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La nonviolenza e' in cammino. 748
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 748
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 2 Dec 2003 22:31:41 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 748 del 3 dicembre 2003 Sommario di questo numero: 1. Sull'urgenza di un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta 2. Appuntamento a Venezia 3. L'appello di Verona per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta (testo in italiano e in spagnolo) 4. Enrico Euli: una partecipazione attiva dal basso (un contributo all'iniziativa promossa da Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta) 5. Carlo Schenone: alcune perplessita' (un contributo all'iniziativa promossa da Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta) 6. Severino Vardacampi: neutralita' versus belligeranza (un contributo all'iniziativa promossa da Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta) 7. Giovanni Zampini: la pace e' salvezza (un contributo all'iniziativa promossa da Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta) 8. Le donne per un'altra Europa 9. Massimiliano Pilati: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 10. Luisa Muraro: l'altare della patria. Una moralita' 11. Enrico Peyretti: per uscire dalla follia cominciando dalla "rettifica dei nomi" 12. Riletture: Ingeborg Bachmann, Poesie 13. Riletture: Christa Wolf, Cassandra 14. Riletture: Virginia Woolf, Le tre ghinee 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. SULL'URGENZA DI UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA Da Ginevra viene un appello all'Europa: a un'azione di pace con mezzi di pace, a scegliere il dialogo e la nonviolenza come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, a un'inveramento dei diritti umani di tutti gli esseri umani: viene un appello a costruire un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta. Dalla tragedia della guerra in Iraq viene un appello all'Europa: a cessare ogni complicita' con i nuovi barbari delle guerre imperiali e terroristiche, a scegliere una politica internazionale fondata sulla cooperazione e la solidarieta' e non piu' sulle armi e gli eserciti che sempre recano e attraggono stragi e di nuove stragi e nuovi odii fanno seminagione, alla politica grande della pace che costruisce e risana e che alla guerra che annienta si oppone: viene urgente terribile un appello a costruire un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta. Dalle iniziative dei movimenti per la pace, dalle voci autentiche delle grandi istituzioni e culture laiche e religiose, dal timore di tutti e dalla persuasione delle persone di volonta' buona un appello all'Europa viene: che solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita', e che urge, urge, urge che l'Europa faccia la scelta della nonviolenza come traduzione concreta dei grandi principi di liberta' e di giustizia e di fraternita' e sorellanza che sono la parte migliore e l'unica non ignobile della sua vicenda storica folta di ombre e di luci: viene, si', l'appello a costruire un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta. * La proposta di Lidia Menapace, rilanciata dall'appello di Verona dell'8 novembre, per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta, e' qui e ora l'esigenza e il varco. Perche' propone la nonviolenza giuriscostituente, come base legislativa per un'Europa che non sia piu' quella dei roghi, delle guerre di religione, del colonialismo e della Shoah, ma quella che memore delle vittime si impegni per salvare la vita di ogni essere umano, dell'umanita' intera; che memore dei disastri commessi e subiti (los desastres de la guerra, che Goya ha descritto una volta per sempre) si impegni a promuovere e rendere efficaci istituzioni sovrannazionali che l'incontro fra tutti e la pace per tutti promuovano, come e' mandato primo ed ultimo dell'Onu - che trovera' realizzazione quando l'Onu sara' finalmente l'Onu dei popoli, il parlamento del mondo, e tu affrettalo quel tempo, avvicinala quell'ora. Perche' propone disarmo e smilitarizzazione come scelta necessaria e unica praticabile per contrastare il terrorismo, quello nostro e quello altrui, e per costruire relazioni politiche, civili, umanizzanti, che riconoscano l'umanita' di tutti gli esseri umani, la prossimita' e la solidarieta' dell'umanita' intera. Perche' propone la scelta del servizio civile, dei diritti sociali, dell'accoglienza: la scelta della difesa popolare nonviolenta, incardinando legalita' e convivenza sulla difesa e promozione della dignita' di tutti, sul rispetto della biosfera, sulla condivisione e non piu' sulla rapina e lo sperpero delle risorse, sulla cultura che e' frutto d'incontro e colloquio corale anziche' sulla barbarie dell'esclusione, dello sfruttamento, della negazione dell'altro e dell'altra. Perche' propone i Corpi civili di pace come istituzione e forma di intervento nei conflitti e nelle emergenze: invece di moltiplicare il dolore e le morti, recare pace, ascolto, soccorso: questa e' la via: e' uno sviluppo, a noi pare, di quella grande estrema idea di Simone Weil, che la rintracciava in una lunga tradizione di intervento di pace delle donne nella storia belluina del potere maschilista, e la proponeva nel vivo e nel cuore della Resistenza europea contro l'orrore assoluto del nazismo. Perche' afferma nitida e luminosa l'idea che la pace si puo' costruire solo con mezzi di pace, con istituzioni di pace, con interventi di pace, e tutto il resto viene dal demonio. Perche' sa che o si affermano tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, o nessuno si salvera' dalla catastrofe. E' l'ora della nonviolenza, o non vi sara' Europa. E' l'ora della nonviolenza, o non vi sara' piu' mondo. E' l'ora della nonviolenza, o l'umanita' verra' schiantata. Il movimento delle donne tutto questo ha saputo percepire, e saputo pensare, e saputo dire, e saputo praticare, mentre la politica dei maschi ancora una volta si arrovesciava, e tuttora si arrovescia, in drago. * A tutte le persone di volonta' buone, a tutte le persone amiche della nonviolenza, questo dovere incombe: di dare una mano affinche' questa proposta delle donne, della "Convenzione permanente di donnne contro le guerre", di Lidia Menapace, delle donne e degli uomini che l'8 novembre si sono incontrate e incontrati nella gentile Verona per