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1. La chiusura del Summit


12 dicembre. Ultima puntata del World Summit on Information society 2003. Giornata dedicata alla presentazione del Plan of Action che dovra' ispirare le prossime mosse di governi, aziende e ong verso la costituzione di una societa' dell'informazione piu' inclusiva e aperta al contributo delle diverse culture. Obiettivo del Summit di Ginevra non e' stato infatti quello di definire regole vincolanti che gli stati avrebbero dovuto fare proprie, ma coalizzare energie provenienti da settori diversi della societa' in vista del prossimo appuntamento di Tunisi 2005. Ambiziosi gli obiettivi contenuti nella dichiarazione finale, tra cui "il rafforzamento del processo di condivisione della conoscenza e l'abbattimento delle barriere che impediscono di accedere ad informazioni critiche per lo sviluppo umano". Parole queste che sembrano pero' stridere fortemente con l'accanimento verso la difesa della proprieta' intellettuale dimostrato da molte delle aziende coivolte nelle trattative e che rimane ancora un punto non negoziabile. Come spesso e' accaduto nei precedenti vertici delle nazioni unite, ad un forte impegno ratificato nei documenti ufficiali non sembra corrispondere un altrettanto forte disponibilita' nel mettere a disposizione strumenti necessari per il raggiungimento degli obiettivi dichiatati. La reale traduzioe in pratica del piano d'azione dipendera' probabilmente dalla forza che sapranno mettere in campo le coalizioni regionali che si stanno via via formando soprattutto in Africa e America Latina, le associazioni appartenenti alla societa' civile e alcune tra le organizzazioni internazionali piu' attive nel processo di diffusione delle opportunita' informatiche.



2.La societa' civile del WSIS solidarizza con Geneva03


Questo pomeriggio, a margine della plenaria ufficiale alla fine della quale verra'presentata la dichiarazione finale del WSIS di Ginevra, nella sala C si e' riunita la societa' civile per parlare del percorso che portera' a Tunisi 2005. I lavori sono stati aperti con la notizia della manifestazione bloccata dalle forze dell'ordine prevista intorno alle 12. Al dibattito e' intervenuto anche Sasha del collettivo Geneva03 che ha auspicato una decisa presa di posizione dell'assemblea contro tutta una serie di limitazioni che sono state poste al di fuori della sede ufficiale del Summit fin dall'inizio dei lavori ricostruendo gli eventi degli ultimi giorni. Prima lo sgombero del Polymedia Lab,vicino all'Usine regolarmente affittato da un privato che per le forze dell'ordine non aveva tutti gli standard di sicurezza. Poi una difficile trattativa arenatasi con la scelta del "Maison des associationes" i cui gestori non sono stati avvisati dalle istituzioni ed infine lo spostamento al "Palladium" dal quale, ieri notte, e' stato trasmesso "High Noon" e la diretta delle conferenze e workshops via streaming. Per Alan Toner questo "ha causato diversi problemi con lo stravolgimento di un programma gia' pubblicizzato e per questo abbiamo chiesto ed ottenuto dall'amministrazione comunale i mezzi necessari per pubblicizzare la nuova sede degli eventi". Ma i problemi per il collettivo di Geneva03 ci sono stati anche nel forum ufficiale. Il tentativo di entrare al Palaexpo', con del materiale informativo contro Microsoft e riviste Adbuster, e'stato bloccato dai militari in mimetica presenti a tutte le entrate con metadetector, sequestrandoli. Per arrivare, infine, all'iniziativa di oggi con una manifestazione indetta di fronte alla stazione dei treni di Ginevra, con una cinquantina di persone presenti dietro lo striscione "Corporate media NO, Comunity media Yes" (No ai media delle multinazionali, si' ai media comunitari) che sono state immediatamente circondate da poliziotti in assetto antisommossa presenti dalla mattina, identificate e trattenute per accertamenti. Sasha ha anche ricordato che la manifestazione non era autorizzata perche'"nessuna manifestazione e' piu' autorizzata a Ginevra dal G8 in poi". Dopo questo intervento hanno parlato anche una serie di delegati, alcuni dei quali hanno affermato che non si puo' denunciare solo la lesione dei diritti civili ed umani in Tunisia (dove ci sara' il prossimo vertice) se nella democratica Svizzera durante un forum ONU possono succedere queste cose a chi ha deciso di portare avanti la stessa battaglia per i diritti ma fuori dal vertice ufficiale. Alla fine l'assemblea della societa' civile ha redatto un comunicato dove si condannano tutte queste "violazioni del diritto di riunirsi e della liberta' di espressione che gettano un'ombra di ipocrisia sul summit".



