Iraq: militari italiani ad altissimo rischio



L'intelligence aveva previsto l'utilizzo di camion bomba
Ne conosceva anche le targhe. Polemica sulle rivelazioni
"Sapevamo dei kamikaze"
inascoltato l'allarme del Sismi
L'informativa sul possibile attacco a novembre a Nassiriya
di CLAUDIA FUSANI

ROMA - Ci sono i nomi di sei arabi "possibili componenti di un commando di feddayn". I numeri delle targhe di camion pronti ad essere imbottiti di esplosivo e poi lanciati contro installazioni militari. Anche a Nassiriya, contro il comando italiano. Alcune note ipotizzano anche possibili date degli attacchi kamikaze: prima decade di ottobre e prima decade di novembre.

Tutto sembrano tranne che "generiche previsioni del tempo", come dice il ministro della Difesa Antonio Martino, le informative del Sismi relative al "teatro iracheno". Forse anche per questo il direttore del Sismi Niccolò Pollari è stato prodigo di dettagli martedì sera davanti al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. E per tre ore ha ripetuto, leggendo rapporti riservati: "Avevamo previsto tutto, non c'era dubbio che saremmo stati colpiti". Per poi concludere: "La minaccia cresce e il livello di rischio in Iraq è sempre più alto".

Il generale si è presentato con due ufficiali, il capo di gabinetto del servizio segreto militare e il responsabile dell'intelligence in Iraq. Con sé ha portato una specie di libro-mastro su cui è registrata, da maggio a oggi, l'attività dell'intelligence e una serie di cartelline relative a specifiche informative. In tutto sono circa 600 i rapporti di analisi e scenari. Il direttore del Sismi si è soffermato sulla lettura testuale di una decina di informative con la dicitura "in evidenza".

Due soprattutto fanno tremare i polsi pensando alla strage del 12 novembre. La prima è relativa "alla prima decade di ottobre". E parla di "probabili attacchi al contigente italiano a Nassiriya e nella regione Dhi-Qar nel sud-est dell'Iraq". Nel gergo degli 007 il termine "probabile" è superiore al "possibile" e ha un livello di "quasi certezza". Nella stessa regione, continua l'informativa, "è stato registrato l'arrivo di un commando di almeno sei persone di feddayn di Saddam che insistono nell'area grazie all'appoggio di alcuni basisti locali". Il servizio azzarda anche due possibili date utili per l'attacco, due notti una di seguito all'altra.


La seconda nota di intelligence è relativa alla "prima decade di novembre". Questa volta non è indicata la città di Nassiriya dove è insediato il comando italiano della missione Antica Babilonia ma vi si legge di "un certo numero di camion bomba in arrivo in Iraq, alcuni già in circolazione e pronti ad essere cioè lanciati contro installazioni militari". La fonte del servizio militare italiano è così bene informata che è anche in grado di dare i "numeri di targa dei mezzi". Questa volta non si parla nello specifico di rischio per le forze militari italiane. "Ma a partire da luglio - ha insistito Pollari - l'oggetto di tutte le minacce registrate dalla nostra rete di informatori sono gli italiani in genere e le nostre forze armate in Iraq".

Eravamo nel mirino, era solo questione di giorni o settimane. A luglio, infatti, c'è un primo allarme dettagliato "su un camion imbottito di tritolo che sta per essere lanciato contro uno dei nostri insediamenti nel sud-est iracheno". Non succede nulla. Ad agosto, il Sismi fa evacuare un paio di volte l'ambasciata italiana a Bagdad. Viene colpita la sede delle Nazioni Unite (19 agosto, 22 morti) e poi della Croce Rossa ma non la nostra sede diplomatica.

Il direttore non vuole valutare i dispositivi di sicurezza, non è sua competenza. "Noi abbiamo trasmesso le informazioni" taglia corto. Pollari invece spiega come è articolata la nostra rete di intelligence nel teatro iracheno: "Mettiamo insieme tre tipi di indicatori: militare; criminalità comune, dove possono essere reclutati i basisti e il logistico delle azioni; e terroristi". Un sistema integrato che ha permesso di registrare, già da luglio, "la saldatura operativa tra feddayn di Saddam e cellule dell'islamismo armato". Quel miscuglio di tecnica di guerriglia e kamikaze che hanno fatto saltare il comando dei carabinieri e ucciso 19 persone.

