Anche "Il Giornale" si schiera contro PeaceLink



ARTICOLO PUBBLICATO SU "IL GIORNALE" DEL 21 OTTOBRE 2003

Il caso

Ambientalista denuncia sito pacifista: via la mia firma dalla lista antiamericana.

Il professor Daclon non riesce a farsi cancellare e anzi viene insultato.

Da Milano

Tanti nemici tanto onore? Dalle parti di PeaceLink, associazione pacifista, devono aver pragmaticamente sentito il bisogno di avere almeno un nemico contro cui combattere. Cosi' Corrado Maria Daclon, nome storico dell'ambientalismo italiano, e' stato issato a forza sul piedistallo dei cattivi. Sopra la scritta Nato. E il sito pacifista e' da settimane ingolfato da messaggi niente affatto concilianti contro "L'Uomo Nato", coperto da appellativi irriferibili e minacce neanche tanto velate di andare incontro ad una brutta fine. Eccolo lo specchietto utilizzato per aprire le ostilita' e strappare l'applauso agli amici e agli amici degli amici: PeaceLink subisce l'assalto di un servo dell'imperialismo americano. Nientemeno.

Peccato che lui abbia sperimentato in precedenza l'invasione di campo dei turbolenti pacifisti. Accade questo: la firma di Daclon compare in calce a un manifesto ambientalista contenente frasi del tipo "la guerra e' divenuta strumento ordinario di gestione della potenza imperiale Usa, con effetti umanamente e ambientalmente tragici e inaccettabili". Daclon protesta: lui, presidente di Pro-Natura, la piu' antica associazione ambientalista tricolore, non ha mai prestato il proprio nome a tesi del genere. Non appartengono alla sua cultura. Per di piu', lui con la Nato qualche volta ha lavorato (senza percepire compensi) in totale sintonia: "Per la Nato -spiega al Giornale - ho partecipato ad alcuni Workshop internazionali in tema di scienze ambientali, dal risanamento del Mar Caspio alla desertificazione della regione del Lago d'Aral". Perche' dovrebbe poi abbandonarsi al catastrofismo dei tatzebao no global? Quella firma e' stata semplicemente rubata all'interessato.

Che chiede solo e soltanto una cosa l'eliminazione del proprio nome dal documento. PeaceLink se la cava rinviando ai compagni di Rifondazione Comunista: "abbiamo riprosotto testualmente il manifesto, compresi i firmatari, dal sito web di Rifondazione". Insomma, i no global avrebbero solo clonato un errore e il loro sarebbe solo un peccatuccio veniale. Intanto pero' Rifondazione ammette il pasticcio e fa sparire Daclon dalle prime linee dell'antiamericanismo. A PeaceLink invece decidono di scavare una trincea e di indossare l'elmetto: se prima potevano vantare la campagna anti Nato dell'Uomo Nato, ora possono lucidare la propria coscienza denunciando l'aggressione dell'Uomo Nato. Evidentemente buono per tutte le stagioni.

Lui allarga le braccia sconsolato: "la collaborazione con la Nato occupa solo una riga del mio curriculum". Un dettaglio. E infatti Daclon e' anzitutto professore universitario e poi consulente della Commissione Europea, esperto accreditato presso organismi internazionali, collaboratore di riviste e trasmissioni televisive, piu' tante altre cose.

Non c'e' niente da fare. PeaceLink lancia l'appello, la piazza internettiana dei no global risponde con un ruggito virtuale al richiamo della foresta: centinaia di messaggi in cui Daclon passa, nel migliore dei casi, per bastardo. O gli si promette di finire a pezzi. Lui, intanto, si e' rivolto al giudice: per uscire dalla rete dei pacifisti pare non ci siano altri mezzi.

Gia che c'e', lo studioso allega anche una richiesta di risarcimento pari a 50 mila euro: "Una cifra simbolica -precisa- visto che mi hanno attribuito a proposito della Nato frasi del tipo 'mercenari in divisa'". Tocchera' alla magistratura togliere agli "ultimi giapponesi" di PeaceLink il giocattolo che permette loro di continuare la piccola grande guerra.