parlare al mondo, possa raggiungere e persuadere sempre piu' cuori pensanti, e possa prevalere subito nella Costituzione europea, possa divenire criterio e progetto e principio strutturante dell'Unione Europea, possa essere il programma vincolante dei candidati tutti al prossimo parlamento europeo. E sia il programma costruttivo delle lotte nonviolente piu' necessarie ed urgenti: le lotte nonviolente che nei mezzi e nei fini, nel loro stesso farsi concreto oltre che nei programmi, affermino e costruiscano nelle coscienze, nei tessuti civili, nelle istituzioni legittime, quell'Europa di pace che e' il compito dell'ora. Il programma costruttivo delle lotte nonviolente piu' necessarie ed urgenti: a cominciare dal ritiro delle forze armate dall'Iraq, a cominciare dalla denuncia della Nato come associazione a delinquere, a cominciare dal ripudio del terrorismo che i nostri stati ed i nostri potentati economici (e la nostra rapina e il privilegio iniquo e scandaloso di cui usufruiamo) continuano a compiere e fomentare. Solo la nonviolenza contrasta il terrorismo, solo la nonviolenza che si oppone a tutte le guerre e a tutte le uccisioni. The rest is silence. 2. INCONTRI. APPUNTAMENTO A VENEZIA Ricordiamo ancora una volta che la prossima tappa del percorso della proposta di Lidia Menapace e della "Convenzione permanente di donne contro le guerre" per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta, dopo l'incontro svoltosi presso la Casa della nonviolenza di Verona dell'8 novembre da cui e' scaturito l'appello che di seguito riproduciamo, sara' a Venezia l'8 dicembre: quando l'iniziativa verra' presentata pubblicamente nella solenne cornice del terzo salone dell'editoria di pace promosso dalla Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, e si proporra' capitinianamente come "centro" per la riflessione e l'azione dei movimenti per la pace non solo italiani ma di tutta Europa che all'appuntamento veneziano guardano con attenzione e che dall'appello di Verona, dalla proposta di Lidia, sono convocati al dialogo e all'iniziativa comune per affermare la nonviolenza come proposta giuriscostituente e fondativa per un'Europa che voglia essere soggetto di pace promotrice di pace con mezzi di pace. Il convegno veneziano si svolgera' lunedi' 8 dicembre dalle ore 10 alle ore 13 nel Teatro del Patronato ai Frari, per tutte le indicazioni anche logistiche e topografiche si puo' vedere nel sito www.terrelibere.it/fondacodivenezia Per ulteriori informazioni e contatti: Giovanni Benzoni (e-mail: gbenzoni at tin.it), Lidia Menapace (e-mail: llidiamenapace at virgilio.it), Mao Valpiana (e-mail: azionenonviolenta at sis.it). * Cogliamo l'occasione anche per ricordare ancora una volta che per iniziativa della Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace si tiene dal 2 al 14 dicembre 2003 a Venezia il terzo salone dell'editoria di pace, appuntamento ormai tra i maggiori in Italia per tutti gli studiosi ed operatori di pace. Vi saranno non solo esposizioni, ma mostre, dibattiti, presentazioni di libri e di iniziative; con la partecipazione di pressoche' tutte le case editrici italiane che alla cultura della pace dedicano attenzione, e di illustri relatori e relatrici. Per informazioni e contatti, e per conoscere il vasto programma di iniziative, si puo' visitare nella rete telematica il sito ufficiale: www.terrelibere.it/fondacodivenezia o contattare per e-mail l'infaticabile principale animatore dell'iniziativa, Giovanni Benzoni: gbenzoni at tin.it 3. DOCUMENTI. L'APPELLO DI VERONA PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA (TESTO IN ITALIANO E IN SPAGNOLO) [Riproduciamo nuovamente l'appello elaborato dalle e dai partecipanti all'incontro di Verona dell'8 novembre 2003 sulla proposta di Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta. Aggiungiamo oggi la traduzione in spagnolo effettuata da Sonia Chialastri dei "Traduttori per la pace" (sito: http://web.tiscali.it/traduttoriperlapace); ci scusiamo con la traduttrice per aver eliminato gli accenti come d'uso sul nostro foglio. Invitiamo tutti gli interlocutori interessati a sostenere la proposta a far circolare ulteriormente il testo dell'appello, e ricordiamo ancora che una presentazione pubblica di esso avverra' a Venezia l'8 dicembre nell'ambito del terzo salone dell'editoria di pace] Il nostro programma costruttivo affinche' nasca l'Europa militarmente neutrale, per la pace dentro e fuori i propri confini. Siamo donne e uomini che affermano il diritto alla vita e alla pace per tutti, non solo come valori supremi, ma anche come categorie giuridiche. Siamo donne e uomini impegnati per l'abolizione degli eserciti, per il disarmo unilaterale, e percio' lavoriamo affinche' l'Europa sia fondata sul diritto alla pace. Riconosciamo nella nonviolenza uno straordinario metodo a disposizione di tutti, per risolvere i conflitti, per difendersi dai soprusi, per realizzare nuove conquiste sociali. La nonviolenza e' il varco attuale della storia. Vogliamo collegare la nascita dell'Europa con la necessaria riforma dell'Onu. Vogliamo che la Costituzione europea raccolga il meglio e i punti socialmente piu' avanzati delle Costituzioni degli stati membri. Vogliamo che l'Europa sancisca il diritto alla pace e il ripudio della guerra. Chiediamo che l'articolo 1 della Costituzione europea recepisca in pieno l'articolo 11 della Costituzione italiana. Chiediamo che la Costituzione europea recepisca le sentenze della Corte Costituzionale italiana: la difesa non e' solo quella militare, ma e' anche difesa civile. Chiediamo che la sicurezza dell'Europa sia basata sulla riduzione degli armamenti (che oggi sottraggono enormi risorse alle spese sociali). Chiediamo che non nasca un nuovo esercito europeo, ma si costituiscano invece i Corpi Civili di Pace. Convochiamo un convegno di studio e di proposta politica per il giorno 8 dicembre a Venezia, che si concludera' con una manifestazione per lanciare il nostro appello, rivolto a tutte le cittadine ed i cittadini europei, e ai capi di stato e di governo che si riuniranno a Bruxelles il 12 e 13 dicembre. Ci impegnamo affinche nella prossima campagna elettorale i partiti siano costretti a confrontarsi sul progetto di un'Europa neutrale, disarmata, solidale, nonviolenta. I e le partecipanti all'incontro: Ando' Valeria, Baleani Marco, Beltrame Elena, Benzoni Giovanni, Bonomi Rosa Pia, Brunelli