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La nonviolenza e' in cammino. 713
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 713
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 26 Oct 2003 00:26:17 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 713 del 26 ottobre 2003 Sommario di questo numero: 1. Lidia Menapace: un invito a Verona l'8 novembre 2. Enrico Peyretti: l'adesione di Anna Maria Bruzzone alla proposta di Lidia Menapace 3. Bruno Giaccone: sulla proposta di Lidia Menapace 4. Rosangela Pesenti: sulla proposta di Lidia Menapace 5. Donne in nero di Reggio Emilia: ogni sabato in piazza contro la guerra 6. Gila Svirsky: una marcia internazionale per i diritti umani in Palestina ed Israele 7. Paolo Naso, Brunetto Salvarani, Giovanni Sarubbi: per l'inizio del Ramadan 8. Associazione "Un ponte per": datteri iracheni, contro l'occupazione, per l'autodeterminazione 9. Ettore Masina: la lettera di ottobre 10. Peppe Sini: un ultimo saluto a Gaspare 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. LIDIA MENAPACE: UN INVITO A VERONA L'8 NOVEMBRE [Ringraziamo di cuore Lidia Menapace per questo invito. Lidia Menapace (per contatti: llidiamenapace at virgilio.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001] Carissime e carissimi che siete interessati a discutere di neutralita' attiva e disarmata del continente europeo, ci siamo gia' incontrati/e in tanti; prime quelle della "Convenzione permanente di Donne contro le guerre", che siamo le proponenti del progetto, reti di Donne in nero, sindacaliste, donne di varie organizzazioni, poi associazioni miste, centri e singole persone, amici carissimi, nomi noti, persone che non ho mai visto: come sapete su proposta di Mao Valpiana del Movimento Nonviolento e col supporto informativo e promotore del notiziario "La nonviolenza a' in cammino" e del suo animatore Peppe Sini e di Giovanni Benzoni col suo Annuario della pace abbiamo preso la decisione e l'iniziativa di vederci per decidere se siamo in grado di avviare una campagna di azioni conseguenti. Il momento e' propizio perche' la nostra iniziativa servira' se non altro per suscitare un po' di curiosita' verso la Costituzione europea che altrimenti, concepita in modo pressoche' "clandestino", ci cadra' in testa e sara' una brutta sorpresa; servira' inoltre a conoscerci e a confrontare le nostre posizioni che sono in larga misura usabili in modo collaborativo e reciprocamente utile. L'incontro e' previsto a Verona presso la Casa della nonviolenza, in via Spagna 8, il giorno 8 novembre prossimo, e i lavori saranno dalle ore 11 alle ore 16. Vi aspettiamo numerosi e numerose e ci auguriamo un bell'incontro. Vi abbraccio, Lidia Menapace 2. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: L'ADESIONE DI ANNA MARIA BRUZZONE ALLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscali.it) per questa bella notizia. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; della sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, una edizione a stampa - ma il lavoro e' stato successivamente aggiornato - e' in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Annuario della pace. Italia / maggio 2000 - giugno 2001, Asterios, Trieste 2001, un'edizione aggiornata e' apparsa recentemente in questo stesso notiziario (e contiamo di presentarne prossimamente un'edizione nuovamente aggiornata). Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 477 del 15 gennaio 2003 di questo notiziario. Anna Maria Bruzzone e' nata a Mondovì e vive a Torino, dove insegna. Storica, impegnata per la pace e la dignita' umana. Opere di Anna Maria Bruzzone: (con Rachele Farina), La Resistenza taciuta, Milano 1976, nuova edizione Bollati Boringhieri, Torino 2003; (con Lidia Beccaria Rolfi), Le donne di Ravensbrueck, Einaudi, Torino 1978; Ci chiamavano matti, Einaudi, Torino 1979; (con Anna Bravo), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995. Segnaliamo che anche Anna Bravo, anch'essa citata nell'articolo seguente, ha espresso disponibilita' a contribuire alla riflessione comune promossa da Lidia Menapace. Anna Bravo, storica e docente universitaria. Si e' occupata tra l'altro di Resistenza, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte. Opere di Anna Bravo: La vita offesa (con Daniele Jalla), Angeli, Milano 1986; Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia (con Daniele Jalla), Milano 1994; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945 (con Anna Maria Bruzzone), Laterza, Roma-Bari 1995] Per l'incontro dell'8 novembre per un'Europa neutrale (al quale con dispiacere non posso partecipare causa precedente impegno), mi incarica di comunicare la sua adesione piena all'idea di Lidia Menapace, la scrittrice e storica Anna Maria Bruzzone. Anna Maria e' autrice di vari libri sulla Resistenza e la Shoah. Ha appena ripubblicato (dopo la prima edizione del 1976, apprezzatissima) in edizione nuova e bella, il libro scritto insieme a Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi (Bollati Boringhieri, Torino 2003, pp. 312). Il libro verra' presentato a Torino il 15 dicembre. Questa edizione e' arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna Maria Bruzzone di In guerra senza armi. Storie di donne, 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995). Queste opere d'inchiesta e testimonianza sulla partecipazione delle donne, effettiva ma per lo piu' disarmata, alla lotta di Resistenza, hanno promosso tra gli storici l'individuazione e il riconoscimento, dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto "di valore euristico" (Claudio Pavone, "Il Ponte", n. 1/1995), realta' ben diversa dalla resistenza passiva. Chi, come noi tutti, lavora per la trasformazione nonviolenta della gestione dei conflitti acuti, e cioe' per l'eliminazione del disumano infelice giudizio delle armi nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione umana, motivo di profonda gratitudine e ammirazione per l'insegnamento prezioso che ci danno. 