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La nonviolenza e' in cammino. 682
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 682
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 22 Sep 2003 19:43:29 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 682 del 23 settembre 2003 Sommario di questo numero: 1. Un forum a sostegno della lotta nonviolenta delle comunita' di pace in Colombia 2. Pasquale Pugliese: il sentiero della nonviolenza 3. Giulio Vittorangeli: in ricordo di Xabier Gorostiaga 4. Rossana Rossanda: un amico 5. Naomi Klein: le guerre del libero mercato 6. Il seminario di Diotima a Verona dal 3 ottobre al 5 dicembre 7. Incontri sui maestri italiani della nonviolenza a Ferrara 8. Donne migranti, un incontro a Torino 9. Voci di donne da Mantova a Ouagadougou 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. UN FORUM A SOSTEGNO DELLA LOTTA NONVIOLENTA DELLE COMUNITA' DI PACE IN COLOMBIA [Da vari amici (l'infaticabile Carla Mariani dell'Ufficio per la pace del Comune di Narni, Michele Ciricillo della Fondazione Basso, ed altri ancora) riceviamo e diffondiamo notizia di questa importante iniziativa] Forum Internazionale sui processi di resistenza civile nonviolenta delle Comunita' di pace colombiane E' una iniziativa collegata alla quinta assemblea dell'Onu dei popoli e all'edizione 2003 della marcia per la pace Perugia-Assisi promosse dalla Tavola per la pace e dal Coordinamento nazionale enti locali per la pace e per i diritti umani. L'attenzione sulla Colombia e' tradizionalmente dominata da due elementi: il conflitto armato ed il narcotraffico. Quasi sempre le analisi si sono limitate alla descrizione della perversa realta' che vive il paese ed alla presentazione di numerose denunce, tutto cio' senza fare alcun riferimento a possibili soluzioni e cio' nonostante l'esistenza di un gran numero di processi locali e regionali che cercano di praticare iniziative di convivenza e sviluppo alternativo favorevoli alla pace. Con lo scopo di dare a queste esperienze propositive, realizzate da migliaia di colombiani e colombiane nelle varie regioni del paese, il posto di rilievo che meritano nel panorama nazionale e internazionale, e senza dimenticare la grave crisi umanitaria che vive la Colombia, presentiamo il secondo forum internazionale "Colombia vive". Il forum sara' una occasione di incontro per pensare alla Colombia in termini di alternative di pace e non solo di problemi, iniziando a riflettere sulla lotta nonviolenta per la vita e la dignita' umana che le Comunita' di pace stanno portando avanti. L'obiettivo che il forum si propone e' quello di rafforzare i legami di scambio e sostegno tra questi processi di resistenza e di costruzione di pace e le reti di solidarieta' italiane ed europee di associazioni ed enti locali. La Rete di solidarieta' a sostegno delle Comunita' di pace colombiane dell'area del Choco' e dell'Uraba', costituitasi a Narni il 13 maggio 2003 fra diversi enti locali, organizzazioni ed associazioni, ha consentito la realizzazione di questa seconda edizione del forum internazionale "Colombia vive", che ci permettera' di conoscere direttamente dalle testimonianze dei rappresentanti colombiani i processi di lotta per la difesa del territorio, la vita e la dignita' umana. * Il programma * Sabato 4 ottobre 2003 Ore 9: Saluto delle autorita' (Presidente del Consiglio Provinciale di Terni, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Sindaco Comune di Narni); - Introduce e presiede il prof. Antonino Colajanni, docente di antropologia sociale all'universita' "La sapienza" di Roma; - Colombia oggi: Storia ed attualita' del conflitto sociale e politico in Colombia (prof. Alfredo Molano, scrittore e docente di sociologia dell'Universita' di Bogota'); - Geografia della speranza: esperienze di resistenza civile noviolenta all'interno del conflitto colombiano (Nubia Castaneda Bustamante, coordinatrice di Ruta Pacifica del Choco'); - Breve presentazione culturale (teatro/poesie della speranza, di Nube Sandoval); - Sfide e difficolta' per lo sviluppo della resistenza nonviolenta in Colombia (mons. German Garcia Isaza, vescovo della diocesi di Apartado'); - Gruppi di lavoro: I lavori dei gruppi tenteranno di esaminare come poter efficacemente sostenere i processi di resistenza civile nonviolenta nel Choco' ed Uraba': 1. amministratori negli enti locali (coordinano F. Fossati e N. Castaneda); 2. rappresentanti delle organizzazioni italiane ed europee (coordinano D. Aster e A. Molano); 3. genere, diritti e soluzione dei conflitti (coordinano A. Loretoni e M. Buritaca'). - Intervallo per il pranzo. Ore 15,30: Un'esperienza di vita e di democrazia partecipativa - Introduce la professoressa Bruna Peyrot, scrittrice; presiede Mara Baronti, presidente della Commissione pari opportunita' della Regione Toscana; - La comunita' di San Jose' di Apartado' (Luis Edoardo Guerra); - La comunita' del Cacarica (Rosalba Cordoba Bustamante); - La comunita' di Jiguamiando' (Manuel Denis Blandon); - Il Comitato di solidarieta' con la comunita' di San Francesco d''Assisi (D. Astier); - Assemblea costituente delle donne per la pace (Marta Buritaca' Cespedes); - Gruppi di lavoro. - Cena. Ore 21,30: Spettacolo (Roland Ricaurte /Nube Sandoval) * Domenica 5 ottobre 2003 Costruiamo un'Italia e un'Europa di pace e solidarieta' Dalle ore 9 alle ore 13 si alterneranno tre tavole rotonde. - Prima tavola: Speranze e limiti della diplomazia dal basso degli enti locali. Parteciperanno gli enti locali promotori della Rete ed i parlamentari italiani. - Seconda tavola: Le sfide delle associazioni italiane ed europee: diritti umani, cooperazione ed accompagnamento. Parteciperanno le associazioni italiane ed europee ed i parlamentari europei. - Terza tavola: Genere, diritti e soluzione dei conflitti. Parteciperanno le Commissioni delle pari opportunita' degli enti locali promotori e le invitate colombiane. - Chiusura: presentazione del documento finale destinato all'assemblea dell'Onu dei popoli che si terra' a Perugia il 9-11 ottobre. * I principali relatori - German Garcia Isaza, vescovo della diocesi di Apartado' e membro della Conferenza Episcopale colombiana. - Alfredo Molano Bravo, docente universitario di sociologia presso l'Universita' Nazionale di Colombia, giornalista e scrittore. Gia'consulente in questioni sociali e diritti umani delle Nazioni Unite. Ricercatore su temi sociali ed