Cristina, Candelari Paolo, Cannata Maria, Capitini Annamaria e Luciano, Cristini Guido, Dal Bosco Giannina, Dall'Agata Stefano, De Battisti Biancarosa, Di Rienzo Maria G., Filippini Luigi, Forigo Luigi, Geneth Maria, Giuffrida Angela, Heyhwood Asma, Lanfranco Monica, Magistrini Silvia, Mantovani Marisa, Melotti Lelia, Menapace Lidia, Menin Matteo, Moratto Adriano, Pacifico Anna, Palombo Marco, Paronetto Sergio, Perna Franco, Pesenti Rosangela, Poli Ruggero, Racca Piercarlo, Restivo Alessi Rosanna, Rossi Luciana, Soccio Matteo, Valpiana Mao, Zanotelli Luisa * La apelacion de Verona por una Europa neutral y activa por la paz (resultado del encuentro de Verona del 8 de noviembre y fruto de la propuesta de Lidia Menapace "por una Europa neutral y activa, desarmada y desmilitarizada, solidal y no violenta"). Nuestro programa constructivo para que nazca Europa militarmente neutral, por la paz dentro y fuera de sus propios confines. Somos mujeres y hombres que afirman el derecho a la vida y a la paz para todos, no solo como valores supremos, sino como categorias juridicas. Somos mujeres y hombres empenados en la abolicion de los ejercitos y en el desarmo unilateral, y por eso trabajamos para que Europa se funde en el derecho a la paz. Reconocemos en la no violencia un extraordinario metodo a disposicin de todos, para resolver los conflictos, defenderse de las supercherias, y realizar nuevas conquistas sociales. La no violencia es el limite actual de la historia. Queremos unir el nacimiento de Europa con la reforma necesaria de la ONU. Queremos que la Constitucion europea recoja lo mejor y los puntos socialmente mas avanzados de las Constituciones de los estados miembros. Queremos que Europa sancione el derecho de paz y el repudio de la guerra. Queremos que el articulo 1 de la Constitucion europea adopte totalmente el articulo 11 de la Constitucion italiana. Queremos que la Constitucion europea acoja las sentencias de la Corte Constitucional italiana: la defensa no es solo aquella militar, sino tambien defensa civil. Queremos que la seguridad de Europa se funde sobre la reduccion de los armamentos (que hoy sustraen enormes recursos a los gastos sociales). Queremos que no nazca un nuevo ejercito europeo, al reves se construyan los Cuerpos Civiles de Paz. Convocamos un convenio de estudios y de proposicion politica para el dia 8 de diciembre a Venecia, que se concluira' con una manifestacion para lanzar nuestra apelacion, dirigida a todas las ciudadanas y ciudadanos europeos, y a los jefes de estado y gobierno que se reuniran en Bruselas el 12 y 13 de diciembre. Nos empenaremos para que en la proxima campana electoral los partidos politicos sean obligados a confrontarse sobre el proyecto de una Europa neutral, desarmada, solidal y no violenta. [Traduzione a cura di Sonia Chialastri, Traduttori per la pace, http://web.tiscali.it/traduttoriperlapace] 4. INIZIATIVE. ENRICO EULI: UNA PARTECIPAZIONE ATTIVA DAL BASSO (UN CONTRIBUTO ALL'INIZIATIVA PROMOSSA DA LIDIA MENAPACE PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA) [Ringraziamo Enrico Euli (per contatti: diabeulik at libero.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale. Enrico Euli, da molti anni impegnato nei movimenti per la pace, la giustizia e i diritti, e' uno dei piu' noti formatori alla nonviolenza (ha collaborato anche con Alberto L'Abate), fa parte della rete di Lilliput e della cooperativa "Passaparola" di Cagliari impegnata in attivita' di educazione alla pace; attualmente ha un incarico di insegnamento presso l'universita' di Cagliari. Tra le opere di Enrico Euli cfr. AA. VV., Percorsi di formazione alla nonviolenza, Pangea, Torino 1996; AA. VV., Reti di formazione alla nonviolenza, Pangea, Torino; con Marco Forlani (a cura di), Guida all'azione diretta nonviolenta, Altreconomia-Berti, Milano-Piacenza 2002] La proposta di Lidia, Monica, te e tanti altri sull'Europa, nel tentativo di condizionare dal basso le sorti della nuova Costituzione europea, mi sembra necessaria, importante e merita senz'altro sostegno. Qualunque tentativo di richiamare i cittadini ai loro diritti e ad una partecipazione attiva, piu' consona ad una vera democrazia, va decisamente premiato, soprattutto in tempi come questi... Nell'ultima assemblea programmatica di Rete Lilliput la discussione sulla proposta, anche a partire da miei interventi, e' stata attenta ed approfondita e si e' dato mandato al gruppo di lavoro tematico sulla nonviolenza di verificare le possibilita' di un'adesione convinta della Rete a partire, pero', da due richieste non secondarie, sulle quali concordo pienamente: - la prima, come giustamente facevi notare anche tu in alcuni scritti recenti, e' che la parola "neutrale" sia accompagnata da un avverbio chiarificatore: militarmente neutrale. La "neutralita'" in se', messa la' in bella vista, anche se accompagnata da altri termini piu' accettabili, non persuade, anzi rende perplessi, storicamente e politicamente parlando. Si conoscono le ragioni puramente giuridiche che hanno accompagnato e motivato la vostra scelta e, conoscendo i promotori, non abbiamo dubbi sul senso che noi e voi diamo a quella parola. Ma, nel senso e nella percezione comuni, non a torto, la "neutralita'" ha assunto un valore negativo, vile, passivo, neutralizzante, anestetico. E poiche' la campagna si rivolge, credo, a cittadini ed esseri umani in carne ed ossa, e non (solo) a giuristi e filosofi, ritengo e riteniamo, come Rete, che vada chiarita e definita oltre ogni ragionevole dubbio. - la seconda richiesta riguarda le modalita' di attivazione delle persone nella campagna: la sensazione che emerge dalla scheda sintetica a noi giunta e' che ci si limiti a proporre forme tradizionali di pressione politico-istituzionale, nella migliore tradizione della lobbying correttamente intesa; ma ci siamo chiesti e vi chiedo: ritenete davvero, come promotori, che esistano in questo momento degli spazi di ascolto, di persuadibilita' e di disponibilita' alla revisione da parte di chi ha scritto l'attuale stesura della Carta e si appresta ad accelerare i processi di riarmo del continente europeo? Non puo' non evidenziarsi il fatto che proprio nei giorni scorsi a Napoli, in una situazione di grave crisi del consenso su pressoche' tutti i temi in discussione, l'unico punto d'accordo rilevante tra tutti i membri sia stato proprio sulla cosiddetta "sicurezza" (cioe' militarizzazione) del