La nonviolenza e' in cammino. 682



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 682 del 23 settembre 2003

Sommario di questo numero:
1. Un forum a sostegno della lotta nonviolenta delle comunita' di pace in
Colombia
2. Pasquale Pugliese: il sentiero della nonviolenza
3. Giulio Vittorangeli: in ricordo di Xabier Gorostiaga
4. Rossana Rossanda: un amico
5. Naomi Klein: le guerre del libero mercato
6. Il seminario di Diotima a Verona dal 3 ottobre al 5 dicembre
7. Incontri sui maestri italiani della nonviolenza a Ferrara
8. Donne migranti, un incontro a Torino
9. Voci di donne da Mantova a Ouagadougou
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. UN FORUM A SOSTEGNO DELLA LOTTA NONVIOLENTA DELLE COMUNITA' DI
PACE IN COLOMBIA
[Da vari amici (l'infaticabile Carla Mariani dell'Ufficio per la pace del
Comune di Narni, Michele Ciricillo della Fondazione Basso, ed altri ancora)
riceviamo e diffondiamo notizia di questa importante iniziativa]
Forum Internazionale sui processi di resistenza civile nonviolenta delle
Comunita' di pace colombiane
E' una iniziativa collegata alla quinta assemblea dell'Onu dei popoli e
all'edizione 2003 della marcia per la pace Perugia-Assisi promosse dalla
Tavola per la pace e dal Coordinamento nazionale enti locali per la pace e
per i diritti umani.
L'attenzione sulla Colombia e' tradizionalmente dominata da due elementi: il
conflitto armato ed il narcotraffico. Quasi sempre le analisi si sono
limitate alla descrizione della perversa realta' che vive il paese ed alla
presentazione di numerose denunce, tutto cio' senza fare alcun riferimento a
possibili soluzioni e cio' nonostante l'esistenza di un gran numero di
processi locali e regionali che cercano di praticare iniziative di
convivenza e sviluppo alternativo favorevoli alla pace.
Con lo scopo di dare a queste esperienze propositive, realizzate da migliaia
di colombiani e colombiane nelle varie regioni del paese, il posto di
rilievo che meritano nel panorama nazionale e internazionale, e senza
dimenticare la grave crisi umanitaria che vive la Colombia, presentiamo il
secondo forum internazionale "Colombia vive". Il forum sara' una occasione
di incontro per pensare alla Colombia in termini di alternative di pace e
non solo di problemi, iniziando a riflettere sulla lotta nonviolenta per la
vita e la dignita' umana che le Comunita' di pace stanno portando avanti.
L'obiettivo che il forum si propone e' quello di rafforzare i legami di
scambio e sostegno tra questi processi di resistenza e di costruzione di
pace e le reti di solidarieta' italiane ed europee di associazioni ed enti
locali.
La Rete di solidarieta' a sostegno delle Comunita' di pace colombiane
dell'area del Choco' e dell'Uraba', costituitasi a Narni il 13 maggio 2003
fra diversi enti locali, organizzazioni ed associazioni, ha consentito la
realizzazione di questa seconda edizione del forum internazionale "Colombia
vive", che ci permettera' di conoscere direttamente dalle testimonianze dei
rappresentanti colombiani i processi di lotta per la difesa del territorio,
la vita e la dignita' umana.
*
Il programma
* Sabato 4 ottobre 2003
Ore 9: Saluto delle autorita' (Presidente del Consiglio Provinciale di
Terni, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Sindaco Comune di
Narni);
- Introduce e presiede il prof. Antonino Colajanni, docente di antropologia
sociale all'universita' "La sapienza" di Roma;
- Colombia oggi: Storia ed attualita' del conflitto sociale e politico in
Colombia (prof. Alfredo Molano, scrittore e docente di sociologia
dell'Universita' di Bogota');
- Geografia della speranza: esperienze di resistenza civile noviolenta
all'interno del conflitto colombiano (Nubia Castaneda Bustamante,
coordinatrice di Ruta Pacifica del Choco');
- Breve presentazione culturale (teatro/poesie della speranza, di Nube
Sandoval);
- Sfide e difficolta' per lo sviluppo della resistenza nonviolenta in
Colombia (mons. German Garcia Isaza, vescovo della diocesi di Apartado');
- Gruppi di lavoro: I lavori dei gruppi tenteranno di esaminare come poter
efficacemente sostenere i processi di resistenza civile nonviolenta nel
Choco' ed Uraba': 1. amministratori negli enti locali (coordinano F. Fossati
e N. Castaneda); 2. rappresentanti delle organizzazioni italiane ed europee
(coordinano D. Aster e A. Molano); 3. genere, diritti e soluzione dei
conflitti (coordinano A. Loretoni e M. Buritaca').
- Intervallo per il pranzo.
Ore 15,30: Un'esperienza di vita e di democrazia partecipativa
- Introduce la professoressa Bruna Peyrot, scrittrice; presiede Mara
Baronti, presidente della Commissione pari opportunita' della Regione
Toscana;
- La comunita' di San Jose' di Apartado' (Luis Edoardo Guerra);
- La comunita' del Cacarica (Rosalba Cordoba Bustamante);
- La comunita' di Jiguamiando' (Manuel Denis Blandon);
- Il Comitato di solidarieta' con la comunita' di San Francesco d''Assisi
(D. Astier);
- Assemblea costituente delle donne per la pace (Marta Buritaca' Cespedes);
- Gruppi di lavoro.
- Cena.
Ore 21,30: Spettacolo (Roland Ricaurte /Nube Sandoval)
* Domenica 5 ottobre 2003
Costruiamo un'Italia e un'Europa di pace e solidarieta'
Dalle ore 9 alle ore 13 si alterneranno tre tavole rotonde.
- Prima tavola: Speranze e limiti della diplomazia dal basso degli enti
locali. Parteciperanno gli enti locali promotori della Rete ed i
parlamentari italiani.
- Seconda tavola: Le sfide delle associazioni italiane ed europee: diritti
umani, cooperazione ed accompagnamento. Parteciperanno le associazioni
italiane ed europee ed i parlamentari europei.
- Terza tavola: Genere, diritti e soluzione dei conflitti. Parteciperanno le
Commissioni delle pari opportunita' degli enti locali promotori e le
invitate colombiane.
- Chiusura: presentazione del  documento finale destinato all'assemblea
dell'Onu dei popoli che si terra' a Perugia il 9-11 ottobre.
*
I principali relatori
- German Garcia Isaza, vescovo della diocesi di Apartado' e membro della
Conferenza Episcopale colombiana.
- Alfredo Molano Bravo, docente universitario di sociologia presso
l'Universita' Nazionale di Colombia, giornalista e scrittore. Gia'consulente
in questioni sociali e diritti umani delle Nazioni Unite. Ricercatore su
temi sociali ed ambientali, esperto dell'area del Choco' ed Uraba'.