ambientali, esperto dell'area del Choco' ed Uraba'. Collabora con il periodico "El Espectador". Nel 2000 ha tenuto al Parlamento Europeo una relazione sulle radici storiche del conflitto armato in Colombia. Ha ricevuto vari riconoscimenti internazionali per le sue attivita' di ricerca (Premio nazionale per le scienze umane), di giornalismo (Premio Simon Bolivar), e di scrittore (Premio nazionale del Libro "Antonio Narino"). Attualmente costretto all'esilio dopo minacce ed attentati compiuti dalle formazioni paramilitari, tiene un corso di studi latinoamericani presso l'Universita' di Stanford. - Nubia Castaneda Bustamante, laureata in etica e formazione religiosa dell'Universita' della Salle a Medellin Antioquia. Docente nel Centro Biblico Cammino della diocesi di Quibdo'. Lavora nella Diocesi di Quibdo' e fa parte della Commissione diocesana Vita, giustizia e pace. Coordinatrice della "Via pacifica di donne contro la guerra" a livello regionale del Choco'. Dal 1996, quando e' cresciuto il conflitto armato a Quibdo', accompagna le donne sfollate vittime della violenza e dirige un corso di formazione in diritti umani della donna. Sostenitrice dei diritti umani delle donne si dichiara femminista, pacifista e contro le guerre e le violenze come soluzione ai conflitti. - Luis Eduardo Guerra Guerra, nato nella frazione Mulatos situata nel Comune di San Jose' di Apartado'. Da giovane fece parte di comitati civici che promuovevano e dirigevano marce e negoziazioni con lo Stato per esigere i diritti fondamentali. Nel 1997, quando si costituisce la Comunita' di pace, Luis Eduardo entra a fare parte del consiglio interno dove viene scelto come coordinatore e rappresentante legale della comunita'. Nel 2001 Luis Eduardo diventa coordinatore del processo della comunita' di Arcabuco, sita in Boyaca'. Il processo di Arcabuco cerca di essere un spazio di costruzione comunitaria per le famiglie di San Jose' piu' minacciate. Da 1997 e fino a 2003 Luis Eduardo svolge le funzioni di rappresentante ufficiale della comunita' negli incontri con i rappresentanti dello stato colombiano ed e' stato delegato della comunita' per fare visite ed incontri in Europa. - Rosalba Cordoba Rengif, della Comunita' del Cacarica, afrodiscendente di 39 anni di eta'. Madre di una figlia di 21 anni, ha adottato altri quattro figli. Animatrice dei processi delle donne per la semina organica del mais. E' stata desplazada nel 1997 a causa della Operazione Genesis. Eletta come interlocutrice con lo stato colombiano tra il 1997 e il 2000. Ha rappresentato la comunita' di Cacarica negli Stati Uniti, Barranquilla, Bogota', Cali e Medellin. - Manuel Denis Blandon: rappresentante della Comunita' di Jiguamiando', afrodiscendente di 35 anni di eta', sposato e con una figlia. E' stato desplazado dal 1997 e nel 1999 ritorno' alla sua comunita'. Durante la resistenza civile della Comunita' sono state uccise 120 persone, negli ultimi tre mesi sono state desaparecidas 7 persone. Al momento i superstiti si sono rifugiati nella selva, e la' nascosti cercano di sopravvivere ai bombardamenti e alle incursioni dei paramilitari. - Marta Buritica Cespedes, laureata in pedagogia sociale comunitaria presso l'Universita' pontificia bolivariana di Bogota'. Specializzata in storia delle donne, politiche pubbliche, diritti umani e cultura della negoziazione nei conflitti. Dirigente nazionale (la prima donna con la carica di presidente) del piu' grande sindacato colombiano: Central Unitaria de Trabajadores - CUT, all'interno del quale ha inoltre coordinato il dipartimento delle donne. E' stata coordinatrice nazionale e per la regione andina della Marcha mundial de mujeres del 2000. Attualmente dirige la Escuela de liderazgo femenino presso la Casa de la Mujer Cut. - Bruna Peyrot, scrittrice, vive e lavora a Torino. Studiosa di storia sociale, pubblicista, conduce da anni ricerche sulle identita' e le memorie culturali. Collaboratrice di periodici e riviste, vincitrice di premi letterari, e' autrice, fra l'altro, di La roccia dove Dio chiama. Viaggio nella memoria valdese fra oralita' e scrittura (Forni, 1990); Vite discrete. Corpi e immagini di donne valdesi (Rosenberg & Sellier, 1993); Storia di una curatrice d'anime (Giunti, 1995); Prigioniere della Torre. Dall'assolutismo alla tolleranza nel Settecento francese (Giunti, 1997); Dalla Scrittura alle scritture (Rosenberg & Sellier, 1998); Una donna nomade: Miriam Castiglione, una protestante in Puglia (Edizioni Lavoro, 2000); Mujeres. Donne colombiane fra politica e spiritualita', (Citta' Aperta Edizioni, 2002). - Antonino Colajanni, professore associato di antropologia sociale presso l'Universita' di Roma "La sapienza", esperto di antropologia sudamericana e di antropologia dello sviluppo. Consulente di organizzazioni internazionali ed ong. Ha svolto ricerche sul campo sulle condizione delle popolazione indigene e contadine dell'america latina: Ecuador, Colombia, Peru'. Ha condotto viaggi di studio in Venezuela, Bolivia e Guatemala. * Sede dell'incontro Villalago, Villa provinciale di Piediluco, Terni, tel. 0744368171. Come raggiungere Villalago: situata sulla strada provinciale n. 9 Arronese (deviazione al Km.2,500) e' raggiungibile sia dalla Statale 79 Ternana ( bivio in prossimita' di Piediluco) che dalla Statale Valnerina (bivio di Arrone). * Per partecipare Per ragioni organizzative (predisposizione cartelle, buoni pasto, pernottamenti, ecc.) coloro che intendono partecipare al Forum sono pregati di inviare al piu' presto alla segreteria organizzativa presso il Comune di Narni (Tr) (fax: 0744747216, e-mail: cultura at comune.narni.tr.it) la seguente scheda di partecipazione: Forum "Colombia vive" - Villalago-Terni, 4 e 5 ottobre 2003 Cognome e nome..., via... n., cap..., citta'..., provincia..., associazione o ente di appartenenza..., recapito telefonico..., fax..., posta elettronica..., partecipa alle sessioni di..., intende pernottare a Terni/Narni, arriva in..., richiede buoni pasto... I dati richiesti verranno impiegati unicamente per l'organizzazione del Forum e non saranno oggetto di comunicazione e/o diffusione (legge 675/1996). * Promotori - per gli enti locali: Comune di Narni, Provincia di Terni, Consiglio Regionale della Toscana, Commissione Regionale per le pari opportunita' tra uomo e donna del Consiglio Regionale della Toscana; Comune di Cascina (Pi); Comune di Orsago (Tv); Comune di Montebelluna (Tv); Comune di Castellammare di Stabia (Na); - per le istituzioni ed organismi: Coordinamento nazionale enti locali per la pace e per i diritti umani; Fondazione Internazionale Lelio Basso; Banca Popolare Etica, Soci Lazio ed Umbria; CNA Terni e Narni; Coop Tevere; Comunita' Montana Zona F - Valle del Nera, Monte S. Pancrazio; - per le associazioni e ong: associazione "Narni per la pace"; Arciragazzi di Narni; Amnesty International di Pisa, gruppo 10; Associazione Medina; Cospe; Centro Studi Difesa Civile; Consorzio Pluriverso; Circolo culturale "Primomaggio" di Bastia Umbra; Nexus Cgil Emilia Romagna. * Per informazioni Carla Mariani, Comune di Narni, Ufficio per la pace, via della Pinciana 1, 05035 Narni (Tr), tel. 0744726362, 3292506684, fax: 0744726362, 0744715270, e-mail: cultura at comune.narni.tr.it; Cecilia Furiani, Provincia di Terni, Presidenza del consiglio, viale della Stazione 1, 05100 Terni, tel. 0744483637, fax: 0744483289, e-mail: commissioniconsiliari at provincia.terni.it; Michele Ciricillo, Fondazione Internazionale Lelio Basso, e-mail: mciricillo at libero.it 2. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: IL SENTIERO DELLA NONVIOLENZA [Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per averci messo a disposizione questa meditazione scritta durante la camminata Assisi-Gubbio del 4-7 settembre 2003. Pasquale Pugliese e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Rete di Lilliput ed in numerose iniziative di pace, e' stato il principale promotore dell'iniziativa delle "biciclettate nonviolente"] Il "varco della storia" non e' una strada larga ed asfaltata, ma un sentiero di montagna, a volte impervio, a volte piu' leggero. Sicuramente lungo, bello ma faticoso; dove si respira aria pura, sgorga l'acqua limpida e si sudano le maglie. Il sentiero ti mette alla prova, personalmente e profondamente, a partire dai piedi doloranti, ma le piaghe - piccole o grandi - sono alleviate dalla solidarieta' fraterna dei compagni di cammino. Il sentiero di montagna spesso fa dei giri apparentemente inutili, se non viziosi, e ti sembra di allungare la strada, di perdere tempo e, a volte, di tornare indietro. Ogni discesa a valle, fino al ruscello, e' solo la preparazione ad una nuova risalita. Ma quando sei in vetta e guardi intorno ti accorgi di aver scavallato una montagna e, dopo, un'altra ancora. Di tanto in tanto, il sentiero incrocia qualcuna di quelle strade larghe ed asfaltate, sulle quali corrono le macchine, dove anche tu hai la tentazione di salire e magari andare... Ma quasi subito il sentiero si immerge ancora nel bosco, per riapparire piu' avanti. E tu con lui. Non attraversa i ponti, il sentiero di montagna, ma vi passa sotto, tra i piloni. E' un sentiero che si puo' percorrere solo a piedi, lentamente e dolcemente, e nonostante cio' il gruppo dei camminanti si sfilaccia, prima in alcuni tronconi, dopo in tanti gruppetti. Poi qualcuno va troppo avanti e qualcun altro rimane troppo indietro, finche' ad un certo punto i primi si fermano ad aspettare gli ultimi e gli ultimi vogliono arrivare con le loro gambe. E per uno che prende una scorciatoia un altro si aggiunge al gruppo: accoglie chiunque il sentiero di montagna, se ha forza e voglia di camminare. Infine si fa sera. A sera, tutti insieme, si entra in citta' e tutti insieme, stanchi, si fa festa. E il giorno dopo, all'alba, si riparte. "La nonviolenza e' antica come le montagne" e faticosa e bella come i loro sentieri: non e' cio' che tutti i giorni sperimentano le donne e gli uomini in cammino? 3. LUTTI. GIULIO VITTORANGELI: IN RICORDO DI XABIER GOROSTIAGA [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'". Tra le opere di Xabier Gorostiaga: (a cura di, con George Irvin), Un'alternativa politica per l'America Centrale, Edizioni Associate, Roma 1986] E' morto pochi giorni fa Xabier Gorostiaga, gesuita, gia' rettore dell'Universita' Centroamericana. Arrivato in Nicaragua nel 1961 se ne ando' durante la dittatura somozista per ritornare nel paese dopo il 1979. Consigliere del governo sandinista, rivesti' il ruolo di direttore del ministero della pianificazione e poi lavoro' intensamente nell'Istituto nicaraguese di studi sociali (Inies) e nella Coordinadora regional de investigaciones economicas y sociales (Cries). Collaboro' anche con le riviste "Pensamento proprio" e "Envio". Durante gli anni '90 visse personalmente le lotte per il 6% degli studenti universitari. Dispiace, e fa male, vedere come nessuno in Italia abbia dato notizia di questa scomparsa. Strano destino della rivoluzione sandinista e di chi (grande o piccolo, famoso o sconosciuto, intellettuale o semplice militante), ha speso tutto se stesso per questa causa. Strano destino, perche' e' diventata una delle tante rivolte, oggi ignorate, che hanno segnato la storia recente dell'America Latina. Come dire che le vittorie hanno molti padri e padrini, mentre le sconfitte restano orfane. Eppure mezzo mondo, negli anni ottanta, ha amato e difeso il sandinismo. Era la novita' di una rivoluzione popolare (sembrava fondare "una nuova speranza") rispetto ad altre rivoluzioni di ispirazione marxista: il pluralismo politico, l'economia mista, il nonallineamento a livello internazionale; l'originalita' di un marxismo sandinista, non economicista ma umanista, non ostaggio dell'ateismo scientifico, ma aperto all'apporto etico e rivoluzionario della fede cristiana. Di tutto questo Xabier Gorostiaga e' stato interprete e protagonista, a dimostrazione che la storia non la fanno solo i potenti ne' solo le avanguardie militanti. * Lo ricordiamo con le sue stesse parole, una brevissima sintesi dell'intervento (non rivisto dall'autore) che tenne all'assemblea nazionale dell'Associazione Italia-Nicaragua, a Rimini nell'ottobre 1990, all'indomani dell'imprevista sconfitta elettorale del Fronte sandinista (Fsln); perche', come e' stato scritto, la storia non e' finita e gli uomini, come Xabier Gorostiaga, hanno piantato semi che germineranno. "Nel momento in cui e' terminato lo scontro est-ovest e' apparso all'orizzonte quello, piu' autentico e crudo, rappresentato da nord-sud e capitale-lavoro. Il nord e' contro il sud e il capitale contro il lavoro come non mai nella storia. C'e' tutta la storica dominazione del nord sul sud, la dipendenza della periferia dal centro del sistema. Questa bilancia nord-sud e capitale-lavoro, presenta tre elementi strutturali: la