[SteZu]

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LA RICHIESTA DI RETTIFICA DELL'ASSOCIAZIONE PEACELINK


All'attenzione di:

Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano "Il Giornale"

RICHIESTA DI RETTIFICA AI SENSI DELLA LEGGE SULLA STAMPA

Ai sensi dell'articolo 8 della legge sulla stampa, in qualita' di segretario dell'associazione PeaceLink, chiedo la pubblicazione di una rettifica in merito all'articolo apparso sul numero del 21 ottobre del quotidiano da lei diretto, un articolo intitolato "Ambientalista denuncia sito pacifista: via la mia firma dalla lista antiamericana.", a firma "SteZu".

La legge sulla stampa ci concede il diritto di chiedere rettifica nei casi in cui vengano attribuiti "pensieri o affermazioni ritenuti lesivi della dignita' o contrari a verita'". L'associazione PeaceLink e' una associazione nonviolenta, che combatte contro la violenza del linguaggio oltre che contro la violenza delle armi, e pertanto vi comunichiamo che

RITENIAMO LESIVO DELLA NOSTRA DIGNITA', CONTRARIO A VERITA' E DEONTOLOGICAMENTE SCORRETTO DA PARTE VOSTRA IL FATTO DI AVER ACCOSTATO IL NOME DI PEACELINK A MINACCE DI VIOLENZA NEI CONFRONTI DEL DACLON, CHE NESSUNO DEI NOSTRI ASSOCIATI HA MAI PRONUNCIATO, NE' SCRITTO, NE' TANTOMENO PENSATO.

Noi siamo un'associazione nonviolenta e sul nostro sito non sono presenti "appellativi irriferibili" rivolti a Daclon, ne' tantomeno minacce o auspici di morte. Vi invitiamo a verificare questa affermazione consultando le pagine di www.peacelink.it, anche se ci appare davvero strano che non abbiate effettuato questa verifica prima di pubblicare il vostro articolo. Per tutelare la privacy del signor Daclon non abbiamo mai pubblicato nemmeno il suo nome, fino a quando la sua identita' non e' stata rivelata il 3 agosto scorso da un articolo apparso sul quotidiano "Libero". Per evitare problemi con testi dal linguaggio violento inseriti da terzi sulle nostre pagine web, dal FEBBRAIO SCORSO abbiamo inibito la pubblicazione automatica dei commenti da parte delle persone che hanno aderito alla nostra richiesta di solidarieta' per far fronte alle nostre spese legali.

Oltre a questo, va detto che il vostro articolo contiene varie informazioni false, a cominciare dal titolo e dal catenaccio: "via la mia firma dalla lista antiamericana. Il professor Daclon non riesce a farsi cancellare e anzi viene insultato". Non abbiamo mai ricevuto dal Signor Daclon una richiesta di rimozione o di rettifica dei contenuti pubblicati sul nostro sito, ne' tantomeno una lettera di diffida precedente alla citazione in tribunale. Il signor Daclon ci ha richiesto solamente 50 mila euro, ma non ci ha mai invitato a modificare i contenuti della pagina "incriminata", cosa che noi non possiamo fare con una iniziativa unilaterale, in quanto quella pagina e' ormai oggetto di indagine.

Se il signor Daclon, cosi' come ha fatto con Rifondazione Comunista e altri siti che hanno pubblicato il testo "incriminato", ci avesse chiesto la rimozione o la rettifica del testo PRIMA di procedere ad una causa civile, saremmo stati BEN LIETI DI ACCONTENTARLO. Questa possibilita' ci e' stata negata dallo stesso signor Daclon, che prima di procedere la sua azione legale NON CI HA MAI CONTATTATO IN ALCUN MODO, NE' CI HA INVIATO LETTERE DI DIFFIDA.

