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In ricordo di Padre Pino Puglisi
- Subject: In ricordo di Padre Pino Puglisi
- From: Andrea Zanello <zanelloandrea at yahoo.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Mon, 22 Sep 2003 10:44:26 +0100
Fonte: www.padrepinopuglisi.net Padre Pino Puglisi che tutti ricordiamo come 3P La prima volta che entro' in classe aveva uno scatolone vuoto sotto il braccio.Nella baraonda che sempre travolge le ore di religione lui, in silenzio, lo poso' per terra. E mentre noi, azzittiti, lo guardavamo, lo pesto' con un piede.
"Avete capito chi sono io?", domando'. "Un rompiscatole", concluse sorridendo. Qualcuno a mo' di referenza lo chiamava: "Monsignore" e lui rispondeva pronto: "To' patri." (Monsignore lo dici a tuo padre). Una frase di Weil che egli ripeteva spesso:"A Cristo piace che a lui si preferisca la verita'. Poiche', prima di essere Cristo, egli e' la Verita'.
Se ci si allontana da lui per andare incontro alla verita', non si fara' molta strada prima di cadere nelle sue braccia."Dicono che il martirio e' coronamento di una vita vissuta nell'esercizio eroico delle virtu' teologali. Cio' e' vero anche di padre Pino Puglisi. A Baida, rettore di una comunita' vocazionale, al ritorno di una delle tante giornate vissute per farsi tutto a tutti, non riusci' ad entrare in casa.
Aveva dimenticato le chiavi. Suono', ma nessuno gli apri'.Scelse di dormire nella sua piccola utilitaria verde, segno anche quello di una vita povera, come fu povero quel Gesu' di Nazareth, che pure fu Dio e figlio di Dio.
Al mattino, stanco, fece colazione. Non ebbe rimproveri per nessuno, ne' si lamento'.Sali' in quella 126 e si diresse verso la citta' per essere, come tante mattine, prete e docente.
Di lui ricordo poche cose:le sue mani, molto grandi rispetto alla minutezza della sua statura, un tono di voce dolce ma deciso che all'occasione sapeva diventare severamente duro..., un'immensa cultura umanistica ma anche scientifica e, soprattutto, una sua abitudine di fine anno scolastico:
ci portava a piazza Indipendenza da Santoro e ci offriva il gelato.Era un gesto di straordinaria dolcezza: voleva significare che i suoi alunni non erano per lui semplici controparti della sua attivita' didattica, ma persone che amava una per una, con le quali voleva stabilire questo rapporto di affettuosa comunione, era il gesto del Papa' che desidera mostrare il suo amore per i figli.
Grazie, 3P per il gelato; Grazie, 3P per l'esempio che ci hai dato con la tua vita con la tua morte ci hai dimostrato che sulla terra, ogni tanto, c'e' qualcuno che il Vangelo lo vive veramente! Un uomo dalle grandi orecchieAveva grandi orecchie, grandi mani, grandi piedi. E sapeva essere allegro e scherzare anche su se stesso. Come il lupo a Cappuccetto Rosso, padre Pino spiegava che le orecchie grandi gli servivano per ascoltare meglio, le mani grandi per accarezzare con piu' tenerezza, i piedi grandi per camminare sempre in lungo e in largo, per soddisfare subito le richieste di aiuto. Per chi lo ha conosciuto "3P" e' stato principalmente l'uomo, il prete, l'amico che ha saputo ascoltare. L'incontro con "3P" non offriva ricette preconfezionate o risposte frettolose, ma un paio di grandi orecchie che sapevano ascoltare. Sua preoccupazione negli anni e' stato quello di creare un centro di ascolto permanente, dove i giovani in qualsiasi ora del giorno potessero passare e trovare qualcuno con cui parlare: oggi questo centro esiste ed e' in via Matteo Bonello e porta il nome di "3P>".