dematerializzazione, l'automatizzazione e la rivoluzione tecnologica. La dematerializzazione della produzione: per ogni prodotto occorre meno materiale di quello che serviva 25 anni fa. In Giappone dal 1965 al 1985 l'utilizzo di materiale e' calato del 39%. Questo significa che la materia prima che produce il terzo mondo vale sempre meno. L'automatizzazione: serve sempre meno manodopera nella produzione per l'elevata tecnicizzazione, vedi l'utilizzo dei robot. Il lavoro quindi perde valore in rapporto al capitale, sia nel sud che nel nord. La crisi dei sindacati in Europa non e' dovuta unicamente ad uno spostamento a destra, ma anche al fatto che il lavoro vale sempre meno. La rivoluzione tecnologica: si possono costruire sistemi artificiali per la produzione di materie prime, avvalendosi della biotecnologia e della nuova genetica. Qualsiasi tipo di solidarieta', affinche' non risulti artificiale, deve prendere coscienza di questi fenomeni, deve confrontarsi con la bilancia nord-sud e capitale-lavoro. Mai come adesso il nord e il sud hanno un destino comune, per la prima volta si parla di "villaggio globale". L'interdipendenza solidale, che prima era un sentimento, oggi e' una realta' strutturale. Siamo tutti sulla stessa barca che affonda. Credo che non sia accettabile, per l'intera umanita', che solo 600/800 milioni di persone controllino il potere economico, politico, istituzionale. Non e' possibile che il 20% dell'umanita' utilizzi l'80% della ricchezza mondiale. Questa insostenibile situazione e' gia' esplosiva. Basta pensare ai conflitti regionali, all'immigrazione caotica per cui il sud invade il nord del mondo. Lo sviluppo, o civilizzazione, "occidentale e cristiano" e' in crisi perche' non e' estendibile a tutta l'umanita', a tutto il pianeta terra, pena la sua distruzione... Il razzismo aumentera' perche' il cosiddetto "impero del male" si e' trasformato in "tugurio del male". Il tugurio del male e' il sud del mondo... Ci sara' una campagna di "satanizzazione". Prima i demoni erano quelli dell'est, ora i cattivi sono quelli del sud. Quindi sara' cattiva la teologia della liberazione, i movimenti di liberazione, i governi e i popoli che rivendicano l'autodeterminazione. Il tugurio del male sara' il nuovo fenomeno ideologico... Non possiamo fare solidarieta' se non abbiamo chiaro lo scontro in atto fra nord e sud, del capitale contro il lavoro". 4. MAESTRI. ROSSANA ROSSANDA: UN AMICO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 settembre 2003, che ha dedicato un ampio inserto a rendere omaggio a Aldo Natoli in occasione del suo novantesimo compleanno, inserto che la redazione cosi' ha presentato: "Questo inserto de 'Il manifesto' e' un omaggio al compleanno di Aldo Natoli: ragazzo del '13 e oggi, 20 settembre 2003, magnifico novantenne. Un tentativo di restituire a lui, ma soprattutto a noi - che facciamo questo giornale e ai nostri lettori che ogni giorno ci aiutano nell'impresa - memoria su una passione e un percorso rigoroso di vita. Dalla gioventu' degli studi e della clandestinita' antifascista, al carcere e alla direzione dei comunisti nella Roma delle borgate del dopoguerra, dalla battaglia contro il blocco della rendita urbana, alle svolte epocali a Est e in Cina, dalla stagione del '68 e della lotta contro la guerra americana in Vietnam, alla radiazione dal Pci del gruppo del 'Manifesto', dal lavoro di ricerca sulla rivista e dalla fondazione del quotidiano, alle rotture interne su elezioni e forma organizzativa, fino all'innovativo studio su Gramsci. La vita di un 'comunista senza partito' che consideriamo ancora un nostro punto di riferimento". Rossana Rossanda e' nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista, dirigente del Pci (fino alla radiazione nel 1969 per aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in rapporto con le figure piu' vive della cultura contemporanea, fondatrice del "Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu' drammatica attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti. Opere di Rossana Rossanda: Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996. Ma la maggior parte del lavoro intellettuale, della testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta culturale e politica di Rossana Rossanda e' tuttora dispersa in articoli, saggi e interventi pubblicati in giornali e riviste] Aldo Natoli e' un bellissimo uomo che compie oggi novanta anni. Asciutto, scattante, elegante - mi si permetta di cominciare in questo modo poco canonico. Lo conobbi verso la meta' degli anni cinquanta, e mi colpi' quanto poco somigliasse al comunista popolano anzi plebeo cantato da Pasolini e che i "romani" opponevano con ironia a noi milanesi cultori del poco pittoresco proletariato di fabbrica. Aldo Natoli non era certo un'anima semplice, e aveva un passato favoloso: era stato un cospiratore antifascista, condannato da uno degli ultimi processi del regime, aveva fatto la Resistenza e poi, primo segretario della federazione, aveva costruito il partito comunista a Roma. Dal Campidoglio aveva lanciato con "L'Espresso" la campagna "Capitale corrotta, nazione infetta", era deputato, era medico, sapeva di letteratura francese quasi quanto il fratello Glauco, e tutto di storia e politica del Novecento. E sempre senza scomporsi parlava al microfono d'una piazza, della Camera, in borgata o si appartava a leggersi i lirici tedeschi. Insomma un compagno importante, non molto piu' grande ma quanto bastava per impormi rispetto. Lo trovavo al comitato centrale, dove arrivavo assai dopo di lui e alla Camera e a "Rinascita" - nel breve periodo in cui Togliatti la cambio'. Ci riconoscevamo presto come coloro fra i compagni cui la fine degli anni cinquanta poneva molti interrogativi. Non quelli sull'Urss, che ci avevano angosciato nel 1956 e avrebbero indotto Natoli a lavorare sullo stalinismo; ma una domanda sul Pci davanti alla prima grande modernizzazione del paese, che ne cambiava lo scenario sociale. Un giorno che ero calata da Milano per non so quale riunione, mi invita a colazione come niente fosse in via Veneto (il poverismo del 1968 non era ancora di moda, si era poveri davvero) e al momento di pagare scopri' di non avere il portafoglio. Un gentiluomo assai confuso e io deliziata della sua confusione, da quel momento diventammo amici. * Assieme o da vicino e da lontano, formavamo con altri quella sinistra ingraiana, che Ingrao non si sogno' mai