CONNA: "Retequattro ha solo 300 dipendenti"




Per le agenzie e parti interessate

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Con il rinvio alle Camere della Gasparri, radio e televisioni locali speravano che un minore rastrellamento di pubblicità da parte di Rete4 e di Rai Tre apportasse qualche cambiamento a loro beneficio e soprattutto aprisse il mercato delle risorse attualmente chiuso e dominato dalle reti nazionali.



Con le voci di un decreto truffa "salva Rete4" invece, sembra di essere ritornati al 1985 quando la Sinistra intimorita da una campagna martellante, primeggiò nell'accogliere le pretese della Fininvest che imponeva con la massima violenza la legittimazione delle sue reti.



Per evitare i medesimi errori, è necessario quindi far chiarezza su pochi punti; cominciando col dire che intanto Rete4 non ha 1000 dipendenti e neppure 700 come in una intervista ha dichiarato Emilio Fede ma al massimo 300 persone che lavorano per essa e che le sue trasmissioni da satellite non arresterebbero completamente la pubblicità. Inoltre, i ricavi di Mediaset sono talmente elevati (il mantenimento delle reti costa meno di un decimo rispetto al fatturato) da poter consentire un agevole assorbimento sulle altre reti di personale eventualmente in esubero: soluzione purtroppo non praticabile per le migliaia di maestranze minacciate di licenziamento di tante fabbriche nazionali di cui ben pochi parlano.



Rai Tre non correrebbe nessun pericolo perdendo la pubblicità perché l'Azienda nel suo complesso ha un tetto di pubblicità che non deve superare indipendentemente dalle reti possedute: l'affermazione di interessati allarmisti che essa si troverebbe in difficoltà finanziarie è falso perché la pubblicità potrà essere parzialmente dirottata sulle altre reti e magari aumentata di prezzo, mantenendo inalterati gli attuali livelli di entrate finanziarie.



Infine, far rientrare dalla porta ciò che è stato cacciato dalla finestra significa infischiarsi della nota sentenza della Consulta e non dare ascolto al Capo dello Stato perché per raggiungere il mitico pluralismo di cui favoleggia Gasparri, occorre creare un ragguardevole parco ricevitori digitali al momento totalmente inesistente. Dieci/quindici anni richiederà la transizione al digitale terrestre come insegna quello da satellite che dopo vent'anni di sforzi, di incentivi (sportivi) e di pubblicità si è sviluppato molto relativamente.



Conna, Coordinamento nazionale Nuove Antenne, il presidente (M.Albanesi)



Telefoni: 06/35347131 - 06/35348796

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17.12.03