Petrolio: gli americani, ma anche gli italiani



Ci sono gli americani dietro i guai del Venezuela. Questo ritornello racchiude solo parte della verità, perché dietro ci sono anche i francesi, i giapponesi, i cinesi, i russi, i canadesi, e, guarda caso, anche gli italiani. L'ENEL ha siglato un accordo di fornitura di Orimulsion (bitumene in emulsione) con la Bitor (statale venezuelana), pari a 2,75 milioni di tonnellate annue. Attualmente l'ENEL è il principale compratore assorbendo il 40% della produzione totale. È anche prevista la costituzione di una Joint Venture con la società venezuelana al fine di realizzare e gestire un nuovo impianto di produzione ed emulsificazione di Orimulsion in Venezuela con una produzione annua di 6,5 milioni di tonnellate. Il costo complessivo dell'investimento sarà dell'ordine di 300 milioni di USD (poco più di 500 miliardi di vecchie lire).

Allora, sotto sotto, c'è tutto il mondo dietro i guai venezuelani. Ma la cosa intelligente non è demonizzare né gli americani, né gli italiani, né la Orimulsion. Venezuela è un paese produttore de petrolio, che con gli anni ha sviluppato raffinerie di alta tecnologia e centri di ricerca all'avanguardia (non gli italiani, né gli americani: i venezuelani). Perché lo sviluppo e gli affari di miliardi non sono solo una prerogativa del primo mondo.

Il problema sopravviene quando questi affari sono monopolizzati da un governo che sfrutta i benefici, sia economici che di potere, per interessi propri. Ed è esattamente questo ciò che accade in Venezuela. Le conseguenze: una grave crisi sociale, politica ed economica che potrebbe propagarsi a livello regionale (ma non solo, visto l'ampio elenco di paesi che hanno interessi nell'industria petrolifera di quella nazione). Cosa fare, allora? Prima di tutto, smetterla con i ritornelli. E secondo: osservare molto attentamente le mosse dell'attuale governo, che sotto lo scudo della legalità sta riuscendo a beffarsi della democrazia, ed abusa della propaganda politica (pagata con i dollari dei negozi del petrolio) per distrarre e dirottare l'influenza dell'opinione pubblica internazionale.

Silvia Consolini