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[AI] - Dopo Cancun: Il futuro del commercio internazionale dopo il WTO
- Subject: [AI] - Dopo Cancun: Il futuro del commercio internazionale dopo il WTO
- From: gubi at olografix.org
- Date: Sat, 11 Oct 2003 16:32:05 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Fonte: http://www.oneworld.net/article/view/70220/1/ Susan George "Dovrà passare tempo per capire cosa è successo a Cancun. Sicuramente il ruolo più positivo è stato quello ricoperto dai Paesi del sud del mondo". Così ha esordito Ugo Buggeri (Mani Tese) nel seminario dell'Onu dei Popoli di venerdì 10 ottobre "Dopo Cancun: Il futuro del commercio internazionale dopo il WTO" al quale sono intervenuti Andrea Baranes (Campagna “Questo Mondo non è in vendita”), Dot Keet (Transnational Institute), Francesco Martone (Forum dei Parlamentari Europei), Irene Leon (Via Campesina), Francesca Biffi (Legambiente) e Susan Gorge (Presidente del Transnational Institute). Secondo Ugo Buggeri (Mani Tese) "dovrà passare tempo per capire cosa è successo a Cancun. Sicuramente il ruolo più positivo è stato quello ricoperto dai Paesi del sud del mondo". Ma per Biggeri "ci sono delle differenze rispetto al fallimento del Wto di Seattle". La prima è che Cancun è la seconda sconfitta, la seconda è che anche le strategie, elaborate dal Wto per neutralizzare gli aspetti che avevano portato alla sconfitta di Seattle, sono fallite. Sebbene anche a Cancun l'organizzazione del WTO abbia cercato di anestetizzare la pressione popolare scegliendo di svolgere la conferenza in una località turistica (e come a Seattle con prezzi proibitivi), la risposta delle associazioni e dei movimenti si è fatta ugualmente sentire. E grazie a questa e alla forza politica dei paesi del Sud del mondo gli organizzatori del Wto non sono riusciti raggiungere una dichiarazione finale sui GATS. "È stato veramente importante il ruolo del movimento che è entrato nel palazzo attraverso numerose delegazioni e i molti rappresentanti delle ONG internazionali" - ha affermato Biggeri. Andrea Baranes (Campagna “Questo Mondo non è in vendita”) ha ricostruito la storia del fallimento di Cancun. "Formalmente i negoziati sono falliti a causa dell’inclusione dei temi di Singapore" - ha spegato - notando che questo è comprensibile perchè un’organizzazione commerciale non può occuparsi di temi quali salute e ambiente. Ma "proprio la regola del consenso esplicito ha fatto saltare il WTO". Il 12 settembre 70 paesi hanno dichiarato di essere contrari all’inclusione dei temi di Singapore. Il 13 settembre era prevista l’apertura di due di queste tematiche. Il 14 settembre il presidente del Comitato Messicano ha deciso di iniziare la discussione da uno di questi nuovi temi, e il WTO è saltato. In particolare sulla questione dell’agricoltura i G21 (coalizione di paesi del Sud del mondo che rappresentano più del 50% della popolazione mondiale) hanno fatto sentire la loro voce e non hanno accettato la dichiarazione finale proposta da USA e UE. "Se consideriamo che non vi era alcun negoziato possibile, il fallimento del vertice è risultato un successo" - ha notato Banares. Gli USA infatti sembra non avessero grandi aspettative mentre le maggiori responsabilità ricadevano sull’Unione Europea, in particolare sulla Commissione Europea. L’Europa avrebbe dovuto essere un ponte tra USA e paesi del Sud del mondo e non è riuscita in questo intento. Ma anche per Banares la "grande vittoria è quella della società civile". Occorre ora fare un attimo di pausa, rivedere i ruoli e le possibilità concrete per una riforma, individuare le strade possibili per un commercio trasparente ed equo. Secondo Dot Keet - Sudafrica (AIDC Alternative Information Developement Service / Campagna Mondiale OWINFS / Transnational Institute) è importante considerare che il fallimento di Cancun è stato "il punto di convergenza di tante azioni e interazioni tra organizzazioni e governi". A partire dall’Uruguay Round del 1990 si è verificato nei paesi africani