3. Giornata Mondiale del Fondo di solidarieta' digitale


Una delle proposte piu' ambizione fatte durante il WSIS e' stata quella di costituire un fondo di solodarieta' digitale per lo sviluppo del information technology nel Sud del mondo. Il presidente senegalese Abdoulaye Wade, promotore dell'iniziativa, ha addirittura invitato i delegati a fare del 12 dicembre una ricorrenza da festeggiare anche nei prossimi anni. Tuttavia le resistenze da parte di molti stati verso la creazione di una cassa per lo sviluppo digitale hanno impedito di arrivare a definire l'entita' di tale fondo e hanno rinviato una decisione definitiva a futuri appuntamenti. Anche il meccanismo in base al quale dovranno provenire i finanziamenti non e' ancora chiaro, anche se probabilmente si ispirera' ai fondi di solidarieta' per l'acqua, definedo delle contribuzioni minime prelevate dai pagamenti delle licenze sulle frequenze, dalle vendite di computer e dalle bollette telefoniche. Se gli stati hanno quindi mal digerito questa proposta, sembra invece che una maggior determinazione sia stata dimostrata dagli enti locali che, riuniti a Lione qualche giorno fa, si sono detti favorevoli alla proposta del presidente Wade. Finora infatti le uniche realta' che hanno gia' voluto dare il proprio contributo al fondo sono stati i municipi di Ginevra, Lione e Torino. Sempre piu' avanza l'immagine di una cooperazione decentrata tra piccole realta', mentre gli stati rimangono ancora impacciati in grandi accordi che spesso naufragano durante il processo di realizzazione dei programmi piu' ambiziosi.


4. Le amministrazioni pubbliche portano le loro proposte alla plenaria del WSIS.


Il sindaco di Lione e' intervenuto nella plenaria conclusiva del WSIS per riportare le conclusioni del Summit dell'autorita' locali nella societa' dell'informazione che si e' tenuto a Lione la scorsa settimana (www.cities-lyon.org). Ha detto Ge'rald Collomb: "Quello che emerso dal forum delle citta' e' la promozione della 'solidarieta' digitale' in tre direzioni. La prima: privilegiare l'uso e lo sviluppo del software libero nell'amministrazione pubblica in modo che l'investimento serva all'insieme della collettivita'. La seconda: inserire il superamento del digital divide nei programmi di cooperazione decentrata. La terza: l'accoglimento della proposta del presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, di un fondo di solidarieta' volontario a cui hanno gia' garantito con la contribuzione di un milione di euro le citta' di Lione, Ginevra e Torino".


5. Primi bilanci per gli italiani al WSIS


Mentre il summit ufficiale si sta chiudendo, le delegazioni italiane che vi hanno partecipato cominciano ad elaborare il primo calendario di incontri per continuare il lavoro gia' svolto fino ad ora. In questo senso va la proposta del Sen. Cortiana (Verdi) di convocare una conferenza stampa aperta a tutti i delegati italiani per tracciare un primo bilancio di questa esperienza e delineare i percorsi futuri. L'appuntamento e' per Mercoledi' 17, dalle 14.30 presso la Sala Gialla del Senato. I temi? Per Matilde Ferraro che ha guidato la delegazione italiana in rappresentanza della societa' civile: "finanziamento della cooperazione internazionale, digital divide, proprieta' intellettuale, governance di internet che non lasceremo solo alla contrattazione dei Governi"