3. RIFLESSIONE. BRUNO GIACCONE: SULLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE [Ringraziamo Bruno Giaccone (per contatti: brunogiaccone at tin.it) per questo appassionato e nitido intervento. Bruno Giaccone e' pastore, da sempre impegnato nella solidarieta', per la pace e i diritti] Le recenti elezioni in Svizzera non sono di buon augurio per chi da anni si batte "per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta". La Svizzera non e' uno stato membro dell'Unione Europea, ma vi soffia lo stesso vento gelido che imperversa per il continente e che spinge gli elettorati a chiudere le porte - sempre piu' blindate - alla giustizia, alla pace e alla solidarieta'. Ho aggiunto "giustizia" pensando non di riproporre quanto tutti gia' sanno: debito dei paesi poveri, interessi delle multinazionali, sfruttamento delle altrui risorse, ecc.; ma pensando piuttosto di guardarmi in faccia e di guardarmi dentro con il massimo di sincerita', e con freddezza quando serve. Ogni volta che faccio questa operazione mi allontano un po' di piu' dalle vecchie convinzioni secondo le quali la colpa e' sempre (e solo) dei "padroni", che noi facciamo le lotte, ma che il potere economico e' piu' forte e il popolo e' disinformato. Intendiamoci, continuo a pensare le stesse cose, ma in modo diverso, piu' disincantato, forse. In questi giorni ho seguito gli eventi della Bolivia e il dramma dei lavoratori di quel lontano paese, gia': lontano, non meno lontano del Cile, con la differenza che un giorno i lavoratori europei si mobilitarono per i lavoratori cileni sui quali sparavano i soldati di Pinochet, oggi invece chiudono le porte delle loro case. Si chiudono le porte delle case dei lavoratori europei, e sono porte blindate, perche' le nostre case, a confronto delle case dei lavoratori del terzo mondo (per favore non chiedetemi di scriverlo con la maiuscola), sono dei forzieri che contengono ogni sorta di oggetti preziosi: cibo in abbondanza, acqua potabile, acqua calda, vestiti, coperte (pardon: piumini), televisore, lettore dvd, orologi, lavatrice, lavastoviglie, aspirapolvere, ventilatore (per i piu' poveri), frigorifero, medicinali (vado a caso), continuo? Non e' il caso, vi suggerisco soltanto di dare un'occhiata ai cassetti della vostra cucina e guardare quanti attrezzi ci sono e di domandarvi quante volte li avete usati, eppure li avete comprati perche' non ne potevate proprio farne a meno. Vi risparmio di guardare in garage. Non vi risparmio invece la tendenza al diffondersi della cosiddetta badante "per il vecchio che e' rimbambito" anche nelle famiglie non proprio agiate. Vedete che anche noi facciamo qualcosa per i poveri del mondo? Che volete? Che diventiamo poveri anche noi? Certo non tutti la pensano cosi', grazie a Dio, ma cio' che mi fa intristire, e molto, e' che a pensarla cosi' sono sempre di piu' le classi sociali economicamente piu' basse. Sempre di piu' sono i lavoratori dipendenti, quelli che si dicono poveri, a votare per i partiti xenofobi e a sostenere gli investimenti nelle produzioni di armamenti, di prodotti inquinanti, ecc. Ci consoliamo spesso con la questione dell'informazione, ed e' un problema vero, ma e' anche vero che chi vuole informarsi oggi dispone di molti piu' strumenti di quanti ne aveva mia madre che sciopero' piu' volte per motivi di solidarieta' internazionale. Non si potra' parlare di "un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta" finche' non ci assumeremo personalmente le responsabilita' che ci competono anche individualmente. La denuncia delle ingiustizie dei potenti deve essere accompagnata da una severa analisi dei nostri comportamenti con conseguente con-versione del nostro stile di vita: se e' vero che l'Occidente consuma l'ottanta per cento delle risorse del pianeta generando squilibri, guerre, migrazioni ecc., e' altrettanto vero che quell'Occidente siamo anche noi con il nostro tenore di vita chiaramente insostenibile per quell'ottanta per cento di umanita' a cui rimangono le briciole. Concretamente: per "un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta", di quale percentuale siamo disposti a ridurre il nostro tenore di vita e avviare in questo modo una reale riconciliazione con quelli che spesso, da buoni cristiani/e ma altrettanto ipocriti/e, chiamiamo nostri fratelli e nostre sorelle. Con amicizia Bruno Giaccone, pastore 4. RIFLESSIONE. ROSANGELA PESENTI: SULLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE [Ringraziamo Rosangela Pesenti (per contatti: rosangela_pesenti at libero.it) per questo intervento - in forma di lettera personale, di grande tenerezza, e profondita', e nitore di dettato. Rosangela Pesenti e' una delle figure piu' autorevoli e prestigiose del movimento delle donne in Italia] Sono ovviamente d'accordo con la proposta di Lidia e non ho risposto subito, oltre che per i soliti ritmi di vita, a causa di un pensiero che interferisce con forza sempre maggiore con la mia voglia di scrivere. Ho la sensazione di essere soverchiata da un eccesso di scrittura, che prolifera come una tra le molte merci di quel mercato invasivo che e' diventato il nostro mondo. La scrittura come una delle forme dell'esposizione di se' in una gara della sopravvivenza che ha perso le coordinate della realta' delle nostre singole vite. Sento il bisogno di sobrieta' anche nella "produzione e consumo" delle parole perche' penso che scrivere pubblicamente significa chiedere all'altro (altre e altri che conosciamo) di dedicarci una porzione del suo tempo, un bene prezioso e precario perche' disponibile in quantita' limitata. Certo ognuno puo' scegliere di non leggere, ma c'e' qualcosa di inquietante in tutta questa scrittura che circola ignorata (migliaia di libri che pochissimi leggeranno) e ancora piu' inquietante e' la necessita' di scegliere che ci porta a preferire il conosciuto rispetto allo sconosciuto. Avverto un grande senso di spreco in chi scrive e in chi non legge (appartengo all'una e all'altra delle due schiere), gli uni e gli altri (anche nella declinazione femminile) collocati nel proprio bisogno di esistere e nel limite di tempo a disposizione per praticarlo. Per sobrieta' sulla proposta di Lidia avrei dovuto scrivere che sono d'accordo e basta, ma capisco che tu implicitamente mi chiedi perche' sono d'accordo e forse soprattutto come. Cerchero' di dire il piu' brevemente possibile. * 1. Penso che noi, abitanti del benessere, abbiamo urgente bisogno di ritrovare il senso del nostro esistere come collettivita'. Le Costituzioni prodotte nei vari Stati europei sono figlie di una storia (ovviamente generalizzo) che guardava con speranza alla democrazia, ma ancora non ne conosceva la fatica della pratica. Assumere un'identita' europea "disarmata" puo' essere un modo di, o un'indicazione per, diventare collettivamente adulti e adulte e quindi imparare a mettere il passato in valigia come bagaglio utile rinunciando ad utilizzarlo come paterna e materna protettiva sicurezza per giocarci interamente nella responsabilita' di pensare e praticare un concreto progetto di futuro. Siamo mortali non solo come individui ma anche come specie, e nessun possesso come nessun potere, sulla terra e i suoi beni, garantisce l'immortalita', e questa a me sembra una cosa positiva perche' garantisce invece alle nostre vite una porzione di liberta'. La rinuncia all'uso della violenza e delle armi nelle controversie tra persone e tra piccole/grandi collettivita' puo' aiutarci a ripensare la nostra identita' individuale e collettiva a partire dalla straordinaria fragilita' del corpo che solo senza armatura puo' percepire e conoscere il mondo con ogni centimetro di pelle. Per proteggerci bastano dei buoni abiti, adeguati alle stagioni e ai luoghi, e qualche sedimentata, creativa competenza nelle relazioni, vale per le persone e vale per i gruppi. * 2. Sento la responsabilita', come donna adulta, di fare i conti con la mia storia, personale e generazionale, senza reticenze o manipolazioni, e di recuperare da questo processo, che in realta' dura quanto la nostra vita, un piccolo "lascito" di parole e di pratiche utilizzabile da chi verra' dopo e gia' mi cresce accanto. La pace non e' un'utopia e non e' una norma, e' il contenuto della democrazia e quindi una pratica che puo' trovare diversi livelli di esperienza e di "formalizzazione". La neutralita' attiva scritta nella Costituzione europea puo' diventare un elemento di orientamento sociale, una direzione che ognuno puo' percorrere secondo le proprie inclinazioni e scegliendo la strada che preferisce, ma senza rischio di perdersi. Scegliere un orientamento, una direzione significa cominciare a camminare. * 3. Sul "come", oltre alla disponibilita' a pensare insieme agli altri alle forme pubbliche praticabili e congruenti con la proposta, ritengo che il contributo piu' significativo che posso dare sia il mio quotidiano, anonimo, modo di vivere. Non c'e' scrittura che possa dire davvero, se non come evocazione letteraria, lo scorrere dei giorni in cui misuro se e come diventa praticabile, in ogni frammento del qui ed ora, il futuro che abita i miei pensieri. * Sono, per storia personale, una femminista non pentita, e per stravaganti vicende biografiche sono stata per qualche tempo una dirigente dell'Udi (definizione arcaica ma sinteticamente efficace), ma sento davvero di appartenere soltanto a quel mondo di gente comune che vive e lavora percorrendo tutta la vita piccoli territori senza mai dimenticare che abitiamo in molti un unico pianeta. 5. INIZIATIVE. DONNE IN NERO DI REGGIO EMILIA: OGNI SABATO IN PIAZZA CONTRO LA GUERRA [Da Letizia Valli, delle Donne in nero di Reggio Emilia (per contatti: letizia.valli at libero.it), riceviamo e diffondiamo] Ci hanno detto che la guerra in Afghanistan era necessaria per liberare la popolazione dalla tirannia dei talebani e portare liberta' e progresso. Oggi in Afghanistan, paese dimenticato dai piu', il governo ufficiale e' puramente di facciata e il controllo effettivo del paese e' in mano ai signori della guerra portati al potere dagli Stati Uniti e dagli altri membri della coalizione. Il paese e' nella miseria piu' assoluta. Le donne, della cui liberazione ci si e' fatto tanto vanto, vengono arrestate se si azzardano a guidare, non possono viaggiare se non accompagnate da parenti maschi, se vengono fermate sono sottoposte a un test di castita'. Sima Samar, nominata alla fine della guerra ministro degli affari femminili, e' stata costretta a ritirarsi dopo pochi mesi e vive nascosta, nel timore costante per le minacce alla propria vita. Le leggi che vietavano alle donne di andare a scuola, di lavorare, e imponevano il burqa, sono state abolite solo formalmente, ma nulla e' cambiato. L'unica cosa che e' cambiata e' che l'Occidente oggi tace sulla natura atroce dell'attuale regime. * Poi ci hanno detto che occorreva fare la guerra all'Iraq perche' Saddam avrebbe usato le armi di distruzione di massa. Le armi di distruzione di massa non sono state trovate, ma abbiamo visto missili e bombe uccidere ogni giorno la popolazione inerme, distruggere case, mercati, quartieri, portare fame, sete, miseria, malattie. Al posto