Breve biografia di Padre Pino PuglisiDon Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio e di una sarta, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno. Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960. Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del SS.mo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi. Nel 1963 e' nominato cappellano presso l'istituto per orfani "Roosevelt" e vicario presso la parrocchia Maria SS. ma Assunta a Valdesi. Sin da questi primi anni segue in particolare modo i giovani e si interessa delle problematiche sociali dei quartieri piu' emarginati della citta'. Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito i documenti tra i fedeli con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell'ecumenismo e delle chiese locali. Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare l'annunzio di Gesu' Cristo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della comunita' cristiana. Il primo ottobre 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo - segnato da una sanguinosa faida - dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie con la forza del perdono. In questi anni segue anche le battaglie sociali di un'altra zona della periferia orientale della citt., lo "Scaricatore". Il 9 agosto 1978 e' nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e il 24 novembre dell'anno seguente direttore del Centro diocesano vocazioni. Nel 1983 diventa responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale. Agli studenti e ai giovani del Centro diocesano vocazioni ha dedicato con passione lunghi anni realizzando, attraverso una serie di "campi scuola", un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano. Don Giuseppe Puglisi e' stato docente di matematica e poi di religione presso varie scuole. Ha insegnato al liceo classico Vittorio Emanuele II a Palermo dal '78 al '93. A Palermo e in Sicilia e' stato tra gli animatori di numerosi movimenti tra cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Equipes Notre Dame. Dal marzo del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la "Casa Madonna dell'Accoglienza" dell'Opera pia Cardinale Ruffini in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficolta'. Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e nel 1992 assume anche l'incarico di direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro "Padre Nostro", che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. La sua attenzione si rivolse al recupero degli adolescenti gia' reclutati dalla criminalita' mafiosa, riaffermando nel quartiere una cultura della legalita' illuminata dalla fede. Questa sua attivita' pastorale - come e' stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie - ha costituito il movente dell'omicidio, i cui esecutori e mandanti sono stati arrestati e condannati. Nel ricordo del suo impegno, innumerevoli sono le scuole, i centri sociali, le strutture sportive, le strada e le piazze a lui intitolate a Palermo e in tutta la Sicilia. A partire dal 1994 il 15 settembre, anniversario della sua morte, segna l'apertura dell'anno pastorale della diocesi di Palermo. Il 15 settembre 1999 il Cardinale Salvatore De Giorgi ha insediato il Tribunale ecclesiastico diocesano per il riconoscimento del martirio, che ha iniziato ad ascoltare i testimoni. Un archivio di scritti editi ed inediti, registrazioni, testimonianze e articoli si e' costituito presso il "Centro ascolto giovani don Giuseppe Puglisi" in via Matteo Bonello a Palermo (091-334669). La sua vita e la sua morte sono state testimonianze della sua fedelta' all'unico Signore e hanno disvelato la malvagita' e l'assoluta incompatibilita' della mafia con il messaggio evangelico. "Il credente che abbia preso in seria considerazione la propria vocazione cristiana, per la quale il martirio e' una possibilita' annunciata gia' nella rivelazione non puo' escludere questa prospettiva dal proprio orizzonte di vita. I 2000 anni dalla nascita di Cristo sono segnati dalla persistente testimonianza dei martiri"
(Giovanni Paolo II, Incarnationis Misterium, n.10) Profilo su Padre Pino Puglisi - Introduzione"Coraggioso testimone del Vangelo" l'ha definito Giovanni Paolo II durante la visita in Sicilia, a Catania e a Siracusa, del novembre 1994. E per la diocesi di Palermo padre Pino Puglisi - sette anni dopo il delitto (15 settembre 1993) - e' oggi certamente uno dei punti di riferimento per chi voglia ricostruire un percorso di vita esemplare come carisma profetico e feconde capacita' educative. I testimoni, inoltre, in greco antico sono i "ma'rtyres" e l'offerta della vita, il martirio, sanciscono nella storia terrena di padre Pino l'incarnazione fino in fondo dei valori cristiani in una realta' come quella di Brancaccio, simbolo delle tante periferie siciliane dove la voce della Chiesa e' spesso l'unica a confortare e promuovere il riscatto degli ultimi, con il coraggio della denuncia. Per questo il giorno della morte di padre Puglisi in quanto momento non di sconfitta ma dell'incontro con il Cristo-vita e' diventato a Palermo il giorno dell'apertura dell'anno diocesano, attimo simbolico del "kayro's", il tempo della liberazione e della salvezza. Padre Pino si sentiva nell'intimo della propria fibra spirituale di sacerdote persona "consacrata", sacramentalmente configurata a Cristo pastore della Chiesa. E dall'amore di Dio promanava l'ansia di verita' e di giustizia sociale che lo ha reso insopportabile agli occhi dei boss mafiosi a Palermo, cosi' come - lo leggiamo nel Vangelo - l'azione del giusto e' un peso insostenibile per lo sguardo del peccatore. "3P", come amava farsi chiamare, ha saputo costruirsi questa valenza profetica attraverso pilastri senza tempo: questi sono la Fede viva e coltivata nella meditazione della Parola e nell'aggiornamento teologico, la preghiera personale e liturgica, la quotidiana celebrazione dell'Eucarestia, la frequenza del sacramento della Penitenza. E tutto questo nella dimensione di una vita poverissima: "La benzina e' il mio pane", ci diceva. Il pane poteva mancare alla sua umile mensa, ma non il carburante per l'utilitaria, in modo da essere sempre pronto ad accorrere dove una telefonata o un presentimento rendeva necessaria la sua parola. In questo articolo cerchero' di rievocare chi era padre Pino, analizzando in particolar modo il suo metodo pedagogico, che ho potuto sperimentare in prima persona. Al liceo Vittorio Emanuele II "3P" e' stato l'insegnante di religione mio e della compagna di classe che ora e' mia moglie. Ci ha accompagnato nel nostro cammino di fede e ha benedetto il nostro matrimonio. Quando e' diventato parroco di Brancaccio, nell'ottobre del '90, l'abbiamo raggiunto e ci siamo impegnati con lui nel quartiere. Dalle vicende biografiche passero' al metodo e infine tentero' di delineare cosa stava facendo padre Puglisi a Brancaccio e il movente dell'omicidio.