6. Le conclusioni degli Stati uniti al WSIS


L'inviato presidenziale degli Stati Uniti John Marburger nell'ambito del suo discorso ha messo in luce la speranza di uno sviluppo a livello globale del proprio tipo di economia, fondato sulle nuove tecnologie, la liberta' di impresa e la creativita' individuale. Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione costituiscono il 29% delle esportazioni statunitensi e sono il settore dove continuano a concentrarsi i maggiori investimenti, facendo degli Stati Uniti la nazione leader nel settore. Viene messa in luce la volonta' di impegnarsi in progetti di cooperazione internazionale, che hanno come priorita' quella di estendere l'uso delle nuove tecnologie e delle opportunita' ad esse connesse. Progetti di questo tipo sono gia' attivi in Senegal, Perü e Indonesia, saranno estesi ancora a una dozzina di paesi nell'arco dei prossimi cinque anni, e sono diretti soprattutto alla formazione degli imprenditori. Ancora una volta l'accento e' caduto sulla necessita' di aprire i mercati alla competizione e di privatizzare le aziende statali per agevolare l'afflusso di capitali stranieri e incoraggiare gli investimenti in ricerca e sviluppo. La regolamentazione della proprieta' intellettule si conferma come punto critico della posizione degli Stati Uniti in materia di ICT. E stata auspicata un'ulteriore estensione delle proprieta' intellettuali per ogni prodotto ICT come condizione necessaria affinche' la creativita' dei produttori sia rispettata e quindi incoraggiata, e la sicurezza degli utilizzatori garantita in tutto il mondo.


7. Il settore privato al summit.


Nonostante un'agenda di eventi abbastanza fitta, tra cui un pranzo con Kofi Annan (cfr. www.businessatwsis.net), il comitato di coordinamento del settore privato ha organizzato solo due conferenze pubbliche all'interno del WSIS, alle quali e' possibile aggiungere due nelle quali m.me Cattanui, presidente di ICC (Internation Chamber of Commerce), ha fatto da moderatore. I temi affrontati dal business, sono stati, escludendo le chiacchiere demagogiche (come il riferimento a Gandi fatto da Ollila, presidente di Nokia, nel discorso di apertura del Summit) e la presentazione delle best-practices, prevelentemente 3: - la necessita' della costruzione da parte degli stati di una framework adeguata affinche' le imprese di comunicazione possano investire in questi mercati. Il che significa da una parte liberalizzazione dei mercati della comunicaazione (" In US thousands lost their jobs because of liberalization. But what we learned was that short term pain led to long term benefit"); e dall'altra la strutturazione di una serie di regole precise nelle quali operare ("a favourable regulatory environment is key. Countries need to encourage economic growth through government-inspired stability and a regulatory environment which fosters
competition");
- i diritti di proprieta' intellettuale, prerequisito necessario per il mercato della comunicazione, che devono essere applicati con decisione da tutti gli Stati; - la governance di Internet, che dev'essere necessariamente lasciata ad Icann e quindi al settore privato, che in questi anni si e' dimostrato il solo con la capacita' di struutrare un sistema di self-regulation efficace ed efficiente. In particolare su questo terzo punto, CCBI non ha gradito affatto la proposta di affidare alle UN il controllo sulla Rete, sostenendo con forza (tema sul quale sono con i nervi a fior di pelle) il ruolo di Icann. Per cio' che riguarda il software, il settore privato ha deciso per il basso profilo e per promuevere la "technological neutrality", evitare cioe' di definire il software come proprietario o come free, sara' l'utente finale a decidere. Su questo ha fatto pesante lobbying direttamente sui governi (la delegazione svizzera avrebbe ricevuto forti pressioni per togliere -come e' accaduto- dal discorso di apertura il loro sostegno al free software), evitando un'eccesiva esposizione pubblica. Da sottolineare, alla fine, le visioni contrapposte della democrazia della comuinicazione: mentre la societa' civile parla di diritti della comunicazione, il settore privato la vede cosi': "we expect to break the 1.3 b mark in mobile subscribers around the world. Mobile communication is democratizing the means of communication." (Jorma Ollila CEO Nokia)