DONNE IN NERO A VARESE E ALTROVE UN MURO...



DONNE IN NERO A VARESE E ALTROVE UN MURO...

Sabato pomeriggio (8 novembre), a Varese, in una piazza c'erano: donne in
nero e un muro finto in cartone; e poesie lette ad un megafono e pioggia;
e passanti incuriositi e altri passanti, distratti; e il solito striscione
nero con in bianco scritto: FUORI LA GUERRA DALLA STORIA
e la solita mano di Fatima, la figlia prediletta di Maometto, quella che
credeva di poter fermare con la sua mano tutte le guerre...
Altrove il dramma di un muro vero...


Il Muro e' la manifestazione concreta dell'Occupazione israeliana in
Cisgiordania e a Gaza ed e' un ulteriore modo di condurre una politica di
confisca delle terre palestinesi. Se Israele fosse veramente interessato
alla sicurezza dei propri cittadini, dunque a volerli separare dal popolo
palestinese, avrebbe avviato lavori per erigere un muro lungo la "Linea
verde" (il confine che esisteva prima della guerra del 1967).
Ma non e' questo il caso. Gran parte del Muro come e' stato concepito,
taglia il territorio palestinese. Un taglio che annette ad Israele tra il 10
e il 15% dei Territori occupati. Un'area enorme di terra fertile costituita
da uliveti, serre, campi coltivati e risorse idriche. Dividera' le cittadine
dai propri campi, dai centri commerciali, educativi o culturali.
Intensifichera' il processo gia' avviato di degrado e distruzione ambientale
dei Territori occupati. E costituisce un tentativo di legittimare la
politica insediativi (colonica) israeliana. In poche parole, e' concepito
come il colpo di grazia a qualsiasi possibilita' di nascita ad un possibile
stato palestinese. Per centinaia di migliaia di contadini palestinesi, il
Muro rappresenta una prigione senza secondini. Il Muro li lascera' senza il
modo di provvedere per le loro famiglie, a un punto tale che molti di loro
saranno costretti a lasciare le loro case e tentare di vivere altrove come
rifugiati.
Questo e' lo scopo di questa pulizia etnica in sordina, il tipo di pulizia
etnica che non e' possibile fotografare, ma che e' comunque efficace e
devastante.
Per questo abbiamo deciso di parlare del Muro d'ora in poi come del Muro di
trasferimento. Il Muro di trasferimento, quindi, non ha nulla a che vedere
con la "sicurezza" e non e' semplicemente un altro aspetto dell'Occupazione.
La pianificata espansione del Muro servira' per delineare i contorni della
possibile frontiera di un'entita' palestinese come concepita da Sharon, nel
momento in cui verra' resa pubblica la "road-map". Non verra' mai presentato
all'inizio dei negoziati quale punto di partenza della "road-map" per la
pace, in quanto non portera' pace e distruggera' qualsiasi possibilita' di
creazione di uno stato palestinese.
"E' una tragedia per l'umanita' intera che tali forme di oppressione vengano
perpetrate contro i poveri e gli indifesi, e che cio' avvenga mentre
l'oppressore viene ascoltato e creduto quando si giustifica e inganna altre
nazioni e culture. E questi crimini vengono commessi con slogan quali
"sicurezza" e "terrore". Come possono i popoli dare la loro benedizione a
questo oppressore, quando cerca supporto finanziario per costruire il Muro e
commettere il suo crimine?"
Queste sono parole della gente del distretto di Qalqiliya, le cui vite sono
state devastate dalla costruzione del Muro di trasferimento. Il muro
circondera' Qalqiliya completamente, lasciando un solo varco, controllato da
due posti di blocco. La citta', che in passato era stata un fiorente centro
commerciale, soffochera' e morira'.
Fatti e numeri:
si stima che il muro avra' un impatto devastante sulla vita di circa 210.000
palestinesi, in 67 cittadine o villaggi. 11.700 persone in 13 villaggi
saranno isolate tra il muro e la linea verde.
Su richiesta dei coloni israeliani, il muro verra' spostato ulteriormente
verso est, per includere gli insediamenti di Ariel, Emanuel e Kedumim. Cio'
aumentera' notevolmente il numero dei palestinesi che subiranno
negativamente le conseguenze della costruzione del muro.
Le Donne in Nero di Varese  -  http://www.donneinnerovarese.org

elisabetta caravati