Collabora con il periodico "El Espectador". Nel 2000 ha tenuto al Parlamento
Europeo una relazione sulle radici storiche del conflitto armato in
Colombia. Ha ricevuto vari riconoscimenti internazionali per le sue
attivita' di ricerca (Premio nazionale per le scienze umane), di giornalismo
(Premio Simon Bolivar), e di scrittore (Premio nazionale del Libro "Antonio
Narino"). Attualmente costretto all'esilio dopo minacce ed attentati
compiuti dalle formazioni paramilitari, tiene un corso di studi
latinoamericani presso l'Universita' di Stanford.
- Nubia Castaneda Bustamante, laureata in etica e formazione religiosa
dell'Universita' della Salle a Medellin Antioquia. Docente nel Centro
Biblico Cammino della diocesi di Quibdo'. Lavora nella Diocesi di Quibdo' e
fa parte della Commissione diocesana Vita, giustizia e pace. Coordinatrice
della "Via pacifica di donne contro la guerra" a livello regionale del
Choco'. Dal 1996, quando e' cresciuto il conflitto armato a Quibdo',
accompagna le donne sfollate vittime della violenza e dirige un corso di
formazione in diritti umani della donna. Sostenitrice dei diritti umani
delle donne si dichiara femminista, pacifista e contro le guerre e le
violenze come soluzione ai conflitti.
- Luis Eduardo Guerra Guerra, nato nella frazione Mulatos situata nel Comune
di San Jose' di Apartado'. Da giovane fece parte di comitati civici che
promuovevano e dirigevano marce e negoziazioni con lo Stato per esigere i
diritti fondamentali. Nel 1997, quando si costituisce la Comunita' di pace,
Luis Eduardo entra a fare parte del consiglio interno dove viene scelto come
coordinatore e rappresentante legale della comunita'. Nel 2001 Luis Eduardo
diventa coordinatore del processo della comunita' di Arcabuco, sita in
Boyaca'. Il processo di Arcabuco cerca di essere un spazio di costruzione
comunitaria per le famiglie di San Jose' piu' minacciate. Da 1997 e fino a
2003 Luis Eduardo svolge le funzioni di rappresentante ufficiale della
comunita' negli incontri con i rappresentanti dello stato colombiano ed e'
stato delegato della comunita' per fare visite ed incontri in Europa.
- Rosalba Cordoba Rengif, della Comunita' del Cacarica, afrodiscendente di
39 anni di eta'. Madre di una figlia di 21 anni, ha adottato altri quattro
figli. Animatrice dei processi delle donne per la semina organica del mais.
E' stata desplazada nel 1997 a causa della Operazione Genesis. Eletta come
interlocutrice con lo stato colombiano tra il 1997 e il 2000. Ha
rappresentato la comunita' di Cacarica negli Stati Uniti, Barranquilla,
Bogota', Cali e Medellin.
- Manuel Denis Blandon: rappresentante della Comunita' di Jiguamiando',
afrodiscendente di 35 anni di eta', sposato  e con una figlia. E' stato
desplazado dal 1997 e nel 1999 ritorno' alla sua comunita'. Durante la
resistenza civile della Comunita' sono state uccise 120 persone, negli
ultimi tre mesi sono state desaparecidas 7 persone. Al momento i superstiti
si sono rifugiati nella selva, e la' nascosti cercano di sopravvivere ai
bombardamenti e alle incursioni dei paramilitari.
- Marta Buritica Cespedes, laureata in pedagogia sociale comunitaria presso
l'Universita' pontificia bolivariana di Bogota'. Specializzata in storia
delle donne, politiche pubbliche, diritti umani e cultura della negoziazione
nei conflitti. Dirigente nazionale (la prima donna  con la carica di
presidente) del piu' grande sindacato colombiano: Central Unitaria de
Trabajadores - CUT, all'interno del quale ha inoltre coordinato il
dipartimento delle donne. E' stata coordinatrice nazionale e per la regione
andina della Marcha mundial de mujeres del 2000. Attualmente dirige la
Escuela de liderazgo femenino presso la Casa de la Mujer Cut.
- Bruna Peyrot, scrittrice, vive e lavora a Torino. Studiosa di storia
sociale, pubblicista, conduce da anni ricerche sulle identita' e le memorie
culturali. Collaboratrice di periodici e riviste, vincitrice di premi
letterari, e' autrice, fra l'altro, di La roccia dove Dio chiama. Viaggio
nella memoria valdese fra oralita' e scrittura (Forni, 1990); Vite discrete.
Corpi e immagini di donne valdesi (Rosenberg & Sellier, 1993); Storia di una
curatrice d'anime (Giunti, 1995); Prigioniere della Torre. Dall'assolutismo
alla tolleranza nel Settecento francese (Giunti, 1997); Dalla Scrittura alle
scritture (Rosenberg & Sellier, 1998); Una donna nomade: Miriam Castiglione,
una protestante in Puglia (Edizioni Lavoro, 2000); Mujeres. Donne colombiane
fra politica e spiritualita', (Citta' Aperta Edizioni, 2002).
- Antonino Colajanni, professore associato di antropologia sociale presso
l'Universita' di Roma "La sapienza", esperto di antropologia sudamericana e
di antropologia dello sviluppo. Consulente di organizzazioni internazionali
ed ong. Ha svolto ricerche sul campo sulle condizione delle popolazione
indigene e contadine dell'america latina: Ecuador, Colombia, Peru'. Ha
condotto viaggi di studio in Venezuela, Bolivia e Guatemala.
*
Sede dell'incontro
Villalago, Villa provinciale di Piediluco, Terni, tel. 0744368171.
Come raggiungere Villalago: situata sulla strada provinciale n. 9 Arronese
(deviazione al Km.2,500) e' raggiungibile sia dalla Statale 79 Ternana (
bivio in prossimita' di Piediluco) che dalla Statale Valnerina (bivio di
Arrone).
*
Per partecipare
Per ragioni organizzative (predisposizione cartelle, buoni pasto,
pernottamenti, ecc.) coloro che intendono partecipare al Forum sono pregati
di inviare al piu' presto alla segreteria organizzativa presso il Comune di
Narni (Tr) (fax: 0744747216, e-mail: cultura at comune.narni.tr.it) la seguente
scheda di partecipazione:
Forum "Colombia vive" - Villalago-Terni, 4 e 5 ottobre 2003
Cognome e nome..., via... n., cap..., citta'..., provincia..., associazione
o ente di appartenenza..., recapito telefonico..., fax..., posta
elettronica..., partecipa alle sessioni di..., intende pernottare a
Terni/Narni, arriva in..., richiede buoni pasto...
I dati richiesti verranno impiegati unicamente per l'organizzazione del
Forum e non saranno oggetto di comunicazione e/o diffusione (legge
675/1996).
*
Promotori
- per gli enti locali: Comune di Narni, Provincia di Terni, Consiglio
Regionale della Toscana, Commissione Regionale  per le pari opportunita' tra
uomo e donna del Consiglio Regionale della Toscana; Comune di Cascina (Pi);
Comune di Orsago (Tv); Comune di Montebelluna (Tv); Comune di Castellammare
di Stabia (Na);
- per le istituzioni ed organismi: Coordinamento nazionale enti locali per
la pace e per i diritti umani; Fondazione Internazionale Lelio Basso; Banca
Popolare Etica, Soci Lazio ed Umbria; CNA Terni e Narni; Coop Tevere;
Comunita' Montana Zona F - Valle del Nera, Monte S. Pancrazio;
- per le associazioni e ong: associazione "Narni per la pace"; Arciragazzi
di Narni; Amnesty International di Pisa, gruppo 10; Associazione Medina;
Cospe; Centro Studi Difesa Civile; Consorzio Pluriverso; Circolo culturale
"Primomaggio" di Bastia Umbra; Nexus Cgil Emilia Romagna.