nostro continente. E vorrei anche ricordare che la legge 185 in Italia e' stata pressoche' abrogata proprio a partire dalla necessita' di integrarsi ad accordi europei sul commercio delle armi. Per stringere: non ritengo che esistano piu' in questo momento spazi per conseguire risultati attraverso azioni di lobbying consistenti in petizioni e richieste improntate al tentativo di convincere l'avversario sulla validita' e necessita' di variazioni giuridiche. Da "esperto" in mediazione di conflitti (e qui il conflitto tra le due posizioni mi pare evidente) direi che se si vuole tentare di raggiungere una mediazione giuridica, sia assolutamente obbligatorio, in parallelo ed in via complementare alle iniziative da voi gia' individuate, riequilibrare a nostro favore i rapporti di forza. E questi si cambiano, come dimostra la lotta di Scanzano, soprattutto attraverso azioni nonviolente dirette, su scala ampia e diffusa: atti di noncollaborazione attiva, di disobbedienza civile, nella migliore tradizione nonviolenta europea. I tempi della persuasione in punta di fioretto sono, a mio modesto parere, gia' alle nostre spalle. La richiesta di cambiamento del testo della Carta, e non stiamo parlando di cambiamenti marginali, potra' avvenire se e solo se le persone saranno e si sentiranno chiamate ad una varieta' ed incisivita' di forme di mobilitazione non generica, che sinceramente non vedo attualmente presenti nel vostro testo. E' una mancanza, a mio parere, grave, e probabilmente foriera - temo - di indesiderati insuccessi. Con cio' concludo, in spirito di collaborazione e disponibile a dare il mio contributo soprattutto sul versante a cui ho appena accennato. Buon lavoro a tutti e a tutte, Enrico Euli 5. INIZIATIVE. CARLO SCHENONE: ALCUNE PERPLESSITA' (UN CONTRIBUTO ALL'INIZIATIVA PROMOSSA DA LIDIA MENAPACE PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA) [Ringraziamo Carlo Schenone (per contatti: e-mail: schenone at email.it, sito: www.schenone.8k.com) per questo intervento. Carlo Schenone e' da molti anni a Genova una delle figure piu' impegnate nella riflessione sulla nonviolenza e nella pratica di essa nei movimenti e nei conflitti sociali, particolarmente attivo nella formazione; con una lunga, ampia e qualificata esperienza sia di impegno politico e sociale di base, sia di rappresentanza nelle istituzioni, sia di intervento meditato e propositivo nelle sedi organizzative e di coordinamento, di dibattito e decisionali, dei movimenti per i diritti] L'appello di Verona penso che abbia delle richieste del tutto condivisibili ma rimangono le mie perplessita' (non solo linguistiche) riguardo alla proposta di neutralita'. Nell'appello non viene spiegato cosa si vuole intendere in concreto per neutralita'. Ci sono una richiesta di principio relativa alla Costituzione (ripudio della guerra) e alcune richieste di azioni concrete (rifiuto dell'esercito europeo, riduzione armamenti, costituzione dei Corpi civili di pace) ma non sono presentate come esplicitazione del concetto di "neutralita'" che viene solo specificata come neutralita' militare all'inizio (in una frase che varrebbe benissimo anche per la ben armata confederazione Svizzera). Il fatto che tali richieste siano fatte da persone che si presentano come amanti della nonviolenza non penso che migliori la situazione. Solo l'ultima frase e' maggiormente legata al concetto stesso: "Ci impegnamo affinche' nella prossima campagna elettorale i partiti siano costretti a confrontarsi sul progetto di un'Europa neutrale, disarmata, solidale, nonviolenta". Mettendo insieme i quattro termini "neutrale, disarmata, solidale e nonviolenta" si puo' meglio capire che tipo di Europa sia quella "militarmente neutrale" della prima frase, peccato che sia solo alla fine e che sia riferito, invece che ai popoli dell'Europa, solo alla loro rappresentanza parlamentare. Io mi auguro veramente nel profondo che cio' che i firmatari dell'appello hanno in cuore possa vedere una realizzazione ma la mia perplessita' non e' tanto (o meglio per niente) nella sostanza, ma nella forma che rischia di aumentare il fraintendimento rispetto alla proposta nonviolenta e di fornire delle occasioni ai suoi avversari per realizzare cio' che vogliono facendo finta di assecondarla. Ho paura che una azione di questo genere non si limiti, al peggio, a lasciare il tempo che trova, ma rischi di peggiorare la situazione. 6. INIZIATIVE. SEVERINO VARDACAMPI: NEUTRALITA' VERSUS BELLIGERANZA (UN CONTRIBUTO ALL'INIZIATIVA PROMOSSA DA LIDIA MENAPACE PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA) [Severino Vardacampi e' uno dei principali collaboratori di questo foglio] Nel diritto internazionale (al di fuori del quale nelle relazioni tra gli stati c'e' solo la legge della giungla, ovvero il divoratore arbitrio del piu' forte) in riferimento alla tragedia della guerra sono possibili solo due posizioni: la belligeranza, cioe' la partecipazione alla guerra, oppure la neutralita', ovvero l'estraneita' o anche l'opposizione alla guerra. Chi si oppone a tutte le guerre ipso facto si oppone in via assoluta alla posizione della belligeranza. L'opposizione a tutte le guerre in termini giuridici si chiama neutralita'. Termine equivoco nel linguaggio comune, ma nitido in quello giuridico (e qui stiamo parlando di definire una posizione giuridica, poiche' stiamo proponendo la nonviolenza anche in quanto giuriscostituente). Chi sostiene una posizione nonviolenta con cio' stesso sostiene la neutralita'. * E' vero: e' possibile anche una neutralita' come ignavia, come menefreghismo, come - non ricordo piu' quale gazzettiere fautore dell'"inutile strage" a irridere il pacifismo cosi' onomaturse - "panciafichismo". Ma qui e adesso i vili sono proprio coloro che alla guerra onnipervasiva e onnidistruttiva ripugnanti e ubriachi inneggiano mobiltando a fini di sterminio e dominazione e rapina delle altrui risorse quell'ideologia del patriottismo che, come ebbe a dire il dottor Johnson, e' l'ultimo rifugio delle canaglie. Avere paura della distruzione della civilta' umana, ha scritto Guenther Anders, e' sentimento non ignobile. Ed Ernesto Balducci in quel memorabile discorso fiorentino che molti di noi non hanno piu' dimenticato chiari' che l'ultima delle tre verita' di Hiroshima era che tra guerra e umanita' vi era ormai un'incompatibilita' assoluta, e o l'umanita' abolisce la guerra o la guerra cancellera' l'umanita' tutta. C'e' una poesia di Ingeborg Bachmann, che molto ci e' cara, Alle Tage, che ci chiede la diserzione dalle bandiere, il valore di fronte all'amico, il tradimento dei segreti obbrobriosi, l'inosservanza di tutti gli ordini. E' la richiesta che fu di Lorenzo Milani, di Luce Fabbri, ed e' ancora il nostro programma. * Opporsi alla guerra, a tutte le guerre; soccorrere le vittime, tutte le vittime; contrastare tutte le uccisioni, costruire la convivenza. Questo e' neutralita'. Questa e' nonviolenza. 