della democrazia abbiamo visto una forza di invasione straniera. Ci hanno anche detto che la guerra in Iraq era finita con la vittoria su Baghdad, ma noi vediamo tutti i giorni aumentare il numero di morti in una sanguinosa guerriglia contro una occupazione militare illegittima a cui partecipa anche l'Italia con 3.000 soldati. Oggi vogliono farci credere che l'occupazione dell'Iraq e' diventata legittima perche' l'Onu si e' piegata al volere americano e ha avallato una situazione di predominio imperiale. Ma non abbiamo visto nulla di buono in questa risoluzione, nulla che faccia prevedere un percorso verso la democrazia, nessuna data, nessun impegno preciso per arrivare ad una nuova Costituzione irachena e all'organizzazione di libere elezioni. * Vogliono farci credere che cercano una strada di pace per Palestina e Israele e che vogliono far rispettare i trattati internazionali. Noi vediamo sorgere, nel silenzio e nella complicita' internazionale, un muro che una volta completato permettera' ad Israele di controllare definitivamente piu' di meta' della Cisgiordania. Un muro che rendera' impossibile la nascita di uno stato palestinese, una soluzione negoziata del conflitto, e soprattutto la vita della popolazione locale, imprigionata nei propri villaggi come in vere e proprie riserve, con un'unica porta di entrata e di uscita, come avveniva nei ghetti ebraici nei tempi piu' bui della storia europea. * Nello stesso tempo l'Europa ha deciso di creare per difendersi una nuova forza militare di 60.000 soldati entro il 2005. Noi non ci stiamo. Noi non crediamo piu' alle bugie. Non crediamo che con le bombe si possa combattere il terrorismo e portare la democrazia. Non crediamo che le guerre vengano fatte per motivi umanitari, ma per calcoli economici e di supremazia politica. * Per salvare bambini e diritti umani non si fanno guerre. Per costruire un mondo possibile non servono altri soldati e altre armi, occorre la cooperazione internazionale, la solidarieta' civile, l'opera umanitaria delle associazioni fuori da ogni logica militare e di potere. Chiediamo il ritiro delle truppe di occupazione da tutti i territori di conflitto armato. Chiediamo di inserire il ripudio della guerra nelle Costituzioni di tutti gli Stati. Chiediamo che il parlamento italiano ritiri i contingenti militari e che i soldi stanziati per il mantenimento delle truppe (in Iraq 250 milioni di euro solo per i primi sei mesi) vengano usati per interventi umanitari direttamente rivolti alla popolazione. Non vogliamo un governo che investe sulla guerra invece che su scuole, ospedali, servizi. Vogliamo vivere in un paese, in un mondo solidale, accogliente, nonviolento, che rifiuta il razzismo e le discriminazioni, che riconosce e rispetta i diritti dei migranti e il diritto d'asilo ai profughi e ai rifugiati in fuga dalla guerra, dalla violenza, dalla fame. Abbiamo bisogno di costruire insieme un ordine mondiale pacifico e democratico, basato sul rispetto dei diritti umani, che contrasti ogni piano di guerra infinita. Per non abituarci alla normalita' della guerra quotidiana, per ribadire che noi non ci stiamo, continueremo a testimoniare la nostra volonta' di pace, tutti i sabato dalle ore 17 alle roe 18 in piazza Prampolinia Reggio Emilia. 6. INIZIATIVE. GILA SVIRSKY: UNA MARCIA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI UMANI IN PALESTINA ED ISRAELE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci inviato la traduzione di questo intervento di Gila Svirsky del 16 ottobre 2003, ripreso da "Awakened Woman". Gila Svirsky vive a Gerusalemme ed e' una delle figure piu' note del movimento per la pace in Israele] Care amiche, vi prego di prendere seriamente in considerazione l'idea di unirvi, questo inverno, alla marcia delle donne per i diritti umani in Israele e Palestina. Come, non ne avete ancora sentito parlare? Allora, ecco un sommario. Un intraprendente gruppo di donne di Oslo, che hanno al loro attivo impressionanti marce per i diritti umani in Centro America, Russia, ed altri luoghi, hanno deciso di mettere a disposizione le loro capacita' nel conflitto in Medio Oriente. Le organizzazioni di donne in Israele e in Palestina si sono mobilitate per sostenere ed organizzare questo progetto in loco. Dopo molti rinvii, dovuti alla fluida situazione della regione, ora siamo tutte d'accordo sulle date seguenti: dal 20 dicembre 2003 all'11 gennaio 2004. Durante questo periodo di tre settimane abbiamo pianificato un itinerario che includera' giornalmente: una marcia (camminata) per chiedere pace e diritti umani, dialoghi con individui ed organizzazioni della societa' civile, scambio culturale e musicale (portate i vostri strumenti e le vostre voci), e naturalmente qualche giro turistico di base. E cammineremo in Israele e in Palestina, dividendoci equamente i giorni fra i due paesi. Abbiamo chiamato questo nostro progetto "Marcia internazionale per i diritti umani in Palestina ed Israele". Centinaia di donne da tutto il mondo hanno gia' cominciato ad annunciare la loro presenza. Naturalmente, piu' siamo e meglio e', rispetto al trasmettere il nostro messaggio. Per favore, date un'occhiata al sito www.humanrightsmarch.org per avere le informazioni essenziali; consultate la pagina delle faq (domande poste piu' frequentemente) che contiene l'essenziale della faccenda. Se poi avete altre domande, scrivete al comitato organizzatore del vostro paese, che pure trovate segnalato sul sito. Nel frattempo, queste sono le risposte che il comitato israeliano ha preparato per noi. 1) Chi in Israele sponsorizza la marcia? La Coalizione di donne per la pace, che rappresenta nove organizzazioni femminili israeliane. Per conoscerci meglio visitate il nostro sito: www.coalitionofwomen4peace.org 2) Chi in Palestina sponsorizza la marcia? L'Unione generale delle donne palestinesi, una vasta organizzazione di cui potete sapere di piu' andando a: www.gupw.net, assieme al Centro per le donne di Gerusalemme, di cui potete sapere di piu' a: www.jcw.org 3) Quali sono gli scopi della marcia da una prospettiva israeliana? Da parte nostra, li abbiamo individuati come segue: informare le donne a livello internazionale sulle realta' del conflitto politico in questa regione; farvi conoscere le (meravigliose) donne dei movimenti per la pace in Israele ed in Palestina, farvi conoscere la nostra visione femminista della pace, e mobilitare il vostro sostegno internazionale per tale visione. 