*
Per informazioni
Carla Mariani, Comune di Narni, Ufficio per la pace, via della Pinciana 1,
05035 Narni (Tr), tel. 0744726362, 3292506684, fax: 0744726362, 0744715270,
e-mail: cultura at comune.narni.tr.it; Cecilia Furiani, Provincia di Terni,
Presidenza del consiglio, viale della Stazione 1, 05100 Terni, tel.
0744483637, fax: 0744483289, e-mail:
commissioniconsiliari at provincia.terni.it; Michele Ciricillo, Fondazione
Internazionale Lelio Basso, e-mail: mciricillo at libero.it

2. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: IL SENTIERO DELLA NONVIOLENZA
[Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per
averci messo a disposizione questa meditazione scritta durante la camminata
Assisi-Gubbio del 4-7 settembre 2003. Pasquale Pugliese e' impegnato nel
Movimento Nonviolento, nella Rete di Lilliput ed in numerose iniziative di
pace, e' stato il principale promotore dell'iniziativa delle "biciclettate
nonviolente"]
Il "varco della storia" non e' una strada larga ed asfaltata, ma un sentiero
di montagna, a volte impervio, a volte piu' leggero. Sicuramente lungo,
bello ma faticoso; dove si respira aria pura, sgorga l'acqua limpida e si
sudano le maglie. Il sentiero ti mette alla prova, personalmente e
profondamente, a partire dai piedi doloranti, ma le piaghe - piccole o
grandi - sono alleviate dalla solidarieta' fraterna dei compagni di cammino.
Il sentiero di montagna spesso fa dei giri apparentemente inutili, se non
viziosi, e ti sembra di allungare la strada, di perdere tempo e, a volte, di
tornare indietro. Ogni discesa a valle, fino al ruscello, e' solo la
preparazione ad una nuova risalita. Ma quando sei in vetta e guardi intorno
ti accorgi di aver scavallato una montagna e, dopo, un'altra ancora.
Di tanto in tanto, il sentiero incrocia qualcuna di quelle strade larghe ed
asfaltate, sulle quali corrono le macchine, dove anche tu hai la tentazione
di salire e magari andare... Ma  quasi subito il sentiero si immerge ancora
nel bosco, per riapparire piu' avanti. E tu con lui.
Non attraversa i ponti, il sentiero di montagna, ma vi passa sotto, tra i
piloni.
E' un sentiero che si puo' percorrere solo a piedi, lentamente e dolcemente,
e nonostante cio' il gruppo dei camminanti si sfilaccia, prima in alcuni
tronconi, dopo in tanti gruppetti. Poi qualcuno va troppo avanti e qualcun
altro rimane troppo indietro, finche' ad un certo punto i primi si fermano
ad aspettare gli ultimi e gli ultimi vogliono arrivare con le loro gambe. E
per uno che prende una scorciatoia un altro si aggiunge al gruppo: accoglie
chiunque il sentiero di montagna, se ha forza e voglia di camminare.
Infine si fa sera. A sera, tutti insieme, si entra in citta' e tutti
insieme, stanchi, si fa festa. E il giorno dopo, all'alba, si riparte.
"La nonviolenza e' antica come le montagne" e faticosa e bella come i loro
sentieri: non e' cio' che tutti i giorni sperimentano le donne e gli uomini
in cammino?

3. LUTTI. GIULIO VITTORANGELI: IN RICORDO DI XABIER GOROSTIAGA
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it)
per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali
collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre
1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e
alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una
lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il
responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso
numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in
rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche
un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento,
riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la
solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita'
pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti
di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni;
tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati
gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e
le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di
innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio
1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica
desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita'
umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione,
Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da
soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa
Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica,
Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali,
Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca
della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta'
internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente
insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di
politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale
viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997).
Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'". Tra le opere di Xabier
Gorostiaga: (a cura di, con George Irvin), Un'alternativa politica per
l'America Centrale, Edizioni Associate, Roma 1986]
E' morto pochi giorni fa Xabier Gorostiaga, gesuita, gia' rettore
dell'Universita' Centroamericana. Arrivato in Nicaragua nel 1961 se ne ando'
durante la dittatura somozista per ritornare nel paese dopo il 1979.
Consigliere del governo sandinista, rivesti' il ruolo di direttore del
ministero della pianificazione e poi lavoro' intensamente nell'Istituto
nicaraguese di studi sociali (Inies) e nella Coordinadora regional de
investigaciones economicas y sociales (Cries). Collaboro' anche con le
riviste "Pensamento proprio" e "Envio". Durante gli anni '90 visse
personalmente le lotte per il 6% degli studenti universitari.
Dispiace, e fa male, vedere come nessuno in Italia abbia dato notizia di
questa scomparsa. Strano destino della rivoluzione sandinista e di chi
(grande o piccolo, famoso o sconosciuto, intellettuale o semplice
militante), ha speso tutto se stesso per questa causa. Strano destino,
perche' e' diventata una delle tante rivolte, oggi ignorate, che hanno
segnato la storia recente dell'America Latina. Come dire che le vittorie
hanno molti padri e padrini, mentre le sconfitte restano orfane.
Eppure mezzo mondo, negli anni ottanta, ha amato e difeso il sandinismo. Era
la novita' di una rivoluzione popolare (sembrava fondare "una nuova
speranza") rispetto ad altre rivoluzioni di ispirazione marxista: il
pluralismo politico, l'economia mista, il nonallineamento a livello
internazionale; l'originalita' di un marxismo sandinista, non economicista
ma umanista, non ostaggio dell'ateismo scientifico, ma aperto all'apporto
etico e rivoluzionario della fede cristiana.
Di tutto questo Xabier Gorostiaga e' stato interprete e protagonista, a
dimostrazione che la storia non la fanno solo i potenti ne' solo le
avanguardie militanti.
*
Lo ricordiamo con le sue stesse parole, una brevissima sintesi
dell'intervento (non rivisto dall'autore) che tenne all'assemblea nazionale
dell'Associazione Italia-Nicaragua, a Rimini nell'ottobre 1990, all'indomani
dell'imprevista sconfitta elettorale del Fronte sandinista (Fsln); perche',
come e' stato scritto, la storia non e' finita e gli uomini, come Xabier
Gorostiaga, hanno piantato semi che germineranno.
"Nel momento in cui e' terminato lo scontro est-ovest e' apparso
all'orizzonte quello, piu' autentico e crudo, rappresentato da nord-sud e
capitale-lavoro. Il nord e' contro il sud e il capitale contro il lavoro
come non mai nella storia. C'e' tutta la storica dominazione del nord sul
sud, la dipendenza della periferia dal centro del sistema.