7. INIZIATIVE. GIOVANNI ZAMPINI: LA PACE E' SALVEZZA (UN CONTRIBUTO ALL'INIZIATIVA PROMOSSA DA LIDIA MENAPACE PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA) [Ringraziamo Giovanni Zampini (per contatti: giovanni.zampini at davide.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale. Giovanni Zampini e' impegnato in iniziative di pace e di solidarieta', nell'associazione "La fraternita'" e nella Rete di Lilliput] Nel termine pace c'e' l'obiettivo di una vita intera... che tutti speriamo di raggungere, ma pochi oggi hanno colto ed accolto i segni del suo vero sentiero. Tutti nella vita assoporiamo momenti di pace, una serenita' interiore che supera ogni umana possibilita' di realizzare da se' un simile traguardo. Un po' come quando si disputa una partita fra amici che giocano per diletto senza avere le credenziali dei campioni. Anche in questi contesti puo' capitare di fare un centro apparentemente da campioni e poi domandarsi: "come ci sono riuscito... se ci riprovassi altre cento volte non ci riuscirei". Cosi' accade spesso anche per la pace quando ci raggiunge in determinati momenti della nostra vita. Ci accorgiamo in quei momenti di aver toccato qualcosa di grande, ma non saremmo in grado di far ripetere quel momento. Sai cosa vuol dire questo per me? Che un semino di pace e' caduto nel cuore nel momento in cui eravamo predisposti ad accoglierlo e ad assoporarne la grandezza. Cosa possiamo fare allora? Chi sente importante per la sua vita ad esempio il calcio, la musica, il lavoro, il canto, dopo aver ascoltato la "nota giusta" comincera' ad impegnarsi per raggiungere migliori risultati. Chi trova passione nella "nota" della pace ed accoglie Colui che gliela ha mandata, anche questi comincera' ad impegnarsi ... e riuscira' in tutte le altre cose. Nel suo cammino trovera' ogni sorta di ostacoli e gioie. Chi lavora per la pace lavora soprattutto nel silenzio e nella semplicita' perche' il suo lavoro piu' intenso avviene con Dio per mezzo del Suo Figlio e la sua luce ed il suo sale sono il frutto di una relazione che pian piano diventa conoscenza trasmissibile anche agli altri. Per trovare la pace bisogna "andare a scuola" ed in questa scuola troviamo tutto il valore e le certezze di cui abbiamo veramente bisogno per la nostra vita. Questa scuola si trova nei luoghi a noi scomodi finche' siamo carichi di umana ragione, in luoghi dolci e soavi quando la nostra ragione diventa quella di Dio. Saremo costruttori di pace se avremo conosciuto la pace. * Il programma proposto da Lidia ha in se' contenuti ampiamente condivisibili. Le parole che contano e i buoni propositi tuttavia stanno scritti su molte pagine della storia. La loro efficacia e riuscita sta nel cuore di chi le propone e in quello di chi le accoglie e le perpetua. La pace e' gia' in chi l'ha accolta e consolidata, non c'e' sofferenza che la possa sottrarre. Nostra preoccupazione e' renderla patrimonio di tutti, perche' tutti abbiano per sempre la pace. Se vogliamo la pace riflettiamo sulla nostra violenza. Spesso chi subisce la violenza ha gia' trovato la pace, mentre ne e' estraneo chi cagiona la violenza. Siamo soprattutto noi "benestanti" che non conosciamo la pace. La pace e' salvezza. 8. DOCUMENTAZIONE: LE DONNE PER UN'ALTRA EUROPA [Dal sempre utile sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net) riprendiamo il documento conclusivo dell'incontro che ha visto migliaia di donne riunite il 12 novembre a Bobigny, Parigi, per la prima assemblea europea per i diritti, in apertura del Forum sociale europeo. il testo, come spesso succede quando si tratta di traduzioni reperite attraverso la rete telematica, in alcuni punti sembra sia incompleto (ad esempio nell'indicazione delle campagna concrete che esso promuove), non del tutto chiaro, e andrebbe adeguatamente riscontrato sull'originale, ma - con questa necessaria avvertenza - ci e' parso che comunque meritasse di essere proposto all'attenzione di chi legge] Un'Europa di liberta' e di uguaglianza fra uomini e donne. Un'Europa dei diritti sociali ed economici per tutti e per tutte. Un'Europa solidale, pacifista e smilitarizzata. * Noi ci leviamo contro l'Europa machista, sessista, patriarcale e discriminatrice. Denunciamo il trattato costituzionale: - perche' ignora l'uguaglianza fra donne e uomini mentre dovrebbe riconoscere l'uguaglianza come valore identitario; - perche' si presta ad un'offensiva che mira ad introdurre l'identita' cristiana proprio nel momento in cui quest'ultima si e' indebolita nel corso dell'ultimo secolo; - perche' incide nella pietra posizioni neoliberiste basate sul "rispetto di un'economia di mercato dove la concorrenza e' libera". Cio' comporta la scomparsa del welfare state e la rimessa in causa dei servizi pubblici; - perche' pretende sviluppare una politica di difesa comune in stretta collaborazione con la Nato. La cui conseguenza diretta sara' di coinvolgere sempre piu' gli Stati dell'Unione europea verso una politica militarista. * Ci leviamo contro: - l'Europa fortezza degli accordi di Schengen che attraverso provvedimenti di sicurezza impedisce la circolazione delle persone e rafforza una politica che penalizza, esclude e riconduce alla clandestinita' gli immigrati e in particolar modo le donne; - un'Europa che attraverso le politiche neoliberiste impoverisce sempre piu' le donne rafforzando le disuguaglianze professionali e il tempo parziale imposto licenziando, e in cui le pensioni delle donne sono sempre piu' deboli, se non addirittura inesistenti; - un'Europa che tace le violenze fatte alle donne, che tace la mercificazione dei corpi e le forme di schiavitu' moderna; - l'Europa che interviene e sostiene le guerre fatte nel mondo intero. * Noi, donne riunite il 12 novembre in apertura del forum sociale, affermiamo che un'altra Europa e' possibile: - un'Europa della pace, smilitarizzata, che