un accumularsi di critiche e insoddisfazioni rispetto ai 90 punti su cui era stata chiesta ai paesi del Nord del mondo un’analisi che non ha ricevuto risposta. Nel vertice di Doha nuovamente sono state richieste dai paesi africani l’applicazione dei 90 punti individuati nell’Uruguay Round. L’agenda di sviluppo di Doha richiedeva in particolare di rivedere gli accordi sull’agricoltura, un trattamento differenziato per i Paesi africani e accordi sulla sanità pubblica. Ma Stati Uniti e Unione Europea hanno rifiutato l’agenda di sviluppo proposta dai Paesi africani in maniera sfacciata. "Quello che è successo a Cancun non è quindi un fulmine a ciel sereno" - ha notato Keet. Il Sud Africa, in particolare, è stato un protagonista all’interno della coalizione dei G21-22, una coalizione la cui forza sta nell'alleanza di "tattica politica" per controbilanciare il potere statunitense, nonostante il gruppo sia molto eterogeneo e gli interessi siano molto diversi all’interno dello stessa colalizione. La formazione dei G22 è considerata un inizio di spostamento dei rapporti di forza nel mondo. L’Africa, il continente più povero, ha guidato il gruppo dei 90 e questo successo per l’Africa che ci incoraggia a continuare. Ciò dimostra secondo Keet che "se siamo uniti ce la possiamo fare". Ma il confronto continua. La via da seguire per il futuro - secondo Keet - è chiara: "dobbiamo difendere il il WTO, non deve crollare" IL rischio infatti è che "Unione Europea e Stati Uniti operino con accordi commerciali locali e privati". "Per questo - ha conluso Keet - occorre elaborare tattiche e strategie a lungo termine". Per Francesco Martone (Forum dei Parlamentari Europei) "quello che possiamo fare a livello nazionale è chiedere la partecipazione dei parlamentari presso i propri governi in una tavola partecipata sui temi di Cancun". Per depotenziare il WTO è importante - secondo Martone - lavorare all’interno di altri luoghi più specifici rispetto ai temi particolari da trattare: così, per esempio, il tema dell’agricoltura potrebbe essere delegato alla FAO. Per soprattutto per Martone "bisogna passare da aree di libero scambio a aree libere dallo scambio" ed è "necessario analizzare attentamente i vantaggi e i rischi dell’attuale situazione dopo Cancun". Irene Leon – Equador (Via Campesina) ha ricordato che Via Campesina ha manifestato all’esterno del WTO pur appoggiando altre campagne come “Questo mondo non è in vendita” che si trovavano dentro "il palazzo". Irene è persuasa che dopo Cancun il WTO non potrà più essere lo stesso grazie alla compattezza dei paesi poveri e dei movimenti sociali. A Cancun i paesi del Sud del mondo, hanno fatto resistenza e dato voce alle proprie richieste alle quali hanno risposto con forte indignazione USA e UE che hanno gettato la colpa del fallimento sui Paesi del Sud. I commenti dei rappresentanti delle potenze economiche hanno inoltre sottolineato che il fallimento del vertice avrebbe penalizzato proprio i paesi poveri. Si è parlato di WTO medievale: “infatti” - nota Irene - “il WTO è un’istituzione medievale, in quanto impone lo schiavismo come nel Medio Evo”. In questo vertice è stata riconosciuta da tutti l'importanza dell’agricoltura e proprio le forze del movimento contadino hanno caratterizzato l’azione di contestazione. La repressione è stata molto forte, come capita in queste situazioni. La notra campagna è stata stigmatizzata dalla stampa messicana nel periodo precedente al vertice. Ma il movimento si è espresso secondo modalità pacifiche: abbiamo distrutto un muro che delimitava una zona interdetta senza scagliare una pietra e alle forze dell’ordine abbiamo distribuito fiori bianchi, accompagnando il gesto con la spiegazione delle notre motivazioni di disaccordo. E' inoltre importante notare - ricorda Irene - che verso la fine del vertice non c’era un movimento sociale che non fosse d’accordo col movimento campesino: persino il rappresentante italiano al WTO, D’Urso, si è recato nella piazza dove si è immolato il campesino coreano per