L'audizione di Pollari ha provocato imbarazzo nella maggioranza che ha minimizzato il rischio in Iraq. Fabrizio Cicchitto (fi), membro del Copaco, ha accusato il presidente Enzo Bianco "di fare un uso politico della Commissione". Giuseppe Caldarola (ds) non ha dubbi: "Un ministro della Difesa che paragona le informative dei servizi alle previsioni del tempo, o se ne va o manda via il responsabile del servizio". E Cicchitto "non può mettere in dubbio la legittimità del Copaco ogni volta che contrasta con quello che dice il governo". Il senatore diessino Massimo Brutti è convinto che "il paese debba essere informato dell'allarme e del rischio altissimo che c'è in Iraq".
(La Repubblica on line 20 novembre 2003)

Fonte: http://www.repubblica.it/2003/k/sezioni/esteri/iraq8/sismi/sismi.html


-----------------

Nassiriya, altri kamikaze
erano pronti a colpire
Potenziato l'apparato di sicurezza intorno alla base italiana
(Repubblica on line 19 novembre 2003)
(vedere http://www.repubblica.it/2003/k/sezioni/esteri/iraq8/nasss/nasss.html)


------------------------


Iraq, "altissimo rischio" per i soldati italiani


Il colonnello Scalas, portavoce del contingente italiano: "Il livello di allerta è aumentato". Bombardamenti su Tikrit. Forse agli australiani il compito di addestrare l'esercito iracheno.


NASSIRIYA – All’indomani dell’ allarme lanciato dal Sismi su possibili nuovi attacchi contro italiani in Iraq, proprio dal quartier generale di Nassiriya, teatro della strage contro i soldati italiani, arriva la conferma del pericolo. E’ il colonello Scalas, portavoce del contingente militare italiano nel sud del Paese, ad ammettere che l’area dove sono di stanza i militari italiani è ad “altissimo rischio”. “Le nostre misure di sicurezza – aggiunge il colonnello – sono sempre state improntate alla massima cautela e attenzione. Ogni segnalazione è sempre stata verificata e riscontrata”. E dopo l’attentato di mercoledì, “il livello di allerta è ulteriormente aumentato”.

Terza notte di bombardamenti. Intanto in Iraq, per la terza notte consecutiva, sono andati avanti i bombardamenti nella zona attorno a Tikrit, città natale di Saddam Hussein. Com’era stato preannunciato, l’amministrazione americana tenta di cambiare strategia militare. Presi di mira un bunker ed edifici usati per imboscate contro le truppe della coalizione. “Il nemico ci penserà due volte prima di usare di nuovo le posizioni se sa che possiamo concentrarvi un fuoco preciso”, ha detto Colin Crowe, comandante del plotone impiegato nell’operazione.

Ma il cambimanto riguarda anche le scelte politiche e le intenzioni dell'amministrazione americana di velocizzare i tempi per il passaggio di poteri agli iracheni. Secondo l'autorevole quotidiano indipendente di Beirut An-Nahar, una "clausola segreta" del piano Usa prevede le che forze americane e quelle britanniche mantengano sei basi permanenti nel Paese come forza di deterrenza nei confronti della resistenza irachena. Che saranno: la base aerea di Habbaniya, presso Falluja, la base aerea di Shuaiba, vicino a Bassora, la base di Ali ben Abi Taleb presso Nassiriya, le basi di al-Walid e al-Ghizlani presso Mossul.

Agli australiani l'addestramento dell'esercito iracheno. L’obiettivo degli americani, ora, è un progressivo ma veloce passaggio di poteri e incarichi agli iracheni. Per questo, alle truppe australiane presenti in Iraq (circa 300), potrebbe presto essere affidato il compito di addestrare i soldati del nuovo esercito iracheno. Il ministro della Difesa australiano Robert Hill, che si trova da oggi a Washington per colloqui con i vertici della Difesa americana, ha confermato che i compiti militari dell’Australia in Iraq potranno variare.