Questa bilancia nord-sud e capitale-lavoro, presenta tre elementi
strutturali: la dematerializzazione, l'automatizzazione e la rivoluzione
tecnologica.
La dematerializzazione della produzione: per ogni prodotto occorre meno
materiale di quello che serviva 25 anni fa. In Giappone dal 1965 al 1985
l'utilizzo di materiale e' calato del 39%. Questo significa che la materia
prima che produce il terzo mondo vale sempre meno.
L'automatizzazione: serve sempre meno manodopera nella produzione per
l'elevata tecnicizzazione, vedi l'utilizzo dei robot. Il lavoro quindi perde
valore in rapporto al capitale, sia nel sud che nel nord. La crisi dei
sindacati in Europa non e' dovuta unicamente ad uno spostamento a destra, ma
anche al fatto che il lavoro vale sempre meno.
La rivoluzione tecnologica: si possono costruire sistemi artificiali per la
produzione di materie prime, avvalendosi della biotecnologia e della nuova
genetica.
Qualsiasi tipo di solidarieta', affinche' non risulti artificiale, deve
prendere coscienza di questi fenomeni, deve confrontarsi con la bilancia
nord-sud e capitale-lavoro.
Mai come adesso il nord e il sud hanno un destino comune, per la prima volta
si parla di "villaggio globale". L'interdipendenza solidale, che prima era
un sentimento, oggi e' una realta' strutturale. Siamo tutti sulla stessa
barca che affonda.
Credo che non sia accettabile, per l'intera umanita', che solo 600/800
milioni di persone controllino il potere economico, politico, istituzionale.
Non e' possibile che il 20% dell'umanita' utilizzi l'80% della ricchezza
mondiale. Questa insostenibile situazione e' gia' esplosiva. Basta pensare
ai conflitti regionali, all'immigrazione caotica per cui il sud invade il
nord del mondo. Lo sviluppo, o civilizzazione, "occidentale e cristiano" e'
in crisi perche' non e' estendibile a tutta l'umanita', a tutto il pianeta
terra, pena la sua distruzione... Il razzismo aumentera' perche' il
cosiddetto "impero del male" si e' trasformato in "tugurio del male". Il
tugurio del male e' il sud del mondo... Ci sara' una campagna di
"satanizzazione". Prima i demoni erano quelli dell'est, ora i cattivi sono
quelli del sud. Quindi sara' cattiva la teologia della liberazione, i
movimenti di liberazione, i governi e i popoli che rivendicano
l'autodeterminazione. Il tugurio del male sara' il nuovo fenomeno
ideologico... Non possiamo fare solidarieta' se non abbiamo chiaro lo
scontro in atto fra nord e sud, del capitale contro il lavoro".

4. MAESTRI. ROSSANA ROSSANDA: UN AMICO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 settembre 2003, che ha dedicato un
ampio inserto a rendere omaggio a Aldo Natoli in occasione del suo
novantesimo compleanno, inserto che la redazione cosi' ha presentato:
"Questo inserto de 'Il manifesto' e' un omaggio al compleanno di Aldo
Natoli: ragazzo del '13 e oggi, 20 settembre 2003, magnifico novantenne. Un
tentativo di restituire a lui, ma soprattutto a noi - che facciamo questo
giornale e ai nostri lettori che ogni giorno ci aiutano nell'impresa -
memoria su una passione e un percorso rigoroso di vita. Dalla gioventu'
degli studi e della clandestinita' antifascista, al carcere e alla direzione
dei comunisti nella Roma delle borgate del dopoguerra, dalla battaglia
contro il blocco della rendita urbana, alle svolte epocali a Est e in Cina,
dalla stagione del '68 e della lotta contro la guerra americana in Vietnam,
alla radiazione dal Pci del gruppo del 'Manifesto', dal lavoro di ricerca
sulla rivista e dalla fondazione del quotidiano, alle rotture interne su
elezioni e forma organizzativa, fino all'innovativo studio su Gramsci. La
vita di un 'comunista senza partito' che consideriamo ancora un nostro punto
di riferimento". Rossana Rossanda e' nata a Pola nel 1924, allieva del
filosofo Antonio Banfi, antifascista, dirigente del Pci (fino alla
radiazione nel 1969 per aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su
posizioni di sinistra), in rapporto con le figure piu' vive della cultura
contemporanea, fondatrice del "Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su
cui tuttora scrive. Impegnata da sempre nei movimenti, interviene
costantemente sugli eventi di piu' drammatica attualita' e sui temi
politici, culturali, morali piu' urgenti. Opere di Rossana Rossanda: Le
altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica come
educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna,
persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro
Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con
Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita',
Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996. Ma
la maggior parte del lavoro intellettuale, della testimonianza storica e
morale, e della riflessione e proposta culturale e politica di Rossana
Rossanda e' tuttora dispersa in articoli, saggi e interventi pubblicati in
giornali e riviste]
Aldo Natoli e' un bellissimo uomo che compie oggi novanta anni. Asciutto,
scattante, elegante - mi si permetta di cominciare in questo modo poco
canonico.
Lo conobbi verso la meta' degli anni cinquanta, e mi colpi' quanto poco
somigliasse al comunista popolano anzi plebeo cantato da Pasolini e che i
"romani" opponevano con ironia a noi milanesi cultori del poco pittoresco
proletariato di fabbrica.
Aldo Natoli non era certo un'anima semplice, e aveva un passato favoloso:
era stato un cospiratore antifascista, condannato da uno degli ultimi
processi del regime, aveva fatto la Resistenza e poi, primo segretario della
federazione, aveva costruito il partito comunista a Roma. Dal Campidoglio
aveva lanciato con "L'Espresso" la campagna "Capitale corrotta, nazione
infetta", era deputato, era medico, sapeva di letteratura francese quasi
quanto il fratello Glauco, e tutto di storia e politica del Novecento. E
sempre senza scomporsi parlava al microfono d'una piazza, della Camera, in
borgata o si appartava a leggersi i lirici tedeschi. Insomma un compagno
importante, non molto piu' grande ma quanto bastava per impormi rispetto.
Lo trovavo al comitato centrale, dove arrivavo assai dopo di lui e alla
Camera e a "Rinascita" - nel breve periodo in cui Togliatti la cambio'. Ci
riconoscevamo presto come coloro fra i compagni cui la fine degli anni
cinquanta poneva molti interrogativi. Non quelli sull'Urss, che ci avevano
angosciato nel 1956 e avrebbero indotto Natoli a lavorare sullo stalinismo;
ma una domanda sul Pci davanti alla prima grande modernizzazione del paese,
che ne cambiava lo scenario sociale. Un giorno che ero calata da Milano per
non so quale riunione, mi invita a colazione come niente fosse in via Veneto
(il poverismo del 1968 non era ancora di moda, si era poveri davvero) e al
momento di pagare scopri' di non avere il portafoglio. Un gentiluomo assai
confuso e io deliziata della sua confusione, da quel momento diventammo
amici.