rifiuta la guerra come soluzione dei conflitti internazionali; - un'Europa dei diritti umani, economici e sociali; - un'Europa che rafforza l'insieme dei servizi pubblici ed in particolare quei servizi per le persone di cui le donne si fanno maggiormente carico; - un'Europa in cui le donne fanno sentire la loro voce e partecipano paritariamente a prendere le decisioni; - un'Europa della libera circolazione delle persone che riconosce la cittadinanza piena ed intera ad ogni persona che vive sul territorio; - un'Europa dove le donne dispongono liberamente del loro corpo - aborto e contraccezione liberi e rimborsati; - un'Europa che rispetta l'orientamento sessuale; - un'Europa laica che si contrappone al montare degli integrismi religiosi e che assicura l'applicazione ed i progressi dei diritti umani fondamentali delle donne; - un'Europa che garantisce il diritto ad un lavoro e ad un salario decente con la fine delle politiche del tempo parziale. * Per realizzare questa Europa proponiamo di promuovere le campagne definite dagli ateliers dell'assemblea: donne e guerre; lavoro, precarieta' e poverta'; violenze; diritti sessuali e riproduttivi; donne migranti; donne e potere. Queste campagne si iscrivono all'interno delle lotte promosse dall'insieme dei movimenti sociali per un'Europa dei diritti sociali e dell'uguaglianza. Le lotte per le rivendicazioni delle donne non sono "specifiche", al contrario, si inseriscono al centro stesso delle lotte contro la mondializzazione neoliberista: - perche' riguardano l'insieme delle donne e degli uomini; - perche' mettono in discussione la base stessa dell'organizzazione patriarcale e capitalista. 9. MEMORIA E PROPOSTA. MASSIMILIANO PILATI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... ["Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per tutte le persone amiche della nonviolenza. La sede della redazione e' in via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org; l'abbonamento annuo e' di 25 euro da versare sul conto corrente postale n. 10250363, oppure tramite bonifico bancario o assegno al conto corrente bancario n. 18745455 presso BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB 11700, intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, specificando nella causale: abbonamento ad "Azione nonviolenta". Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a tutti i lettori del nostro notiziario - a rinnovare (o sottoscrivere per la prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Oggi risponde Massimiliano Pilati (per contatti: massi.pilati at lillinet.org). Massimiliano Pilati fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento; e' impegnato nel nodo trentino della Rete di Lilliput e nel gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di Lilliput; fa parte del coordinamento nazionale della campagna "Pace da tutti i balconi"] Ho scoperto "Azione Nonviolenta" per caso nel 1997 in uno scaffale di un centro di documentazione di Bologna tra altre riviste pacifiste. Subito mi colpi' il nome di quella rivista: "Azione onviolenta"... in quel periodo della mia vita quelle parole mi suonarono come "la risposta", mi ricordo che mi sono sentito come John Belushi nel film "The Blues Brothers": in quel momento "vidi la luce!"; consultai avidamente la rivista, ogni sua pagina, e capii che il mio fermo e determinato antimilitarismo militante doveva essere affiancato da "un'aggiunta" (cosi' la chiamavano nella rivista): la scelta di incamminarsi verso la nonviolenza. Finalmente avevo trovato una rivista che parlava di pace, ma che non era solo la pace di Gesu' e dei cristiani, e per me, agnostico, questo era importantissimo; che parlava di verita', che mi incoraggiava a fare della mia scelta di servizio civile una scelta di obiezione di coscienza. MI abbonai quasi subito e fu una gioia il giorno che mi arrivo' il primo libro che ordinai e assieme ad esso una spilletta col fucile spezzato. Il libro era "La mia obbiezione di coscienza" di Pietro Pinna; dopo la lettura di quel libro il mio legame per Pietro e il mio senso di appartenenza per il Movimento Nonviolento e per la loro, la mia rivista non sono mai piu' venuti a mancare. Eccomi qui, dopo soli sei anni a leggere, consultare e trovare stimoli continui in quella rivista. Ho anche l'estrema fortuna e onore di poterci scrivere e di poter tenere una rubrica tutta mia che parla di Rete Lilliput, l'organizzazione che piu' mi sta a cuore in questo periodo dopo il Movimento Nonviolento e alla quale il mio movimento da' un apporto fondamentale. L'anno scorso ho fatto la pazzia di comprarmi tutte le annate di "Azione nonviolenta", dal primo numero. E' una gioia andare periodicamente a cercare conforto, risposte e dubbi sui numeri arretrati. Non sempre sono d'accordo con quello che leggo, ma sempre, comunque, cio' che leggo e' uno stimolo a riflettere, a prendere consapevolezza, a reagire ad agire con la nonviolenza. Spesso, quando sconfortato leggo e sento notizie di guerre, violenze e terrorismo, prendo in mano il primo numero del 1964 e ne leggo l'editoriale "Il nostro programma", subito trovo conforto in questo... noi, nonostante tutto, abbiamo un programma, ci proviamo, ci siamo. 10. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: L'ALTARE DELLA PATRIA. UNA MORALITA' [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo questo articolo di Luisa Muraro gia' apparso sul quotidiano "L'unita'" del 22 novembre 2003. Luisa Muraro insegna all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997"] Poveri morti, devono sempre fare le spese delle nostre commedie e dei nostri sbagli, loro che non possono piu' farne. Da questo punto di vista, credo che il morto italiano piu' meritevole sia il Milite Ignoto. Vi raccontero' la sua storia. Verso la fine del secolo XIX, fatta l'unita' d'Italia, si penso' di erigere, nella sua nuova e definitiva capitale, Roma, un monumento a re Vittorio Emanuele II, detto percio' "Vittoriano" (per non chiamarlo "Vittoremanueliano", troppo lungo). L'incarico fu dato ad un certo Giuseppe Sacconi, di cui poco o nulla si ricorda oggi, quello che si ricava dalla sua opera e' che doveva essere un tipo pieno d'idee grandiose ma confuse. I lavori cominciarono nel 1885. Purtroppo Roma era gia' piena di monumenti, e per far posto a questo fu necessario sbancare una collina e cancellare le tracce di una storia millenaria. Il peggio doveva ancora