4) Posso venire solo per parte della marcia? Certo che si'. Saremo felici di darti il benvenuto in qualsivoglia momento tu decida di venire, e per qualsivoglia periodo tu decida di rimanere durante i giorni della marcia. Il tempo totale della marcia ha inizio il 21 dicembre a Tel Aviv e termina il 10 gennaio a Gerusalemme (per rimanere dall'inizio alla fine, pianifica di arrivare il 20 a Tel Aviv e di partire l'11). Se vuoi arrivare in un altro giorno, informaci e verremo all'aeroporto a prenderti, o ti daremo dettagliate istruzioni su come unirti al gruppo. 5) Qual e' l'itinerario? Cominciamo a Tel Aviv e passiamo i primi quattro giorni in Israele, manifestando e visitando Tel Aviv, Jaffa, Beersheba, e le aree dei Beduini nel sud. Dopo di che, il gruppo si spostera' a Betlemme, Nablus, Ramallah, Hebron, e altre zone limitrofe per circa 10 giorni. Poi il gruppo tornera' in Israele attraverso Nazareth, Tiberiade, Galilea, Haifa, e finira' a Gerusalemme il 10 gennaio. Questo itinerario, a seconda delle circostanze, puo' essere soggetto a cambiamenti, ma noi tenteremo di mantenerlo come lo abbiamo fissato. 6) Ci sara' pericolo? Stiamo facendo tutto il possibile perche' chi partecipa sia al sicuro in tutte le aree che visiteremo. Naturalmente non possiamo garantire che la situazione, in quel periodo, sara' tranquilla: percio' potremmo dover cambiare piani, a seconda delle circostante, per garantire la massima sicurezza. 7) Mi sara' permesso entrare in Israele e nei territori? Abbiamo tutte le ragioni per credere che ce la farai ad entrare in Israele e nei territori. Il periodo che abbiamo scelto e' quello natalizio, in cui molti turisti e pellegrini raggiungono questa regione per visitare siti religiosi. Se questo va bene per te, e te lo chiedono, puoi dire che e' per tale ragione che intendi visitare Israele. Qui in Israele siamo molto entusiaste rispetto alla marcia, e speriamo davvero di incontrare quante piu' possibile di voi, il prossimo dicembre. Il Comitato organizzatore israeliano: Omaima abu-Ras, Taibe; Nicole Cohen-Addad, Tel-Aviv; Rachel Amram, Jerusalem; Yvonne Deutsch, Jerusalem; Pnina Firestone, Jerusalem; Yana Knopova, Haifa; Gili Pliskin, Tel-Aviv; Taghrid Shbeita, Tira; Aliyah Strauss, Jaffa; Gila Svirsky, Jerusalem; Alix Weizmann, Tel-Aviv. P. S.: sentitevi libere di girare queste informazioni alle vostre amiche. 7. AMICIZIA. PAOLO NASO, BRUNETTO SALVARANI, GIOVANNI SARUBBI: PER L'INIZIO DEL RAMADAM [Dagli amici promotori dell'appello ecumenico al dialogo cristianoislamico (per contatti: redazione at ildialogo.org) riceviamo e diffondiamo questo comunicato - diffuso in occasione dell'inizio del Ramadam e inviato a tutte le organizzazioni islamiche italiane - con l'invito a diffonderlo e ad usarlo per promuovere incontri per il 21 novembre prossimo, per la celebrazione della seconda giornata nazionale del dialogo cristianoislamico. Paolo Naso e' autorevole figura della cultura evangelica, costruttore di pace, promotore di dialogo, direttore di "Confronti" e di "Protestantesimo", autore di molte pubblicazioni. Brunetto Salvarani (per contatti: b.salvarani at carpi.nettuno.it), teologo ed educatore, da tempo si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso, avendo fondato nel 1985 la rivista di studi ebraico-cristiani "Qol"; ha diretto dal 1987 al 1995 il Centro studi religiosi della Fondazione San Carlo di Modena; saggista, scrittore e giornalista pubblicista, collabora con varie testate e fa parte del Comitato "Bibbia cultura scuola", che si propone di favorire la presenza del testo sacro alla tradizione ebraico-cristiana nel curriculum delle nostre istituzioni scolastiche; e' direttore della "Fondazione ex campo Fossoli", vicepresidente dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam", il "villaggio della pace" fondato in Israele da padre Bruno Hussar. Ha pubblicato vari libri presso gli editori Morcelliana, Emi, Tempi di Fraternita', Marietti, Paoline. Giovanni Sarubbi (per contatti: gsarubb at tin.it), amico della nonviolenza, promotore del dialogo interreligioso, dirige l'eccellente rivista e sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org)] Cari amici, care amiche, fra pochi giorni iniziera' il vostro Ramadan. E' un momento importante per tutti gli uomini e le donne dell'islam che durante tale periodo compiono un grande sforzo per migliorare se stessi ed il propria rapporto con Iddio, con gli altri fratelli e con tutta l'umanita'. Come negli anni scorsi vogliamo augurarvi un buon Ramadan 2003. Per noi, che da tempo siamo impegnati nel dialogo fra cristiani e musulmani, non si tratta di un augurio formale. Sentiamo grave il peso di una situazione complessa, resa ancora piu' difficile dagli strascichi di una guerra, dalla violenza del terrore, dall'innalzamento di muri di pregiudizio. Quest'anno piu' di altri anni ci rendiamo conto che il richiamo alla giustizia dei profeti e' ancora attuale ed inascoltato. Ci sovvengono allora le parole di