(IL NUOVO 19 NOVEMBRE 2003; ORE 8:55; aggiornato alle 12:40)
Fonte: http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,192310,00.html

-------------------------

notizia del 18/11/2003
21:27 IRAQ: MARTINO, SISMI NON AVEVA PREVISTO ATTACCHI SPECIFICI

''DA BIANCO RIVELAZIONI IMPROPRIE, INFORMATIVE COPERTE DA RISERVATEZZA''

Roma, 18 nov. - (Adnkronos) - Enzo Bianco ha sbagliato a diffondere alla stampa le informazioni del Sismi su presunti attentati a Nassiriya, e se il presidente del Copaco ha rivelato informazioni esatte ''questo non significa affatto che il Sismi aveva previsto che si sarebbero stati attentati e che questi poi si sono verificati confermando una previsione del Sismi''. Il ministro della Difesa Antonio Martino commenta cosi', durante 'Porta a Porta', le dichiarazioni di Enzo Bianco che ha rivelato il contenuto di alcune informative del Sismi.
Adnkronos
Fonte: http://news2000.libero.it/index_politica_news.jhtml?id=5786620

----------


Dal Sismi l'allarme per nuovi attacchi, scoppia la polemica

Non ancora messi da parte lo choc e la commozione per i funerali delle 19 vittime della strage di Nassyria, in serata si è riaccesa la polemica politica dopo l'allarme lanciato dal Sismi sulla possibilità di nuovi agguati in Iraq. Il presidente del Comitato parlamentare di Controllo sui servizi, al termine dell'audizione del direttore del Sismi, ha denunciato infatti gli altissimi rischi per gli italiani in Iraq, segnalati in una serie di informative sin dal luglio scorso. Ma ha smentito che ci fosse un allarme alla vigilia dell'attacco di Nassyria. Il ministro della Difesa Martino ha replicato in serata, accusando Bianco di aver violato le regole di un'audizione riservata.


---------------
Sismi e Cia sapevano: due allarmi. Invano

Panorama on line 13/11/03


Dai servizi di intelligence almeno da 20 giorni erano giunti allarmi, replicati anche nel giorno stesso dell'attenato, sulla possibilità di agguati contro le nostre truppe nella città irachena. E il Segretario di Stato americano ammonisce: "occorre che chi partecipa alla missione laggiù lo faccia con gli occhi bene aperti"



Chi contribuisce alla campagna guidata dagli Stati Uniti in Iraq inviandovi truppe, deve farlo "tenendo gli occhi aperti": lo ha dichiarato il segretario alla Difesa americano e numero 1 del Pentagono, Donald Rumsfeld, a proposito della strage di ieri a Nassiriya, in cui hanno perso la vita quasi trenta persone tra carabinieri (12), soldati (5) e civili italiani (2) nonché cittadini iracheni (nove). Ai militari italiani caduti in servizio il capo del Pentagono ha rivolto un pensiero, affermando di averli tutti nel cuore. "L'Iraq e' un Paese pericoloso, e violento", ha ammonito. "E' stato un Paese violento per parecchio tempo, e molto probabilmente continuerà a esserlo ancora a lungo. Certo", ha sottolineato Rumsfeld, "occorre che chi partecipa alla missione laggiù lo faccia con gli occhi bene aperti".

In effetti, i servizi italiani gli occhi aperti, sia nei giorni precedenti all'attacco a Nassiriya, sia lo stesso giorno del'attentato, li avevavno. Si apprende infatti da fonti del ministero della Difesa che due allarmi "rossi" dei servizi di intelligence hanno dato l'allerta dalla mezzanotte dell'11 novembre che nella mattina del 12, all'alba, su possibili attacchi contro i reparti militari italiani a Nassirya, la città a 350 km a sud di Baghdad. Il primo è scattato dal Sismi, il nostro controspionaggio militare, dopo la mezzanotte. È seguito, alle 5,30 del mattino, quello della Cia. Entrambi mettevano in guardia sulla possibilità di agguati contro le nostre truppe nella città irachena.