di organizzare - e non si organizzo' mai come frazione; erano comuni le domande, i dubbi, il confronto delle diverse esperienze -, l'Italia cambiava, l'economia era partita nel boom, mutavano le soggettivita' operaie, specie degli immigrati dal sud al nord, mutavano i costumi e i valori privati. L'estate del 1960 vide i ragazzi in maglietta a striscie scendere in strada a Genova e, assieme ai portuali, cacciare i fascisti del Msi. La Cgil, dove aveva preso un grande ruolo Trentin alla testa della Fiom, cresceva. Alle elezioni del maggio 1963 il Pci fece un balzo in avanti, la Democrazia cristiana prese un colpo solenne e Aldo Moro pianse a San Pellegrino. Insomma andavamo forte, ma andavamo giusto? Con Aldo si compartiva un dubbio di fondo: il gruppo dirigente era persuaso che il capitale fosse incapace di fare il suo mestiere e che l'apertura della Dc ai socialisti avrebbe trascinato anche noi al governo. Noi dubitavamo e degli effetti della modernizzazione capitalista e del centro sinistra. Io ero ormai a Roma, responsabile degli intellettuali a Botteghe Oscure dove demolivo coscienziosamente le commissioni dei pittori, cinematografari, scrittori, scienziati comunisti che venivano a prendere la linea, convinta che su questi terreni il Pci non dovesse metter becco, occupandosi invece sul serio degli apparati ideologici dello stato, impostando una ricerca non "marxista leninista" o "nazional popolare" ma marxista, cosa poco praticata e anzi sospetta. Natoli lo incontravo nel Comitato centrale, dove avanzavamo le prime sortite - il mondo si muoveva, l'Algeria si liberava, cominciava l'agitazione nei campus americani sui diritti civili, contro la guerra al Vietnam. Della quale Natoli si occupava specialmente e con cui tesse' rapporti che durarono a lungo. Non ci persuadeva la pacifica coesistenza mentre gli Usa compivano l'escalation militare. E si era aperta la falla tra Urss e Cina. * Molti di noi volevano andare a fondo in quello spaccarsi della terra e delle idee. E neppure ci rendemmo conto quanto fastidio dessimo. Con la morte di Togliatti si era aperta la successione, era una battaglia di linea fra Amendola e Ingrao. Nel 1966 all'XI congresso Berlinguer si alleo' ad Amendola e si passo' allo sterminio degli ingraiani. Io ero gia' stata liquidata nel 1965, e non pianse nessuno. Natoli restava un outsider a Roma, mentre Pintor, Magri, Castellina furono tutti emarginati. Col risultato che - esplosione del 1968 e invasione della Cecoslovacchia aiutando - quello che sarebbe stato "Il manifesto" dette battaglia da tutte le parti: esprimevamo inquietudini e bisogni comuni. Al XII congresso nel 1969 arrivammo solo in tre con diritto di parola, Natoli, Pintor ed io, e solo io con diritto di voto: il meccanismo delle recinzioni era perfetto. Parlammo per tre mattine di fila, ascoltati da una immensa sala che si riempiva presto per assistere al torneo, giornalisti inclusi - i comunisti adoravano il dissenso di sinistra purche' alla fine rientrasse. Natoli, Pintor ed io fummo riproposti al comitato centrale. Ma non avemmo piu' nessun incarico - ammessi ma all'indice. Cosi' nacque l'idea di dare alle nostre idee una continuita', un laboratorio - una rivista. Aldo Natoli, Lucio Magri, Luigi Pintor, Luciana Castellina, Ninetta Zandegiacomi, Valentino Parlato ed io pensammo che stavamo sfidando il partito e imponendo un dibattito. Il dibattito dilago' ma, in capo a tre comitati centrali, il Pci ci mise fuori. Proprio ad Aldo, Paolo Bufalini doveva dire che i sovietici avevano messo in riscossione la cambiale - che forse Berlinguer aveva simbolicamente firmato riproponendoci in comitato centrale dopo i forti attacchi all'Urss. Nella seduta del Comitato centrale del 24 novembre 1969 ci tenevamo vicini, Natoli, Pintor ed io, quando si aprirono le porte, sempre sbarrate, ai fotografi perche' fotografassero liberamente i reietti. Fu Aldo a fare la dichiarazione finale e non gli perdonarono di avere detto, con l'abituale nettezza, che si poteva essere comunisti senza la tessera del Pci. * Aldo scrisse sul "Manifesto" mensile fin dal primo numero - discutevamo assieme tutto piu' volte alla settimana. A lui interessava naturalmente di b atter la linea di Amendola e la voglia di entrare al governo, ma il suo lavoro piu' profondo era sul Vietnam e la controversia fra Urss e Cina, che investiva la natura stessa d'una transizione e l'idea del socialismo. Sul "Manifesto" la rivoluzione culturale cinese fu approfondita con documenti e analisi come in nessun'altra parte d'Europa, con l'aiuto di Lisa Foa e Maria Regis. Ma Aldo fu anche d'accordo con l'avventura del quotidiano proposta da Luigi Pintor, se pur la famosa grafica di Trevisani non lo entusiasmo'. Lo irritava supremamente il dover attenersi non alla dimensione del ragionamento ma a quella della messa in pagina. Ma lavorammo felici, Lisa Foa, lui ed io ed un solo giornalista vero, Luca Trevisani. Eravamo tutto il giorno in via Tomacelli a pesare fra le avare agenzie, e a commentare il mondo, come allora nessun giornale faceva e da noi imparo' a fare. Solo che Aldo non si divertiva affatto nel casino che imperversava in un quotidiano povero, militante, pieno di ragazzi che aborrivano ogni disciplina e piu' inclini allo slogan che alla riflessione, e che in piu' si doveva fare e chiudere in fretta. Eternamente un semilavorato, non c'era mai tempo di discutere a fondo qualcosa. Ma questa era una questione di metodo, che bruciava alla sua cultura esigente. Piu' grave fu il suo dissenso sul fare del "Manifesto", che era ormai una societa' diffusa, un vero e proprio partito. Tutta l'ondata del sessantotto tendeva a coagularsi in gruppi, che ci annusavano, diffidando peraltro di noi ex comunisti, quindi sospetti di non farla facile e di eccessi di prudenza. Natoli preferiva un lavorio alla base che una organizzazione verticalizzata e il confronto con gruppi leaderisti e tendenti all'estremismo. Ma anche la maggior parte di quella che stava diventando la nostra base premeva per darsi una organizzazione, un nome, un peso nelle citta' dove operava, non le bastava leggere e diffondere "Il manifesto", premeva per una accelerazione. Su questo la pensavamo diversamente e la divisione avvenne sulle elezioni del 1972: essere presenti o no? Assenti, dicemmo Natoli ed io. Presenti, dissero Pintor e Parlato e quasi tutto il "Manifesto" periferico. Presenti disse, dopo una