venire, e fu con l'inaugurazione, nel 1911: il monumento, invece di evocare la grandezza di Roma antica, fece subito pensare ad un'immensa macchina da scrivere. Si penso' allora che quella Cosa, bisognava farla funzionare: perche' non farne il mausoleo della casa regnante? I Savoia ancora in vita risposero "no, grazie". Per fortuna, se cosi' posso esprimermi, scoppio' una guerra mondiale, la prima, che copri' l'Europa di morti, in gran parte soldati semplici, in gran parte contadini. Ed ecco spuntare nella mente dei nostri governanti una nuova idea: dalla sterminata massa di soldati senza nome e senza storia, ne preleviamo uno, lo promuoviamo Milite Ignoto e lo seppelliamo nel nostro monumento. Ecco inventato l'Altare della Patria, che ha fatto dimenticare la Macchina da scrivere. Qual e' la morale? E' presto per trarre una vera morale, dato che la storia non e' finita, anzi continua, alla grande, come stiamo vedendo in questi giorni. Al massimo, potrei tentare una morale provvisoria: e' meglio non morire, in generale, ma se proprio non si puo' evitare, meglio morire un po' defilati, vicino alle persone che ci vogliono bene e, soprattutto, alla larga dai potenti con i loro calcoli, le loro furberie, i loro servi. 11. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: PER USCIRE DALLA FOLLIA COMINCIANDO DALLA "RETTIFICA DEI NOMI" [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscali.it) per questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di cui abbiamo pubblicato il piu' recente aggiornamento nei numeri 714-715 di questo foglio, ricerca una cui edizione a stampa - ma il lavoro e' stato appunto successivamente aggiornato - e' in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Annuario della pace. Italia / maggio 2000 - giugno 2001, Asterios, Trieste 2001; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.arpnet.it/regis, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Su un punto vorremmo esprimere un consenso e aggiungere una considerazione. Sebbene sia possibile e necessario distinguere (ed in alcuni casi e' del tutto evidente che alcune azioni terroristiche sono atti criminali e basta, e che le organizzazioni che le commettono sono null'altro che sodalizi di assassini: ma anche in questo caso ne vanno indagate le caratteristiche e le finalita', che possono essere molto diverse da caso a caso - ad esempio sia lo stato nazista che la mafia sono organizzazioni criminali e terroristiche, ma evidentemente vi sono differenze profonde tra l'uno e l'altra), non sempre esiste un discrimine chiaro tra resistenza, attivita' militare e terrorismo: in primo luogo poiche' anche una legittima resistenza puo' avvalersi di mezzi terroristici (che naturalmente restano atti sciagurati e criminali, quali che siano i moventi e le finalita' dei promotori); in secondo luogo perche' sempre piu' nell'ultimo secolo l'attivita' militare ha acquisito caratteristiche terroristiche (sempre piu' la guerra e' direttamente contro i civili, le statistiche sulla proporzione tra vittime militari e vittime civili nei conflitti bellici dal Novecento ad oggi sono inequivocabili); cosicche' determinati atti possono essere insieme qualificati come resistenza, come classica attivita' militare, e come terrorismo. Da questo punto di vista anche ad avviso di chi scrive queste righe la strage di Nassiriya puo' essere interpretata ad un tempo sia come atto di resistenza armata contro un esercito occupante, sia come atto di terrorismo, senza che l'una definizione destituisca di legittimita' l'altra. Resta il fatto, come sottolinea giustamente Enrico Peyretti, che a tutte le stragi e a tutte le uccisioni, a tutti i terrorismi e a tutte le guerre occorre opporsi (p. s.)] Ho l'impressione che, per uscire dalla stagione di follia che ci sta tormentando e umiliando - la "pace dal basso" che si firma oggi a Ginevra e' una speranza - siano indispensabili pensieri coraggiosi e decisioni audaci, come trattare col "nemico". * Si puo' cominciare dalla "rettifica dei nomi", come richiede Confucio. Per esempio, bisogna distinguere terrorismo, guerra, resistenza (e poi, tra le guerre, guerra di difesa, di offesa, preventiva). Comincerei con la differenza tra terrorismo e resistenza. Atti terroristici sono senza alcun dubbio le bombe nelle piazze e sui treni, negli autobus, nei bar e nei mercati, tipiche le stragi di Bologna del 2 agosto 1980 e di New York dell'11 settembre 2001. Sono terroristici gli attentati alla popolazione civile in Israele. Sono terroristici anche atti "accettati" come atti di guerra, quali i bombardamenti sulle citta', specialmente di notte, che abbiamo conosciuto anche in Italia, culminati nei massacri storici di Guernica, Coventry, Dresda, Hiroshima, Nagasaki. Sono terroristici i raid israeliani in terra palestinese che puniscono e colpiscono i civili per colpire i terroristi. Negli atti terroristici l'obiettivo indiscriminato sono molte vite umane indifese, disarmate, inoffensive, che non minacciano chi le colpisce usandole come strumenti al solo scopo di acquistare o mantenere potere attraverso azioni terrificanti. Nessuna considerazione onesta puo' attenuare la condanna di queste azioni. Se ne possono trovare cause e pretesti, ma la coscienza umana le condanna, e basta, chiunque le compia, stati o bande. * La lotta armata che colpisce persone avversarie e' ugualmente e totalmente da condannare, perche' la violenza politica deve essere sempre del tutto ingiustificabile, se vogliamo che i fini dell'azione, e dunque anche i mezzi, restino umani, degni dell'umanita'. Eppure, nell'orrore, c'e' una differenza tra l'omicidio e la strage, tra l'uccisione dell'avversario politico e l'uccisione degli estranei; c'e' differenza anche tra l'uccisione dell'avversario disarmato (gli omicidi politici) e quella del poliziotto o soldato, armati, della parte "nemica". Sono differenze interne al male, ma sono da chiarire, perche' confondere i fenomeni violenti torna utile, in definitiva, a chi giustifica la violenza della propria parte, o statale, facendo un fascio solo di tutte le altre. Ognuno vede che c'e' una differenza, interna al male, che ogni legge penale considera, tra l'uccidere il rivale e l'uccidere la sua famiglia e i vicini di casa. Uguale la condanna di tutte le violenze politiche, ma diversa l'ampiezza e gravita' dell'effetto: nella strage il terrore colpisce tutti, nella lotta armata la