Isaia: "Non e' piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?" (Is 58, 6). Ed e' per questo che guardiamo con stima ed amicizia fraterna al vostro Ramadan che lega lo sforzo di purificazione personale all'impegno per la giustizia. E come nello scorso anno vi chiediamo di dedicare l'ultimo venerdi' di questo mese a voi sacro ad un momento di dialogo e di amicizia fraterna con i fratelli di tutte le confessioni cristiane che anche quest'anno si stanno mobilitando per realizzare tale giornata il prossimo 21 novembre, ultimo venerdi' del Ramadan 2003. Per la giornata del 21 novembre sono previste iniziative di preghiera e di digiuno in molte parti d'Italia ed in tutte le confessioni cristiane di cui stiamo dando man mano conto sul sito www.ildialogo.org Quest'anno l'iniziativa per il 21 novembre si avvarra' del sostegno di diverse istituzioni del mondo cristiano italiano, sia cattolico che protestante. Alcune riviste come Confronti (www.confronti.net) e Tempi di Fraternita' (www.tempidifraternita.it) si sono rese disponibili a collaborare all'organizzazione dei diversi incontri. E' con questi sentimenti e con questo augurio che vi diciamo: buon Ramadan. Che Iddio accolga le vostre e le nostre preghiere per la pace. 8. INIZIATIVE. ASSOCIAZIONE "UN PONTE PER": DATTERI IRACHENI, CONTRO L'OCCUPAZIONE, PER L'AUTODETERMINAZIONE [Dagli amici dell'associazione umanitaria "Un ponte per" (per contatti: posta at unponteper.it) riceviamo e diffondiamo] Una guerra immorale e illegale ha sostituito in Iraq un embargo crudele, che durava da 12 anni, con una occupazione militare guidata dagli Stati Uniti. Le condizioni di vita di milioni di iracheni, rei solo di essere nati nella terra del petrolio, non sono cambiate, anzi peggiorano di giorno in giorno. Alla giu' grave situazione umanitaria si e' aggiunta una insostenibile carenza di sicurezza. A cinque mesi dalla fine ufficiale del conflitto gran parte della popolazione e' ancora senza lavoro, senza elettricita', senz'acqua, e si profila una grave crisi alimentare. La pretesa statunitense di far ricostruire il paese alle multinazionali invece che agli iracheni ha impedito sinora ogni significativo miglioramento della situazione. La promessa di democrazia si e' rivelata uno specchietto per le allodole, e la restituzione di sovranita' alla popolazione irachena e' sempre piu' rinviata nel tempo. Intanto si costruiscono basi militari destinate a restare a lungo per controllare il petrolio mediorientale e, attraverso questo, l'economia mondiale. Il diritto all'autodeterminazione del popolo iracheno e' una variabile a cui nessuno bada. Per il quarto anno consecutivo l'associazione "Un ponte per..." propone la campagna "Datteri made in Iraq" in occasione del Natale. Si tratta della prima volta che questa iniziativa si svolge legalmente. Sino al maggio 2003 l'embargo vietava ogni importazione di merci dall'Iraq. Nonostante questo divieto, come atto di disobbedienza civile ad una legge che condannava un intero popolo alla fame, sulle tavole di decine di migliaia di italiani sono arrivati i datteri dei contadini iracheni. Le campagne degli scorsi anni hanno sostenuto progetti di emergenza di aiuto umanitario. Vogliamo ora investire sul futuro dell'Iraq, sul suo sviluppo, sulla sua autodeterminazione. I datteri, di qualita' behri (la piu' pregiata), in confezioni da 250 gr. - 500 gr. in cartone e 250 gr. in cestini di foglia di palma, sono stati acquistati direttamente da piccoli gruppi di coltivatori, cosi' come i cestini fatti a mano da un gruppo di donne. Il ricavato della iniziativa di quest'anno sara' utilizzato per sostenere lo sviluppo della societa' civile irachena attraverso un "centro servizi" per l'associazionismo e le ong locali a Baghdad, e per avviare un progetto di sostegno ai piccoli coltivatori di datteri a Bassora. I datteri saranno venduti attraverso le botteghe del commercio equo e aolidale e tutte le associazioni e gruppi locali che vorranno sostenere la "campagna datteri". Facciamo appello al movimento, le associazioni, i partiti, ed alla societa' civile tutta, ad essere protagonisti della distribuzione dei datteri nelle piazze italiane il 21 dicembre 2003, giornata di mobilitazione per l'autodeterminazione del popolo iracheno. * I risultati delle campagne precedenti: - 2000: 27.000 euro a sostegno del dispensario medico Sindbad; - 2001: 39.000 euro per la riabilitazione di un centro sanitario di base a Bassora; - 2002: 38.000 euro a sostegno del dispensario medico Sindbad. * Per aderire e per informazioni visita il sito www.unponteper.it oppure contattaci dal lunedi' al venerdi' (ore10-14, 15,30-19,30) al numero telefonico 0815749320, fax: 0815748213. 9. RIFLESSIONE. ETTORE MASINA: LA LETTERA DI OTTOBRE [Il seguente testo di Ettore Masina (per contatti: ettore.mas at libero.it) abbiamo ripreso dalla sua "Lettera" mensile, n. 94 dell'ottobre 2003. Come e' noto la "Lettera" di Ettore Masina viene inviata anche per posta a chiunque ne faccia richiesta; l'indirizzo e': via Cinigiano 13, 00139 Roma, tel. 068102216; un contributo alle spese di fotocopiatura e postali e' assai gradito; i versamenti possono essere effettuati sul ccp 49249006 intestato a Luca Lo Cascio, via Leone Magno 56, 00167 Roma. Nato a Breno (Bs) il 4 settembre 1928, Ettore Masina - giornalista, scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia' parlamentare - e' una delle figure piu' vive della cultura e della prassi di pace. Sulle sue esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi due libri autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e guerriglieri (Gamberetti, 1997) e Il prevalente passato. Un'autobiografia in cammino (Rubbettino, 2000). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile, Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud: Cile, Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire. Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993 col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele, 1995), Comprare un santo (Camunia, 1994); Il Volo del passero (San Paolo, tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo, 1999), Il Vincere (San Paolo, 2002)] 1. Almeno sui teleschermi, li abbiamo visti piu' e piu' volte, quei fuochi, nell'estate e nel primo autunno. Le fiamme che ardevano sui rami piu' alti, guizzando come bandiere di fuoco agitate da un vento avvelenato dai fumi. Il sottobosco diventato un tappeto rovente. I cespugli che scomparivano in un turbinio di scintille e i vecchi tronchi che si arrendevano in una lunga agonia. Poi la foresta morta: un immenso fotogramma in bianco e nero. Se ne sono andati cosi', distrutti, dal primo gennaio al 14 settembre di quest'anno piu' di ottantaquattromila ettari di selva: e non e' finita, continua in questi giorni. Molti, e diversi fra loro, gli autori di quegli undicimila incendi: i bambinoni idioti che fanno un pic-nic e non controllano il terreno intorno a loro; gli incoscienti che gettano un mozzicone di sigaretta; i pervertiti; qualche pastore che sogna un pascolo piu' vasto; qualche lavoratore forestale che spera di difendere il suo precario lavoro. Poi ci sono i peggiori di tutti, i "dritti": quelli che distruggono un bosco per cementificare, a proprio vantaggio o per conto terzi. Per evitare questo lucroso vandalismo, una legge del 2000 aveva disposto il divieto di costruzione per dieci anni sui terreni devastati da incendi dolosi. L'altra notte al Senato, votandosi la legge finanziaria, quattro parlamentari della maggioranza (i poco onorevoli Grillo (Fi), Pedrazzini (Lega),. Eufemi (Udc) e Menardi (An), sono riusciti a far approvare un emendamento che sopprime quel divieto. Sono stato deputato per dieci anni e so bene che le votazioni dei singoli punti della legge finanziaria sono, per usare un linguaggio appropriato, fitti boschi favorevoli alle imboscate dei masnadieri. Si vota per ore ed ore, talvolta sino al mattino. E' impossibile che il singolo parlamentare conosca il documento in tutte le sue migliaia di pieghe; percio', soprattutto nei momenti di stanchezza, ci si affida ai colleghi competenti nell'uno o l'altro argomento: sono loro che segnalano con ampi gesti della mano il voto positivo o negativo da esprimere - o l'astensione. (Una volta "La Repubblica" pubblico' una mia foto in cui risultava che io sbadigliavo - fu l'unico caso in cui quel giornale si occupo' di me. Mi ero accorto del teleobiettivo puntato sul mio settore, ma lo sbadiglio era stato irrefrenabile: in quel momento si prolungava una discussione sull'allevamento dei mitili nella laguna veneta. E la mia Commissione di lavoro era quella degli Affari esteri). Non mi scandalizza, dunque .il voto dell'aula; ma la proposta e l'assenso dei capigruppi la dice lunga sull'ideologia della Casa delle liberta'. * 2. Tutta la finanziaria la dice lunga su questa ideologia: si sono aboliti l'imposta di successione e il reato di falso in bilancio, si sono diminuite le imposte soprattutto ai ricchi, e adesso Berlusconi & Co. raschiano il barile, aggredendo innanzitutto il sistema previdenziale. Hanno gettato i giovani in un marasma di condizioni lavorative "flessibili", cioe' precarie, e poi vorrebbero imporre quarant'anni di contributi per avere una pensione di vecchiaia: esultano, ovviamente, le assicurazioni private e le finanziarie di investimento, in cui l'onorevole Berlusconi ha qualche propaggine. E ancora: rapinano alle regioni 19 miliardi per la sanita'. Svendono beni culturali di valore artistico. Tagliano la ricerca e strangolano le universita', impedendo persino le assunzioni di chi ha vinto i concorsi. Condonano gli abusi edilizi e quelli fiscali, a umiliazione dei cittadini onesti. Tengono in stato di miseria i tribunali (del resto covi di comunisti). Finanziano la scuola privata mentre non hanno ancora "coperto" le spese affrontate dagli istituti lo scorso anno. Tutto cio' che e' pubblico e' in pericolo. Berlusconi sta per blindare il suo monopolio mass-mediatico e ha gia' dato un esempio a reti unificate delle sue tentazioni peroniste o peggio. Abbiamo avuto per tanti anni paura di morire democristiani, ma adesso cominciamo a temere di morire menemizzati. * 3. Domani, a Bolzano (scrivo il 25 ottobre), elezioni provinciali. Sono stato in quella citta' e a Merano a dare la mia solidarieta', per quel che vale, a una lista che mi pare un piccolo laboratorio politico tale da interessare molti luoghi d'Italia. Si chiama "Pace e diritti. Insieme a sinistra" e ne fanno parte non solo Ds, Rifondazione comunista e Sdi, ma anche i rappresentanti di numerose associazioni e movimenti. In una terra in cui fascisti e forzitalioti cercano una rissa squallidamente nazionalista con la Volkspartei, "Pace e diritti. Insieme a sinistra" propone con forza i temi della contiguita' fra locale e globale, della chiara comprensione che i fenomeni del neoliberismo e della guerra invadono anche le autonomie. Della serie "facciamoci del male": i giornali della sinistra hanno quasi ("l'Unita'") o del tutto ("il manifesto") ignorata questa formazione. * 4. Snobismo salottiero (ancorche' "progressista") o decadimento senile di interesse per realta' che non recano visibilmente un rassicurante copyright o non hanno un pedigree "aristocratico" (ben diverso era Luigi Pintor) la stampa di sinistra o di centro-sinistra (se "La Repubblica" puo' essere cosi' etichettata) finiscono per saldarsi obiettivamente al Corrierone e ai giornali di