*
Assieme o da vicino e da lontano, formavamo con altri quella sinistra
ingraiana, che Ingrao non si sogno' mai di organizzare - e non si organizzo'
mai come frazione; erano comuni le domande, i dubbi, il confronto delle
diverse esperienze -, l'Italia cambiava, l'economia era partita nel boom,
mutavano le soggettivita' operaie, specie degli immigrati dal sud al nord,
mutavano i costumi e i valori privati. L'estate del 1960 vide i ragazzi in
maglietta a striscie scendere in strada a Genova e, assieme ai portuali,
cacciare i fascisti del Msi. La Cgil, dove aveva preso un grande ruolo
Trentin alla testa della Fiom, cresceva. Alle elezioni del maggio 1963 il
Pci fece un balzo in avanti, la Democrazia cristiana prese un colpo solenne
e Aldo Moro pianse a San Pellegrino. Insomma andavamo forte, ma andavamo
giusto?
Con Aldo si compartiva un dubbio di fondo: il gruppo dirigente era persuaso
che il capitale fosse incapace di fare il suo mestiere e che l'apertura
della Dc ai socialisti avrebbe trascinato anche noi al governo. Noi
dubitavamo e degli effetti della modernizzazione capitalista e del centro
sinistra.
Io ero ormai a Roma, responsabile degli intellettuali a Botteghe Oscure dove
demolivo coscienziosamente le commissioni dei pittori, cinematografari,
scrittori, scienziati comunisti che venivano a prendere la linea, convinta
che su questi terreni il Pci non dovesse metter becco, occupandosi invece
sul serio degli apparati ideologici dello stato, impostando una ricerca non
"marxista leninista" o "nazional popolare" ma marxista, cosa poco praticata
e anzi sospetta.
Natoli lo incontravo nel Comitato centrale, dove avanzavamo le prime
sortite - il mondo si muoveva, l'Algeria si liberava, cominciava
l'agitazione nei campus americani sui diritti civili, contro la guerra al
Vietnam. Della quale Natoli si occupava specialmente e con cui tesse'
rapporti che durarono a lungo. Non ci persuadeva la pacifica coesistenza
mentre gli Usa compivano l'escalation militare. E si era aperta la falla tra
Urss e Cina.
*
Molti di noi volevano andare a fondo in quello spaccarsi della terra e delle
idee. E neppure ci rendemmo conto quanto fastidio dessimo. Con la morte di
Togliatti si era aperta la successione, era una battaglia di linea fra
Amendola e Ingrao. Nel 1966 all'XI congresso Berlinguer si alleo' ad
Amendola e si passo' allo sterminio degli ingraiani. Io ero gia' stata
liquidata nel 1965, e non pianse nessuno. Natoli restava un outsider a Roma,
mentre Pintor, Magri, Castellina furono tutti emarginati.
Col risultato che - esplosione del 1968 e invasione della Cecoslovacchia
aiutando - quello che sarebbe stato "Il manifesto" dette battaglia da tutte
le parti: esprimevamo inquietudini e bisogni comuni. Al XII congresso nel
1969 arrivammo solo in tre con diritto di parola, Natoli, Pintor ed io, e
solo io con diritto di voto: il meccanismo delle recinzioni era perfetto.
Parlammo per tre mattine di fila, ascoltati da una immensa sala che si
riempiva presto per assistere al torneo, giornalisti inclusi - i comunisti
adoravano il dissenso di sinistra purche' alla fine rientrasse.
Natoli, Pintor ed io fummo riproposti al comitato centrale. Ma non avemmo
piu' nessun incarico - ammessi ma all'indice. Cosi' nacque l'idea di dare
alle nostre idee una continuita', un laboratorio - una rivista.
Aldo Natoli, Lucio Magri, Luigi Pintor, Luciana Castellina, Ninetta
Zandegiacomi, Valentino Parlato ed io pensammo che stavamo sfidando il
partito e imponendo un dibattito. Il dibattito dilago' ma, in capo a tre
comitati centrali, il Pci ci mise fuori. Proprio ad Aldo, Paolo Bufalini
doveva dire che i sovietici avevano messo in riscossione la cambiale - che
forse Berlinguer aveva simbolicamente firmato riproponendoci in comitato
centrale dopo i forti attacchi all'Urss. Nella seduta del Comitato centrale
del 24 novembre 1969 ci tenevamo vicini, Natoli, Pintor ed io, quando si
aprirono le porte, sempre sbarrate, ai fotografi perche' fotografassero
liberamente i reietti. Fu Aldo a fare la dichiarazione finale e non gli
perdonarono di avere detto, con l'abituale nettezza, che si poteva essere
comunisti senza la tessera del Pci.
*
Aldo scrisse sul "Manifesto" mensile fin dal primo numero - discutevamo
assieme tutto piu' volte alla settimana. A lui interessava naturalmente di b
atter la linea di Amendola e la voglia di entrare al governo, ma il suo
lavoro piu' profondo era sul Vietnam e la controversia fra Urss e Cina, che
investiva la natura stessa d'una transizione e l'idea del socialismo.
Sul "Manifesto" la rivoluzione culturale cinese fu approfondita con
documenti e analisi come in nessun'altra parte d'Europa, con l'aiuto di Lisa
Foa e Maria Regis.
Ma Aldo fu anche d'accordo con l'avventura del quotidiano proposta da Luigi
Pintor, se pur la famosa grafica di Trevisani non lo entusiasmo'. Lo
irritava supremamente il dover attenersi non alla dimensione del
ragionamento ma a quella della messa in pagina. Ma lavorammo felici, Lisa
Foa, lui ed io ed un solo giornalista vero, Luca Trevisani. Eravamo tutto il
giorno in via Tomacelli a pesare fra le avare agenzie, e a commentare il
mondo, come allora nessun giornale faceva e da noi imparo' a fare. Solo che
Aldo non si divertiva affatto nel casino che imperversava in un quotidiano
povero, militante, pieno di ragazzi che aborrivano ogni disciplina e piu'
inclini allo slogan che alla riflessione, e che in piu' si doveva fare e
chiudere in fretta. Eternamente un semilavorato, non c'era mai tempo di
discutere a fondo qualcosa. Ma questa era una questione di metodo, che
bruciava alla sua cultura esigente.
Piu' grave fu il suo dissenso sul fare del "Manifesto", che era ormai una
societa' diffusa, un vero e proprio partito. Tutta l'ondata del sessantotto
tendeva a coagularsi in gruppi, che ci annusavano, diffidando peraltro di
noi ex comunisti, quindi sospetti di non farla facile e di eccessi di
prudenza. Natoli preferiva un lavorio alla base che una organizzazione
verticalizzata e il confronto con gruppi leaderisti e tendenti
all'estremismo. Ma anche la maggior parte di quella che stava diventando la
nostra base premeva per darsi una organizzazione, un nome, un peso nelle
citta' dove operava, non le bastava leggere e diffondere "Il manifesto",
premeva per una accelerazione.
Su questo la pensavamo diversamente e la divisione avvenne sulle elezioni
del 1972: essere presenti o no? Assenti, dicemmo Natoli ed io. Presenti,
dissero Pintor e Parlato e quasi tutto il "Manifesto" periferico. Presenti
disse, dopo una esitazione, Magri che dirigeva la rete centrale e
periferica. La gente accorse in grandiosi comizi, ci applaudi' e voto' per
il Pci, scatto' il voto utile. Disperdemmo un milione di suffragi. Natoli si
dimise dal gruppo dirigente.