minaccia mortale cade sugli avversari politici. I due mali vanno affrontati per quello che sono, diversamente. * Chiediamoci: quello che sta accadendo in Iraq e' terrorismo, come lo qualifica il linguaggio dominante dei governi e delle fonti mediatiche omogenee al sistema? Oppure e' resistenza, come lo chiamano i simpatizzanti? Sempre, nella guerra, il terrorismo e' quello degli altri, specialmente se non sono un esercito statale regolare, quasi che l'essere esercito diminuisca il delitto. I partigiani erano semplicemente terroristi, per i nazisti. Quello che sta accadendo quotidianamente in Iraq contro l'esercito degli Stati Uniti e, sempre piu', contro le presenze militari - e ora anche civili collaboranti coi militari - dei loro alleati, e' la risposta violenta alla violenta e ingiustificabilissima occupazione militare statunitense, avallata da alcuni governi alleati, tra cui quello italiano, occupazione avvenuta contro la volonta' dell'Onu e contro la volonta' dei popoli vastissimamente manifestata. Quello che sta accadendo in Iraq e' anche azione di elementi violenti che accorrono ad aggiungersi e si inseriscono nella opposizione popolare irachena, probabilmente con maggiore cinismo e spregiudicatezza, con l'intento di cogliere una facile occasione nella guerra globale tra occidente e anti-occidente. Gli attacchi alle Nazioni Unite e alla Croce Rossa, sono atti di terrorismo, non di resistenza. La guerra li ha provocati e facilitati, ma cio' non li giustifica per nulla davanti alla coscienza umana. Non si giustificano quegli atti, non si giustifica la provocazione. Cosa diversa sono gli attacchi armati a posizioni e reparti militari occupanti. Questa e' lotta armata di resistenza nazionale, non e' terrorismo. L'attacco suicida - diciamo meglio: sui-omicida - ai militari occupanti e', per la nostra sensibilita', incomprensibile e ripugnante, ma, internamente a quella scelta di lotta, e' un atto di massimo sacrificio per la causa adottata, e non e' molto diverso, sostanzialmente, dalla decisione del soldato tradizionale quando, per colpire e uccidere i soldati avversari, mette la propria vita in situazioni di rischio estremo o certo. Questa azione e' sempre stata esaltata dalla cultura militare come lodevole ed eroica. L'attacco sui-omicida a militari e' violento, ma non e' "vile", come lo hanno qualificato sbrigativamente autorita' e giornali riguardo ai nostri carabinieri uccisi. L'azione di sorpresa e dirompente e' un metodo classico della strategia militare: anche questa vogliamo qualificarla vile terrorismo? D'accordo: chiamiamola cosi', e condanniamo finalmente ogni guerra, ogni metodo omicida. * La cultura della pace e nonviolenza riconosce, come e' giusto, il diritto-dovere di resistenza, ma vuole che essa maturi e si umanizzi fino a non essere violenta come l'offesa, l'aggressione e il dominio, e ricorra invece alla forza umana non omicida: la forza dell'unita' e del coraggio, la forza che viene dall'attenersi alla verita' universale del "non uccidere", la forza morale che discende del proprio buon diritto, la forza de1la disobbedienza civile che oppone alla pretesa del dominio il vuoto nel quale il dominio cadra', come non poche volte e' accaduto nella storia delle lotte nonviolente. * Promuovere i metodi nonviolenti nella gestione dei conflitti umani non significa disconoscere ad un popolo il diritto di difendersi come sa e puo', secondo la sua cultura ed esperienza, come fece la Resistenza italiana. La comunicazione di esperienze puo' allargare la capacita' di lottare coi mezzi nonviolenti, ma non si puo' esigere cio' che e' storicamente impossibile o immaturo. La prima responsabilita' della violenza ribelle e' della violenza dominante. Quando un conflitto ancora gestibile diventa guerra, viene tolto spazio alla trasformazione dei conflitti verso forme sempre piu' civili e meno violente. * Ora, in Iraq ci sono anche episodi di terrorismo, ma c'e' anzitutto un popolo che all'inizio forse era ben disposto persino verso chi abbatteva militarmente la dittatura precedente, ma ora non tollera l'occupazione militare niente affatto umanitaria e il caos provocato da chi fa la guerra ma non sa amministrare la conquista e il dopo-guerra nel rispetto delle esigenze primarie di un popolo (cfr. Il disastro iracheno visto da vicino, di Marco Calamai, membro italiano dimissionario della Coalition Provisional Authority, a Nassiriya, "L'Unita'", 29 novembre 2003, pp. 1-2; David Rieff, giornalista statunitense, Pantano iracheno, in "Internazionale", 21 novembre 2003, pp. 26-44, tratto da "The New York Times Magazine", 2 novembre 2003). Chiamare tutto terrorismo e' una confusione voluta e disonesta, che cerca di nascondere la provocazione dei militari, anche quelli italiani, che stanno in armi sulla terra di un popolo offeso, terra calpestata dalle armi. Speriamo con tutto il cuore che non accada, ma e' da temere che un secondo attacco anche verso gli italiani sia possibile. Il palazzo coprira' ancora con la retorica patriottica le sue responsabilita'? Si vedra' ancora l'unanimismo di giudizio ufficiale e mediatico, che e' stato un uso strumentale e non un vero rispetto dei morti di Nassiriya? La linea attuale ostinata e cieca dei governi implicati e impantanati nella malefatta irachena (ora anche quello spagnolo), non fa che spingere avanti le peggiori sollecitazioni al terrorismo. Speriamo con tutto il cuore che non accada, ma un prossimo attentato terroristico potrebbe essere su una centrale atomica, oppure ad opera di un kamikaze armato di una delle atomiche "tascabili", da zaino, che pare siano sul mercato delle armi. Chi comincera' ad uscire dalla follia? 12. RILETTURE. INGEBORG BACHMANN: POESIE Ingeborg Bachmann, Poesie, Guanda, Parma 1978, Tea, Milano 1996, pp. 166, lire 13.000. Una delle voci liriche piu' alte - e delle riflessioni filosofiche piu' acute - del Novecento. 13. RILETTURE. CHRISTA WOLF: CASSANDRA Christa Wolf, Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 160. Una voce di donna contro tutte le guerre. 14. RILETTURE. VIRGINIA WOOLF: LE TRE GHINEE Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 256. Una lettura fondamentale. 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: luciano.benini at tin.it, angelaebeppe at libero.it, mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 748 del 3 dicembre 2003
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