esitazione, Magri che dirigeva la rete centrale e periferica. La gente accorse in grandiosi comizi, ci applaudi' e voto' per il Pci, scatto' il voto utile. Disperdemmo un milione di suffragi. Natoli si dimise dal gruppo dirigente. Continuo' a scrivere sul giornale, ma allora fini' la storia comune con "Il manifesto", che avrebbe conosciuto altre separazioni, speranze e delusioni. * Aldo continuo' a lavorare con alcuni circoli di Roma, e si deve anche a lui se furono a lungo attivi e riflessivi. Ma in lui si faceva sempre piu' forte il bisogno di interrogarsi sulla storia del movimento comunista - e a questo si dedica da allora, spesso in collaborazione con l'Universita' di Urbino. Negli archivi dell'Istituto Gramsci avrebbe incontrato il carteggio di Gramsci con Tatiana Schucht, sul quale nessuno s'era ancora soffermato. Gramsci fra partito in carcere e partito a Mosca, Gramsci e la sua famiglia, una storia straziante e decisiva per capire molte cose. Natoli fu il primo a inoltrarvisi, con scrupolo da filologo e intelligenza di mezzo secolo di milizia comunista. Non fu accolto con grande entusiasmo ne' dall'Istituto Gramsci ne' dagli storici di professione, che non amano le incursioni dei non addetti ai lavori. E' una ricerca che continua. * C'e' un carattere "natoliano", qualcosa di indelebilmente suo? Si', c'e'. E' il rigore nel metodo, la capacita' di guardare ai processi in tempi lunghi, la diffidenza dallo scommettere sul breve termine. Sulla sua linea "Il manifesto" si sarebbe radicato di piu' nella societa', sarebbe riuscito a impedire la deriva che oggi sta portando alla fine di quella che era stata la piu' forte sinistra d'Europa? Non saprei affermarlo. Forse era tardi, le culture della sinistra erano spezzate e non componibili. Forse si soffoca nei tempi lunghi come nella stretta dei tempi brevi. Tutte le domande che ci facemmo nella seconda meta' del secolo sono aperte. Non hanno vinto le idee in cui credevamo, e vediamo i piu' andarsene come pecore matte verso un futuro crudele pensando che eravamo noi a esser pazzi. Pazzi? Non credo. Et s'il etait a' refaire, je referais ce chemin, ebbe a scrivere Eluard. Si', se fosse da rifare, Aldo Natoli rifarebbe questa strada. Non c'e' neppur bisogno di augurargli di essere ancora a lungo quel che e'. La storia non e' finita e gli uomini come lui hanno piantato dei semi che germineranno. 5. RIFLESSIONE. NAOMI KLEIN: LE GUERRE DEL LIBERO MERCATO [Dal sito di "Nuovi mondi media", www.nuovimondimedia.it, riprendiamo la traduzione di questo recente articolo di Naomi Klein, gia' apparso su "The Nation". Naomi Klein, nata a Montreal (Canada) nel 1970, e' giornalista e saggista, appassionata militante, testimone e studiosa del "movimento dei movimenti" che si batte contro guerra e ingiustizie globali; e' autrice di No logo, Baldini & Castoldi, Milano 2001 (un libro documentario e divulgativo che ha avuto un'ampia circolazione e influenza), e di Recinti e finestre, Baldini & Castoldi, Milano 2003 (una raccolta di interventi scritti tra il 1999 e il 2002)] Lunedi' scorso sette attivisti del movimento contro la privatizzazione sono stati arrestati a Soweto per aver impedito l'installazione di contatori dell'acqua a scheda prepagata. Questi contatori sono la risposta della privatizzazione al fatto che milioni di sudafricani poveri non possono pagare la bolletta dell'acqua. Il nuovo sistema funziona come i telefonini a scheda prepagata, se non per il fatto che quando finisce il credito non muore un telefonino ma esseri umani, che bevono acqua infestata dal colera. Nello stesso giorno si sono impantanate le trattative dell'Argentina col Fondo monetario internazionale. Il punto di dissenso era l'aumento dei prezzi dei servizi di pubblica utilita' forniti dalle societa' privatizzate. In un paese dove il 50% della popolazione vive in poverta', l'Fmi chiede che le multinazionali dell'acqua e dell'elettricita' aumentino i prezzi addirittura del 30%. Durante un summit commerciale, le polemiche sulla privatizzazione possono sembrare astratte e insensate. Sul campo esse sono chiare ed urgenti come il diritto alla sopravvivenza. Dopo l'11 settembre, gli intellettuali di destra non avevano potuto affossare abbastanza rapidamente il movimento. Fummo allegramente informati che in tempo di guerra argomenti futili come la privatizzazione delle aziende idriche non interessano a nessuno. Buona parte del movimento pacifista Usa e' caduto in una trappola analoga: non e' il momento di discutere di argomenti di economia che ci dividono, bisogna unirsi per chiedere tutti insieme la pace. Il risultato di queste assurdita' si e' visto questa settimana a Cancun, dove migliaia di attivisti si sono uniti nel dichiarare che i modelli economici brutali perseguiti dall'Organizzazione mondiale del commercio (in sigla: Wto) sono gia' in se' una forma di guerra. Guerra perche' la privatizzazione e la deregolamentazione uccidono, spingendo verso l'alto il prezzo di prodotti di prima necessita' come acqua e farmaci, e verso il basso quello di prodotti commerciali grezzi come il caffe', rendendo cosi' insostenibile l'agricoltura non latifondista. Guerra perche' quelli che resistono e "rifiutano di scomparire", come dicono gli zapatisti, vengono spesso arrestati, picchiati e persino ammazzati. Guerra perche' quando questo tipo di repressione a bassa intensita' non riesce a spianare la strada alla liberta' delle multinazionali, allora inizia la guerra vera. Le proteste globali contro la guerra che hanno sorpreso il mondo il 15 febbraio sono nate grazie alla rete costruita in anni di attivita' globalizzatrice, da Indymedia al World social forum. Nonostante i tentativi di mantenere divisi i movimenti, il loro futuro e' nella convergenza raggiunta a Cancun. I movimenti in passato hanno lottato contro le guerre senza tenere conto degli interessi economici dietro di esse, o per un'economia giusta senza tenere conto del potere militare. Gli attivisti di oggi, esperti ormai di argomenti economici, non faranno lo stesso errore. Prendi Rachel Corrie. Nonostante sia impressa nella nostra memoria come la ventitreenne in giubbino arancione col coraggio di sfidare i bulldozer israeliani, Corrie aveva gia' intuito la minaccia ancora piu' grave che si profila dietro la forza militare. "Io penso che sia controproducente attirare l'attenzione solamente sui punti estremi - demolizioni di case, sparatorie, aperta