Continuo' a scrivere sul giornale, ma allora fini' la storia comune con "Il
manifesto", che avrebbe conosciuto altre separazioni, speranze e delusioni.
*
Aldo continuo' a lavorare con alcuni circoli di Roma, e si deve anche a lui
se furono a lungo attivi e riflessivi.
Ma in lui si faceva sempre piu' forte il bisogno di interrogarsi sulla
storia del movimento comunista - e a questo si dedica da allora, spesso in
collaborazione con l'Universita' di Urbino.
Negli archivi dell'Istituto Gramsci avrebbe incontrato il carteggio di
Gramsci con Tatiana Schucht, sul quale nessuno s'era ancora soffermato.
Gramsci fra partito in carcere e partito a Mosca, Gramsci e la sua famiglia,
una storia straziante e decisiva per capire molte cose. Natoli fu il primo a
inoltrarvisi, con scrupolo da filologo e intelligenza di mezzo secolo di
milizia comunista. Non fu accolto con grande entusiasmo ne' dall'Istituto
Gramsci ne' dagli storici di professione, che non amano le incursioni dei
non addetti ai lavori. E' una ricerca che continua.
*
C'e' un carattere "natoliano", qualcosa di indelebilmente suo? Si', c'e'. E'
il rigore nel metodo, la capacita' di guardare ai processi in tempi lunghi,
la diffidenza dallo scommettere sul breve termine. Sulla sua linea "Il
manifesto" si sarebbe radicato di piu' nella societa', sarebbe riuscito a
impedire la deriva che oggi sta portando alla fine di quella che era stata
la piu' forte sinistra d'Europa? Non saprei affermarlo. Forse era tardi, le
culture della sinistra erano spezzate e non componibili. Forse si soffoca
nei tempi lunghi come nella stretta dei tempi brevi.
Tutte le domande che ci facemmo nella seconda meta' del secolo sono aperte.
Non hanno vinto le idee in cui credevamo, e vediamo i piu' andarsene come
pecore matte verso un futuro crudele pensando che eravamo noi a esser pazzi.
Pazzi? Non credo. Et s'il etait a' refaire, je referais ce chemin, ebbe a
scrivere Eluard. Si', se fosse da rifare, Aldo Natoli rifarebbe questa
strada. Non c'e' neppur bisogno di augurargli di essere ancora a lungo quel
che e'. La storia non e' finita e gli uomini come lui hanno piantato dei
semi che germineranno.

5. RIFLESSIONE. NAOMI KLEIN: LE GUERRE DEL LIBERO MERCATO
[Dal sito di "Nuovi mondi media", www.nuovimondimedia.it, riprendiamo la
traduzione di questo recente articolo di Naomi Klein, gia' apparso su "The
Nation". Naomi Klein, nata a Montreal (Canada) nel 1970, e' giornalista e
saggista, appassionata militante, testimone e studiosa del "movimento dei
movimenti" che si batte contro guerra e ingiustizie globali; e' autrice di
No logo, Baldini & Castoldi, Milano 2001 (un libro documentario e
divulgativo che ha avuto un'ampia circolazione e influenza), e di Recinti e
finestre, Baldini & Castoldi, Milano 2003 (una raccolta di interventi
scritti tra il 1999 e il 2002)]
Lunedi' scorso sette attivisti del movimento contro la privatizzazione sono
stati arrestati a Soweto per aver impedito l'installazione di contatori
dell'acqua a scheda prepagata. Questi contatori sono la risposta della
privatizzazione al fatto che milioni di sudafricani poveri non possono
pagare la bolletta dell'acqua.
Il nuovo sistema funziona come i telefonini a scheda prepagata, se non per
il fatto che quando finisce il credito non muore un telefonino ma esseri
umani, che bevono acqua infestata dal colera.
Nello stesso giorno si sono impantanate le trattative dell'Argentina col
Fondo monetario internazionale. Il punto di dissenso era l'aumento dei
prezzi dei servizi di pubblica utilita' forniti dalle societa' privatizzate.
In un paese dove il 50% della popolazione vive in poverta', l'Fmi chiede che
le multinazionali dell'acqua e dell'elettricita' aumentino i prezzi
addirittura del 30%.
Durante un summit commerciale, le polemiche sulla privatizzazione possono
sembrare astratte e insensate. Sul campo esse sono chiare ed urgenti come il
diritto alla sopravvivenza.
Dopo l'11 settembre, gli intellettuali di destra non avevano potuto
affossare abbastanza rapidamente il movimento. Fummo allegramente informati
che in tempo di guerra argomenti futili come la privatizzazione delle
aziende idriche non interessano a nessuno. Buona parte del movimento
pacifista Usa e' caduto in una trappola analoga: non e' il momento di
discutere di argomenti di economia che ci dividono, bisogna unirsi per
chiedere tutti insieme la pace.
Il risultato di queste assurdita' si e' visto questa settimana a Cancun,
dove migliaia di attivisti si sono uniti nel dichiarare che i modelli
economici brutali perseguiti dall'Organizzazione mondiale del commercio (in
sigla: Wto) sono gia' in se' una forma di guerra.
Guerra perche' la privatizzazione e la deregolamentazione uccidono,
spingendo verso l'alto il prezzo di prodotti di prima necessita' come acqua
e farmaci, e verso il basso quello di prodotti commerciali grezzi come il
caffe', rendendo cosi' insostenibile l'agricoltura non latifondista. Guerra
perche' quelli che resistono e "rifiutano di scomparire", come dicono gli
zapatisti, vengono spesso arrestati, picchiati e persino ammazzati. Guerra
perche' quando questo tipo di repressione a bassa intensita' non riesce a
spianare la strada alla liberta' delle multinazionali, allora inizia la
guerra vera.
Le proteste globali contro la guerra che hanno sorpreso il mondo il 15
febbraio sono nate grazie alla rete costruita in anni di attivita'
globalizzatrice, da Indymedia al World social forum. Nonostante i tentativi
di mantenere divisi i movimenti, il loro futuro e' nella convergenza
raggiunta a Cancun. I movimenti in passato hanno lottato contro le guerre
senza tenere conto degli interessi economici dietro di esse, o per
un'economia giusta senza tenere conto del potere militare. Gli attivisti di
oggi, esperti ormai di argomenti economici, non faranno lo stesso errore.
Prendi Rachel Corrie. Nonostante sia impressa nella nostra memoria come la
ventitreenne in giubbino arancione col coraggio di sfidare i bulldozer
israeliani, Corrie aveva gia' intuito la minaccia ancora piu' grave che si
profila dietro la forza militare. "Io penso che sia controproducente
attirare l'attenzione solamente sui punti estremi - demolizioni di case,
sparatorie, aperta violenza", scrisse in una delle sue ultime e-mail. "Molto
di cio' che sta accadendo a Rafah e' legato a questa lenta eliminazione
della capacita' delle persone di sopravvivere. L'acqua per esempio sembra
critica e invisibile". La "battaglia di Seattle" del 1999 fu la prima
protesta di Rachel Corrie. Quando arrivo' a Gaza era gia' allenata ad
osservare la repressione non solo in superficie, ma a scavare piu' a fondo,
ricercando gli interessi economici serviti dagli attacchi israeliani. Questa
ricerca, interrotta con il suo omicidio, porto' Rachel Corrie alle sorgenti
degli insediamenti vicini, che lei sospettava deviare acqua preziosa da Gaza
alle colture israeliane.
