosto che le loro priorità di sviluppo. Dall'altro lato, le organizzazioni della societa' civile sono state frustrate dal processo di preparazione dei Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà. Si sono rese conto del fatto che erano considerate piu' come alibi che come partner effettivi con opinioni di cui tenere seriamente in conto. In parecchi paesi, inclusi Uganda, Mauritania, Senegal, Tanzania e Mali, le organizzazioni della società civile si sono trovate a essere le cavie del processo di elaborazione dei Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà. Oltre a ciò, istituzioni democraticamente elette, come parlamenti nazionali ad esempio, sono state ignorate dalle Istituzioni di Bretton Woods. In fin dei conti, sappiamo che l'ultima parola spetta ai consigli direttivi delle due istituzioni, che devono dare la loro approvazione a ogni Documento di Strategia di Riduzione della Povertà prima della sua attuazione. In circostanze come queste, parlare di "proprietà nazionale" è perlomeno indice di ingenuità... E' ancora più ingenuo da parte delle Istituzioni di Bretton Woods dichiarare che i Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà contengono politiche "a favore dei poveri". Come ho spiegato in precedenza, il quadro macroeconomico di base è lo stesso che stava alla base delle fallimentari e criticate Politiche di Aggiustamento Strutturale. Per questo motivo, c'è una enorme differenza tra politiche in favore dei poveri e la maggior parte delle raccomandazioni contenute nei Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà. Per esempio, i poveri e coloro che hanno basso reddito chiedono prezzi più bassi per i beni di sussistenza e accesso gratuito ai servizi di base. Questo è in contraddizione con il lasciare la fornitura di tali servizi al libero corso del mercato, come raccomandato dalle Istituzioni di Bretton Woods. La privatizzazione dei servizi essenziali, come acqua ed elettricità, e il deterioramento o la privatizzazione dei servizi pubblici, come sanità ed educazione, non sono mai stati nell'interesse dei poveri. Per esempio, l'imposizione di costi su sanità o educazione ha portato a una diminuzione considerevole nell'uso delle strutture ospedaliere e nell'iscrizione alle scuole da parte delle famiglie povere o di basso reddito, ed ha ulteriormente ridotto l'accesso delle ragazze e delle donne, che sono le principali vittime di tali politiche. In Senegal, dove la fornitura di acqua è privatizzata, i poveri e le persone a basso reddito che vivono nelle zone urbane pagano da tre a quattro volte più dei ricchi. Sempre in Senegal, la liberalizzazione del settore delle noccioline, imposto dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale contro il parere del governo, è costato almeno 400 posti di lavoro a seguito del disfacimento di una impresa statale e ha portato milioni di contadini e le loro famiglie sull'orlo della fame. Il governo ha dovuto mettere in atto un piano di assistenza di emergenza di più di 23 milioni di dollari per evitare una tragedia nazionale. D'altro canto, la deregolamentazione dei prezzi e l'eliminazione dei sussidi hanno portato al collasso del potere d'acquisto del cittadino medio, in particolare di coloro che appartengono ai gruppi a basso reddito. Questo spiega, tra l'altro, perché in Senegal piu' del 64% della popolazione intervistata nei Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà ha risposto che la sua situazione è peggiorata tra il 1995 e il 2002, un periodo definito di "alti tassi di crescita". Come diavolo è possibile che il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale affermino che tali politiche hanno l'obiettivo di ridurre la povertà e che siano a favore dei poveri? Un altro esempio riguarda lo Zambia, dove in meno di dieci anni l'industria tessile è stata spazzata via a seguito dell'estrema liberalizzazione commerciale promossa dal regime di Chiluba. L'industria tessile zambiana si è ridotta da 140 unità produttive a 8, con la smobilitazione di oltre il 90% della forza lavoro. In molti altri paesi le industrie locali sono state spazzate via dalle importazioni di beni a buon mercato e di bassa qualità, nel nome del "libero commercio" imposto dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale. La liberalizzazione