violenza", scrisse in una delle sue ultime e-mail. "Molto di cio' che sta accadendo a Rafah e' legato a questa lenta eliminazione della capacita' delle persone di sopravvivere. L'acqua per esempio sembra critica e invisibile". La "battaglia di Seattle" del 1999 fu la prima protesta di Rachel Corrie. Quando arrivo' a Gaza era gia' allenata ad osservare la repressione non solo in superficie, ma a scavare piu' a fondo, ricercando gli interessi economici serviti dagli attacchi israeliani. Questa ricerca, interrotta con il suo omicidio, porto' Rachel Corrie alle sorgenti degli insediamenti vicini, che lei sospettava deviare acqua preziosa da Gaza alle colture israeliane. Allo stesso modo, quando Washington ha cominciato ad assegnare i contratti per la ricostruzione in Iraq, i veterani del dibattito sulla globalizzazione hanno subito notato i nomi familiari di quelli che piu' spingono per privatizzare e deregolamentare, Bechtel e Halliburton. Se la ricostruzione e' in mano a loro, l'Iraq non verra' ricostruito ma venduto. Anche chi si e' opposto alla guerra solo per il modo in cui e' stata portata avanti (senza l'approvazione dell'Onu, senza prove sufficienti della pericolosita' imminente dell'Iraq) ora dovrebbe cercare di capire perche' e' stata fatta: per portare avanti la stessa politica che e' stata contestata a Cancun - privatizzazione massiccia, accesso illimitato per le multinazionali, e tagli drastici al settore pubblico. Come ha scritto recentemente Robert Fisk nel "The Independent", l'uniforme di Paul Bremer la dice lunga: "giacca, cravatta e stivali da combattimento". L'Iraq occupato sta diventando un laboratorio distorto dell'economia di libero mercato senza regole, in modo simile al Cile dei "Chicago boys" di Milton Friedman dopo il colpo di stato del 1973. Friedman lo chiamava "trattamento shock" mentre, come in Iraq, si trattava di furto a mano armata a danno di un popolo ancora sotto l'effetto della guerra. Sempre parlando del Cile, l'amministrazione Bush ha fatto sapere che, se le trattative di Cancun non andranno in porto, andra' semplicemente avanti con trattati commerciali bilaterali, come quello appena firmato in Cile. Insignificante in termini economici, il trattato e' invece importante perche' funge da cuneo: Washington lo sta gia' utilizzando per costringere Brasile e Argentina a sostenere l'Ftaa (area di libero commercio delle Americhe), a rischio di rimanere indietro. Trent'anni sono passati da quell'altro 11 settembre, quando il generale Augusto Pinochet, con l'aiuto della Cia, introdusse il libero mercato nel Cile "con sangue e fuoco", come dicono in America Latina. Quel terrore sta pagando ancora i suoi dividendi: la sinistra non ha piu' recuperato e il Cile rimane il paese piu' malleabile della regione, pronto ad eseguire gli ordini di Washington anche se i suoi vicini respingono il neoliberalismo nei seggi elettorali e per le strade. Nell'agosto del 1976 la nostra rivista pubblico' un articolo scritto da Orlando Letelier, ministro degli esteri del governo di Salvador Allende che fu rovesciato. Letelier era frustrato da una comunita' internazionale che definiva un orrore gli abusi dei diritti umani compiuti da Pinochet ma sosteneva la sua politica di libero mercato, rifiutando di vedere "la forza brutale richiesta per ottenere quei risultati. Repressione per la massa e 'liberta' economica' per piccoli gruppi privilegiati sono in Cile due facce della stessa medaglia". Meno di un mese dopo Letelier fu ucciso da un'autobomba a Washington Dc. I grandi nemici del terrore non perdono mai di vista gli interessi economici che si nascondono sotto l'uso della violenza, ne' la violenza del capitalismo stesso. Letelier l'aveva capito. Cosi' Rachel Corrie. Mentre i nostri movimenti convergono a Cancun, noi dovremmo fare lo stesso. 6. INCONTRI. IL SEMINARIO DI DIOTIMA A VERONA DAL 3 OTTOBRE AL 5 DICEMBRE [Dal sito della libreria delle donne di Milano, www.libreriadelledonne.it, riprendiamo questa notizia. La comunita' filosofica femminile di Diotima e' una delle piu' rilevanti esperienze di riflessione degli ultimi decenni, e il suo lavoro teorico e relazionale costituisce a nostro avviso un contributo fondamentale alla nonviolenza in cammino] Grande seminario di Diotima sul tema: "Il lavoro del negativo". Universita' di Verona, facolta' di lettere e filosofia, via S. Francesco 22 Verona (aula T8), 3 ottobre - 5 dicembre 2003. C'e' del negativo nelle nostre vite. Esso opera in tanti modi nel cuore dell'esistenza, scavando buchi, modificando identita', sgretolando certezze, ferendo sia nell'animo che nel corpo. La nostra tendenza e' di coprirlo, di ignorarlo, di negarlo o di immaginare magiche soluzioni. Per il seminario di quest'anno Diotima propone di pensare al lavoro che il negativo riesce a fare, come sciogliere legami non liberi, sgombrare la mente da costruzioni inutili, alleggerire la volonta' da fardelli insensati. E' un tema che attrae e respinge. Mostra come all'"io" capiti di smettere di tenere unita e coerente la vita al suo senso, di legare il bene al male, il reale al linguaggio. Gli capita che si disgreghi il mondo che conosce: cio' che e' unito si separa, la sua stessa identita' si trasforma, prendendo vie sconosciute. Non e' forse il diavolo il simbolo di cio' che separa, disgrega, disordina? E' forse il simbolo del negativo? Si' e no, non e' detto. Nella civilta' che la nostra epoca sopporta e' da tempo che il negativo ha scavato vuoti, mescolando situazioni prima distinte, facendo smottare la terra, che frana per il vuoto che si e' aperto, portando alla luce antichi e nuovi tesori nascosti. Che fare di fronte a questi segni che molte donne, noi prima di tutto, riconoscono in se' e vedono fuori di se'? Assecondarli? Arginarli? O semplicemente accompagnarli? Ha senso politico continuare a reggere con pazienza cio' che si e' fatto rigido e pesante come un macigno e che impedisce la fluidita' di pratiche politiche nuove? Penso alla sterilita' di molti scambi tra donne e uomini, ognuno preso dal "proprio", all'irrigidirsi nella difesa di identita' conquistate, all'incrostarsi ideologico di certe politiche femminili, e soprattutto alla cristallizzazione dei conflitti, che, da occasioni di modificazione, finiscono, ora molto piu' di un tempo, con il fissarsi in opposizioni di forze che si giocano in pure contrapposizioni falliche, mortifere. Forse puo' nascere qualcosa di vitale dallo