Contrariamente a quello che appare dal vostro articolo, l'azione legale di Daclon non e' SUCCESSIVA al nostro appello di solidarieta' lanciato in rete, ma e' PRECEDENTE a tutte le iniziative che abbiamo messo in atto per difendere il nostro diritto alla citazione integrale di fonti autorevoli. Questo diritto vogliamo esercitarlo senza dover sborsare decine di migliaia di euro per motivi pretestuosi, ma facendo semplicemente quello che fanno tutti i normali organi di stampa: rettificare o rimuovere contenuti errati su sollecitazione dei diretti interessati. Cosa, ripeto, che non ci e' mai stata richiesta.

La firma di Daclon non "compare" magicamente in calce ad un manifesto, cosi' come riportato nel vostro articolo, ma e' stata PUBBLICATA in calce a quel manifesto dal sito web di un PARTITO NAZIONALE che non ha nessun legame con la nostra associazione. Il testo ci e' sembrato interessante, la fonte autorevole, e uno dei nostri volontari ha deciso di pubblicarlo integralmente. Altri siti che hanno pubblicato la medesima pagina non hanno ricevuto dal signor Daclon una citazione da 50 mila euro, ma solamente una richiesta di rettifica.

Vorremmo capire inoltre come fate a scrivere che Daclon ha lavorato per la Nato "senza percepire compensi". Daclon si e' rivolto a noi con un atto di citazione in cui afferma che "da anni intrattiene rapporti culturali e soprattutto professionali con gli Stati Uniti, con le sue agenzie federali come la NASA, ed e' consulente della NATO per le questioni ambientali". Da quando in qua la Nato si serve di consulenti non retribuiti? L'Alleanza Atlantica annovera anche delle attivita' di volontariato tra le sue varie iniziative? [Per consentirvi le opportune verifiche, il testo integrale dell'atto di citazione e' disponibile all'indirizzo http://italy.peacelink.org/emergenza/articles/art_33.html ]

Riteniamo infine che il vostro giornale avrebbe potuto adempiere in modo piu' efficace all'obbligo professionale di completezza dell'informazione pubblicando oltre alle dichiarazioni di Daclon anche i messaggi di solidarieta' ricevuti dalla nostra associazione e pubblicati sul nostro sito.

Il missionario comboniano KIZITO SESANA ha dichiarato che "come giornalista - oltre che come missionario - ritengo ingiusta e priva di fondamento questa citazione in giudizio contro PeaceLink; È UNA CAUSA CIVILE NON CONDIVISIBILE PER CHI DIFENDE LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE e che mira a colpire una rete distintasi per le sue attivita' di pace e di solidarieta'".

L'intellettuale liberal ebreo-statunitense NOAM CHOMSKY ci ha scritto che "questa faccenda e' strana. NON RIESCO A CREDERE CHE QUESTA CITAZIONE POSSA ANDARE A BUON FINE, E CREDO CHE SI TRATTI SOLAMENTE DI UNA INTIMIDAZIONE. Mi unisco volentieri alla vostra protesta".

Padre ALEX ZANOTELLI e Padre MICHELE STRAGAPEDE, anche a nome dei missionari Comboniani di Bari e della scuola di Pace "don Tonino Bello" di Molfetta hanno dichiarato che LA RICHIESTA DI RISARCIMENTO DANNI RIVOLTA A PEACELINK E' "PESANTE, INGIUSTA E PRETESTUOSA".

Confido nella correttezza e nella serieta' del vostro giornale per la pubblicazione di queste rettifiche con lo stesso rilievo dell'articolo in questione e "in testa di pagina e collocate nella stessa pagina del giornale che ha riportato la notizia cui si riferiscono", cosi' come previsto dalla legge sulla stampa.

Riassumendo:

1) Non e' vero che abbiamo negato una rettifica a Daclon. Semplicemente non ci e’ stata chiesta. 2) Non e' vero che la nostra associazione istiga alla violenza i visitatori del suo sito.
3) Non e' vero che Daclon fa volontariato per la Nato.
4) Su questa vicenda ci sono anche altre opinioni che voi avete nascosto ai vostri lettori.

Cordiali saluti e buon Lavoro.

Carlo Gubitosa
Segretario Associazione PeaceLink