del commercio ha peggiorato la posizione africana quanto agli scambi commerciali. Uno studio della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, pubblicato nel 2001, indica che se la posizione africana negli scambi commerciali fosse rimasta quella che l'Africa aveva nel 1980: la porzione africana del commercio mondiale sarebbe stata doppia di quella attuale; il reddito medio pro capite sarebbe stato maggiore del 50%; la crescita economica annuale sarebbe stata maggiore del 1,4%. Alla luce di tutto ciò è chiaro come la liberalizzazione commerciale sia stata molto 'costosa' per l'Africa. Ha portato al collasso dei prezzi dei beni di base, ha aumentato la dipendenza dall'esterno e ha distrutto molte industrie locali. Lo stesso studio dell'UNCTAD mostra come la de-industrializzazione dell'Africa abbia subito un'accelerazione a partire dagli anni '80. In realtà, maggiore liberalizzazione del commercio e degli investimenti, maggiore deregolamentazione, maggiore privatizzazione e un ulteriore indebolimento dello stato determinano più facilmente maggiore povertà che non promozione di benessere economico e sociale. Dopo aver aumentato la povertà su una scala senza precedenti in Africa sub-sahariana e in altri paesi in via di sviluppo, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale cercano di ingannare l'opinione pubblica mondiale, soprattutto nel Nord. Fanno credere alla gente che sono davvero intenzionati a "ridurre la povertà". Ma la verità è che questa non è mai stata la loro intenzione. La loro vera missione è quella di promuovere gli interessi del capitalismo globale attraverso l'apertura delle economie africane alle multinazionali e agli speculatori internazionali e attraverso la trasformazione di tali economie in mercati per i beni e i servizi dei paesi del Nord. La vera missione delle istituzioni di Bretton Woods (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale) in Africa e altrove avrebbe dovuto essere chiara a tutti, specialmente alle Organizzazioni non Governative (ONG) che sono più familiari con la loro filosofia e le loro politiche. Tuttavia, alcune ONG africane, che sono state tra i maggiori critici delle Politiche di Aggiustamento Strutturale e in prima linea nella lotta per la cancellazione del debito, sono state ingannate dalla retorica delle istituzioni di Bretton Woods sui Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà. Tali ONG hanno rilevato qualche "merito" nei Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà e pensano che con l'enfasi sulla maggiore spesa nei settori sociali, come educazione, sanità e nutrizione, i Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà potrebbero contribuire a "alleviare la povertà". Questo è un grosso sbaglio. Nessuno può avere fiducia nel fatto che le istituzioni di Bretton Woods riducano la povertà in Africa o altrove. Fino a quando eviteranno di affrontare la diseguaglianza nelle relazioni di potere che sono alla base delle regole ingiuste del sistema commerciale e finanziario internazionale, tali istituzioni non saranno mai nella posizione di "aiutare" l'Africa o altri paesi in via di sviluppo. In realtà, quello che il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale cercano di ottenere con i Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà è di: creare l'illusione di "ridurre la povertà" mentre continuano a perseguire le stesse politiche fallimentari e screditate, con ancora maggiore condizionalità; promuovere un superficiale "consenso nazionale" su programmi di breve termine di "riduzione della povertà" a scapito di una riflessione seria e profonda su politiche di sviluppo di lungo termine; creare una frattura tra organizzazioni "ragionevoli" e "radicali" della società civile africana; dare la colpa ai governi e ai cittadini dei paesi altamente indebitati per l'inevitabile fallimento dei Documenti di Strategia di Riduzione della Povertà. * Demba Moussa Dembele e' il Direttore del Forum per le Alternative Africane. Estratti dell'articolo apparso sulla newsletter Pambazuka. * Traduzione dall'inglese di un volontarioAIFO Ecco come le ditte farmaceutiche raggirano le riviste mediche Anthony Barnett I colossi farmaceutici assumono "ghostwriters" per produrre articoli, a cui poi aggiungono nomi di medici. Centinaia