Allo stesso modo, quando Washington ha cominciato ad assegnare i contratti
per la ricostruzione in Iraq, i veterani del dibattito sulla globalizzazione
hanno subito notato i nomi familiari di quelli che piu' spingono per
privatizzare e deregolamentare, Bechtel e Halliburton. Se la ricostruzione
e' in mano a loro, l'Iraq non verra' ricostruito ma venduto. Anche chi si e'
opposto alla guerra solo per il modo in cui e' stata portata avanti (senza
l'approvazione dell'Onu, senza prove sufficienti della pericolosita'
imminente dell'Iraq) ora dovrebbe cercare di capire perche' e' stata fatta:
per portare avanti la stessa politica che e' stata contestata a Cancun -
privatizzazione massiccia, accesso illimitato per le multinazionali, e tagli
drastici al settore pubblico. Come ha scritto recentemente Robert Fisk nel
"The Independent", l'uniforme di Paul Bremer la dice lunga: "giacca,
cravatta e stivali da combattimento".
L'Iraq occupato sta diventando un laboratorio distorto dell'economia di
libero mercato senza regole, in modo simile al Cile dei "Chicago boys" di
Milton Friedman dopo il colpo di stato del 1973. Friedman lo chiamava
"trattamento shock" mentre, come in Iraq, si trattava di furto a mano armata
a danno di un popolo ancora sotto l'effetto della guerra.
Sempre parlando del Cile, l'amministrazione Bush ha fatto sapere che, se le
trattative di Cancun non andranno in porto, andra' semplicemente avanti con
trattati commerciali bilaterali, come quello appena firmato in Cile.
Insignificante in termini economici, il trattato e' invece importante
perche' funge da cuneo: Washington lo sta gia' utilizzando per costringere
Brasile e Argentina a sostenere l'Ftaa (area di libero commercio delle
Americhe), a rischio di rimanere indietro.
Trent'anni sono passati da quell'altro 11 settembre, quando il generale
Augusto Pinochet, con l'aiuto della Cia, introdusse il libero mercato nel
Cile "con sangue e fuoco", come dicono in America Latina. Quel terrore sta
pagando ancora i suoi dividendi: la sinistra non ha piu' recuperato e il
Cile rimane il paese piu' malleabile della regione, pronto ad eseguire gli
ordini di Washington anche se i suoi vicini respingono il neoliberalismo nei
seggi elettorali e per le strade.
Nell'agosto del 1976 la nostra rivista pubblico' un articolo scritto da
Orlando Letelier, ministro degli esteri del governo di Salvador Allende che
fu rovesciato. Letelier era frustrato da una comunita' internazionale che
definiva un orrore gli abusi dei diritti umani compiuti da Pinochet ma
sosteneva la sua politica di libero mercato, rifiutando di vedere "la forza
brutale richiesta per ottenere quei risultati. Repressione per la massa e
'liberta' economica' per piccoli gruppi privilegiati sono in Cile due facce
della stessa medaglia". Meno di un mese dopo Letelier fu ucciso da
un'autobomba a Washington Dc.
I grandi nemici del terrore non perdono mai di vista gli interessi economici
che si nascondono sotto l'uso della violenza, ne' la violenza del
capitalismo stesso. Letelier l'aveva capito. Cosi' Rachel Corrie. Mentre i
nostri movimenti convergono a Cancun, noi dovremmo fare lo stesso.

6. INCONTRI. IL SEMINARIO DI DIOTIMA A VERONA DAL 3 OTTOBRE AL 5 DICEMBRE
[Dal sito della libreria delle donne di Milano, www.libreriadelledonne.it,
riprendiamo questa notizia. La comunita' filosofica femminile di Diotima e'
una delle piu' rilevanti esperienze di riflessione degli ultimi decenni, e
il suo lavoro teorico e relazionale costituisce a nostro avviso un
contributo fondamentale alla nonviolenza in cammino]
Grande seminario di Diotima sul tema: "Il lavoro del negativo".
Universita' di Verona, facolta' di lettere e filosofia, via S. Francesco 22
Verona (aula T8), 3 ottobre - 5 dicembre 2003.
C'e' del negativo nelle nostre vite. Esso opera in tanti modi nel cuore
dell'esistenza, scavando buchi, modificando identita', sgretolando certezze,
ferendo sia nell'animo che nel corpo. La nostra tendenza e' di coprirlo, di
ignorarlo, di negarlo o di immaginare magiche soluzioni.
Per il seminario di quest'anno Diotima propone di pensare al lavoro che il
negativo riesce a fare, come sciogliere legami non liberi, sgombrare la
mente da costruzioni inutili, alleggerire la volonta' da fardelli insensati.
E' un tema che attrae e respinge. Mostra come all'"io" capiti di smettere di
tenere unita e coerente la vita al suo senso, di legare il bene al male, il
reale al linguaggio. Gli capita che si disgreghi il mondo che conosce: cio'
che e' unito si separa, la sua stessa identita' si trasforma, prendendo vie
sconosciute. Non e' forse il diavolo il simbolo di cio' che separa,
disgrega, disordina? E' forse il simbolo del negativo? Si' e no, non e'
detto.
Nella civilta' che la nostra epoca sopporta e' da tempo che il negativo ha
scavato vuoti, mescolando situazioni prima distinte, facendo smottare la
terra, che frana per il vuoto che si e' aperto, portando alla luce antichi e
nuovi tesori nascosti.
Che fare di fronte a questi segni che molte donne, noi prima di tutto,
riconoscono in se' e vedono fuori di se'? Assecondarli? Arginarli? O
semplicemente accompagnarli?
Ha senso politico continuare a reggere con pazienza cio' che si e' fatto
rigido e pesante come un macigno e che impedisce la fluidita' di pratiche
politiche nuove? Penso alla sterilita' di molti scambi tra donne e uomini,
ognuno preso dal "proprio", all'irrigidirsi nella difesa di identita'
conquistate, all'incrostarsi ideologico di certe politiche femminili, e
soprattutto alla cristallizzazione dei conflitti, che, da occasioni di
modificazione, finiscono, ora molto piu' di un tempo, con il fissarsi in
opposizioni di forze che si giocano in pure contrapposizioni falliche,
mortifere.
Forse puo' nascere qualcosa di vitale dallo scioglimento di cio' che e' duro
e rigido, e che si e' fatto tale nel tempo. Il primo passo e' dire si' alla
valorizzazione dei vuoti che si sono creati, accettando di correre il
rischio di perdersi.
Su questo tema sono state gia' scritte pagine interessanti. Penso ai romanzi
di Ivy Compton Burnett. A Marguerite Yourcenar di Il tempo, grande scultore
(Einaudi). L'ultimo libro di Diotima (Approfittare dell'assenza, Liguori).