destra nel tenere nascosta una rete pulsante di movimenti e di associazioni, di tentativi di novita', di vitalita' della cosiddetta "societa' civile". Tristissimo fenomeno di autoreferenzialita' che non aiuta certamente l'opposizione al regime di Berlusconi. Per fortuna, hanno cominciato a levare la voce in pubbliche cerimonie alcuni nostri grandi intellettuali. Dopo il duro discorso di Sanguineti al Premio Campiello (che ha gettato in confusione il presidente del Senato, Pera), adesso e' stata la volta di Claudio Abbado. Ritirando a Tokyo il Praemium imperiale per la musica, il grande musicista ha detto di voler leggere alcune parole dello studioso tedesco Peter Schneider, le seguenti: "E' compatibile che nella parte piu' antica e nel cuore culturale del continente europeo ci sia un uomo che controlla l'80% dei mezzi d'informazione e che per di piu' quest'uomo sia il primo ministro?". Abbado ha aggiunto: "Sono preoccupato: nel mio paese e nel mondo intero non si fa abbastanza per la cultura. Arrivano al potere persone ignoranti che ci raccontano cose alle quali finiamo per credere, come quella della guerra umanitaria... Mi preoccupa anche che nel governo italiano vi siano ministri che non conoscono la ricchezza delle culture, in Italia e fuori d'Italia". * 5. Forse persino chi ricorda con nostalgia l'avventura eroica di "Avvenimenti", un settimanale che avrebbe meritata ben altra sorte, non sa che accanto a Claudio Fracassi, con una volonta' anche piu' forte della sua di riuscire nell'impresa di dare ai giovani la sacrosanta bussola di un'informazione alternativa, c'era sua moglie Miria, una donna affascinante, talora imperiosa nel chiedere collaborazione per il suo-nostro giornale, altre volte amica dolcissima. Adesso Miria se n'e' andata, a poco a poco, lottando contro il male ma senza disperazione, cercando, come sempre, di vedere avanti. La ricorderemo a lungo. * 6. I libri. Nel 1970 Mondadori pubblico' un libro intitolato Dai sotterranei della storia, che conteneva le lettere scritte dal carcere da un frate domenicano, Carlos Alberto Libanio Christo, soprannominato "Frei Betto". Leggendolo, la mia impressione fu che ci fosse in Brasile una Chiesa di poveri che riviveva il periodo delle persecuzioni della Chiesa primitiva. Per la difesa dei diritti umani, per la passione evangelica della causa dei piu' poveri, non solo laici ma anche sacerdoti finivano in prigioni spaventose, in cui le camere di tortura funzionavano giorno e notte. Piu' tardi seppi che in quella regione atroce e luminosa si muoveva con coraggio evangelico un prete fiorentino, don Renzo Rossi. Con astuzia, candore, buonsenso, spirito d'avventura e una buona dose di santa incoscienza, don Renzo era riuscito a diventare, di fatto, senza nomine ne' decreti, il cappellano dei prigionieri politici brasiliani, straziati dalla ferocia della dittatura militare. Sono trascorsi trent'anni: don Renzo ha ottant'anni, e' tornato a Firenze, il Brasile e' finalmente una democrazia, e Frei Betto, oggi il principale collaboratore di Lula, firma la presentazione di un libro pubblicato dalla San Paolo: Don Renzo Rossi. Un prete fiorentino nelle carceri del Brasile. Il libro, scritto da un ex "preso", Emiliano Jose', e', per cosi' dire, il concentrato di un libro ben piu' ampio: As asas invisiveis do padre Renzo (Le ali invisibili di padre Renzo) pubblicato in Brasile. E' il racconto di quindici anni di terrore e di gloria, di ferocia e di donazione di se'. Emiliano narra questa storia, don Renzo la contrappunta con la sua incessante meditazione su monsignor Romero, modello di tutti gli evangelizzatori latinoamericani. Un libro da non mancare. 10. LUTTI. PEPPE SINI: UN ULTIMO SALUTO A GASPARE In un piovigginoso pomeriggio al cimitero di Viterbo in tanti abbiamo reso l'ultimo saluto al nostro indimenticabile compagno Gaspare Bocchini. Antifascista fin dall'infanzia, resistente contro il nazifascismo, per tutta la vita militante del movimento operaio, operaio lui stesso, militante comunista, sindacalista della Cgil, autorevole dirigente dell'Anpi, persuaso e coraggioso pacifista fin dai tempi dei "partigiani della pace" (a Viterbo e' restata leggendaria una sua impresa di mezzo secolo fa, quando innalzo' la bandiera della pace sulla ciminiera dello zuccherificio), una intera vita dedicata alla lotta per la dignita' umana di tutti gli esseri umani, per la giustizia e la liberta'. Sempre presente ogni volta che c'era da lottare per la buona causa, sempre generoso nell'impegno politico come nella vita quotidiana (e molti gesti luminosamente magnanimi da Gapare compiuti ti capitava di venirli a sapere per caso da altre persone, poiche' lui sempre rifuggiva dall'esibire i suoi meriti e i suoi gesti forse piu' grandi); sempre umile, sempre modesto, sempre all'ascolto dell'altro; sempre sollecito del bene comune, di un rigore morale fiero e intransigente, di un incondizionato amore per la verita', e misericordioso sempre. Una persona buona. Cosi' con il canto antico dell'Internazionale oggi abbiamo accompagnato Gaspare, con i vecchi antifascisti dell'Associazione nazionale partigiani e con i ragazzi del centro sociale che lo hanno conosciuto ed amato come un anziano, saggio, gentile, generoso fratello. Alla moglie amatissima e ai familiari tutti va il nostro abbraccio in questo straziante momento. Ci manchera', Gaspare. Ed ora e' anche nel suo ricordo che continua la lotta per un'umanita' di liberi ed eguali, la lotta per la pace e la giustizia, la lotta perche' ogni essere umano e l'umanita' intera possa vivere una vita degna e felice. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 713 del 26 ottobre 2003
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