Ma il Sismi non ha mai interrotto il flusso delle informazioni sulla situazione in Iraq, che era diventata sempre più pericolosa. Meno di venti giorni fa, un rapporto del servizio al ministero della Difesa affermava: «I seguaci di Saddam Hussein, così come i talebani, hanno deciso di intensificare gli attacchi contro le forze presenti, senza più distinzione fra i vari contingenti. Questo è un segnale di allarme anche contro le rappresentanze italiane». Il rapporto del Sismi faceva seguito agli ultimi nastri attributi a Osama bin Laden e trasmessi dalla tv satellitare araba al Jazeera. Bin Laden minacciava l'Italia e gli altri paesi che sostengono l'impegno militare statunitense in Iraq. «I due paesi sono ormai da considerarsi un fronte unico della guerra santa proclamata dall'Islam estremista contro l'Occidente intero», scriveva ancora il Sismi riferendosi ai nostri 2.500 militari impegnati in gran parte nella zona sud dell'Iraq.

Il servizio segnalava inoltre che l'area dove si trovano i militari italiani era tra quelle maggiormente esposte ad attacchi: «la sicurezza appare minacciata dai toni accesi della campagna politica lanciata dagli estremisti sciiti, oltre che dalla riorganizzazione logistica di gruppi quali El-Dawah e Shaaban».

Ma sul pericolo «elevato» di attentati terroristici da parte di integralisti islamici, il direttore del nostro servizio militare, Niccolò Pollari, aveva parlato nelle audizioni al Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza presieduto da Enzo Bianco. Secondo il direttore del servizio segreto militare, il pericolo emergeva «dall'esplicita connessione fatta da Bin Laden tra l'attacco all'Iraq ed azioni terroristiche da parte di Al Qaeda o altri gruppi in Paesi occidentali».

Fonte: http://www.panorama.it/mondo/medioriente/articolo/ix1-A020001021717


-------------


Secondo la Difesa i Servizi avvrebbero avvertito di un pericolo imminente. Ma da mesi prevaleva l'ottimismo

ROMA - Il Sismi sapeva, si dice ora. A sentire fonti del ministero della Difesa, forse già dalla mezzanotte di martedì, quando con un ultimo dispaccio avrebbe segnalato che soldati italiani e marines americani dovevano ritenersi un solo bersaglio, perché "considerati un fronte unico della guerra santa proclamata dall'Islam estremista contro l'Occidente intero". Si aggiunge ancora: sapeva il Sismi e, dall'alba di ieri, sapeva la Cia. Quantomeno, prudentemente si corregge, "possiamo dire che da tempo era alto il livello di vigilanza del nostro servizio militare" (è quanto ha dichiarato Enzo Bianco, presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza).

Ma cosa davvero sapeva il Sismi? E cosa e come quel che sapeva è stato comunicato e condiviso? Nel mercoledì di sangue delle nostre forze armate, conviene partire da qui, da queste domande. Perché nella risposta che offrono - lo vedremo - sta la cronaca del senso di smarrimento che, in soli tre mesi, ha travolto un fin troppo generoso ottimismo della nostra intelligence militare, trasformandolo prima in inquietudine, quindi in paura. E questo, mentre il terreno si rivelava rapidamente fonte di rischi inattesi, in una fioritura di nemici dalle sigle sin lì sconosciute, in un accavallarsi disordinato di informazioni copiose ma apparentemente incoerenti e dunque lavorate all'ingrosso. È una storia scritta nella sequenza delle informative trasmesse dal Sismi all'autorità politica tra l'agosto scorso e la fine di ottobre. Documenti cui Repubblica ha avuto accesso. Vediamo.

È ancora piena estate quando Forte Braschi rassicura Palazzo Chigi. La sede Onu di Bagdad non è stata ancora martoriata dal camion bomba che, il 19 agosto, uccide il rappresentante speciale delle Nazioni Unite Sergio Vieira de Mello con altri 22 innocenti e l'aggressività nei confronti delle forze del contingente alleato non sembra affare che ci riguardi. Al contrario. Il servizio militare, citando quanto l'Imam della moschea Baratha, a Bagdad, va dicendo nelle preghiere del Venerdì, ritiene di poter concludere nella sua informativa che "la popolazione vede con favore la presenza italiana in Iraq". Che, dunque, pur non sottovalutando i rischi di un teatro di operazioni complesso, si può essere ragionevolmente certi che non dovremo condividere con le truppe anglo-americane un pedaggio di sangue.

