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Un intervento sulla proposta di Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva
- Subject: Un intervento sulla proposta di Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 7 Oct 2003 18:02:31 +0200
Comunicato stampa SULLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE "PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA" Vi inviamo come anticipazione l'intervento di Giovanni Battista Zucconi nel dibattito in corso sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (per contatti: nbawac at tin.it) sulla proposta di Lidia Menapace "per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta". I precedenti interventi possono essere letti nei precedenti numeri del notiziario, disponibili anche in rete nei siti di Peacelink (www.peacelink.it) e del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org). Un profilo essenziale di Lidia Menapace, promotrice della proposta e del dibattito, riportiamo in calce a questo comunicato. Vi ringraziamo per l'attenzione e vi proponiamo di voler contribuire alla riflessione. Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 7 ottobre 2003 Mittente: Centro di ricerca per la pace strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it * * * GIOVANNI BATTISTA ZUCCONI: SULLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE ... A me sembra ovvio che questa proposta [la proposta di Lidia Menapace di un'Europa "neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta" - ndr] non presume di risolvere tutti i mali del mondo e neppure quelli del continente e neppure i malesseri di ognuna e ognuno di noi miserelli. Ha il merito infatti di essere definita, ovvero di avere un oggetto e per cosi' dire un perimetro precisi, tali per cui su di essa si puo' discutere anche con soggetti portatori di interessi e progetti diversi, cercando di costruire il consenso su scelte specifiche, senza pretendere di imporre un "programma massimo" irricevibile dalla gran parte non solo dei governi, ma anche dei cittadini europei cosi' come oggi sono, con i loro vizi e le loro virtu', i loro privilegi e le loro ragioni. Ma insieme essa giustamente rifiuta la logica del "programma minimo" che solitamente porta non solo a pessimi compromessi al ribasso, ma ad essere subornati se non addirittura cooptati - e resi ad un tempo sudditi e vassalli - dai detentori del potere fondato sulla dominazione dell'ingiustizia. Alle persone che dicono che e' inutile battersi per qualcosa di meno che per abbattere il capitalismo e cosi' e solo cosi' instaurare il "regno della liberta'", vorremmo rispondere che, non avendo noi frequentato il corso per corrispondenza per maghi e stregoni, cosi' come non abbiamo la sfera di cristallo non abbiamo neppure la bacchetta magica che certo deve essere stata data loro in dotazione con il relativo kit, e che non siamo poi cosi' sicuri che "abbattuto il capitalismo" coi metodi che ingenuamente propugnano (il famigerato forcipe, pessima occasionale battuta che e' contraddetta da tutto cio' che vale dell'immenso lascito teorico e pratico di Marx) ci lascerebbero un mondo abitabile; e viste le pregresse esperienze ne dubitiamo assai. Alle persone che dicono che il mondo (anzi: il Mondo) sara' sempre il letamaio dei letamai perche' l'essere umano (anzi: l'Uomo) e' la sentina delle sentine, vorremmo rispondere che per questo atteggiamento c'e' una locuzione precisa, ed e': crogiolarsi nel brago. Alle persone che fanno questione di paternita' e primogeniture vorremmo far rilevare che questa e' proprio la logica patriarcale e maschilista cui la tradizione di pensiero e di esperienze da cui la proposta di Lidia Menapace scaturisce si oppone riconoscendovi una delle scaturigini dell'oppressione che tutte e tutti ci offende o offusca. Alle persone che storcono il naso dinanzi al linguaggio giuridico (e specificatamente dinanzi alla parola "neutralita'" di cui gran scandalo si mena) nulla possiamo dire, se non che esso purtuttavia esiste, perche' le leggi fortunatamente esistono, ed altrettanto fortunatamente possono essere mutate e migliorate; e chi pensa di poterlo e poterle evitare chiudendo gli occhi non si stupisca se poi il naso lo sbatte; del resto cosi' Diogene cinico confutava chi negava l'esistenza del moto: semplicemente camminando. * Mi pare quindi che questa di Lidia Menapace sia una proposta forte, rigorosa e adeguata. Dovremo trovare il modo di sostenerla e diffonderla, di farne oggetto di un dibattito pubblico che arrivi a conseguenze operative, e ad esiti pratici: e particolarmente sia in relazione alla stesura definitiva