scioglimento di cio' che e' duro e rigido, e che si e' fatto tale nel tempo. Il primo passo e' dire si' alla valorizzazione dei vuoti che si sono creati, accettando di correre il rischio di perdersi. Su questo tema sono state gia' scritte pagine interessanti. Penso ai romanzi di Ivy Compton Burnett. A Marguerite Yourcenar di Il tempo, grande scultore (Einaudi). L'ultimo libro di Diotima (Approfittare dell'assenza, Liguori). Due testi di Luisa Muraro: L'arte di disfare le maglie in La folla nel cuore (Pratiche) e Il dio delle donne (Mondadori), in particolare l'introduzione. Un classico del pensiero maschile su questo: Alexandre Kojeve, La dialettica e l'idea della morte in Hegel (Einaudi). Qui di seguito viene dato il calendario dei seminari. Si notera' leggendolo che l'incontro del 5 dicembre, l'ultimo, "risponda" ad un altro tema: a quello dello scorso anno che portava come titolo "Donne e uomini: anno zero". E' successo che alcuni uomini abbiano riflettuto tra di loro a partire da quel seminario e portino su nostro invito alcune questioni da discutere assieme con le donne e gli uomini presenti. * Programma - 3 ottobre ore 17, Wanda Tommasi, La scrittura del deserto. - 10 ottobre ore 17, Rita Fulco, "Perche' mi fai male?". Simone Weil di fronte all'ingiustizia assoluta. - 17 ottobre ore 17, Delfina Lusiardi e Daniela Riboli, A contatto del male senza farsi male. - 31 ottobre ore 17, Annarosa Buttarelli, Maledire, pregare, non domandare. - 7 novembre ore 17, Diana Sartori, La tentazione del bene. - 14 novembre ore 17, Eleonora Graziani, Al di qua del bene e del male. L'esperienza delle mistiche. - 21 novembre ore 17, Donatella Franchi e Barbara Verzini, Il pensiero della ferita nella body art. - 28 novembre ore 17, Monica Farnetti e Luisa Muraro, La lente scura: Anna Maria Ortese. E poi: - 5 dicembre ore 17, alcuni amici, Tra incudine e martello. (In risposta al seminario "Donne e uomini: anno zero"). 7. INCONTRI. INCONTRI SUI MAESTRI ITALIANI DELLA NONVIOLENZA A FERRARA [Dall'infaticabile animatrice di iniziative di pace, di solidarieta' e di nonviolenza Elena Buccoliero (per contatti: e.buccoliero at comune.fe.it), che ringraziamo, riceviamo e diffondiamo] Scuola della nonviolenza: ciclo di incontri sui maestri Italiani della nonviolenza. Tutti gli incontri hanno inizio alle ore 21 presso il Centro di documentazione "Alexander Langer", viale Cavour 142, Ferrara. - Venerdi' 17 ottobre: La proposta della nonviolenza. Ce ne parla Daniele Lugli, segretario del Movimento Nonviolento. Introduce Alberto Poggi. - Venerdi' 24 ottobre: Aldo Capitini. Ce ne parla Daniele Lugli, segretario del Movimento Nonviolento. Introduce Elena Buccoliero. - Venerdi' 31 ottobre: Alexander Langer. Ce ne parla Edi Rabini, della Fondazione "Alexander Langer" Stiftung. Introduce Roberto Dall'Olio. - Venerdi' 7 novembre: don Lorenzo Milani. Ce ne parla don Giovanni Nicolini, responsabile della Caritas di Bologna. Introduce Daniela Salvi. - Venerdi' 14 novembre: Danilo Dolci. Ce ne parla Sandro Mazzi, del Centro Studi Difesa Civile. Introduce Vito Martiello. - Venerdi' 21 novembre: don Zeno Saltini. Ce ne parla Sandro di Nomadelfia. Introduce Giordano Barioni. - Venerdi' 28 novembre: don Tonino Bello. Ce ne parla don Albino Bizzotto, dei "Beati i costruttori di pace". Introduce Alessandra Mambelli. - Venerdi' 5 dicembre: Piero Pinna. Ce ne parla... Piero Pinna. Introduce Daniele Lugli. * Per iscrizioni contattare il Centro di Documentazione "Alexander Langer", tel. 0532208383, oppure rivolgersi al negozio "Robe dell'altro mondo", corsso Porta Po 72, Ferrara. E' prevista una quota di partecipazione di 10 euro, 5 per studenti e per gli iscritti alle associazioni promotrici. Le scuole medie superiori interessate a proporre incontri presso le loro sedi possono farne richiesta anticipatamente contattando il Centro "Alexander Langer". L'iniziativa e' promossa da Ferrara Terzo Mondo, Movimento Nonviolento, Legambiente, Pax Christi. 8. INCONTRI. DONNE MIGRANTI, UN INCONTRO A TORINO [Dall'associazione Almaterra (per contatti: alma at arpnet.it) riceviamo e diffondiamo] Lunedi' 29 settembre 2003 alle ore 18 presso il Centro interculturale della citta' di Torino, in corso Taranto 160, all'interno delle iniziative della manifestazione "Identita' e differenza" la nostra associazione presentera' la ricerca sull'esperienza di inserimento lavorativo di donne migranti nelle banche dal titolo "Neanche nei nostri sogni piu' folli... storia di un percorso di pari opportunita' - migranti impiegate in banca" curata da Maria Viarengo e Farzaneh Gavahi. Associazioen Almaterra, Centro Interculturale delle Donne Alma Mater, via Norberto Rosa 13/a, 10154 Torino, tel. 01124.67.002, fax 0112056133, e-mail: alma at arpnet.it, sito: www.arpnet.it/alma 9. INCONTRI. VOCI DI DONNE DA MANTOVA A OUAGADOUGOU [Dal sito della libreria delle donne di Milano, www.libreriadelledonne.it, riprendiamo questa notizia] Il 7 settembre scorso si e' chiuso il Festival della letteratura di Mantova. Il 4 dicembre prossimo si aprira' il festival "Voci di donne" di Ouagadougou, in Burkina Faso, per quattro giorni. I due festival hanno in comune una forte presenza di donne, motivata dall'amore femminile della lettura e della scrittura. Il Burkina e' un piccolo paese nel cuore dell'Africa subsahariana, confinante con il Mali, il Niger, il Ghana. Lingua ufficiale, il francese: "Voix de femmes" s'intitola il festival, promosso dall'Associazione "Talents de femmes". Ouagadougou, la capitale, e' raggiungibile in aereo con volo diretto da Parigi. Di questo paese e della sua cultura ci ha parlato dapprima Serena Sartori, regista teatrale, che ci va spesso e ne ha scritto su "Via Dogana" n. 61, il numero dedicato a Liberta' senza emancipazione, dove c'e' anche il programma dell'Associazione Talents de femmes. Poi, in viaggio verso la Francia, e' venuta a Milano, ospite del Circolo della rosa, Odile Sankara, che e' tra le fondatrici dell'Associazione ed e' artista di teatro. A meta' novembre Odile tornera' al Circolo della rosa; ne daremo notizia. Verra' a ritirare il premio Grazia Zerman, vinto quest'anno dalla sua Associazione. Per chi vuole altre notizie sul Festival di Ouagadougou: Leontine Ouedraogo, direttrice del Festival, e-mail: jjj at fasonet.bj 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 682 del 23 settembre 2003
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