Due testi di Luisa Muraro: L'arte di disfare le maglie in La folla nel cuore
(Pratiche) e Il dio delle donne (Mondadori), in particolare l'introduzione.
Un classico del pensiero maschile su questo: Alexandre Kojeve, La dialettica
e l'idea della morte in Hegel (Einaudi).
Qui di seguito viene dato il calendario dei seminari. Si notera' leggendolo
che l'incontro del 5 dicembre, l'ultimo, "risponda" ad un altro tema: a
quello dello scorso anno che portava come titolo "Donne e uomini: anno
zero". E' successo che alcuni uomini abbiano riflettuto tra di loro a
partire da quel seminario e portino su nostro invito alcune questioni da
discutere assieme con le donne e gli uomini presenti.
*
Programma
- 3 ottobre ore 17, Wanda Tommasi, La scrittura del deserto.
- 10 ottobre ore 17, Rita Fulco, "Perche' mi fai male?". Simone Weil di
fronte all'ingiustizia assoluta.
- 17 ottobre ore 17, Delfina Lusiardi e Daniela Riboli, A contatto del male
senza farsi male.
- 31 ottobre ore 17, Annarosa Buttarelli, Maledire, pregare, non domandare.
- 7 novembre ore 17, Diana Sartori, La tentazione del bene.
- 14 novembre ore 17, Eleonora Graziani, Al di qua del bene e del male.
L'esperienza delle mistiche.
- 21 novembre ore 17, Donatella Franchi e Barbara Verzini, Il pensiero della
ferita nella body art.
- 28 novembre ore 17, Monica Farnetti e Luisa Muraro, La lente scura: Anna
Maria Ortese.
E poi:
- 5 dicembre ore 17, alcuni amici, Tra incudine e martello. (In risposta al
seminario "Donne e uomini: anno zero").

7. INCONTRI. INCONTRI SUI MAESTRI ITALIANI DELLA NONVIOLENZA A FERRARA
[Dall'infaticabile animatrice di iniziative di pace, di solidarieta' e di
nonviolenza Elena Buccoliero (per contatti: e.buccoliero at comune.fe.it), che
ringraziamo, riceviamo e diffondiamo]
Scuola della nonviolenza: ciclo di incontri sui maestri Italiani della
nonviolenza.
Tutti gli incontri hanno inizio alle ore 21 presso il Centro di
documentazione "Alexander Langer", viale Cavour 142, Ferrara.
- Venerdi' 17 ottobre: La proposta della nonviolenza. Ce ne parla Daniele
Lugli, segretario del Movimento Nonviolento. Introduce Alberto Poggi.
- Venerdi' 24 ottobre: Aldo Capitini. Ce ne parla Daniele Lugli, segretario
del Movimento Nonviolento. Introduce Elena Buccoliero.
- Venerdi' 31 ottobre: Alexander Langer. Ce ne parla Edi Rabini, della
Fondazione "Alexander Langer" Stiftung. Introduce Roberto Dall'Olio.
- Venerdi' 7 novembre: don Lorenzo Milani. Ce ne parla don Giovanni
Nicolini, responsabile della Caritas di Bologna. Introduce Daniela Salvi.
- Venerdi' 14 novembre: Danilo Dolci. Ce ne parla Sandro Mazzi, del Centro
Studi Difesa Civile. Introduce Vito Martiello.
- Venerdi' 21 novembre: don Zeno Saltini. Ce ne parla Sandro di Nomadelfia.
Introduce Giordano Barioni.
- Venerdi' 28 novembre: don Tonino Bello. Ce ne parla don Albino Bizzotto,
dei "Beati i costruttori di pace". Introduce Alessandra Mambelli.
- Venerdi' 5 dicembre: Piero Pinna. Ce ne parla... Piero Pinna. Introduce
Daniele Lugli.
*
Per iscrizioni contattare il Centro di Documentazione "Alexander Langer",
tel. 0532208383, oppure rivolgersi al negozio "Robe dell'altro mondo",
corsso Porta Po 72, Ferrara. E' prevista una quota di partecipazione di 10
euro, 5 per studenti e per gli iscritti alle associazioni promotrici.
Le scuole medie superiori interessate a proporre incontri presso le loro
sedi possono farne richiesta anticipatamente contattando il Centro
"Alexander Langer".
L'iniziativa e' promossa da Ferrara Terzo Mondo, Movimento Nonviolento,
Legambiente, Pax Christi.

8. INCONTRI. DONNE MIGRANTI, UN INCONTRO A TORINO
[Dall'associazione Almaterra (per contatti: alma at arpnet.it) riceviamo e
diffondiamo]
Lunedi' 29 settembre 2003 alle ore 18 presso il Centro interculturale della
citta' di Torino, in corso Taranto 160, all'interno delle iniziative della
manifestazione "Identita' e differenza" la nostra associazione presentera'
la ricerca sull'esperienza di inserimento lavorativo di donne migranti nelle
banche dal titolo "Neanche nei nostri sogni piu' folli... storia di un
percorso di pari opportunita' - migranti impiegate in banca" curata da Maria
Viarengo e Farzaneh Gavahi.
Associazioen Almaterra, Centro Interculturale delle Donne Alma Mater, via
Norberto Rosa 13/a, 10154 Torino, tel. 01124.67.002, fax 0112056133, e-mail:
alma at arpnet.it, sito: www.arpnet.it/alma

9. INCONTRI. VOCI DI DONNE DA MANTOVA A OUAGADOUGOU
[Dal sito della libreria delle donne di Milano, www.libreriadelledonne.it,
riprendiamo questa notizia]
Il 7 settembre scorso si e' chiuso il Festival della letteratura di Mantova.
Il 4 dicembre prossimo si aprira' il festival "Voci di donne" di
Ouagadougou, in Burkina Faso, per quattro giorni. I due festival hanno in
comune una forte presenza di donne, motivata dall'amore femminile della
lettura e della scrittura.
Il Burkina e' un piccolo paese nel cuore dell'Africa subsahariana,
confinante con il Mali, il Niger, il Ghana. Lingua ufficiale, il francese:
"Voix de femmes" s'intitola il festival, promosso dall'Associazione "Talents
de femmes". Ouagadougou, la capitale, e' raggiungibile in aereo con volo
diretto da Parigi.
Di questo paese e della sua cultura ci ha parlato dapprima Serena Sartori,
regista teatrale, che ci va spesso e ne ha scritto su "Via Dogana" n. 61, il
numero dedicato a Liberta' senza emancipazione, dove c'e' anche il programma
dell'Associazione Talents de femmes. Poi, in viaggio verso la Francia, e'
venuta a Milano, ospite del Circolo della rosa, Odile Sankara, che e' tra le
fondatrici dell'Associazione ed e' artista di teatro.
A meta' novembre Odile tornera' al Circolo della rosa; ne daremo notizia.
Verra' a ritirare il premio Grazia Zerman, vinto quest'anno dalla sua
Associazione.
Per chi vuole altre notizie sul Festival di Ouagadougou: Leontine Ouedraogo,
direttrice del Festival, e-mail: jjj at fasonet.bj

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 682 del 23 settembre 2003