incontrare i rappresentanti del movimento. Per l’America latina e Paesi caraibici questa debacle rappresenta l’opportunità di una coalizione futura: si profilano possibili accordi regionali e subregionali e tra paesi del Sud del mondo. Ma da parte dei paesi ricchi viene invece paventato il bilateralismo in luogo del multilateralismo. Finora i vertici del WTO e i paesi ricchi hanno usato l’arma della lusinga o del ricatto nei confronti dei paesi poveri: per questo nel fallimento di Cancun noi paesi del Sud celebriamo la vittoria dell’onore e della dignità. "Il WTO è un’organizzazione che è nata al di fuori del rispetto dei diritti umani e non considerando le leggi vigenti nei paesi. E’ un’organizzazione autoritaria e cercare di migliorarla sarebbe come cercare di migliorare il fascismo. Noi diciamo no al WTO" - ha concluso Irene. Per Francesca Biffi – (Legambiente) il vertice di Cancun è stato "un vertice atipico". "Una sensazione che si poteva toccare con mano quotidianamente anche per quanto riguardava il controvertice: partecipazione non numerosa ma di articolazione varia". Francesca nota che 'Via Campesina' ha assunto nel controvertice l’importante ruolo di portavoce con un'esemplare la modalità pacifica: la violazione nonviolenta della “zona rossa” e azioni pacifiche nei confronti delle forze dell’ordine. Per questo, secondo Francesca "Cancun va rivendicato come un momento molto importante". Circa il "dopo-Cancun", Francesca nota come Legambiente assieme alla CGIL stanno proseguendo l’esperienza con un impegno nel Nord del Messico, nella zona detta “delle maquilladoras”, in zone franche al confine con gli Stati Uniti, nelle quali abbondano fabbriche di componentistica per computer, tessili etc… "Lì si vede l’impatto mostruoso sulle persone e sull’ambiente di accordi come il NAFTA, come ad esempio a Ciudad de Quares, dove vi sono palazzi per uomini d’affari e tutto intorno fabbriche e baracche con gente in povertà assoluta con giornate lavorative di 12-14 ore con salari miserrimi: 50 pesos a settimana, corrispondenti circa a 50 Euro. Se consideriamo che un paio di scarpe per un bambino costano 350 pesos capiamo quanto siano sfruttati questi lavoratori". Intendiamo farne un documentario per denunciare queste situazioni - ha concluso Francesca. Susan Gorge (Presidente del Transnational Institute / Le Monde Diplomatique / ATTAC) ha ricordato che dal 1° gennaio 2003 circa 370 impianti di “maquilladores” messicani hanno chiuso e si sono spostati in Cina. "Tutto ciò è stato orchestrato dal WTO: quello che vuole il WTO è creare lavoratori sempre più disperati e con un tenore di vita sempre più basso". Per la George è una vittoria che un numero sempre magggiore di persone in tutto il mondo si interessi su che cos’è e cosa sta facendo il WTO. Negli anni 70 infatti bastava gridare “No al Vietnam” e il messaggio era chiaro e comprensibile da tutti. Ora invece dietro alle rivendicazioni della società civile ci sono ragioni politiche sempre più complesse e non tutti infatti capiscono cosa significhi per esempio “No ai GATTS”. La Presidente del Transnational Institute ha poi ricordato come proprio nei giorni del vertice di Cancun in Francia un importante contro-vertice è stato organizzato da Josè Bovè, che si è visto rifiutare il permesso per andare a Cancun: si è tenuto a Cancot, un paesino francese nel quale si sono radunate assieme a Bovè 20.000 persone. Ma secondo Susan George "le manifestazioni non fermano le manipolazioni del WTO" e "quello che dobbiamo fare e possiamo fare è agire nei confronti dei governi nazionali e locali". "Come europei chiediamo che ci sia dibattito, chiarezza, perché da una parte il WTO non è tenuto a rispettare nessun diritto e continua a farsi leggi da sé, dall’altra noi dobbiamo unirci e collaborare con tutti i paesi del Nord e del Sud del mondo contro il bilateralismo che è la dichiarazione degli intenti di USA ed Europa. Dobbiamo essere vigili!" - ha concluso. A cura di Unimondo
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