Pensieri di 3PCitazioni tratte da suoi scritti e interventi archiviati presso il Centro a lui intestato in via Bonello a Palermo
Il Signore sa aspettare. "Nessun uomo e' lontano dal Signore.Il Signore ama la liberta', non impone il suo amore. Non forza il cuore di nessuno di noi.
Ogni cuore ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere. Lui bussa e sta alla porta. Quando il cuore e' pronto si aprira'.". Il senso della vita. "Ognuno di noi sente dentro di se' una inclinazione, un carisma. Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile. Questa chiamata, questa vocazione e' il segno dello Spirito Santo in noi. Solo ascoltare questa voce puo' dare senso alla nostra vita". Ho fatto del mio meglio. "Bisogna cercare di seguire la nostra vocazione, il nostro progetto d'amore.Ma non possiamo mai considerarci seduti al capolinea, gia' arrivati. Si riparte ogni volta. Dobbiamo avere umilta', coscienza di avere accolto l'invito del Signore, camminare, poi presentare quanto e' stato costruito per poter dire: si', ho fatto del mio meglio".
Come le tessere di un mosaico. "Pensiamo a quel ritratto di Gesu' raffigurato nel Duomo di Monreale. Ciascuno di noi e' come una tessera di questo grande mosaico.Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual’e' il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual'e' il proprio, perche' si formi l'unico volto del Cristo".
Le parole e i fatti."E' importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalita' mafiosa, che e' poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignita' dell'uomo per soldi.
Non ci si fermi per. ai cortei, alle denunce, alle proteste.Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole.
E le parole devono essere confermate dai fatti". Dio ci da' forza."L'amore per Dio purifica e libera. Cio' non vuol dire che veniamo spersonalizzati ma, anzi, la nostra personalita' viene esaltata e potenziata, cioe' viene data una nuova potenzialita' alle nostre facolta' naturali, alla nostra intelligenza. Viene data una luce nuova alla nostra volonta'".
Se ognuno fa qualcosa. "Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno. Non e' qualcosa che puo' trasformare Brancaccio. Questa e' un'illusione che non possiamo permetterci. E' soltanto un segno per fornire altri modelli, soprattutto ai giovani.Lo facciamo per poter dire: dato che non c'e' niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa.
E se ognuno fa qualche cosa, allora si puo' fare molto...". La testimonianza che diventa martirio. "Il discepolo di Cristo e' un testimone. La testimonianza cristiana va incontro a difficolta', puo' diventare martirio.Il passo e' breve, anzi e' proprio il martirio che da' valore alla testimonianza. Ricordate San Paolo: "Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo". Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita".