della cosiddetta "Costituzione" europea, sia nei confronti delle forze politiche e dei candidati (e dei programmi e degli impegni degli uni e delle altre) che comporranno il parlamento europeo che verra' fuori dalle elezioni del 2004. La proposta di un'Europa "neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta", mi pare racchiuda un concreto "programma costruttivo" (per usare l'opportuna terminologia gandhiana) che si articola altresi' in processi, istituti, strutture ed azioni specifiche: dalla difesa popolare nonviolenta ai corpi civili di pace, per citare solo due punti qualificanti su cui la riflessione e' gia' particolarmente avanzata. * Naturalmente avanzare e praticare questa proposta comporta dover poi nella pratica concreta, nel dibattito e nella lotta, affrontare alcuni nodi con cui essa confligge, e che non sono bazzecole. E' evidente infatti che: a) si trattera' di contrastare le industrie belliche nazionali e transnazionali: e il peso fortissimo del complesso militare-industriale, e la sua possente capacita' lobbistica, e' confermato ad esempio dal recente peggioramento della legislazione italiana sulla produzione e il traffico di armi (peggioramento fondato proprio sulla strumentalizzazione a proprio vantaggio del processo di integrazione e sinergia europea); b) si trattera' di arrivare all'abolizone della Nato, che implica anche una rottura con gli Usa che non e' detto che sara' proprio una quisquilia; c) si trattera' di negoziare nell'Europa e tra Europa e partner dell'Unione e di singoli stati e governi nuovi e diversi accordi rispetto ad impegni in essere; d) si trattera' di ridiscutere quel nevralgico argomento che sono i consumi: e quindi l'approvvigionamento, la gestione e l'uso delle risorse; ambito nel quale le scelte di giustizia, e anche solo di ragionevolezza, impongono una drastica riduzione dell'attuale dissennato sperpero; e) si trattera' di avviare una diversa politica in materia di migrazione (fondata sul diritto universale degli esseri umani alla mobilita' e alla ricerca di una vita degna e di una ragionevole felicita' cosi' precisamente definito da Kant; sull'accoglienza e sulla responsabilita' globale; e sul basare i diritti di cittadinanza sullo "jus soli" anziche' sull'arcaico "jus sanguinis"), cosi' come in materia di "capacita' di carico" ecologica (in una visione globale, in una scelta di responsabilita'-responsivita' rispetto all'intera famiglia umana); f) si trattera' di fronteggiare il mare magnum di aggrovigliate contraddizioni concernenti le comunicazioni di massa e quelli che una volta erano detti gli "apparati ideologici": ambito insidioso quanto altri mai, ma se si vuole promuovere i diritti umani, la democrazia, la pace e la solidarieta', bisognera' pur essere consapevoli che la partecipazione democratica alla cosa pubblica e' largamente dipendente dall'accesso ad un'informazione adeguata e non manipolata, alla conoscenza riconosciuta come diritto di ogni essere umano, e non degradata a merce e narcosi. Cose da far tremar le vene e i polsi, certo, ma questioni la cui analisi ed il cui affrontamento non possiamo rinviare. Ed altro si potrebbe aggiungere ancora, certo, ma le infinite tassonomie non mi affascinano se non quando le redige Borges, e bastera' pertanto aver fornito questi semplici esempi. * Qui dalle nostre parti c'e' un'espressione che suona "dopo li fochi", e che indica l'amara situazione di chi arriva in ritardo e manca il kairos, l'ora, il momento decisivo. Lidia Menapace ha il merito di aver formulato per tempo questa proposta di analisi, di programma, di intervento. I movimenti per la pace e la giustizia hanno il demerito di aver cincischiato per anni tra genericita', sottovalutazioni e una diffusa subalternita' di cui si e' gia' ripetutamente scritto su questo foglio; e di arrivare solo adesso - quelli che ci sono arrivati, e non sono ancora che una piccola parte del cosiddetto "popolo della pace" - alla consapevolezza che il tempo e' poco, e che tanto nelle segrete stanze quanto sui prosceni della politica e delle istituzioni europee alcune scelte decisive ed irreversibili si vanno compiendo ora. Quindi siamo, more solito, in ritardo. Ma forse ancora in tempo per evitare il peggio e costruire le condizioni per un'alternativa. E se una possibilita' vi e' ancora, ebbene, facciamo anche noi la nostra parte. La proposta di Lidia Menapace mi pare un buon punto di partenza. * * * Un breve profilo di Lidia Menapace ad uso dei mezzi d'informazione Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001. * * *
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