di articoli di riviste mediche che si suppongono scritti da accademici o medici vengono scritti in realtà da "ghostwriters" pagati dalle compagnie farmaceutiche: lo rivela un'inchiesta dell'Observer. Le riviste, bibbia della professione medica, hanno un'enorme influenza sul tipo di farmaci che i dottori prescrivono e sulle cure che gli ospedali praticano. Ma l'Observer ha scoperto le prove di come molti articoli scritti da cosiddetti medici indipendenti vengono scritti da persone che lavorano per conto di agenzie che ricevono enormi somme dalle compagnie farmaceutiche per pubblicizzare i propri prodotti. Le stime suggeriscono che quasi la metà degli articoli pubblicati sulle riviste sono opera di "ghostwriters". Mentre i medici che mettono il loro nome sugli articoli possono venire pagati profumatamente per aver "prestato" la loro reputazione, i "ghostwriters" restano nell'ombra. Raramente si viene a sapere chi sono e quali sono le ditte farmaceutiche coinvolte. Gli articoli che promuovono certi farmaci vengono esibiti come frutto di ricerche indipendenti di fronte ai medici generici per convincerli a prescrivere i farmaci. In febbraio il New England Journal of Medicine è stato costretto a ritirare un articolo sul trattamento di un problema cardiaco pubblicato l'anno precedente dai medici dell'Imperial College di Londra e dal National Heart Institute. È emerso che molti degli autori citati avevano poco o nulla a che fare con la ricerca. L'inganno è stato scoperto solamente quando il cardiologo tedesco Hubert Seggewiss, uno degli otto autori citati, ha chiamato l'editore della rivista affermando di non aver mai visto alcuna versione dell'articolo. Un articolo pubblicato lo scorso febbraio sul Journal of Alimentary Pharmacology, specializzato in disordini gastrici, ha coinvolto un articolista che lavorava per il colosso farmaceutico AstraZeneca - un fatto che non è stato rivelato dall'autore. L'articolo, opera di un medico tedesco, riconosceva il "contributo" della dottoressa Madeline Frame, ma non rivelava che si trattava di una esperta autrice di articoli medici per AstraZeneca. L'articolo essenzialmente promuoveva l'uso di un farmaco per le ulcere gastriche, l'Omeprazole - che è prodotto da AstraZeneca, nonostante si dicesse che procurasse più reazioni contrarie di farmaci simili. Pochi all'interno di questa industria hanno sufficiente coraggio per uscire allo scoperto. Tuttavia Susanna Rees, assistente editoriale fino al 2002 in un'agenzia che redige articoli di medicina, si è così preoccupata per ciò che ha visto che ha inviato una lettera al sito internet del British Medical Journal. "Queste agenzie fanno di tutto per mascherare il fatto che gli articoli che producono e sottopongono alle riviste e alle conferenze sono scritti in favore delle compagnie farmaceutiche e non dagli autori citati," scrive la Rees. "C'è una percentuale relativamente elevata di successo per gli articoli proposti - non eccezionale, ma costante. La Rees dice che parte del suo lavoro consisteva nell'assicurare che ogni articolo inviato elettronicamente non recasse alcun indizio sull'origine dello studio. "Una procedura standard che ho usato stabilisce che prima di inviare un articolo ad una rivista elettronicamente o su disco, l'assistente editoriale debba aprire il file del documento Word e togliere dall'articolo il nome dell'agenzia o del ghostwriter o della compagnia farmaceutica e sostituirli con il nome e l'istituzione di cui fa parte colui che è stato invitato dalla compagnia farmaceutica (o dall'agenzia che opera in suo favore) ad essere citato come autore principale, ma che può non aver dato alcun contributo all'articolo". Una volta contattata, la Rees non ha voluto fornire altri dettagli. "Ho firmato un accordo di riservatezza e non posso fare commenti," ha affermato. Un articolista che ha lavorato per diverse agenzie non ha voluto essere identificato per paura di restare senza lavoro. "E' vero che talvolta una compagnia farmaceutica paga una persona che scriva un articolo per promuovere un determinato farmaco," ha dichiarato. "Ciò significa usare tutte le informazioni pubblicate per scrivere un articolo che spieghi i benefici di un particolare trattamento." "Si trova poi il nome di un medico affermato da aggiungere