Algeria, rapporto di Amnesty International: "Basta promesse, occorrono fatti"



    Gent.mi tutti,

    vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
    Amnesty International:


    Algeria, rapporto di Amnesty International: "Basta promesse, occorrono
    fatti"




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COMUNICATO STAMPA
CS129-2003                                       
                                                                                         
ALGERIA, RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL: "BASTA PROMESSE, OCCORRONO FATTI"

Dopo anni di parole, da parte delle autorità algerine, sul miglioramento
della situazione dei diritti umani, tramutare le promesse di cambiamento in
realtà non è mai stato così urgente, ha dichiarato Amnesty International in
un rapporto pubblicato oggi. "È ora che le autorità algerine inizino a
rendere concrete le loro promesse di cambiamento e contrastino gli abusi
dei diritti umani in maniera efficace", ha affermato Amnesty International.

Il rapporto Algeria: passi avanti verso un cambiamento o vane promesse?
prende in esame l'impatto delle iniziative assunte o annunciate dalle
autorità algerine negli ultimi tre anni e mostra come il perdurante
fallimento dello Stato nel volgere le promesse in azione abbia determinato
una mancanza di fiducia nei confronti degli impegni proclamati dal governo.

"Per recuperare la fiducia degli algerini, le autorità devono mostrare che
intendono seriamente impegnarsi ad affrontare le forti preoccupazioni della
popolazione per la situazione dei diritti umani", ha dichiarato Amnesty
International.

Sebbene migliorata tra la metà e la fine degli anni 1990, la situazione dei
diritti umani nel paese resta grave. Ogni mese, fino a 100 persone
continuano a venire uccise dai gruppi armati, dalle forze di sicurezza e
dalle milizie armate dallo Stato, e sono i civili a subire il peso maggiore
della violenza degli attentati indiscriminati e degli attacchi armati
contro obiettivi precisi.

La tortura durante lo stato di custodia resta una pratica assai diffusa e
diventa sistematica nei casi legati a quelle che le autorità descrivono
come attività "terroristiche". Secondo le informazioni di Amnesty
International, la grande maggioranza dei casi di tortura si verifica
all'interno delle strutture dei servizi di sicurezza militari, l'organismo
più segreto e meno chiamato a rispondere delle proprie azioni tra le forze
di sicurezza del paese.

Negli ultimi anni, le autorità algerine si sono espresse sempre più in
favore del cambiamento, indicando una serie di riforme in programma e
gradualmente poste in essere nel campo legislativo e della struttura delle
istituzioni statali. Alcune iniziative, durante gli ultimi tre anni,
contenevano elementi positivi. Le modifiche legislative introdotte nel
2001, ad esempio, avrebbero dovuto in teoria migliorare le garanzie per la
protezione dei detenuti dalla tortura e dalla detenzione segreta. Invece,
come analoghe garanzie legali, sono rimaste largamente disattese.

Amnesty International è gravemente preoccupata per altre misure adottate
recentemente dal governo algerino. Ad esempio, l'amnistia del gennaio 2000
per circa 1000 membri dei gruppi armati e la successiva emanazione
extralegale di atti di clemenza per i gruppi armati hanno ostacolato
l'emergere della verità sui gravi abusi dei diritti umani e assicurato
l'impunità per i responsabili, negando così a decine di migliaia di vittime
il diritto al risarcimento.

Il rapporto evidenzia, comunque, come nessuna delle iniziative abbia
affrontato il retaggio del decennio scorso, in cui l'Algeria è stata
devastata da una crisi dei diritti umani di proporzioni terribili. Nessuna
indagine completa, indipendente e imparziale è stata avviata sugli abusi di
massa dei diritti umani compiuti dal 1992, che costituiscono crimini contro
l'umanità.

Questi crimini includono decine di migliaia di uccisioni e migliaia di casi
di tortura commessi dai gruppi armati, dalle forze di sicurezza e dalle
milizie armate dallo Stato, così come migliaia di casi di "sparizioni"
successive agli arresti da parte delle forze di sicurezze o delle milizie
armate dallo Stato. Il governo algerino continua inoltre a negare che
pubblici ufficiali si siano resi responsabili delle massicce violazioni dei
diritti umani verificatesi nell'ultimo decennio.

Amnesty International rinnova l'appello a tutti i gruppi armati di porre
fine agli attacchi deliberati contro i civili, rispettare il principale
diritto umano fondamentale, quello alla vita, nonché porre fine al
rapimento, allo stupro e alla tortura di donne e ragazze.

"Le vittime di questi abusi hanno atteso già troppo. È ora che le loro voci
siano ascoltate e che le promesse di cambiamento siano tramutate in azione"
ha concluso Amnesty International.

In vista della prossima ratifica, di tutte le parti coinvolte, dell'Accordo
di associazione euro-mediterranea firmato ad aprile 2002, l'organizzazione
chiede alla presidenza italiana dell'Unione europea di occuparsi
urgentemente del perdurare della grave situazione dei diritti umani in
Algeria.

"La presidenza italiana dell'Unione europea deve assumersi seriamente le
proprie responsabilità riguardo all'Accordo di associazione
euro-mediterranea che sta per essere ratificato e che contiene una clausola
sui diritti umani reciprocamente vincolante", ha dichiarato Dick Oosting,
direttore dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Unione europea.
"Evitando ora di affrontare l'Algeria per aver fallito nell'occuparsi dei
più gravi abusi dei diritti umani, alimenterà semplicemente la frustrazione
sentita da molti cittadini algerini".

"In vista dei suoi prossimi colloqui con le autorità algerine, l'Unione
europea deve cercare concretamente di migliorare la situazione e di
occuparsi della mancanza di responsabilità per i crimini del passato", ha
affermato Oosting.

In particolare, Amnesty International si appella all'Unione europea
affinché essa richieda l'impegno delle autorità algerine per:

… assicurare che l'organismo nazionale sulle "sparizioni" annunciato dal
presidente Bouteflika il 6 agosto scorso avrà l'indipendenza necessaria e i
poteri per aiutare a rivelare la verità circa le migliaia di "scomparsi"
algerini e che privilegerà gli interessi delle vittime;
… porre fine all'impunità, fermando immediatamente la pratica di concedere
l'esonero dalla prosecuzione ai membri dei gruppi armati che si consegnano
alle autorità e dichiarando nulla e vuota l'amnistia del 10 gennaio 2000;
… assicurare che le conclusioni della Commissione d'inchiesta
sull'uccisione delle decine di manifestanti inermi nella regione della
Kabylia nel 2001 siano seguite da indagini complete, imparziali e
indipendenti per identificare le persone responsabili per ciascuna
uccisione e assicurare che siano consegnate alla giustizia con procedure
che rispettino gli standard internazionali per il processo equo.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 16 settembre 2003

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