La causa di beatificazione di Padre Pino PuglisiLa causa per il riconoscimento del martirio si e' conclusa il 6 maggio 2001, dalla fine di settembre 2001 l'incartamento e' all'esame della Congregazione per le cause dei Santi. Lo ha annunciato il cardinale Salvatore De Giorgi al termine della solenne cerimonia in Cattedrale, nell'ottavo anniversario dell'omicidio, il 15 settembre 2001. Padre Pino Puglisi, nel settimo anniversario della sua uccisione ordinata dai mafiosi, e' stato commemorato il 15 settembre 2000 in Cattedrale dal cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo, che ha presieduto una solenne celebrazione eucaristica. Il presule ha ricordato che don Puglisi fu assassinato «per servire la Chiesa ed educare i giovani» e ha affermato che l' intera diocesi attende con fiducia «la sua glorificazione da parte della Chiesa, mentre il suo processo di beatificazione super martirio nella fase diocesana sta per volgere alla conclusione, a gloria di Dio e a nostra edificazione e insegnamento». La valenza del delitto (anche nella sua portata intimidatrice nei confronti di tutti i sacerdoti) e la figura di "3P" vennero subito valutate con piena consapevolezza dalla Chiesa. Il 17 settembre '93 Giovanni Paolo II alla Verna, il monte dove San Francesco ricevette le stimmate, lo volle ricordare con queste parole: "In questo luogo di pace e di preghiera, non posso che esprimere il dolore con il quale ho appreso ieri mattina la notizia dell'uccisione di un sacerdote di Palermo, don Giuseppe Puglisi. Elevo la mia voce per deplorare che un sacerdote impegnato nell'annuncio del Vangelo e nell'aiutare i fratelli a vivere onestamente, ad amare Dio e il prossimo, sia stato barbaramente eliminato. Mentre imploro da Dio il premio eterno per questo generoso ministro di Cristo, invito i responsabili di questo delitto a ravvedersi e a convertirsi. Che il sangue innocente di questo sacerdote porti pace alla cara Sicilia". E il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, aggiunse, pochi giorni dopo: "Don Puglisi era un prete esemplare, che ha testimoniato con la realta' della sua vita e con la sua stessa morte come la Chiesa sulla via che conduce da Cristo all'uomo non possa essere fermata da nessuno". Un anno dopo, nel novembre '94, per due volte - durante le visite a Catania e a Siracusa - il Pontefice, mentre invocava la protezione di alcuni santi e beati siciliani, rammento' il sacrificio di "3P" definendolo "coraggioso testimone del Vangelo". Dal '94, per volonta' del cardinale Salvatore Pappalardo, l'anno diocesano a Palermo si apre il 15 settembre nel nome di don Puglisi, in modo che il giorno della morte non sia simbolo di sconfitta ma momento dell'incontro con il Cristo-vita, attimo simbolico del futuro "kairo's", il tempo della liberazione e della salvezza. Durante l'omelia per il primo anniversario l'allora arcivescovo sottolineo' come "in un contesto mafioso la dignita' e la liberta' umane vengono ignorate e calpestate, mentre don Puglisi, in nome del Vangelo e della missione educatrice da esso affidatagli, cercava di ottenere che ciascuno comprendesse la necessita' di sottrarsi ad ogni pesante giogo e di disporre della propria esistenza senza umilianti asservimenti. Per diventare, da schiavi, uomini liberi". Nell'autunno dell'anno successivo ('95) lo stesso cardinale in Cattedrale, a conclusione delle commemorazioni, invito' a iniziare la raccolta di tutte le testimonianze su "3P". Dal '96 al '97 si susseguono le raccolte di firme per chiedere l'apertura del processo di beatificazione. Il nuovo arcivescovo di Palermo, Salvatore De Giorgi, mostra di ben conoscere la storia e l'itinerario di don Puglisi: gia' nel primo messaggio, inviato alla citta' subito dopo la nomina (maggio '96), cita il parroco di Brancaccio e lo addita a "esempio per tutta la nostra comunita'". Nel settembre '97 in Cattedrale lo accomuna a Madre Teresa di Calcutta, da poco scomparsa, e li definisce entrambi "testimoni credibili e coraggiosi della speranza che non delude". Le ultime parole di don Pino, infatti, - "me l'aspettavo" - "rivelano la consapevolezza di questo sacerdote di andare incontro al proprio martirio proprio perche' fedele al suo ministero di evangelizzatore". L'anno dopo ('98) si compiono i cinque anni dalla morte, termine minimo per l'avvio delle procedure canoniche. E il cardinale De Giorgi da' l'annuncio della decisione presa nel corso dell'omelia per il 25° anniversario della sua ordinazione episcopale (29 dicembre '98). Il 22 febbraio '99 nomina la commissione diocesana e il 15 luglio - durante la processione per Santa Rosalia - comunica ai fedeli di aver chiesto alla Santa Sede il nulla osta all'avvio ufficiale del "processo". Nulla osta che arriva pochi giorni prima del sesto anniversario.
Il 15 settembre 1999 si insedia il Tribunale ecclesiastico.I componenti del Tribunale sono: don Giorgio Scimeca (delegato arcivescovile), mons. Domenico Mogavero (postulatore), don Vincenzo Talluto (promotore di giustizia), Agostina Ajello (notaio). I componenti della Commissione diocesana per l'istruttoria preliminare sono: mons. Salvatore Di Cristina, don Francesco Michele Stabile, mons. Francesco Pizzo, don Francesco Conigliaro, don Mario Golesano, don Carmelo Cuttitta, don Giorgio Scimeca, Agostina Ajello e Francesco Deliziosi.
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