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[AI] - L'Europa tra globalizzazione e giustizia
- Subject: [AI] - L'Europa tra globalizzazione e giustizia
- From: gubi at olografix.org
- Date: Sat, 11 Oct 2003 16:42:40 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Fonte: Unimondo http://www.oneworld.net/article/view/70182/1/ L'Europa tra globalizzazione e giustizia Giuliano Amato "La democrazia, in alcuni paesi del mondo, è riuscita ad accompagnare lo sviluppo economico. Non è riuscita a farlo nella globalizzazione. Nella globalizzazione il potere economico è solo". Da questa considerazione ha preso le mosse l'intervento di Giuliano Amato alla conferenza 'L'Europa fra globalizzazione e giustizia', tenutasi questa mattina [10 ottobre, ndr] a Perugia durante la 5a Assemblea dell’Onu dei popoli. Secondo il vicepresidente della Convenzione europea "la Costituzione europea che abbiamo scritto sta cambiando gli obiettivi dell'Europa nel mondo. L'Europa di domani dovrà assumere come obiettivi lo sradicamento della povertà, il rispetto dei diritti umani, l'eguaglianza fra uomo e donna, la protezione dei bambini e il rispetto del diritto internazionale della Carta dell'Onu da parte di tutti gli attori della scena mondiale". Sono proprio questi temi che - secondo l’ex Presidente del Consiglio - "possono mutare il concetto di globalizzazione. L'Europa è cambiata quando l'istruzione ha raggiunto milioni di persone, quando sono state create regole e istituzioni di protezione sociale, quando il diritto di voto è stato dato a tutti. Tutto questo può essere trasferito al mondo". Amato ha poi posto l'accento sui problemi legati all'istruzione, pilastro fondamentale per la crescita dei popoli e per promuoverla secondo Amato risulta prezioso il contributo delle Ong e delle associazioni. "E' solo attraverso il legame tra queste organizzazioni e le istituzioni che si può contribuire - nei paesi più deboli del mondo - ad accrescere la qualità dei governi". Ha quindi ribadito come i "processi di globalizzazione debbano costruirsi attorno a una pluralità di obiettivi, non solo attorno a quelli economici". "Occorrono regole più giuste - nel commercio internazionale e nei servizi - e maggiori contributi che permettano di raggiungere le finalità della Campagna per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (No excuse 2015)". Secondo Amato sarebbe sufficiente che i Paesi industrializzati rispettino il vincolo dello 0.7% del loro Pil. Concludendo il suo intervento ha ricordatio che "il globo oggi non è una comunità globale è un'economia globale. Deve, invece, diventare comunità globale e questo è possibile. Basta ricordare le parole di Gandhi: il mondo non ha abbastanza per soddisfare le avidità di tutti ma ha abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti". Dura la replica di Jean Fabre - vice direttore dell’ufficio di Ginevra dell’United Nations Development Program - all’intervento di Giuliano Amato. "Pur nel rispetto della sua persona e delle istituzioni della Repubblica italiana e di quelle europee - ha detto Fabre - ritengo doveroso sottolineare che l'Europa non si adopera sufficientemente nei confronti dei Paesi più poveri". Secondo Fabre l'articolo uno della Dichiarazione dei diritti dell'uomo ("tutti gli esseri umani nascono uguali in dignità e diritti") "sono solo parole perché nei fatti ci sono due pesi e due misure" e ha preso come termometro il livello degli aiuti che vengono stanziati ai paesi più poveri: "pochissimi stati europei hanno raggiunto lo 0.7% del Pil e quelli che lo hanno fatto - Norvegia Svezia, Danimarca, Olanda, Lussemburgo e Irlanda - non sono crollati perché hanno destinato aiuti ai più poveri. Anzi sono proprio quei paesi che meglio assicurano la giustizia sociale, all'interno delle loro frontiere". Secondo Fabre "questo dimostra che le possibilità di raggiungere alcuni obiettivi sono reali". Fabre hai poi lanciato una provocazione, sottolineando che quando si tratta di aiutare l'Iraq o Afghanistan le risorse si individuano mentre per l'Africa questo non avviene: "a mancare non sono quindi le risorse, ma la volontà politica" - ha affermato. Il vice direttore dell’Undp ha poi avanzato delle previsioni shock: "sulla scia attuale - ha detto - l’obiettivo della scolarizzazione nel Sud del mondo non sarà raggiunto prima del 2129. Quello sulla povertà , nella migliore delle ipotesi, nel 2147. Quello sulla mortalità infantile nel 2165. La fame, infine, sarà impossibile da debellare. Una certezza inaccettabile perché la povertà uccide un bambino ogni tre secondi". Ad essere sbagliate, secondo Fabre, sono le priorità. "Molti Paesi europei hanno come obiettivo di investire lo 0,33% della loro ricchezza, in aiuti pubblici, entro il 2006. Ma una mucca europea riceve sovvenzioni due volte superiori al reddito annuo di un africano. Cosa si dovrebbe intendere che, per l'Europa, un africano non vale la coda di una mucca?" - ha aggiunto provocatoriamente. Concludendo il suo intervento Fabre ha lanciato un appello' "bisogna intervenire, altrimenti di fronte ai problemi i popoli dei Paesi in via di sviluppo traggono la conclusione che ci sono sempre due pesi e due misure. E questo provoca sempre più rabbia. Una rabbia che può generare terrorismo”. "L’Europa deve scegliere: se non mette in atto appieno l’articolo uno della Dichiarazione universale dei diritti umani, traducendolo nei fatti, straccia di fatto la Carta. Allora abbia il coraggio di dichiarare apertamente che sono cambiati i valori che fondano la sua civiltà”. (GB)
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