e l'articolo viene presentato ad una rivista senza che nessuno sappia che dietro ci sta un "ghostwriter" o una compagnia farmaceutica. È probabile che questo sia immorale, ma tutte le ditte lo fanno." Un settore dove il "ghostwriting" sta diventando un grosso problema è la psichiatria. Il dottor David Healy dell'Università del Galles, stava facendo delle ricerche sui possibili pericoli degli antidepressivi, quando il rappresentante di un'industria farmaceutica gli mandò una e-mail offrendogli il proprio aiuto. L'e-mail, che l'Observer ha visto, recitava: "Allo scopo di ridurre al minimo il Suo carico di lavoro, abbiamo fatto scrivere al nostro "ghostwriter" un primo abbozzo basato sulle Sue pubblicazioni. È qui in allegato." L'articolo era una recensione di dodici pagine pronta per essere presentata ad una conferenza di lì a venire. Il nome di Healy appariva come quello dell'unico autore, sebbene non avesse visto in precedenza nemmeno una parola. Ma a lui non piacque la splendida recensione fatta per il farmaco in questione, così suggerì alcune modifiche. La compagnia rispose che lui aveva trascurato alcuni punti "commercialmente importanti". Alla fine la recensione apparve durante la conferenza e su una rivista psichiatrica nella sua forma originaria - con il nome di un altro medico. Healy afferma che simili inganni si stanno facendo più frequenti. "Credo che il 50% degli articoli sui farmaci che compaiono sulle maggiori riviste mediche non vengono scritti nel modo che una persona comune si aspetta... le prove che ho avuto suggeriscono che ci sono motivi per credere che una parte significativa degli articoli che compaiono su riviste come il New England Journal of Medicine, il British Medical Journal e il Lancet siano scritti con l'aiuto delle agenzie" afferma Healy. "Non sono nient'altro che informazioni commerciali pagate dalle ditte farmaceutiche." Negli Stati Uniti una causa intentata contro la Pfizer ha portato alla luce documenti interni della compagnia che mostravano l'utilizzo di un'agenzia di New York. Un documento analizza gli articoli sull'antidepressivo Zoloft. In alcuni articoli mancava soltanto una cosa: il nome di un medico. A margine l'agenzia aveva messo le iniziali TBD, che Healy pensa che significhino "da decidersi". Il dottor Richard Smith, editore del British Journal of Medicine, ha ammesso che il "ghostwriting" è "veramente un grosso problema". "Le compagnie farmaceutiche ci stanno ingannando. Arrivano gli articoli con nomi di medici e spesso scopriamo che alcuni di loro non hanno minimamente l'idea di ciò che viene scritto," afferma Smith. "Quando ne veniamo a conoscenza, rifiutiamo l'articolo, ma ciò è molto difficile. In un certo senso, ci siamo convinti ad insistere che ogni coinvolgimento di una compagnia farmaceutica debba essere reso esplicito. Ma esse hanno trovato il modo di aggirare l'ostacolo e di restare nascoste." *Traduzione dall'inglese di Andrea Dalla Giacoma Gli articoli presentati in questo numero di Condividere sono frutto della collaborazione gratuita di alcuni volontari per la traduzione dall'inglese. Se vuoi darci una mano per la traduzione inglese-italiano dei testi, scrivi a Sunil Deepak all'indirizzo e-mail: sunil.deepak at aifo.it Stiamo cercando anche volontari disegnatori disponibili ad aiutarci nell'elaborazione di semplici disegni in bianco e nero per manuali di auto-apprendimento destinati alle comunità rurali nei paesi in via di sviluppo. Se ti piace disegnare e vuoi fare un servizio importante, scrivi a: sunil.deepak at aifo.it Se conosci persone interessate ai temi connessi al diritto alla salute e che pensi gradirebbero ricevere questa newsletter, dì loro di scrivere a: sunil.deepak at aifo.it Condividere è un bollettino elettronico gratuito contenente informazioni sulle tematiche relative alla salute e al Movimento dei Popoli per la Salute. La redazione di Condividere è curata dal dott. Sunil Deepak, Direttore del Dipartimento Medico-scientifico dell'AIFO, organizzazione non governativa con sede sociale a Bologna. L'AIFO è inoltre "focal point" in Italia per il Movimento dei Popoli per la Salute. AIFO · Via Borselli 4-6 · 40135 Bologna · Tel: +051 43.34.02 Fax: +051 43.40.46 Sito Internet: www.aifo.it
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