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vittoria del popolo boliviano: si dimette il presidente De Lozada, pupillo degli Usa
- Subject: vittoria del popolo boliviano: si dimette il presidente De Lozada, pupillo degli Usa
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Sat, 18 Oct 2003 08:49:52 +0200
P 190 190 TELEVIDEO Sa 18 Ott 02:07:21 a cura di Rodolfo Fellini LA GUERRA DEL GAS ABBATTE DE LOZADA Si dimette presidente boliviano 191 I PERICOLI PER LA DEMOCRAZIA Oligarchia, indios e "cocaleros" 192 "Goni", veterano della politica 193 La dura repressione 194 Il mare che non c'è 195 OPINIONI DA LA PAZ Pulso: no a Morales 196 PER SAPERNE DI PIU' Breve cronistoria 197 Notizie in Rete 198 Carta d'identità 199 P 191 191 TELEVIDEO Sa 18 Ott 08:36:05 DELLE CRISI QUANDO IL GAS SCUOTE L'ALTOPIANO Colpo di scena in Bolivia: il presiden- dente Sanchez de Lozada ha accettato di dimettersi, dopo aver resistito a set- timane di protesta popolare assicurando che non avrebbe mai ceduto. Il potere passa per ora al vicepresidente Mesa. Le proteste, scoppiate un mese fa, sono degenerate in un bagno di sangue. All' origine dello scontento, il ventilato progetto di esportazione del gas natu- rale verso gli Usa. I giacimenti, scoperti alcuni anni fa nell'estremo sud del Paese, sono tra i più ricchi del mondo, e costituiscono per l'Occidente un'alternativa a quelli di Venezuela e Paesi arabi. Nel suo precedente mandato, Sanchez de Lozada aveva privatizzato l'industria estrattiva, promettendo la "capitaliz- zazione" delle risorse. Secondo l'opposizione, il progetto è fallito: lo Stato incassa oggi 120 mi- lioni di dollari annui, a fronte dei 350 di prima della riforma. Fino al'96, poi,i boliviani pagavano i combustibili al prezzo di produzione;oggi le tariffe vengono fissate dalle multinazionali. Desta infine apprensione l'ipotesi che il gas sia portato dalla Bolivia al ma- re attraverso il Cile e che poi, invece di essere diretto negli Usa,sia venduto all'eterno "nemico" di Santiago. P 192 192 TELEVIDEO Sa 18 Ott 08:36:05 P 193 193 TELEVIDEO Sa 18 Ott 08:36:06 "GONI" NON MOLLA LA PRESA Appartenente a una delle famiglie più influenti del Paese, Gonzalo Sanchez de Lozada (detto "Goni") è un veterano della politica boliviana. Cresciuto e laureato negli Usa, occupa un seggio in Parlamento fin dal 1979. Ministro negli anni '80, diventa presi- dente nel 1993,e come tale attua un va- sto programma di riforme, proiettando la Bolivia nell'economia di mercato. I proventi delle massicce privatizza- zioni vengono investiti in progetti so- ciali, di cui - per un periodo - bene- ficiano i ceti meno abbienti. I suoi detrattori gli rimproverano tuttavia di aver "svenduto la patria". OLIGARCHIA, INDIOS E "COCALEROS" Lo scontro per il gas ripropone il tra- dizionale conflitto tra l'oligarchia bianca,che da sempre controlla il pote- re, e gli indios, maggioranza assoluta della popolazione che vive per lo più nell'indigenza. Lo scorso anno, gli indigeni boliviani hanno sperato che, come già avvenuto in Perù con Toledo, un loro esponente po- tesse accedere alla presidenza. Evo Morales, capo del "Movimento verso il socialismo" e di etnia aymara, ha sfiorato la vittoria alle presidenzia- li, ma l'essere il capo dei "cocaleros" (i coltivatori di coca) gli ha alienato molti appoggi in patria e all'estero. GONI" NON MOLLA LA PRESA Dopo la presidenza Banzer, "Goni" viene rieletto nel 2002 col 22,5% dei voti. Punta allora al rilancio delle politi- che energetiche nell'ottica del mercato Lo scontento non tarda a farsi sentire: nel febbraio 2003,il presidente ricorre all'esercito per domare una prima pro- testa popolare.Ma malgrado i metodi re- pressivi,la comunità internazionale non ne contesta mai la legittimità. A ulteriore conferma dei favori di cui "Goni" gode all'estero, l'annuncio di una mediazione da parte di Argentina e Brasile, Paesi guidati oggi da governi socialdemocratici, e pertanto di uno schieramento opposto al suo. P 194 194 TELEVIDEO Ve 17 Ott 20:39:03 LA DURA REPRESSIONE Fin dall'inizio dei disordini,il gover- no ha attuato misure repressive sempre più dure, tali da suscitare unanimi re- azioni di condanna nel Paese. L'esecutivo ritiene che la protesta sia opera di una minoranza "legata al ter- rorismo", e si comporta di conseguenza. Numerosi giornalisti sostengono di aver subito manipolazioni e intimidazioni da parte del governo. Le maggiori associazioni denunciano costanti e gravi violazioni dei diritti umani, mentre da tempo la Chiesa locale chiede con forza che l'esercito smetta di sparare sui manifestanti. Molto pre- occupante anche la situazione sanitaria
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