A ben vedere, l'analisi è significativa non solo per quel che comunica, ma per la data che porta. Quanto accaduto a luglio, proprio a Nassiriya, non sembra infatti aver depositato alcun elemento di legittima preoccupazione nel nostro controspionaggio. E dire che ce ne sarebbero ottimi motivi. Un mese e mezzo prima, il 3 luglio, è proprio questo giornale, per la firma di Renato Caprile, a riferire nelle sue cronache da Nassiriya il plot di sangue di cui il nostro contingente sarà vittima quattro mesi dopo.

Un colonnello iracheno, Hassan Ibrahim Dhahad, responsabile della polizia per l'intera provincia di competenza italiana, gira al Sismi e all'intelligence americana un'informazione precisa. Un camion carico di tritolo e di martiri votati al suicidio si prepara a lasciare la zona chiusa tra le città di Bagdad, Falluja e Ramadi per colpire gli acquartieramenti dei nostri carabinieri.

La notizia viene lasciata cadere. Di più, bollata dal comandante del contingente dell'Arma, Georg Di Pauli, come non verificabile e dunque soltanto fonte di "inutile allarmismo".

Si arriva così a settembre. Si è consumata la strage della moschea di Najaf e a Bagdad si muove qualcosa che piace sempre meno agli americani. "Fonti qualificate" riferiscono il formarsi nella zona dell'aeroporto e dello scalo militare di Habanya di una nuova sigla paramilitare: l'Esercito di Maometto, brigata di irregolari che raccoglie ex funzionari del Baath. Gli analisti del Sismi ne vedono il potenziale pericolo e suonano un primo campanello di allarme. Vestendolo di qualche informazione in più.

L'Esercito di Maometto - si legge nelle informative - combatte anche al riparo di un'altra sigla: l'Avanguardia armata del secondo esercito di Maometto. E in questa formazione - si aggiunge - trovano spazio i Feddayn di Saddam, irregolari già inquadrati nell'esercito del raìs durante la guerra e ora punta di lancia delle operazioni di guerriglia contro il contingente alleato. Gli stessi pubblicamente indiziati ieri dal ministro della Difesa Martino in Senato quali autori della strage di Nassiriya.

Ebbene, in quei giorni di settembre, scrive il Sismi, "è forte la determinazione di queste cellule a colpire tutti coloro che operano al fianco degli americani", al punto che se ne indica anche un potenziale obiettivo: le rappresentanze diplomatiche in Iraq dei paesi della coalizione.

In ottobre, le ambasciate non vengono colpite e di Feddayn ed Esercito di Maometto non si trova più traccia nel flusso informativo del servizio. Al loro posto, dopo che il 18 di quel mese Osama Bin Laden è tornato a minacciare gli alleati del Satana americano (e dunque anche l'Italia), compaiono "estremisti non meglio identificati" dal terrificante piano di morte.

"Precipitare - scrive il Sismi - un velivolo carico di esplosivo su un edificio di Bagdad utilizzato da forze della coalizione". E ancora: "una catena di attentati con congegni esplosivi lungo la rotabile a ovest di Bagdad in direzione Falluja".

Nella sequenza delle informazioni lavorate dal Sismi, che pure soddisfano una certa bulimia degli apparati, è evidente un progressivo confondersi del quadro. Dove, alla consapevolezza del crescere del rischio si combina un fiorire di indicazioni che non per questo aiutano nella prevenzione di possibili attacchi. Al punto che, il 22 ottobre, ascoltato in audizione segreta dal Comitato di controllo sui servizi segreti, il direttore del Sismi, Nicolò Pollari, è costretto a rifugiarsi in un'analisi di scenario sull'Iraq così generica nella sostanza da non catturare alcuna attenzione da parte degli interlocutori.

Sollecitato a offrire una previsione sul significato della minaccia rivolta da Bin Laden il 18 ottobre, Pollari dice: "La circostanza che siano stati colpiti tutti i Paesi indicati da Bin Laden nel precedente proclama dell'11 febbraio 2003 (Arabia Saudita, Yemen, Marocco, Pakistan, Nigeria e Giordania) consiglia la massima attenzione alle nostre truppe. Anche se, allo stato, non si registrano elementi di tensione". Ora, Pollari tornerà a spiegare.


La Repubblica 13/11/03, riportata su http://italy.indymedia.org/news/2003/11/420792.php